venerdì 20 dicembre 2013

DEA LUNA


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 LA GROTTA DELLA LUNA A PROSU

La grotta Pirosu, nel territorio di Santadì prov. di Cagliari (Sardegna), fu scoperta nel 1968 e a ben 150 m dall'ingresso fu scoperta la Sala del Tesoro. 

La grotta è un santuario rupestre con una sorgente naturale e un Altare del Fuoco, ricavato da una colonna stalagmitica spezzata, con ceneri e carboni e ossa di animali per mezzo m, con oltre mille vasi di ceramica, un centinaio di oggetti d'oro, rame e bronzo, fra cui un tripode bronzeo di scuola cipriota-micenea, una barchetta votiva, una piccola ascia rituale, uno specchio e pugnali, bracciali e anelli. 

L’analisi al carbonio 14 ha consentito di datare i reperti tra l'820 e il 730 a.c.

Ma il Neolitico sardo dal 6.000 al 3.000 a.c. fu un’epoca di grande fioritura artistica con ceramiche riccamente decorate. 

In quell’epoca i sardi non avevano bisogno di torri e mura, perchè vigeva ovunque il matriarcato che pensava alla pace e non alla guerra.

Si viveva in villaggi bene attrezzati e corredati di luoghi per il culto e zone funerarie.

Poi i fenici, popolo con grandi derivazioni matriarcali, arrivarono sulle coste sarde intorno al 1000 a.c. integrandosi felicemente coi sardi ed esportando Tanit, La Gande Madre fenicia.

A lei vennero dedicati i "tophet", siti a cielo aperto recintati da mura dove si seppellivano i bambini nati morti o deceduti entro sei mesi dalla nascita, insieme a piccoli animali.

In seguito i guerrieri Shardana che invasero l'isola ne fecero dei torrioni di difesa perchè il patriarcato aveva portato le armi e la guerra.

I Romani conquistatori dal 238 a.c. al 476 d.c., si inventarono che si facessero sanguinosi sacrifici infantili alla Dea (infangare il matriarcato era un hobby), smentiti dalla presenza di soli feti nelle sepolture.

Anche all’esterno dei tumuli etruschi si seppellivano neonati, ma gli etruschi non sacrificavano bambini.

Anticamente si dava importanza all'intelligenza e non ai fantasmi, l'anima non era pertanto un'entità occulta ma la psiche del soggetto, per cui un neonato non aveva ancora un'anima e non partecipava dell'aldilà.

Del resto anche S. Tommaso d'Aquino ne era convinto ma la Chiesa non fu della stessa idea.

Per la Chiesa Cattolica infatti l'anima è sganciata dalla psiche, e giura che appartenga pure all'embrione, un regalo oscuro del Dio unico per distinguere la supremazia della specie umana.

Non ha riscontro logico, un animale adulto ha molta più intelligenza di un neonato, figuriamoci di un feto, il Cristo per giunta non ne fa menzione, ma i fedeli credono a tutto e la chiamano la vera fede.



TOPHET DI MONTE SIRAI

Nel "tophet" di Monte Sirai (IV-II sec. a.c.), alcune Dee stringono al petto un fiore di loto, e Tanit-Astarte ha la maschera contro gli spiriti maligni e il tamburello per le danze funebri.

IL TRIPODE
Questo tofet si trova presso la necropoli e occupa circa 100x70 m., con un primo cortile, un secondo ed il sacello. Nei due cortili si collocavano stele e urne con le ceneri dei sacrifici compiuti, ma la maggior parte delle deposizioni rinvenute era nel secondo cortile, il più interno.

Le deposizioni sono del V e IV a.c., con altre del III e I sec. a. c. Dal primo cortile si saliva al secondo con pochi scalini e al sacello con una scalinata di 7 gradini. Al sommo della scalinata sorgeva il sacello del sec. VII a.c..

I sacrifici potevano essere cruenti o incruenti. Nel primo caso la vittima veniva uccisa e bruciata parzialmente o totalmente, non si sa se le vittime fossero arse vive o meno, ma si ritiene che l'uccisione avvenisse prima per la tradizione di far scorrere il sangue della vittima. Le vittime erano umane o animali, o anche entrambi. Le vittime umane erano probabilmente di età inferiore ai due anni, e venivano sacrificati anche i feti; erano di entrambi i sessi e con ogni probabilità non minorati, in modo da sacrificare un essere perfetto.

Sembra che a Monte Sirai si praticasse il culto per Astarte, Dea della fecondità. In una tomba è invece stato trovato il simbolo di Tanit rovesciato, anch'essa Dea della fecondità.


Da  http://www.giornopaganomemoria.it/sacrificifenici.html

"Se la mortalità infantile era alta e la deposizione nei tofet era riservata ai sacrificati, avremmo dovuto trovare altre tombe di bambini: queste però non sono state rinvenute in altre necropoli.
Tra sacrifici e morti naturali, significa che i cartaginesi avrebbero dovuto estinguersi nel giro di poche generazioni. Tanto più che le ceneri sono per l’80% appartenenti a feti o neonati di qualche giorno; per non abbandonare l’ipotesi del sacrificio umano, si era addirittura pensato ad aborti appositamente procurati per il sacrificio al Dio, ma si tratta di un’altra pratica che avrebbe portato all’indebolimento della popolazione e non si capisce quindi come Cartagine avrebbe potuto diventare la potenza che era. 

L’altro 20% delle ceneri apparteneva ad animali e a bambini fino ai quattro-cinque anni, comunque rari. La progressione dell’età dei bambini coincide significativamente con le percentuali di mortalità delle diverse età. 
E’ in realtà probabile che almeno la stragrande maggioranza dei bambini fosse morta per cause naturali o per incidenti e che venissero quindi resi sacri alla divinità, affidandoglieli, forse come buon auspicio per la nascita di altri figli. 
Le offerte di animali, come di oggetti di vario genere, sono comuni a praticamente tutti i culti antichi, e non necessariamente va loro attribuito un carattere di sacrificio di sostituzione, al posto di un bambino.

A questo punto si dovrebbe guardare alla divinità dedicataria di tutti i sacrifici: le dediche sulle urne non si rivolgono solo ad un dio maschile, Baal, ma anche ad una Dea, Tanit, il che rafforzerebbe il legame tra rito e desiderio di avere altri figli. 

Anche la propaganda diffamatoria ha taciuto questo particolare e i sacrifici dei bambini sono stati tradizionalmente, perché giudicato culturalmente più appropriato, associati a divinità maschili. 
Entrambi gli Dei hanno a che fare con la fertilità e l’abbondanza e Baal, sebbene tradizionalmente associato con il dio Cronos, è ritenuto un Dio benevolo nei confronti degli uomini.

La "diffamazione" del paganesimo fenicio è continuata per parecchio tempo e continua tutt’ora nei libri scolastici e sui siti internet, nonostante la maggior parte degli studiosi, anche se restia ad abbandonare del tutto la tesi del sacrificio umano (quando dovrebbe innanzitutto descrivere un ritrovamento e distinguere tra sacrificio umano, uccisione rituale e sepoltura rituale), sappia che ormai non si può parlare di una pratica sacrificale così diffusa tra i Fenici. 

Inoltre, il verbo che viene impiegato in ebraico, che viene tradotto pensando ai sacrifici, ma che letteralmente significa "passare nel fuoco", con riferimento probabilmente ad una pratica di iniziazione-guarigione diffusa presso i popoli di tutta Europa, il passaggio tra i due fuochi e che pare i Fenici praticassero proprio per l’iniziazione dei figli, i quali, raggiunta una certa età, presumibilmente quattro o cinque anni, facevano il loro ingresso nella società.

Manuela Simeoni



IL MATRIARCATO NEOLITICO

A Nora c'è un grande tempio di Tanit (IV-II sec. a.c.) e nel santuario di Bithia infinite figurine in argilla dedicate alla Dea.

Di epoca romana invece le numerose statuine di Demetra/Cerere a schema cruciforme o con fiaccola e porcellino, come i brucia incensi in argilla, dal 500 al 100 a.c.

Per cui le tradizioni sarde sono legate al matriarcato neolitico e fino alla prima metà del novecento, le deinas, antiche janas, furono veggenti stimate e temute, dette anche videmortos per la comunicazione coi defunti.

Quando dal Monte Oe scendevano a mezzanotte a ballare nella piazza del paese, se qualche uomo cercava di toccarle veniva maledetto.

Il loro corredo magico erano specchio, setaccio, velo, arnesi da tessitura ed erbe, unguenti e sostanze allucinogene, gli stessi delle antiche Dee, e come loro dominavano il fuoco, gli spiriti, l'oracolo, la visione, la guarigione e il volo magico.
Queste pratiche, esercitate apertamente nei primi secoli del cristianesimo, sopravvissero segretamente ai processi dell'Inquisizione alle streghe, tra il 1500 e il 1700.

Il culto lunare di Diana, si evidenzia anche dai nomi dei luoghi: Lunamatrona, Nuraghe Luna, Cala Luna, Monte Luna, Monte Diana, etc. Del resto nel mondo romano Diana Lucina fu onorata fino al IV secolo d.c. con solenne processione notturna di dadofore (portatrici di torce) il 13 agosto.

Invano demonizzata e maledetta per tutto il medioevo, la Dea assisteva partorienti e presiedeva alla crescita.

Fra i geni femminili della tradizione sarda ci sono:

- la “Gioviana”, che la notte del giovedì aiuta le donne che si attardano a filare,

- la vampiresca Coga, frutto della criminalizzazione cristiana, ex Nemesi di giustizia;

- le Panas, spiriti di donne morte di parto che nella notte si recano ai corsi d'acqua, demonizzazione di ninfe;

- la Sibilla del Carmelo presso Ozieri, cui si attribuisce il segreto della lievitazione del pane e dei fermenti lattici, retaggio di antiche sacerdotesse che insegnavano le arti;

- le Fadas che vivono nei nuraghi tessendo buona e cattiva sorte con un telaio d'oro, retaggio della Dea triforme.

- Le ultime guaritrici, abili erboriste, usavano formule magiche e con tre grani di sale scacciavano il malocchio, o abbreviavano le agonie della morte, e al cimitero "chiudevano la casa", girando tre volte la punta di una grossa chiave sulla tomba.

Quando mai un maschio avrebbe tanta dimestichezza con la morte?

Nessuno si chiede perché le Muse fossero tutte femmine. Apollo le ha declassate e messe al suo servizio, ma senza Musa Omero faceva al massimo la lista della spesa. L’arte è femminile pure se la fanno i maschi, perché parte dall’anima. La mente ricicla il deja vu, non crea il nuovo.
- Cantami o Diva del Pelide Achille… - Apollo invece non avrebbe ispirato nessuno.

TOPHET CARTAGINESE


DIANA LUNA

Dunque Diana era la Dea della Luna, mentre Apollo era il Dio del Sole, come mai la luna è più importante del sole? Perchè quando c'è la luna noi vediamo i fantasmi dentro e fuori di noi, mentre col sole non vediamo un tubo.

Vedere i fantasmi significa capire ciò che nel passato ha modellato la nostra anima creandoci paure e schemi mentali. Si perchè i buoni esempi ci modellano poco, ma i soprusi e le prevaricazioni ci modellano molto.

Occorre una luce lunare per scoprire noi e il mondo, tanto è vero che gli innamorati amano la luna perchè permette loro di far fiorire i sentimenti.

Dunque la Dea luna fu la divinità per eccellenza, la Grande Madre, la Triplice Dea, non fissa come il sole ma mobile come la luna.

Una volta al mese infatti scompariva nelle grotte, come raccontano gli antichi miti, per morirvi e rinascere rinnovata.

Era la luna nuova che riemergeva dalle tenebre. per questo spesso e con questo aspetto veniva adorata nel buio delle grotte, alla tenue luce delle fiaccole.
A lei si donavano i vasi, e i gioielli e si immolavano gli animali che venivano poi cotti e mangiati nel pasto sacro, quando uccidere gli animali non era un diritto ma una necessità.

LA DEA LUNA è la Dea primigenia, è il primo chiarore che illumina le tenebre, e spesso la Dea ne portava il simbolo sulle auree chiome: il crescente lunare tra i capelli.

Per forza, la Luna e l'argento sono anima, come l'oro e il sole sono la coscienza, ma la vera coscienza non è quella che ci danno gli altri, ma quella che proviene dall'anima.
Per questo da una Dea Luna e Vergine nasce al solstizio d'Inverno, appunto nella notte più lunga dell'anno, il piccolo Sole della Coscienza, che non ha padre esterno.

Credevate che il Natale se lo fosse inventato la Chiesa? Che ingenui...



lunedì 16 dicembre 2013

I SIMBOLI DEL FEMMINILE


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Preghiera pitagorica:

- Onore alla donna sulla terra come in cielo, che essa sia santificata e ci aiuti a salire verso la Grande Anima del mondo che fa nascere, conserva e rinnova, la Divina Dea che trasporta le anime nel suo manto di luce. -



LA YONI OVVERO IL TRIANGOLO

Se disegnate un Triangolo con la punta in basso tutti pensano al sesso femminile, però tutti scrivono che rappresenta il simbolismo del Numero Tre.

Per la cultura greca, e di conseguenza anche per quella romana, il Triangolo è la prima superficie, quella più semplice, come lo sgabello a tre zampi.

ELEMENTO TERRA
Attraverso il Triangolo sono stati identificati i Quattro Elementi.

Il Triangolo Equilatero raffigurerebbe la Terra, se ha la punta in basso, ma se ha la punta in alto oggi rappresenta la divinità, almeno in ambito greco e giudaico, pienamente assimilati nella tradizione cristiana per la rappresentazione della perfezione divina.

Nei Quattro Elementi, il Triangolo Rettangolo raffigura  l’Acqua. Il Triangolo Isoscele raffigura il Fuoco. Il Triangolo Scaleno raffigura l'ultimo elemento, l’Aria.

Il Triangolo Equilatero nelle discipline ermetiche, esoteriche e massoniche entrerà nel significato della Squadra, del Compasso e della Piramide.  In Massoneria il Triangolo Isoscele con la base più lunga degli altri due lati rappresenta il Ternario Cosmico e viene detto Delta Luminoso.

Nel Cristianesimo il Significato del Triangolo si rifà alla tradizione ebraica della rappresentazione del Nome di Dio. Da notare che il triangolo con la punta in basso denota anche il diavolo. Del resto per la chiesa cattolica donna e diavolo vanno a braccetto.

Nell’arte cristiana è stato utilizzato il Triangolo Equilatero con il vertice verso l’alto per rappresentare la Trinità o l’immagine di Dio Padre per mezzo di un’aureola raggiata a forma di Triangolo, a volte racchiudendo al suo interno un Occhio, per simboleggiare l’essenza o la conoscenza divina.

Il Triangolo Equilatero con al centro l'Occhio come simbolo del Divino verrà usato anche nella simbologia massonica. In ogni caso la simbologia dell'occhio deriva dall'egizio occhio di Horus, simbolo di consapevolezza che nel Dio cristiano diverrà il meccanismo ossessivo del Dio che tutto vede per punire o premiare.

Il Significato del Triangolo Equilatero cambia molto se si ha con il vertice in l'alto o con il vertice in basso.

Il simbolo è riscontrato nelle culture di ogni epoca e latitudine, con una prevalenza del vertice in basso nei manufatti di epoca paleolitica e neolitica, con evidente riferimento alla terra anzichè al cielo.

ELEMENTO ACQUA
Nelle culture patriarcali invece, il Triangolo con la punta in alto rappresenta il Divino, il Fuoco e il Maschile, mentre il Triangolo rovesciato, con la punta verso il basso, rappresenta l’Umano, l’Acqua e il Femminile, e diciamolo pure il demoniaco..

Le prime utilizzazioni del Triangolo come Simbolo si rintracciano già nel Paleolitico. Nei manufatti di quest’epoca e anche in quelli del Neolitico, si presenta con il vertice verso il basso.

Esso rappresenta sia il sesso femminile, da cui inoltre deriveranno i simboli della V, rappresentazione della Dea Donatrice di Vita, di morte e di rinascita.

Come grembo rigeneratore della Grande Dea rappresenta il più antico simbolo conosciuto, provenendo dal Paleolitico.
Ve ne sono infiniti esempi nelle grotte e sepolcri del Paleolitico e del Neolitico, mentre Triangoli in selce con abbozzati con seni e vulva, proliferano nel Paleolitico Inferiore.

Dal Paleolitico Medio fino al Neolitico compreso, pietre triangolari vengono utilizzate come coperture nelle sepolture irlandesi, bretoni e della Dordogna. Inoltre la pianta di alcuni tumuli neolitici, specialmente in Irlanda, presenta forma triangolare. Il Triangolo viene usato come decorazione delle pareti di santuari e tombe megalitiche ritrovati in tutta Europa, dall’Irlanda all’Anatolia, nonchè su oggetti provenienti da sepolture di tutta Europa.

Si tratta di amuleti in pietra, osso o argilla, usati per porre il defunto sotto la protezione della Dea come rigeneratrice. Alcuni di questi oggetti presentano la forma di pesi da telaio con incisi Triangoli formanti una schematica figura femminile.

Ancora nell’Età del Bronzo, il significato del Triangolo come rigenerazione viene riproposto, accanto ad altri simboli del Femminile, in alcuni manufatti come, per esempio, le cosiddette padelle cicladiche.



IL PENTACOLO O STELLA A 5 PUNTE

Invece il Pentagono Stellato o Pentagramma designa l’Armonia Universale e sta alla base della Sezione Aurea o Divina Proporzione, raffigurando il Numero d’Oro.

In realtà, come lo disegnò Vitruvio e riprese Leonardo da Vinci, esso rappresenta l'uomo, naturalmente in rapporto al cosmo.
Ma soprattutto il simbolo venne raffigurato come emblema della Grande Dea Ishtar, la Grande Maga, e, come simbolo di tutti coloro che operano nell'invisibile mondo, divenne simbolo di tutti i maghi.

Ora unendo due triangoli con la punta in alto con un triangolo con la punta in basso, otteniamo il segno segreto (segreto di Pulcinella, perchè sta scritto su tutti i libri di magia) dei maghi.
Nonchè il simbolo dell'attività magica.

Ecco qua a lato come andrebbe rappresentato iniziando dalla punta in basso a sinistra senza staccare la penna.

Il cerchio intorno non c'entra nulla se non per tradurlo in medaglia, ma la firma del mago è senza il cerchio.

Inutile dire che la punta rivolta in basso è diventata col patriarcato la punta il alto, visto che preferiva il cielo alla terra e cioè la mente all'istinto.

Pertanto il pentacolo maschile risulta con una punta della stella in alto, mentre nella magia femminile se due punte sono in alto e la punta unica in basso.

La mente per l'uomo patriarcale rappresenterebbe il cielo e la spiritualità, per il matriarcato la spiritualità non risiederebbe nel cielo ma nella terra che è sotto i nostri piedi e che corrisponde all'istinto, collegato anche ai genitali, che sarebbe il vero portato re della spiritualità.

Non a caso gli alchimisti, propugnatori di un ritorno alle origini dimenticate avvertivano per il conseguimento della Grande Opera: "Spiritualizza il corpo e corporifica lo spirito", a indicare che spirito e istinto dovevano essere la stessa cosa.



ESAGRAMMA o STELLA A SEI PUNTE

L’unione di due Triangoli Equilateri rovesciati e intrecciati dà vita a una Stella a Sei Punte, detta anche Esagramma. Questo simbolo si ritrova soprattutto nell'ebraismo che accosta il Triangolo Equilatero al Nome di Dio, l’Esagramma viene chiamato Scudo o Stella di Davide, che nel Medioevo, viene utilizzato come sigillo o decorazione di libri, oggetti e pietre tombali. Esso raffigurerebbe il patto tra Dio e l'uomo.

Nell’Ermetismo la Stella a Sei punte rappresenta la sintesi degli opposti e l’unità cosmica con il Triangolo con la punta il alto rappresenta il Fuoco; Il Triangolo con la punta verso il basso per l’Acqua; Il Triangolo dritto con la punta tagliata dalla base del suo opposto per l’Aria; Il Triangolo rovesciato con la punta tagliata dalla base dell’altro per la Terra.

L’inserimento delle Proprietà, Caldo, Secco, Umido e Freddo, (inserimento molto arbitrario e usato malamente nella medicina medievale) definisce la Varietà della Materia. Il medesimo simbolo è stato usato nell’Ermetismo per designare la totalità dei Sette Metalli e dei Sette Pianeti, che si corrisponderebbero l’un l’altro.

Anche l’Alchimia ha utilizzato il Significato del Triangolo e dell’Esagramma. Il cosiddetto Sigillo di Salomone rappresenterebbe il compimento dell'Opera, dall’Imperfetto al Perfetto, dal Molteplice all’Uno, rappresentati rispettivamente dalle Punte e dal Centro della figura.

Inutile precisare che per le menti ossessive, che sono la maggioranza, avvicinarsi al tutto vorrebbe dire lasciare l'imperfetto per il perfetto, sbagliatissimo perchè l'imperfezione fa parte del tutto e rimuoverla significa esistere a metà.

Come simbolo del femminile indica il compimento dell'opera, l'armonizzazione degli elementi e quindi dell'individuo.



IL CERCHIO

Espressione della ciclicità, senza inizio né una fine. Tutto si ricongiunge, per ricominciare di nuovo: nascita, crescita. morte, rinascita, crescita, morte, rinascita ecc.

Nelle donne il ciclo mestruale mensile è collegato alla luna e quindi alla natura, e così il ciclo ormonale della vita fertile che scandisce il periodo dell'introversione e riflessione per una creatività stavolta interiore.

Il Cerchio è l'emblema dell'anima che non ha riferimenti esterni, niente punti cardinali nè confini orientati.

Nelle forme circolari della natura, nel cosmo, nel corpo femminile, nelle strutture architettoniche, nell'arte, c'è un senso di accoglienza e compiutezza, come se l'armonia non necessitasse di conferme all'esterno.

La luna è il cerchio che cresce fino alla sua forma perfetta, poi decresce e muore, come la vita sul pianeta, riguardando piante, animali ed esseri umani. Per questo la ciclicità è poco accettata dal maschile, perchè riguarda la morte.


L'ONDA, ovvero la lettera M

E' andata a sostituire l'antico serpente, simbolo della Madre Terra e delle Grandi Madri, M che è divenuto simbolo della Vergine Maria, perchè nel cattolicesimo non si butta nulla ma si ricicla tutto.

L'onda è anche simbolo del mare, con il suo significato interiore relativo all'anima umana insondabile e fluida, con i suoi contenuti vivi di pesci, molluschi e piante e con i suoi misteri nascosti, con i suoi scrigni occulti colmi di beni preziosi.



LA SPIRALE

Presso Newgrange, si situa l'area archeologica più famosa d'Irlanda dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: oltre 50 monumenti costruiti nel neolitico da un'antichissima civiltà contadina preceltica di poca durata.

Nata intorno al 3200 a.c., giacque dimenticato per millenni, testimonianza di una civiltà complessa e progredita che popolò l'Irlanda prima dei Celti e ben prima degli invasori Vichinghi, 6 secoli prima della costruzione delle piramidi egizie.

Il tumulo di Newgrange, con motivi a losanga e a spirale incisi sulla magnifica pietra dell'entrata, una delle pietre più famose del megalitico, includono un motivo a triplice spirale, ripetuto all'interno della camera, che rievoca il  triskelion dell'isola di Man e le spirali della cultura di Castelluccio in Sicilia. Il passaggio è lungo oltre 60 piedi e conduce ad una camera centrale cruciforme "di sepoltura".

La struttura, con pietre perfettamente incastrate e copertura di numerosi metri di terra di riporto, non ha mai lasciato passare una sola goccia d'acqua fino alla camera centrale.

Al di sopra dello stretto passaggio d'ingresso, un'apposita apertura permette, all'alba del solstizio d'inverno, ad un raggio di sole di illuminare la camera centrale per 15 minuti, grazie a calcoli astronomici notevolmente precisi, non sconosciuti a diversi popoli dell'antichità.

La spirale indica qualcosa che si snoda allontanandosi dal suo punto di partenza, che arrivato all'estremo limite torna indietro rifacendo la spirale a senso inverso fino al punto di partenza.

E' il simbolo della ciclicità della natura, dell'uomo e del cosmo. Tutto torna a se stesso per riproporsi magari in forme diverse.

Qual'è il significato della spirale? E' analogo alla trottola, antichissimo gioco e strumento sacro. Alcune trottole perfettamente conservate sono state rinvenute fra gli scavi dell'antica Mesopotamia, altre in scavi dell'antica città di Troia, altre ancora in tombe etrusche e negli scavi di Pompei.

TRISKELION
Esistevano esemplari di trottole nell'antica Grecia e nell'Impero Romano. Sembra che oltre al gioco venisse usato nei riti propiziatori.

Le tribù del Borneo e della Nuova Guinea ancora oggi fanno ruotare le loro trottole "magiche" dopo le semine, per far crescere piante alte e rigogliose.

La trottola riceve una spinta per cui corre velocissima stando in equilibrio sul suo perno.

Successivamente la spinta diminuisce e la trottola rallenta fino a fermarsi e crollare, un pò come la vita di ogni creatura sulla terra.

La spirale però indica contemporaneamente anche il rinnovo del ciclo: quindi nascita, morte, rinascita ecc. per gli umani, per i criceti, per le piante, per i virus ecc. perchè non siamo i figli prediletti dal Signore, perchè alla Signora i figli sono tutti ugualmente cari, siano essi animali, umani o piante, o
sassi.



IL LABRIS, DOPPIA FALCE DI LUNA

La falce di luna rappresenta il ciclo di rinascita o di decrescita della vita, insieme le due mezzelune formano un cerchio, cioè la luna intera ma separati alludono agli eterni cicli della natura che seguiamo anche nostro malgrado.

Le donne molto più degli uomini hanno seguito e accettato i cicli naturali fino all'accettazione della morte, eternamente negata dal maschile che si fabbrica paradisi improbabili ed estremamente noiosi.

La doppia falce, sacra alle antiche Amazzoni, alla civiltà cretese e a quella etrusca, era il labris, simbolo del tutto femminile, non arma come si crede se non arma da cerimonia. sarebbe stato d'altronde molto scomodo il loro uso potendo colpire sempre e solo da una sola parte dell'arma ma con peso doppio.



L'UOVO COSMICO

L'Uovo è il primo simbolo cosmico, adorato dagli Assiro Babilonesi, in Mesopotamia, nel 4000 - 2.000 a.c., poi in India, nel 1.600 a.c., nella religione induista, nell'antico Egitto, nell'antica Grecia, con i Pelasgi e poi con l'orfismo nel VI sec. a.c.

Successivamente si è diffuso anche in altre religioni orientali, occidentali e africane, come in Cina, nel 400, nelle regioni europee, celtiche e in Africa.
Nel mito dei Pelasgi, si racconta che la Dea Eurinome, emersa dal caos e fecondata dal serpente Ofione, depone l'uovo universale, da cui emergono tutte le forme del creato.

Secondo Graves nel mito pelasgico, la Dea all'inizio della creazione avrebbe volteggiato nello spazio vuoto e con la sua danza avrebbe prodotto il vento Borea.
Accoppiatasi con lui sotto forma del serpente Ofione, ne sarebbe stata fecondata e si sarebbe trasformata in una colomba bianca che avrebbe deposto l'uovo cosmico, dal quale uscirono tutte le cose.
Poi però Ofione si vantò di aver creato da solo il mondo, Eurinome offesa con un calcio gli spezzò tutti i denti.

Eurinome rappresentava un aspetto della Grande Madre delle origini, che col passare dei secoli e delle civiltà si differenziò in una moltitudine di divinità femminili. Ofione era il maschile che si attribuì il merito delle prime civiltà create invece dalle donne.

Ancora oggi gli ebrei si scambiano un uovo ai funerali e i cristiani a Pasqua le mangiano sode o di cioccolata, sempre come simbolo di resurrezione.


Sardegna - altare megalitico monte d'Accodi

Iprimi scavi furono diretti dal Ercole Contu dal 1952 al 1958 e portarono allaluce anche numerose domus dejanas disposte a ventaglio intorno all’altare megalitico.

Nelle vicinanze della lastra sacrificale è presente una pietra ovoidale in arenaria ben rifinita e dotata di piccole coppelle, si presume avesse la stessa valenza sacra dell’omphalòs nella religione dionisiaca, ma non è da escludere l’interpretazione di una simbologia astrale (l’uovo cosmico presente in tantissime religioni dell’antichità).

La sua collocazione attuale non è quella originaria, esso fu infatti rinvenuto oltre il muro che delimita l’area archeologica.

Accanto all’onphalòs è stata collocata un’altra pietra sferoidale in quarzite proveniente dalla stessa area, anch’essa è dotata di coppelle.


L'uovo di Sarnano

Il Prof. Manlio Farinacci di Terni ha sostenuto che oggetti di tal genere sono osservatori astronomici celtici. Ce n’è uno simile anche nella provincia di Terni, precisamente in una località chiama Terria.

In pratica questo blocco di marmo a forma di uovo con una vaschetta nella parte superiore serviva ad osservare le stelle ed i pianeti. 

Nella vaschetta veniva messo un liquido riflettente (acqua, olio od altro) e poi delle persone poste intorno al cosiddetto uovo osservavano e ricopiavano la posizione delle stelle e le orbite dei pianeti. 

Il risultato di questo tipo di osservazioni è il famoso calendario celtico di Coligny, ora conservato al Museo di Parigi.

Le stesse osservazioni, sui Sibillini nel 1287, le faceva il grande astronomo Cecco d’Ascoli utilizzando come superficie riflettente il Lago della Sibilla (oggi Lago di Pilato).

Una conferma a quanto sostenuto dal Prof. Farinacci è venuta dal ritrovamento nei mesi scorsi di un reperto simile in provincia di Grosseto, precisamente nella località Poggio Rota. Anche questo, senza ombra di dubbio, è un osservatorio astronomico celtico.



L'AMIGDALA (o Mandorla Mistica, Yoni)

Si dice sia la stilizzazione del sesso femminile. Lo ritroviamo fin dalla preistoria, nelle rappresentazioni del corpo femminile.

Nell'arte sacra occidentale invece il fuso circolare è stato utilizzato come simbologia del divino. Forse proprio perchè in tempi antichi era sacra e veniva portata in processione come simbolo della Natura fertile.

Poi venne il patriarcato e in processione si portò il fallo perchè la yoni era passata di moda. Però il fallo non partorisce per cui è difficle comprenderne il significato. È la "mandorla mistica" che avvolge la Madonna, il Cristo e altri con un'aureola di luce. Rappresenta pure  l'occhio di Shiva o l'occhio di Horus.
E' anche l'occhio che si spalanca quando ci si addormenta ed appare il sogno. Chi ha potuto vederlo in modo rallentato si accorge che è un occhio orizzontale che si apre e fa apparire la scena di luce.



IL SERPENTE

è il simbolo della madre Terra, lo è in ogni parte del mondo, da ovest ad est, da nord a sud del globo. Il perchè è evidente, è attaccato alla terra con tutto il suo corpo, a contatto della terra fa tutto: cammina, attacca, si nutre, partorisce. Inoltre è bello e affascinante ma fa anche un po' paura, come la vita.

Le antiche Dee furono le Dee che gestivano i serpenti, che li accoglievano nelle proprie mani, o che correvano su un cocchio tirato da serpenti.

Fu il simbolo dell'astrale, di cui parleremo, e dell'istinto personale dell'uomo, di cui parleremo, venerato in ogni parte del mondo, odiato solo dalle religioni monoteiste, razionaliste senza istinto e sentimenti.

Da daimon divenne demonio, calpestato dal vergineo piede della Madonna, la nostra salvatrice. Come! La Madonna per salvarci ci uccide l'istinto? E' come se un medico ci dicesse:
- Guarda, io ti faccio un'operazione mediante la quale non non soffrirai malattie per tutta la vita.-
- Che bello! E l'operazione in che consiste? -
- Ti taglio le braccia e le gambe... -



LE CORNA

Sono un simbolo lunare. Anzi sono il simbolo della Luna, quindi della Dea. I greci lo tradussero nella capra Amaltea cui  Zeus staccò il corno appropriandosene.

E' evidente che il patriarcato si appropriò dei simboli dell'antica Dea Capra, Dea lussuriosa e prolifica, cioè la natura.

I romani se lo portarono appresso come corna di toro, così era più maschile, però colla testa di carne o di scheletro, a indicare la luna piena o nuova.

Sulle erme dei Mani infatti ci sono i bucrani (crani di buoi) uniti a serti di alloro, a indicare il mondo nascosto ed infero della Dea, mentre nelle decorazioni celebrative c'erano le teste carnee dei buoi (o tori non si sa bene) sempre uniti ai tralci di alloro.

Guarda caso l'alloro, che poi si fregò Apollo, era sacro alla Dea Tellus tanto è vero che le sue sacerdotesse, o pitonesse, vaticinando masticavano foglie di alloro.



LA SVASTICA

E' una croce greca con i bracci piegati ad angoli retti, un simbolo religioso e apotropaico per le culture religiose originarie dell'India come il Giainismo, il Buddhismo e l'Induismo.

SVASTICA NAZISTA
Sempre con significati augurali o di fortuna, fu utilizzato da molte altre culture fin dal Neolitico.

Durante il Primo dopoguerra fu adottato dal Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (Partito Nazista) come suo simbolo, finendo per essere inserito nella bandiera della Germania nazista.

Da allora è diventato un simbolo inquietante di distruzione e morte.

In realtà nella India prearia la svastica era il simbolo del sole, secondo altri della luna, essendo le più antiche civiltà improntate alla luna e alla Dea Luna. 

SVASTICA INDIANA
Fattostà che veniva rappresentata nei due sensi, che volgeva verso destra e che volgeva verso sinistra.

Era un simbolo simile alla doppia spirale, ciò che cresce e ciò che decresce, simbolo della luna e della vita. 

La decrescenza era vista come morte e la crescenza come nascita e vita, per cui nella mentalità occidentale assumeva aspetti negativi o positivi a seconda della direzione verso cui volgeva.

Che la svastica destrorsa (o destrogira) fosse solare e vitale mentre la sinistrorsa (o levogira) fosse distruttiva ce lo testimonia il fatto che la levogira venne attribuita alla Dea Kali, Dea della distruzione. 

In realtà allora il Nazismo avrebbe adottato la svastica positiva. 

Questo non significherebbe nulla perchè difficilmente il movimento operaio scelse il simbolo per affinità concettuali, scelsero un simbolo e basta, era semplice e rimaneva impresso.

SVASTICA BUDDISTA SINISTRORSA
Ma come la Dea Kali non è realmente distruttiva, anzi è la Dea del terzo occhio, dell'iniziazione segreta, percè ella distrugge solo le illusioni, ma svela la verità, quella che pochi vorrebbero conoscere.

Pertanto la Dea Kali è la Grande Disvelatrice, colei che conosce il mondo e lo fa conoscere, pertanto distrugge il vecchio mondo ma ne crea uno nuovo.

E così, come nell'uomo, anche nell'universo distrugge i mondi per crearne dei nuovi. La morte pertanto è trasmutazione e rinnovamento, una parentesi tra le vite infinite.



LA FALCE

Nel duomo di Berceto (PR) il simbolo della morte, tre strane figure e una curiosa iscrizione che dice:

HO TU CHE PASI PER QUESTA VIA TORTA
VAI CERCHANDO IN QUESTA CIECHA VIA
A ME DIMANDI SE LA MORTAE E' MORTA
IO NON LA VIDI MAI MORTAE NE VIVA

Tenendo conto che ae si legge e:

"O tu che passi per questa via contorta,
vai cercando in questa cieca via,
a me domandi se la morte è morta,
io non la vidi mai morte nè viva."

Sembra che il frate che scrisse questa frase non avesse capito nulla della morte nè potesse pertanto darne notizia ad alcuno.

La via della santa congregazione, la via contorta, era una via cieca e non portava al disvelamento della morte nè alla certezza dell'aldilà.

La falce, simbolo di mietitura di vite umane era un tempo il falcetto d'argento delle sacerdotesse arcaiche che ripeteva da un lato il simbolo della luna e dall'altro il simbolo della morte.

Con questo falcetto le sacerdotesse tagliavano i rami degli alberi sacri per adornarne i templi, anche a indicare che se è vero che il ramo moriva, era altrettanto vero che l'albero non ne soffriva.

Plinio il Vecchio

"Il sesto giorno del mese lunare, abbigliato di bianco, il druido saliva sulla quercia e tagliava con un falcetto d'oro il vischio, che poi veniva riposto in un drappo anch'esso bianco. 
Il vischio era considerato una specie di panacea, una pianta capace di curare tutti i mali, tra i quali anche l'infertilità. In questo rito una coppia di tori bianchi veniva poi sacrificata. 
Ciò che dobbiamo notare è la presenza del bianco: l'abito del druido, le bacche di vischio, il drappo e i tori. E' chiaramente un rituale legato alla luna, alla fertilità e alla guarigione. 
Lo stesso falcetto richiama la falce di luna. Possiamo ipotizzare due cose: innanzitutto che il falcetto non fosse d'oro ma solo di bronzo dorato, questo perchè l'oro è troppo morbido per poter tagliare qualcosa... 
La seconda ipotesi è che tutti questi elementi siano profondamente legati ad un solo rito: ovvero il taglio del vischio".

Con l'avvento del patriarcato i druidi maschi si associarono alle sacerdotesse per poi escluderle totalmente. Il rito era ovviamente lunare e il falcetto era ovviamente d'argento, soppiantato dai maschi col falcetto dorato che fa più figo.


venerdì 13 dicembre 2013

GLI EREDI DEI SACRI MISTERI


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Qualcuno sostiene che gli eredi dei Sacri Misteri sono gli esoteristi, vero in teoria, nella pratica i misteri maschili sono mentali.


RUDOLF STEINER

Sfogliamo un libro di Rudolf Steiner, fondatore della Società Antroposofica, che, per dimostrare la superiorità del maschile, ha fatto miracoli.

Nel libro Parsifal e Amforts, racconta che i tempi sono cambiati, i Sacri Misteri della Dea Iside non sono più validi, perché l’Iniziato s’è accorto che la Dea è diventata silenziosa, muta e addolorata. (forse dopo aver letto il suo libro).

L’iniziato s’accorge che Iside non ha più la forza di generare, per fortuna però viene Mosè che ruba i Sacri Misteri egiziani, col Dio maschio naturalmente.

Accipicchia che fortuna, Mosè al posto di Iside, ma Mosè non era quello che infilava nella gola dei miscredenti l'oro fuso?

E' non fu un guerrafondaio che sterminò i popoli al suo passaggio? E che Sacri Misteri aveva, quelli della tortura e della guerra?

Gli ebrei non hanno mai avuto Sacri Misteri, come non ne ha avuti il Cattolicesimo, che chiama Mistero la Messa per onor di bandiera, dove non si deve scoprire nulla, ma solo dire amen.

L’unica cosa misteriosa che hanno fatto gli ebrei, e non c’era nulla d’iniziatico, è la Kabalah, col Notaricon, Ghematria e amenità del genere, in cui, attraverso paurosi giri mentali, hanno giocato con lettere e numeri permutandoli ossessivamente fino allo sfinimento.

Qualcuno ha sforato con questo, procurandosi visioni, e spesso aprendo le porte dei manicomi, pardon dei CIM. Puro esercizio di cervello, sentimenti nulla.
Poveretti, gli ebrei, si può capire, lo fecero durante le persecuzioni spagnole ad opera dei santi re cattolici, tanto cattolici e poco cristiani col prossimo. In qualche Eden segreto dovevano pur rifugiarsi, dalla realtà così crudele dovevano pur scappare.
La Chiesa ne ha bruciacchiati di ebrei sui roghi, tra loro e il nazismo non si sa chi c’è riuscito meglio.
Ci credo che gli ebrei non abbiano simpatia per il cattolicesimo, oggi sono dichiarati i fratelli maggiori, una volta erano i deicidi.

A parte che il Cristo fu processato, condannato e ucciso dai Romani e non dagli ebrei, ma il Cristo, ce lo siamo dimenticati che era ebreo?
Steiner non fa che parlare dei mondi superiori e delle forze solari, d’uscite in astrale e giochi del genere. L’uscita in astrale può capitare, in momenti di grande cambiamento, o di grande angoscia, o procurandosi un’ipossia cerebrale, peraltro pericolosa, ma non è un segno d’evoluzione.
Il geniale e squilibrato Steiner continua raccontando la lotta tra le potenze sante del Graal e quelle negative della Dea Iblis, con una storia complicata che si svolse in Sicilia. Naturalmente l’antica Dea sarebbe Lucifero, e ti pareva? Ma che gli è capitato in Sicilia? E' stato sedotto e abbandonato?

Ma non finisce qua e durante il suo percorso evolutivo l’iniziato moderno scopre che : - Le anime anelano a vivificare, nel corpo fisico e nel corpo eterico, qualcosa che invece devono lasciar morto, perché ciò che un tempo accolsero in sé non arriva più alla coscienza. -

Ci siamo spiegati? Parla di sè, del suo problema e lo estende all'umanità intera. Alla faccia della consapevolezza.

Una parte deve restar morta, insomma l’anima, che un tempo viveva, deve morire per far posto alla razionalità aldifuori di essa. E' lui che ha ucciso la sua anima e vuole solo la razionalità.

L’iniziato, sempre secondo Steiner, che sentiva in modo lunare al tempo degli egizi, ora sente in modo solare. Caspita, non c’è confronto! Vuoi mettere quanta luce in più ed energia elettrica in meno?
Per solarità, però, il nostro Steiner intende razionalità staccata dai sentimenti, anticamera di tutte le schizofrenie, cioè mania di tagliare o separare, “schizos”, schizofrenia.

Steiner è delirante e quando parla del grande Goethe, autore geniale, ma nella vita depresso, squilibrato e d’una sessualità malata e morbosa, un sadichetto insomma, lo giustifica parlando di sdoppiamento dell’anima. Per forza!

Goethe, sostiene Rudolf, è la reincarnazione d’un iniziato egizio, e poi d’un filosofo greco. Manca a Steiner di scoprire un’altra reincarnazione che ebbe tra le due. Perché lui sa tutto, non solo le reincarnazioni sue, ma pure quelle degli altri, va in astrale e vede tutto. Mai udito qualcuno che abbia scoperto sé, o persona a lui cara, che in precedenti reincarnazioni fosse lavandaia o contadino: in genere sacerdoti o faraoni egizi. Capita, quando il maschile si dissecca separandosi dall’anima. Se poi riesce davvero a penetrare nell’astrale sono guai.



H.P- BLAVATNSKY

H.P. Blavatnsky, più seria, ma anche lei con le sue contraddizioni, la fondatrice della Società Teosofica, nel libro “ La voce nel silenzio” invece:

- La regione astrale, mondo delle percezioni soprasensibili e delle visioni illusorie, il mondo dei medium, è il grande Serpente Astrale di Eliphas Levi. Nessun fiore colto in quelle regioni torna sulla terra senza un serpente avvolto attorno allo stelo. E’ il mondo della grande illusione. Se vuoi attraversarlo incolume - avverte l’autrice - non lasciare che la tua mente confonda i fuochi del desiderio con il sole della vita. - 

Come a dire che in astrale riaffiorano i desideri inconsci sotto forma di verità svelate, il passo dall'astrale ai CIM è breve. Da come scrive vien da capire che il viaggetto in astrale la Blavatnsky l'abbia fatto davvero, mentre Steiner deve aver viaggiato solo dentro al suo cervello.

La medium russa ne seppe qualcosa defgli scherzi dell'astrale, lei che dedicò metà della sua vita ad accontentare i maestri tibetani che volevano portare lo Yoga in occidente. La Blavatnsky ci riuscì, ma a nostro parere nessuno, aldifuori della sua mente inconscia, le aveva ordinato nulla, e credo che verso il termine della sua vita se ne accorse, e per non dire che si era illusa (in buona fede), disse di essere stata ingannata.

La prima ingannatrice era lei, donna di eccezionale coraggio e determinazione, ma assolutamente all'oscuro dei suoi aspetti inconsci, che naturalmente presero il sopravvento su di lei mascherandosi da verità.



L'ALCHIMIA

Validi esoteristi furono invece gli scrittori d’Alchimia che non erano solo chimici come si pensa, ma abbinavano un lavoro interiore ad un lavoro alchemico visibile, adoperato come simbolo. Vincenzo Soro, l’autore del Gran Libro della Natura (XVIII sec.) riporta il pensiero di Libavio:

- Questo autore assicura che gli antichi, i quali hanno parlato tanto dell’oro potabile, non intendevano affatto con questo nome un liquore estratto dall’oro. Egli assicura che questo metallo non entrava per niente nei preparati che portano questo nome. Per oro potabile si intendeva un liquore per eccellenza, un liquore raro, caro e prezioso. Gli davano il nome dell’oro perché l’oro è stato sempre prezioso e ricercato. -

Fulcanelli, nelle Dimore filosofali, spiega che la Grande Opera alchemica, trasformazione del piombo vile in oro, non è un’operazione esterna ma interiore e invisibile. Si potrebbe riassumere nel “Nosce te ipsum” e chi veramente desidera la conoscenza non si ferma ai fenomeni stravaganti che possono presentarsi in questo viaggio interiore.

Quelli che vogliono incontrare se stessi, se incappano in precedenti reincarnazioni, (e capita a diversi), non ci fanno caso, ben conoscendo i giochi dell’astrale. Uno dei pericoli del passaggio è di lasciarci il cervello, soprattutto per i maschi.

Le sacerdotesse, invece di cercarvi la propria gloria, vi traevano responsi, consigli e guarigioni, ma per altri, roba d’altri tempi.
In breve, nell’Astrale i desideri reconditi danno visioni ingannevoli, fino alla follia dell’Apocalisse di S. Giovanni, che, per rispetto al Vaticano, nessuno psichiatra ha osato diagnosticare come avrebbe dovuto: un episodio schizofrenico. 

Questi episodi non sono infrequenti nelle discese del profondo e possono portare tanto a un’illuminazione quanto alla pazzia, molti santi ne ebbero, e pure C.G.Jung, che girò per quattro anni con la pistola in tasca, come scrisse lui stesso nelle sue lettere.

L’episodio sano si riconosce quando non viene confuso con la realtà, quando il protagonista continua una vita apparentemente tranquilla. Come spiegò Jung, una parte della coscienza deve restare intatta e guardare il fenomeno, anche se l’anima ne è stravolta con violenza indicibile.

Ma allora chi sono gli eredi dei Sacri Misteri?

Lo Zarathustra? Un autentico delirio maschile. Per questo avrà avuto successo. E' la teoria del superuomo… o di superman. Era la fissa del buon Federico (o Friederic) che turbò tante coscienze: “L’uomo è un ponte che deve essere superato! “ un chiodo fisso. Piacque tanto che inventarono l’eroe dei fumetti americani, quello che vola più veloce della luce… come le masturbazioni mentali.



L'UOMO SCIMMIA

- L’uomo è una scimmia che deve essere ritrovata. - sussurra la Dea.

Scimmia? Ohibò, se pensiamo al povero Darwin e quanto ebbe a soffrire per la sua teoria dell’evoluzione! Quanto si sono incaponiti gli antropologi per dimostrare che il filum originario umano era diverso, perché mancava un anello alla catena evolutiva.

Eh si, perché se l’uomo è una scimmia evoluta addio antropocentrismo, addio al popolo prediletto da Dio, fatto a sua immagine e somiglianza, addio religioni!

Ma l’omphalos se la ride, perché non è il centro dell’uomo nel cosmo, ma il centro dell’uomo nell'uomo.

Per il femminile il centrismo della razza non ha senso, l’anima è palustre, e nell’acqua torbida riconosce ogni forma di vita e la sua unitaria radice.

Nelle pitture delle mastabe egizie, aldisopra di uomini e Dei, sul gradino più elevato, veniva raffigurato il babbuino. E se lo chiamassimo istinto umano? Gli archeologi ancora si chiedono perché. Gli Egizi la sapevano lunga……



IL PARANORMALE

L’universale non è centrato sull’uomo, e il paranormale non dimostra l’aldilà. Il potere visionario del femminile è panico, pan-ico, vocabolo stravolto in negativo, perché la natura, Pan, o Pandora, fa paura a chi non la conosce. Tanti sperano di vedere o udire qualcosa di soprannaturale, senza togliere la coltre mentale che ottenebra. Ma tutto l’universo è paranormale.

- Siamo stati deviati anche da ciò che potremmo chiamare “la tradizione del visionario”. - Scrive Satprem nella sua Genesi del superuomo - C’è sempre parso che il privilegio tra gli uomini fosse quello di veder rosa, verde e azzurro il grigiore del nostro vivere quotidiano, vedere apparizioni, fenomeni soprannaturali, una specie di supercinema vivere quotidiano, vedere gratuitamente nella propria stanza toccando solo un bottone psichico. 
L’esperienza insegna che questo tipo di visione non cambia assolutamente nulla. Se il nostro naturale non diviene più vero, nessun soprannaturale potrà porvi rimedio, se la nostra dimora interiore è brutta, nessun miracoloso cristallo illuminerà i nostri giorni, nessun frutto spegnerà la nostra sete. 
Il paradiso deve esser fatto sulla terra o non si avrà in nessun altro luogo. Non si tratta di veder rosa, verde o oro, ma di vedere la realtà del mondo, che è infinitamente più meravigliosa di tutti i paradisi. -



LA PROVVIDENZA

Nello squallore del maschile c’è un raggio di speranza, un raggio di sole, anzi, di luna soccorritrice: la Divina Provvidenza. C’è un momento in cui il Dio padre si commuove ed elargisce favori. Ha origine nel cattolicesimo? No, anche questo è a prestito. Ecco qua: alla Biblioteca Nazionale di Parigi si conserva la formula propiziatoria del Rituale Mitriaco:

- Provvidenza e Fortuna, siate propizie a me, che scrivo questi primi Misteri…. -

Per P. Carnac: 
- La Provvidenza o Prònoia è un attributo di Athena, la dea della sapienza, la quale possiede la facoltà di prevedere ogni futuro evento… vedere oltre con l’occhio dello spirito… Tychè corrisponde alla Fortuna dei Romani. 
Entrambe le entità invocate nella formula propiziatoria si possono agevolmente collegare con la “Huareno”: la gloriosa aureola o corona mistica che, secondo la Tradizione, scende dal più alto del cielo. 

Tra gli asiatici illuminati, adoratori di Mithra, divenne la “tychè basilèos”. 

La conoscenza del massimo mistero verrebbe trasmesso al neofita dall’iniziato di più alto grado con il concorso di una presenza, di un quid fluidico, che è quello stesso rappresentato dalla “Prònoia Kaì Tychè”, cioè dalla “Huareno”, detta appunto presenza radiante. 

Nell’esoterismo ebraico, questo quid presente in ogni atto propiziatorio è dato dalla Shekinah, ed in quello arabo dalla Baratah. 

Tutti questi termini, aspetti diversi di un unico concetto, suggeriscono spontanei accostamenti con lo Spirito Santo che pervade il Sacerdote cristiano al momento della Communio. -

TICHE PRONOIA
E quando mai?
I sacerdoti cattolici hanno facce espressive quanto un astice assonnato, ci saranno eccezioni, ma è difficile incontrare un prete che abbia un tono di voce appena vivace.

Capita alle donne di sognare, in un momento particolare della vita, il parto d’un bimbo senza padre: è il maschile interiore, che nel sogno parla precocemente, o appena nato è già grandino, è un saggio. Se partorisce col maschile esterno, il partner di turno, non c’è individuazione e si ragiona con la mentalità collettiva.

Come sto ad aureola, ad aura, a fenomeni luminosi, a musiche celesti, a visioni? Questo fatto della visibilità dell’illuminazione, della huareno, è prettamente maschile. L’uomo, quando sta nella mente, vuole prove o regole sostitutive. 

La corona radiante, l’aureola dei santi, o il loto dai mille petali alla sommità del cranio, s’intravede in chiunque sia in discreto contatto col mondo interiore, non è così speciale: una luce tenue e molto bianca, quello che le “sorelle lune” chiamano “contatto lunare”, senza scomodare illuminazione o santità. 

Basta mettersi al buio per venti minuti e guardare in alto focalizzando davanti a noi. Chi si è rotto la testa ed altro in lunghe meditazioni lo raggiunge facilmente, ma attenti, è solo un risveglio di cellule cerebrali, niente di spirituale, e spesso significa solo che le cellule sono stanche e si sta forzando troppo il cervello. Tra la spiritualità e la follia c'è un confine sottile.

- A che punto sono con la mia illuminazione? - chiede l’adepto, e va a controllare tutti i termometri, poco importa di quale fede - Ho le visioni? Mi parlano gli angeli? Nella meditazione si aprono i chakra? A che chakra sono? - Naturalmente il chakra più in alto è il migliore, il più basso, il muladara, o malcut per gli ebrei, una schifezza… tanto per cambiare. 

La donna sa a che punto sta, sente nel cuore e nelle viscere. Li vogliamo chiamare chakra? Chiamiamoli come ci pare. Star bene è il fine, ma prima occorre stare male, perché traversare l’anima evoca dolore. Non vale l’eterno sorriso degli adepti dell’ashram per dimostrare che sono in pace, e non vale il beota ottimismo, come raccomandano i saggi sulle riviste settimanali.

- Perché vedi il bicchiere mezzo vuoto e non mezzo pieno? O perché non pensi a chi sta peggio? O che ti costa sorridere, se sorridi il mondo diventa più bello.... -

Il soggetto sofferente si sente così un po’ scemo e un po’ ingrato, e tenta di cancellare quel dolore d’una mancanza fondamentale. Oppure cerca di curarsi con colori, musica, massaggi, risveglio delle energie e amenità del genere.

Per i maschi il simbolismo è ostico, tanto ostico che sui simboli creano voli pindarici senza senso.
La mente, separata dai sentimenti, tende ad esaltare il mistero e l’io. Per il mistero basta leggere sulle misure delle piramidi, Stonehenge e roba del genere.

Qualcuno scrisse che il chiosco sotto casa sua, analizzato con la stessa ossessività, avrebbe fornito gli stessi strabilianti dati. Si può trovar tutto su tutto, che gli aztechi avessero previsto la fine del mondo tanti secoli fa o che gli antichi ebrei avessero previsto l'avvento del Cristo oltre un millennio prima, oppure che egizi, maya, ed altre razze costruissero piramidi e ziggurat e menhir solo per indicare delle mappe del cielo. Che fatica, e non facevano prima a scolpire una cartina su una roccia? Quante invenzioni per non guardare in faccia la realtà della morte!

Lucrezio - De Rerum natura - libro III

E spesso per la paura della morte, l'odio della vita
e della vista della luce colpisce a tal punto gli uomini
che essi si danno la morte con animo straziato,
non ricordando che è questo timore la fonte degli affanni,
che questo distrugge il pudore, che questo rompe i legami d'amicizia,
e, insomma, convince a distruggere la pietas.


L’Immacolata Concezione non è la donna che non ha fatto sesso, o l’economa massaia che non ha assaggiato frutta fuori stagione ( la mela che costa un’ira di Dio), ma l’anima che concepisce idee pure, non influenzate dalla falsa coscienza collettiva. L’Anima Vergine è la Radice della Terra, per questo le “Sorelle lune” sono la “SORELLANZA DELLE RADICI”.

Cosa resta di questo millenario culto del femminile? Due esempi:



I MISTERI DI SANTA CRISTINA

La sera del 23 e la mattina del 24 luglio in ogni piazza di Bolsena vengono rappresentati, su grandi palchi di legno, i Misteri di S. Cristina.

S. CRISTINA
La tradizione riporta che la piccola Cristina di soli 12 anni, pur vagheggiata da molti uomini (si sa che fino al medioevo i matrimoni sconfinavano nella pedofilia, perchè uomini maturi e vecchi sposavano adolescenti) scelse il martirio pur di serbare la castità.

Siamo nel IV sec. d.c. Il padre Urbano "pieno di amore paterno", così viene definito nella santificazione (sigh!) implora la figlia di abiurare ma lei niente.

Viene chiusa in una torre senza cibo, affogata nell'acqua, bruciata nel fuoco, messa alla ruota e sottoposta ad altre varie amenità, (che tempra!) ma per una serie di prodigi non riescono a farla fuori.

Insensibili agli svariati miracoli la trafiggono con le frecce e qui il Signore Iddio allarga le braccia "Vabbè, se proprio insistete!.." e la fanciulla muore (è pari pari la storia di S.ta Lucia, ma a guardare per il sottile c’è da cancellare tutti i santi dal calendario).

Ora la faccenda anzichè essere tragica è amena, troppo tirata per essere credibile, con la superstizione dell'epoca al primo miracolo l'avrebbero fatta santa sul posto e poi la Chiesa non avrebbe consentito che un padre torturasse la figlia perchè si voleva far suora, perchè quella era la soluzione.. e poi... perchè li chiamano Misteri e non miracoli? Cosa c'è di misterioso in questa storia?



LA MADONNA DI TAGLIAVIA

C'è in Sardegna un bel paesino chiamato Tagliavia che alla festa della Madonna offre due tipi di pani, il pane della Madonna a forma di due M di cui la seconda rovesciata e attaccata sopra la prima, con un arco aldisopra che congiunge i due estremi della M.

La M nasce come simbolo del serpente che è la Madre Terra. Spesso nelle chiese compare all'esterno questo simbolo, magari luminoso. La cosa simpatica è che la M rovesciata sta sopra e quella diritta di sotto:

DOLCI DI TAGLIAVIA
"Qui scit comburere acqua et lavare igne, facit de terra caelum et de caelo terram pretiosam" = chi sa ardere con l'acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo, e del cielo terra preziosa, sta scolpito sulla porta magica di Piazza Vittorio a Roma, un detto sapienziale di un alchimista della metà del 1600.

"Si feceris volare terram super caput tuum eius pennis aquas torrentum convertes in petram"= "se farai volare la terra sopra la tua testa, con le sue penne (= vapori) trasformerai l'acqua dei torrenti in pietra".

Questi misteri alchemici alludono a coloro che cercano (altrimenti "ai ciechi non servono").

"Purificando la materia (Latona) col mercurio e col fuoco, l'argento (Diana) si rivela", e "rinascendo dalle proprie ceneri (il figlio morto che vive, tornando dal fuoco come una fenice), lo spirito e la materia divengono un tutt'uno, come risultato delle nozze alchemiche, cioè l'unione di un principio naturale e del suo opposto (l'occulto accoppiamento)".

Per la Tavola smeraldina, antico testo sapienziale:
"Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una" (la cosa unica).
"Corporifica lo spirito e spiritualizza il corpo" raccomandavano gli alchimisti, come dire riunifica la materia allo spirito, cosa che la mente maschilista, con la Chiesa Cattolica a capo, ha separato artatamente.

Dunque il serpe rovesciato o ctonio sta sopra il serpente al dritto e insieme si congiungono all'arco del cielo, quell'arco-baleno che mette pace tra cielo e terra. Ecco operato il miracolo d'una cosa unica.

Il secondo pane è un sole con doppia raggiera, il maschile purificato, il fuoco, il sole nascosto o fuoco nascosto alchemico, quello che si ricongiunge al serpente o femminile naturale. 

Ogni altare di San Giuseppe, secondo antichissima tradizione, è rivestito di mortella.
Alle quattro estremità superiori, l’altare è addobbato con l'alloro, e intorno ai rami di alloro i tipici pani di Tagliavia.
Infine ai piedi dell’altare rami di rosmarino. 
In alto, sopra l'altare, a sinistra il sole e a destra la luna. Al centro la M della Madonna di Tagliavia. 
Più in basso due pavoni.

- Ora la mortella è il mirto sacro a Venere, l'alloro era sacro alla Grande Madre Daphne che Apollo trasforma in albero staccandole un ramo di cui si cinge la testa,
- i pani erano le offerte alla Madre Terra, il rosmarino la pianta della Grande Madre Leucotea, poi stuprata da Apollo (tanto per cambiare) e trasformata in pianta.
-  Sole e luna erano re e regina che si dovevano accoppiare nei Sacri Misteri.
- I pavoni erano sacri ad Hera o Giunone (ex Grande Madre) e ancora si ritrovano in alcuni capitelli romanici.
- Il rosmarino e il mirto erano per i romani le piante dei morti (il lato oscuro della Dea).

Orazio diceva: "Se vuoi guadagnarti la stima dei morti, porta loro corone di rosmarino e di mirto". Greci e Romani ponevano fra le mani dei defunti rami di rosmarino e ne bruciavano durante i riti funebri, per questo veniva chiamato "pianta dell'incenso".

Ovidio, nelle Metamorfosi, racconta che la principessa Leucotoe (o Leucotea, la luminosa) figlia del re di Persia, fu sedotta da Apollo, intrufolatosi furtivamente nelle sue stanze, così dovette subire l'ira del padre, che la uccise per la sua debolezza (che buoni questi padri!).
Sulla tomba della principessa i raggi del sole (Apollo) penetrarono fino a raggiungere le spoglie della fanciulla, che lentamente si trasformò in pianta odorosa. (ma che bella consolazione, perchè Apollo non aveva ammazzato il padre filiicida? Semplice, perchè le donne non contano)

Leucotea era la Mater Matuta, o natura naturata, il lato visibile come aurora, la Luminosa, colei che porta la luce e a Roma aveva un tempio nel Forum Boarium, come madre in trono con infante in braccio; il trono era sostenuto da due sfingi, non ricorda un po' la Papessa dei tarocchi?

Insomma, il mondo è costellato di vie ermetiche ed alchemiche, da S. Cristina che affronta acqua e fuoco al pane della Grande Madre di Tagliavia, ovunque simboli e tradizioni d'un mondo occultato alla massa.



L'ALBERO DELLA VITA

Destarsi per ritrovare le radici della terra, dove gli uomini sono legati tra loro, come spighe in un campo di grano, riconoscere la terra come nutrice, e noi foglie che l’autunno strapperà al primo vento del nord, per tornare al prossimo soffio di primavera.

Tutte le foglie partono da un unico tronco e si nutrono dalle stesse radici. Le Sorelle Lune “sanno” d’essere foglie del misterioso Albero della Vita, per questo amano le foglie e l’Albero.




lunedì 9 dicembre 2013

LA DEA DEL CIELO


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IL CARRO NEL CIELO

Come suo figlio Tammuz la Dea era detta La Verde, produttrice della vegetazione, come albero era Ascera, la Grande Madre che porta fecondità sulla terra e si prende cura dei figli, Dea della maternità.

In qualità di Regina del Cielo guidava le stelle, lei stessa stella del mattino e della sera, quando accompagnava il marito Sinn, antico Dio della luna.
In seguito prese il posto del Dio e regnò sola. Che significa?

Un tentativo di invasione patriarcale mal riuscita? Non lo sapremo mai.. Di notte la Dea viaggiava in cielo su un carro tirato da leoni o da capre.

Gli antichi arabi chiamavano Case della Luna le costellazioni zodiacali, e tutto lo zodiaco la cintura di Ishtar, come la Via Lattea per noi prende il nome dalla Grande Madre Latona, poi vittima della violenza di Giove.

Ishtar pertanto era Dea del Tempo e governatrice dei lavori nei campi, e come Regina degli Inferi era la Distruttrice, Dea dei Terrori Notturni, Madre Terrifica, Dea delle tempeste e della guerra. Inviava sogni e presagi, rivelava i misteri e per mezzo della sua magia gli uomini ottenevano potere e conoscenza, era la Grande Maga, Dea dell’Immortalità, speranza della vita dopo la morte. Rinnovava la vita attraverso la morte, per questo uccideva e faceva risorgere, suscitando il pianto e la festa.

E come Demetra che getta l’inverno sulla terra perché la figlia è scomparsa nell’Ade, e pure quando muore Sara, la moglie di Abramo l’ebreo, la terra non dà più frutto, sempre la stessa storia.
Come la terra che muore quando Artù è colpito dal fulmine di Morgana. Il re malato non può vivere e non può morire, può essere salvato solo dal Santo Graal.

L’anima crocefissa muore e può essere salvata dalla coppa sacra del Graal, o dal calderone della celtica Birghit (Santa Brigida), mediante l’amore di una Dea madre e amante. Ma ora dicono che il Graal era una favola e il calderone era delle streghe che l’empivano d’ali di pipistrelli e lingue di serpente. E chi se la beveva quella schifezza? Solo noi oggi… ma ne beviamo tante!



DA SIGNORA A DONNA

Adone, adorato dai semiti di Babilonia e della Siria, fu adottato dai Greci dal VII sec a.c.. Il vero nome della divinità era Tammuz: Adon significava “Il Signore”, titolo d’onore riservato anche al Dio ebraico. E' il corrispondente inglese di Lord, tra gli Etruschi la Dea Venere, antica Grande Madre, era Turan: “la Signora”.

In francese la Vergine è Notre-Dame, nostra signora, mentre in Italia ha un appellativo medievaleggiante, madonna, mia-donna, piuttosto confidenziale per la Dei Genitrix, l’Alma Mater, la Mater Dei.


Perchè non la chiamano la Signora? Ma già, qua di Signore ce n’è solo uno, non per nulla la Vergine prega con gli occhi al cielo, perché il Dio è al di sopra, su una nuvola più alta.

Le sarà venuto il torcicollo, forse per questo piange dalle statue lacrime e sangue, e la gente contenta la va a rimirare per quanto piange bene.

La Madonna non è neppure una First Lady, tante volte si montasse la testa, anzi è "L'UMILE ANCELLA", caspita che onore!

Non ha mai conosciuto uomo, è vergine, è l'umile ancella, l'ingravidano per grazia dello Spirito Santo, le ammazzano in croce il figlio ed è "Benedetta tra le donne?" E se non era benedetta che le facevano?



L'ETA' DELL'ARGENTO

Ne “Le opere e i giorni” Esiodo dice che l’umanità ha avuto cinque ere, dalla più remota dell’oro, all’argento, alle due del bronzo e all’ultima del ferro. Quella dell’oro è di Saturno, dove gli uomini erano eternamente giovani e immortali… dove l’abbiamo già sentita?

Ma certamente, nel Paradiso Terrestre. Forse, quando l’uomo con poca coscienza non sapeva d’invecchiare né di morire, era decisamente più tranquillo. Avete mai visto un leone disteso al sole far filosofia? Gli animali non sanno, quindi non si preoccupano. Nell'era d’argento, della luna, erano soggetti alle madri, ignoranti e litigiosi, che brutta razza, però non facevano guerre. In più, non sacrificavano agli Dei, il che li rende doppiamente simpatici. Soggetti alle madri o alle Dee Madri? Alle une e alle altre. Che scandalo!

Era l’età del matriarcato, perchè l’argento è luna. Ad Esiodo non piace, lui porta i pantaloni, e si scandalizza degli Etruschi che danno troppo spazio alle donne, perfino in politica, e gli Egizi che mandano le donne a commerciare mentre i mariti stanno ai telai. Che scandalo! Gli ateniesi si che sanno come fare, le donne chiuse in casa nel gineceo, niente banchetti, niente vita pubblica, nemmeno la spesa possono fare, tante volte occhiassero quel fusto del macellaio.

Al confronto le romane sono americane. Le altre età vanno decisamente meglio, finalmente si sa chi comanda, i maschi, che non sono affatto litigiosi ma si scannano in guerre continue.

La specie di Dio che la gente adora - scrive Alan Watt - è il tentativo di immaginare un essere umano assolutamente perfetto. Ma è un tentativo molto scarso. Per esempio, Gesù insegnò che se qualcuno pecca contro di voi, dovete perdonarlo. I suoi discepoli domandarono: “ Quante volte lo perdoni?“ e Gesù rispose “ Novanta e nove volte perdonate sempre chi pecca contro di voi”. Ma notate, ciò che si richiede a un santo, e un santo perdona sempre, non è richiesto a Dio. 

Dio non vi perdonerà, a meno che non vi pentiate, e dovete strisciare a terra se avete commesso quello che la Chiesa Cattolica definisce peccato mortale. 
Dovete venire a Dio in uno stato di grande penitenza e se non lo fate siete passibili di essere confinati nelle prigioni sotterranee sotto la corte del Cielo, comunemente conosciute come Inferno, e per sempre, e per sempre, e per sempre. 

Ora io non credo che sia un bel tipo d’amico, non inviterei quella specie di Dio a cena. 
Metterebbe in imbarazzo tutti! 
Se Dio vi guardasse vi sentireste come trapassati, e sentireste che tutto il vostro spaventoso passato, tutta la vostra falsità, gli sarebbe assolutamente percettibile. 
E anche se potesse comprendere e perdonare vi farebbe, ciò nondimeno, sentire assolutamente spaventevole. Non vorreste proprio a cena quella specie di compagnia. -

Insomma:
- Da Dea del cielo che vola sul carro
a Dio del Cielo che non vola e sta tra le nuvole,
- da Dea Luna triforme
a Dio Santissima Trinità, un po' sole e un po' no,
. da Madre degli Dei, la più potente tra gli Dei
a madre di Dio, che non è nemmeno Dea,
- Da Dea del cielo
ad Assunta in Cielo che sta non si sa dove su qualche nuvola.



venerdì 6 dicembre 2013

IL CALDERONE MAGICO


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Pitagora - Versi aurei -:
- Divina specie d’uomini v’ha, cui sacra et alta Natura tutto addita. -


IL CALDERONE ROTONDO 

Roberto Calasso:

- C’è un soggetto che segna un grado altissimo della civiltà, rispetto al quale gli altri che conosciamo sono attenuazioni: la pentola di bronzo. Nella Cina degli Shang fu l’oggetto cultuale attorno a cui ruotava la vita. E tuttora soltanto da quei bronzi possiamo ricostruire quel mondo. Allora il recipiente sacro assunse un certo numero di forme canoniche, che poi furono ripetute per oltre duemila anni, mutando di materiale e diventando sempre più fragili e profane. Nella Grecia dorica quel recipiente ebbe una sola forma dominante: il tripode… Ciò che ha una funzione indispensabile e umile, cuocere il cibo, viene sottratto imperiosamente a ogni funzione che non sia l’offerta alla divinità. 

“Iaron Dios”, sacro a Zeus, leggiamo sul bordo di un lebete tripodato, al museo di Olimpia. E, sia in Cina che in Grecia, la pentola di bronzo appare rivestita di forme animali: il tao-t’ieh innanzitutto in Cina, mostro composito intarsiato di altri animali e ideogrammi, dal gufo alla cicala, dal leopardo al serpente. Soprattutto il grifone in Grecia, con il possente becco aperto e la lingua guizzante, ma anche il leone e il toro. - 

Esistevano anche i tripodi di legno e di pietra, come quello in alto, disegnato su un originale dal Piranesi, ma di solito erano in bronzo perchè ci si poneva la pentola per cucinare.

Va bene, il calderone è il tripode sacro dedicato agli Dei, ma dopo, perchè la funzione primigenia è di cucinare e il fuoco e la cucina li hanno inventati le donne.
Qualcuno si è chiesto perchè ancora nella Roma imperiale i primi sacrifici effettuati dallo stato venivano offerti a Vesta? Perchè era la più antica Dea, antica Estia, poi soppiantata da culti maggiori ma sempre rimasta in auge, e le sue vestali erano di tutto rispetto, perchè i littori abbassavano i fasci solo in due occasioni: di fronte all'imperatore e di fronte alle vestali.


Uno studio della mitologia greca deve iniziare dall’esame della situazione politica e religiosa dell’Europa prima dell’invasione degli Ariani. In tutta l’Europa neolitica, a giudicare dai miti sopravvissuti, le credenze religiose erano omogenee e basate su un culto di una Dea madre dai molti appellativi, venerata anche in Siria e in Libia. L’antica Europa non aveva Dei.

La grande Dea era considerata immortale, immutabile e onnipotente e il concetto della paternità non era stato introdotto nel pensiero religioso.

La Dea sceglieva gli amanti per soddisfare il suo piacere e non per dare un padre ai suoi figli. Gli uomini temevano la matriarca, la riverivano e le obbedivano; il focolare che essa alimentava in una grotta o in una capanna fu il loro primo centro sociale e la maternità il loro primo mistero.

Ecco perché la prima vittima di un sacrificio pubblico greco veniva sempre offerto a Estia del focolare. Il bianco simulacro aniconico della dea, il più diffuso dei suoi emblemi, che troviamo a Delfi come omphalos o ombelico, rappresentava forse, in origine, il grande cumulo di cenere ammucchiato sopra la brace viva, che è il sistema più facile per conservare il fuoco senza fumo.

In seguito fu identificato col tumulo sbiancato a calce sotto al quale era sepolta la bambola del grano, che a primavera sarebbe risorta come germoglio, e coi tumuli di conchiglie marine e di quarzo che 

coprivano le tombe dei re defunti.”
(Robert Graves)

- Mito di morte e resurrezione della figlia, come Cristo che risorge all’equinozio di primavera. Il ritorno di Core rapita riporta la primavera nel mondo. E i simboli della Grande Madre iniziano aniconici.. -

- Cioè? -

- Senza immagine.. non hanno forma... ma divengono pali, coni o alberi della vita, perché quadrato e rettangolo sono maschili, in quanto la mente ha riferimenti e punti cardinali, mentre l’anima è tonda ed ha come riferimenti l’ombelico, o l’albero, la sua centralità. -

Quando Calasso scrive che il calderone aveva solo scopi sacri per cui non ci si cucinava incorre in errore, perchè cucinare faceva parte della sacralità.

Quando le donne erano in contatto con la natura sentivano tutto l'onere di togliere vita ad animali e piante per dare vita a sè e alla tribù.

Questo sacralizzava il fuoco e il cucinare.

Quando l'uomo s'è scisso non ha provato più nulla nè per gli animali nè per le piante. Per dirla tutta non ha provato più nulla per nessuno, l'umanità ha sentito la natura ostile e le sue creature come oggetti da usare, per l'utilità o bisogni personali.

Pertanto cucinare per gli uomini (anzi per la donna) era come cucinare per la Dea, per la stessa Dea che forniva il cibo, cioè la Terra.


Dalla Sacra Bibbia

- Geremia 7:18 I figli raccolgono legna, i padri accendono il fuoco, le donne impastano la farina per fare delle focacce alla regina del cielo e per fare libazioni ad altri dei, per offendermi (dice il Signore).

- Geremia 44:17 vogliamo mettere interamente in pratica tutto quello che la nostra bocca ha espresso: offrire profumi alla regina del cielo, farle delle libazioni, come già abbiamo fatto noi, i nostri padri, i nostri re, i nostri capi, nelle città di Giuda e per le vie di Gerusalemme; allora avevamo abbondanza di pane, stavamo bene e non vedevamo nessuna calamità.

- Geremia 44:18 ma da quando abbiamo smesso di offrire profumi alla regina del cielo e di farle delle libazioni, abbiamo avuto mancanza di ogni cosa; siamo stati consumati dalla spada e dalla fame.

- Geremia 44:23 Perché voi avete offerto quei profumi e avete peccato contro il Signore e non avete ubbidito alla voce del Signore e non avete camminato secondo la sua legge, i suoi statuti e le sue testimonianze, perciò vi è avvenuto questo male che oggi si vede.



DEA NATURA

Certo, ognuno la racconta come vuole, ma un tempo regnava la Dea Tetta, o Dea Natura, o Grande Madre dai mille nomi. Ma la legge del Dio Padre non conosce la Costituzione ed è retroattiva. 
- Avete sacrificato alla Dea? Adesso pagate. -

Ma c'è di più: il mistero della nascita non riguardava solo il parto della donna, ma anche quello degli animali, per cui non si uccidevano le femmine gravide degli animali, ma neppure quelle che allattavano o addirittura allevavano i piccoli.

Così ad ogni animale veniva consentito di crescere e diventare forte, magari riuscendo a sfuggire al cacciatore permettendo così anche la selezione della specie, nel senso che solo i più deboli venivano uccisi per essere mangiati.

La pentola di bronzo è il calderone della Dea celtica Birghit, o Brighit, (trasposta in Italia come Santa Brigida), il tripode greco e l’atanor degli alchimisti. Ma è pure il calderone della strega, anzi  quel calderone allude proprio a quello della Dea che vi gettava i morti, mescolava e poi rifaceva i vivi.

Come dire: - Non vi affannate tanto perchè qui dentro tutto si rimescola e quando rinascete non siete più voi. -
Per cui il fissato maschilista sarà stato  gay o femmina o trans, e viceversa. E di certo lo sarà di nuovo.

Perchè la strega nel calderone mette ali di pipistrello, code di topi, ragni e becchi di civette? Perchè ha gusti da schifo?

No, perchè allude al lato nascosto e notturno. E perchè ha accanto a sè inevitabilmente un gatto nero? Perchè allude al lato nascosto e notturno.

Del resto la grande Madre Athena non aveva come simbolo e animale prediletto la civetta?
Si, perchè alludeva al lato nascosto e notturno. La civetta sa vedere nel buio, e il nostro interiore è decisamente buio, buio come la pancia del calderone.

Ma che rapporto c'è tra il tripode e il calderone? Il tripode sorregge il calderone, senza tripode la pentola si rovescia e neppure può essere posta sul fuoco. Dire pentola è come dire calderone.

Dunque il calderone era il tripode su cui la Pizia vaticinava, sedendocisi sopra. Ovviamente a fuoco spento.

Perchè sul tripode? Perchè era la forma più semplice da eseguire, come lo sgabello a tre zampi, è meno stabile ma più semplice. 

Il tripode era di metallo per cui più solido ma ugualmente scomodo, ma le pizie o pitonesse, le vaticinanti insomma vi erano abituate, e non cambiavano seggio perchè era l'emblema antico, quello che le contrassegnava come sacerdotesse della Dea.

Il tripode dunque sorregge la pentola o la sacerdotessa, ambedue sono la forma che accoglie un contenuto, la pentola il cibo e la sacerdotessa la Dea.



I COLORI DEL TRIPODE

E ora passiamo ai colori del tripode, o sgabello che fosse, erano sempre tre: il nero, il bianco e il rosso.

Apuleio ha compiuto il suo viaggio interiore, si è riunificato con l’anima e ha potuto contemplare la Grande Madre, cioè ha incontrato l’astrale, non più terrifico, ma ormai benigno.

- Una massa di capelli folti e lunghi, leggermente riccioluti, si allargava ovunque, sulla nuca divina, e fluiva giù con molta grazia. 
Una corona intessuta di molti e svariati fiori le cingeva il capo alla sommità, proprio nel mezzo, sopra la fronte, emetteva una chiara luce un disco dalla superficie piana che somigliava a uno specchio, o che anzi voleva imitare la luna. 
Sui lati, a destra e a sinistra si drizzavano due vipere con le loro spire, e, dalla parte superiore, spire sacre a Cerere, si protendevano ad attirare gli sguardi. 
La sua tunica multicolore, intessuta di bisso sottile, pareva ora bianca come il brillar della luce, ora gialla come il fiore dello zafferano, ora fiammeggiante come il fulgor delle rose. 
Ma soprattutto confondeva il mio sguardo un manto nero come l’ebano, che splendeva d’una sua lucentezza tenebrosa. 
Esso correva tutto intorno al corpo, rimontava sotto al fianco destro fino alla spalla sinistra, fino a formarvi un nodo, poi tendeva in basso in pieghe molteplici fino all’orlo inferiore, e con molta grazia si raccoglieva in onde con i suoi fiocchi e le sue frange. -

I colori della Dea: bianco, giallo, rosso e nero, gli stessi colori dell’Opera Alchemica. Dagli Alchimisti viene considerata a quattro o a tre fasi, spesso il giallo citrino è assimilato all’Opera al bianco.

L’Opera al nero è il”caput mortuum”, il corvo, la testa tagliata, la putrefatio, o putrefazione, che compare in ogni fase dell’Opera, quindi almeno tre volte, come illustra la macabra putrefazione del vescovo nella sua bara, raffiguarata per tre volte nell’affresco che i monaci della basilica benedettina di Subiaco. nel Lazio, fanno fatica a spiegare.

Del resto, nella storia di S. Benedetto, è il corvo, come compare nelle pitture della chiesa, che porta il pane al santo, e guarda caso, il pane è tondo e dorato come un sole.

- Vedrete innalzarsi dei vapori bianchi… - avverte l’alchimista Fulcanelli nelle Dimore Filosofali a svelare l'andamento dell'Opera dopo la fase del nero - …i primi vapori si condenseranno in un bell’olio giallo…. I secondi sublimeranno.. d’un rosso sangue magnifico.. -

Da un’incisione su lamine di piombo del XIV sec. - Diasi calore non più di quello che affligge un febbricitante, allora le materie si denigreranno, dipoi denegrata si farà bianca, et questa è la nostra Diana che qui ti poi fermare se voi per opera ad Album, e volendo passare più oltre se seguiti il fuoco e si farà la parte superiore a modo di sangue. -

Le fasi principali dell’Opera Alchemica sono tre: l’Opera al Nero, al Bianco, al Rosso; rispettivamente nigredo, albedo e rubedo, colori che ritroviamo in epoche antichissime e matriarcali. E’ un caso?

La Dea Sumera Anahita era dipinta in nero, bianco e rosso, e le era dedicato il fiore dell’acacia (sacro anche ad Iside) perché maturo mostrava gli stessi colori.
Il melograno era sacro a Venere perché, quando s’apriva e lasciava cadere i semi, apparivano i tre colori, nero, bianco e rosso, ma era sacro anche a Proserpina, e pure alla Grande Madre dell’India: Devi, nel suo aspetto oscuro di Durga, che porta nelle mani il melograno.

Biancaneve dovette affrontare il lato oscuro della Dea, pardon della regina matrigna, e fuggire nella foresta, il mondo dell’inconscio su cui regna Persefone, Dea dell’astrale infero, e valersi dell’aiuto delle energie della terra, i sette nani, e mangiare il frutto proibito, per chiudersi al mondo esteriore in una bara di cristallo, e poi resuscitare all’incontro col nobile maschile, con cui farà le nozze alchemiche.

Il nero, il bianco e il rosso non sono un tacito accordo sulla denominazione, ma il linguaggio dell’anima profonda, cioè dello spirito.

L’eroina irlandese Deirdia sognò un uomo dai capelli neri, dalla pelle bianca e le labbra rosse. Non richiama Biancaneve? “Ah se avessi una figliolina con le labbra rosse come il sangue, la pelle bianca come la neve e i capelli neri come l'ebano del mio telaio “ sospira la regina mentre ricama. Un altro caso?

- Nel romanzo gallico di Peredur, - scrive Louis Charpentier ne “I misteri del vino” - un’anitra viene uccisa; sulla neve macchiata del suo sangue si abbatte un corvo. Come Percival, Peredeur si sofferma infine a guardare il corvo nero, la neve bianca e il sangue rosso. Possiamo qui riconoscere i misteri alchemici. -

A Creta il braciere sacro era posto su un tavolo dipinto di nero, di bianco e di rosso, gli stessi colori del corno dell’unicorno, e del tripode su cui oracolava la Pitia. Graves li considera i colori della luna.

Che ne sapeva la medievale alchimia europea dei simboli del matriarcato, che vennero alla luce molto più tardi? Nulla, ma esistono simboli universali, e il buio del profondo interiore è sempre nero (regno di Saturno per gli alchimisti), e l’illuminazione dell’anima darà sempre luogo alla luce e quindi al bianco (regno della Luna), e l’amore di fuoco conquistato dall’anima vergine sarà sempre rosso come il cuore di Gesù circondato di spine (regno di Mercurio-androgine secondo alcuni, del Sole per altri, comunque regno del rosso fuoco).

L’antica Irlanda narrava di tre mucche sacre, una Dea triplice, di cui una bianca, una rossa e una nera, e queste popolarono la fauna irlandese, da buone Dee della fertilità.

- Purissima Madre Universale, Palma Patientiae… e ce ne vuole tanta, Virgo Fidelis a chi ti è fedele, non nell’adorarti come chiede il vanesio Dio padre, ma a chi è fedele all’amore, o Fedele d’Amore di buona memoria cui forse aderì Dante. Tu non chiedi adorazione ma consapevolezza, come capirono, un giorno, nei Sacri Misteri nel segreto delle sette esoteriche. -

Ma l’esoterismo odierno più spesso è ricerca di poteri, compensazione alle frustrazioni del mondo, rivalsa dell’io che vuole sentirsi qualcuno tra gli altri: in due parole è mentale.



IL GRANDE CALDERONE

E' il calderone della natura, la Dea vi pone delle cose che agiscono e reagiscono tra loro, si assalgono, si annientano, si trasformano.

Molti studiosi si affannano a sostenere che tutte le creazioni della natura sono solo modificazioni delle creature che avvengono in rispondenza dell'ambiente.

Hanno ragione, altri studiosi invece sostengono che c'è una volontà che si inserisce in certe modifiche delle varie specie, come se la natura compisse improvvisamente dei salti.
Sembra che occorra un milione di anni perchè si modifichi il gene di un DNA, però improvvisamente milioni di geni cambiano tutti insieme e non si sa perchè. E hanno ragione anche loro.

Molti scienziati sostengono che l'Universo proceda "for trials and errors" (per tentativi ed errori), ed hanno ragione anche loro. E' il calderone magico della Natura, dove la Natura stessa pone gli ingredienti e aspetta il risultato come chi mette una pentola sul fuoco per far bollire il minestrone. Nel laboratorio del calderone le razze si modificano, si estinguono, o hanno mutazioni del tutto improvvise.

Ha ragione anche lei, la Natura.



 

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