giovedì 29 agosto 2019

I VASI FUNERARI DI CANOSA - III



fig. 3

I vasi canosini di Biardot e il loro significato misterico secondo lo storico Bachofen

 "Di eccezionale qualità esecutiva, gli acquerelli di Biardot sono una sorta di “istantanea” sullo stato dei vasi al momento della scoperta dell’ipogeo Lagrasta I, sito archeologico che all’epoca sconvolse per dimensioni, qualità e quantità del corredo, e oggi noto fra l’altro per la sepoltura di Medella Dasmia (a lei, ultima nobildonna ad occupare una stanza funeraria della struttura, è riferibile un graffito) la cui descrizione lo storico e giurista di Basilea Johann Jakob Bachofen ha premesso alla sua opera intitolata "La dottrina dell’immortalità della teologia orfica".

Aldilà della teologia orfica nella fig. 1 è esaltato l'amore: una coppia si scambia effusioni ed Eros esulta trionfante. Notare la sedia con le zampe dipinte di bianco e fortemente ricurve e la spalliera che mantiene il colo legno ma anch'essa curvata scaldando il legno. Questa non è vita primitiva, qui c'è un'autentica civiltà che risente ancora fortemente del matriarcato.

Lui ha un mantello rosso deposto sulla sedia, lei è vestita di bianco e indossa uno stivaletto corto e azzurro. Secondo lo stile greco lui è nudo e lei vestita, perchè l'uomo per trovare una sua autonomia deve distaccarsi dall'attrazione del corpo nudo della donna, anche se la scusa è che la bellezza sia soprattutto maschile. La bellezza è e resterà comunque sempre Afrodite.

L'atteggiamento dei due, lui in trono che accoglie lei fra le braccia ha un'intonazione decisamente etrusca, dove già era svanita la totale uguaglianza dei sessi ma era rimasto il rispetto e l'amore per la donna.
fig 1 - LA GIOIA DELL'AMORE

 La teologia orfica

 "In questo trattato del 1867 Bachofen offre un ampio quadro della religiosità orfica e delle sue successive, divergenti manifestazioni, dalla severa purezza dell'ars bene vivendi et bene moriendi della Scuola Italica alla travolgente sensualità del culto di Dioniso. 

Le sue fonti in questo itinerario non sono solo letterarie (Plutarco, Porfirio, Cicerone e Macrobio, per esempio), ma soprattutto artistiche."

 A Canosa vi sono delle stupende tombe a camera, interamente scavati nel tufo, con un coacervo di stili greco e macedone, ma pure con accenti etruschi. Sono le dimore ultraterrene dei nobili Dauni, popolo di origine Illirica che si insediò durante l’Età del Ferro nella Puglia settentrionale. Siamo in età ellenistica (IV-III sec. a.c.).

Nella figura 2 da notare il simbolo della luna e del sole congiunti, da sempre simbolo della raggiunta felice fusione dell'anima con la mente, come dire che l'opera alchemica è compiuta.
 
fig. 2 - PEGASO E GENIO

LO STUPORE DI BACHOFEN

Bachofen, già docente di diritto romano all’Università di Basilea, si era infatti recato a Parigi nel 1865 per visitare la collezione di vasi policromi appartenenti all’archeologo-acquerellista francese Prosper Biardot: 25 pezzi acquistati a Canosa vent’anni prima insieme ad altri pezzi minori, quando Biardot era giunto in Puglia per esaminare i corredi funerari dell’ultimo ipogeo scoperto: l’ipogeo di Medella. 

Ogni necropoli ha una sua caratteristica:

- gli Ipogei Lagrasta colpiscono per l'architettuta raffinata scolpita nel tufo; 
- l’Ipogeo dell’Oplita per il rilievo del guerriero oplita; 
- l’Ipogeo Scocchera B per gli intonaci dipinti; 
- l’Ipogeo del Cerbero, per le scena pittorica del passaggio del defunto nell’oltretomba; 
- l’Ipogeo D’Ambra, ove sarà ricostruita una ipotetica deposizione funeraria di età ellenistica; - l’ipogeo di Vico San Martino, novità di questa edizione, recentemente recuperato e reso fruibile dalla FAC. 


Dagli ipogei provengono straordinari corredi funerari: vasi, ori, armi, oggetti vari che hanno reso famosa Canosa nei musei di tutto il mondo. Tra le ceramiche rinvenute un posto di rilievo occupano sicuramente i vasi plastici e policromi, ovvero i Vasi di Canosa, straordinari ed unici, vere e proprie sculture variopinte. 

Nella serata sarà quindi possibile ammirare anche i corredi: quelli della Tomba Varrese esposti a Palazzo Sinesi e la collezione del Museo Civico Archeologico a Palazzo Iliceto.

fig.4 -  DIO INCORONATO CON FIACCOLA FRUTTI E DEA INCORONATA CON TIRSO E FRUTTI

GLI ACQUARELLI DI BIARDOT

"La pubblicazione di Biardot, composta di un ampio volume di testo e di un atlante figurato, comprende in realtà ben 54 acquerelli, di cui numerosi nel colore naturale della terracotta, e il resto a più colori (riproducenti diversi pezzi di ceramica policroma canosina acquistati da Biardot a Canosa nel 1846 e oggi nucleo dell’esposizione di reperti canosini al museo del Louvre).

Oltre a statuine ed altri oggetti in terracotta, nelle immagini compaiono splendidi vasi dalla decorazione plastica aggiunta, tipica nella produzione canosina, e dalla decorazione pittorica policroma a tempera applicata dopo la cottura.

Oggi siamo in grado di mostrarvi l’intera collezione di acquerelli di Biardot grazie alla Biblioteca della prestigiosa Università tedesca di Heidelberg. La pubblicazione di Biardot risale al 1872, ossia a circa trent’anni dopo la scoperta (1845) del complesso dell’ipogeo Lagrasta I scavato nella calcarenite a Canosa.

E' il più grande di un totale di tre e caratterizzato da un ampio corridoio di accesso in discesa da cui si ripartono nove camere sepolcrali di una tomba aristocratica del IV secolo a.c. appartenuta ai cosiddetti Principi della Daunia. In fondo al corridoio si apre la stanza principale, riservata al capofamiglia, con vasto vestibolo. Presenta inoltre dei graffiti, le firme degli artigiani che lavorarono l’ipogeo."

fig. 5 - GENI ALATI E NON E FIGURA FEMMINILE CON BERRETTO FRIGIO CHE TIENE LA TESTA BARBUTA E GIGANTESCA DI UNA DIVINITA' O GENIALITA' DA LEI ABBATTUTA
Nella fig. 5, aldilà dei geni che svolgono, come nelle pitture pompeiane, lavori simili a quelli degli umani, c'è un'immagine femminile coricata, quindi in situazione di riposo, che tiene fra le braccia la testa gigantesca di un essere divino o semidivino che è stato decapitato.

Novella Giuditta che taglia il capo a Oloferne, o novella Salomè che taglia il capo a San Giovanni Battista, dove da eroina del primo mito diventa assassina nel secondo mito, anche questa creatura dal berretto frigio come Attis o come Mitra, in genere simbolo di via magica, conserva il suo trofeo non di giustiziera ma di colei che ha compiuto felicemente la sua opera.

Lei ha tagliato la testa a Saturno, o Crono, o al Dio del tempo che dir si voglia. Lai ha vinto la morte, lei ha reso immortale la sua anima, ovvero ha riscoperto la sua anima immortale. Lei è l'anima mortale che si è trasformata in anima immortale.

fig. 6 - LA VITTORIA
Lei ha compiuto il suo cammino secondo un mito di vittoria della Dea Fanciulla che diventa Dea Madre, cioè consapevole, mito trasformato poi dal patriarcato prima nel gesto di un'eroina contro un tiranno e poi di una fanciulla che per accontentare la madre depravata fa uccidere dal re depravato colui che osa giudicarlo.

Il patriarcato ha ribaltato prima e svilito poi tutti i miti del matriarcato per affossare l'antica conoscenza che permetteva ai mortali di compiere il proprio cammino di conoscenza e liberazione.

Nella fig. 6 c'è la Vittoria, o la Nike, rigorosamente alata che un tempo era simbolo dell'Opera interiore compiuta, poi diventa simbolo della vittoria in guerra, un'azione distruttiva che appartiene alla mente, come l'altra appartiene invece all'anima.

fig.7 - L'ANIMA E L'ANDROGINO E AMORE E PSICHE
Le due figure della n° 7 riguardano due coppie. nella prima c'è l'anima che si congratula con l'ermafrodito, che da sempre era l'opera felicemente riuscita di mente e anima finalmente ricongiunti, come poi ha ne ha ripreso il tema l'Alchimia che mostra un corpo con due teste, una maschile e una femminile.

L'ermafrodito ha però un'acconciatura dei capelli piuttosto femminile come si vedrà spesso in certe acconciature di Apollo, anche lui un po' ermafrodito. ma la sua virilità la rivela nell'essere nudo, prerogativa ormai proibita alle donne e l'unica Dea che può ancora mostrarla, seppure spesso parzialmente, è Venere.

La seconda riguarda il mito di Amore e Psiche, anche questo un mito misterico anche se un po' rimaneggiato. Psiche è l'anima ed è il Dio dell'Amore che le svela l'arcano. In realtà è Psiche che si fa il viaggio nel mondo dei morti, come Inanna e come Demetra per svelare il mistero dell'anima e dell'universo.

fig. 8  ADULTO IN FASCE E BAMBINI CHE DORMONO

I vasi canosini di Biardot e il loro significato misterico secondo lo storico Bachofen

"Di eccezionale qualità esecutiva, gli acquerelli di Biardot sono una sorta di “istantanea” sullo stato dei vasi al momento della scoperta dell’ipogeo Lagrasta I, sito archeologico che all’epoca sconvolse per dimensioni, qualità e quantità del corredo, e oggi noto fra l’altro per la sepoltura di Medella Dasmia (a lei, ultima nobildonna ad occupare una stanza funeraria della struttura, è riferibile un graffito) la cui descrizione lo storico e giurista di Basilea Johann Jakob Bachofen ha premesso alla sua opera intitolata "La dottrina dell’immortalità della teologia orfica" (edito in italiano per la prima volta da Rizzoli nel 2003)."

"Il libro di Bachofen, in origine pubblicato in appena 50 copie e rivolto ad un pubblico colto, mira a dimostrare l’importanza assunta dalla concezione religioso-filosofica orfico-pitagorica nei corredi funerari dei sepolcri dell’Italia Meridionale, in un lasso di tempo che va dal IV sec. a.c. alla dominazione romana. 

La simbologia racchiusa in essi esprime valenze mistiche legate alla dottrina dell’immortalità dell’anima, trascurando le quali si finisce col non comprendere il significato di certi corredi funebri. Questo il Bachofen sostenne in opposizione alle tesi accademiche dominanti nella sua epoca."

 Bellissime le immagini della fig. 8 dove l'adulto è ancora in fasce come un neonato e le altre figure di bambini maschi dormono, a significare l'inconsapevolezza di coloro che non hanno compiuto il viaggio dell'anima.

Lo stato di sonno in cui versa l'umanità fu il tema di fondo di molte culture orientali e occidentali tese al risveglio della conoscenza.

"Per lo studioso svizzero quel vaso canosino diventa una sorta di emblema di tutto un mondo di corredi funebri fatti di tritoni, nereidi, gorgoneion, ippocampi, centauri, ecc…, che assumono quindi un significato mistico e simbolico legato alla dottrina orfica. 

Come testimonia lo stesso Bachofen, rilevante in questa sua visione sul valore misterico di certi corredi funerari è stata non solo la visione del vaso di cui abbiamo parlato, ma anche una precedente pubblicazione del Biardot (Explication du symbolisme des terre cuites grecques de destination funèraire, Parigi 1864) della quale dice: 

“questo suo scritto assicura ai ritrovamenti canosini un posto eminente nel patrimonio dei monumenti funerari”; un’opera di cui i due volumi (testo e atlante figurato) successivamente pubblicati nel 1872 furono considerati il completamento".



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