« Dopo il fiume Sagra c'è Caulonia, fondata dagli Achei e chiamata dapprima Aulonia, per la valle che si trova di fronte ad essa. Ora la città è abbandonata: i suoi abitanti, infatti, furono cacciati dai barbari in Sicilia, dove fondarono un'altra città di Caulonia » (Strabone, Geografia,)
Si narra che verso la fine del VII sec. a.c. sulla costa orientale della Calabria, presso il promontorio di Punta Stilo, regnasse l’amazzone Clete quando giunsero gli Achei che, con l’aiuto dei Crotoniati, uccisero Clete e distrussero il suo regno. E ti pare che qualcuno lasciasse in pace le Amazzoni? Suo figlio Caulon, unico sopravvissuto, in seguito riedificò la città, a cui diede il suo nome.
- SUO FIGLIO? MA LE AMAZZONI TENEVANO I FIGLI MASCHI?
Si vede che i tempi erano cambiati, oppure che qualcuno si vantò di essere suo figlio e si prese il trono. Fatto sta che Kaulon o Kaulonia, fu una colonia della Magna Grecia, i cui resti sono locati presso Punta Stilo, nel comune di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria.
- LO SAPEVAMO DI AVER AVUTO IN ITALIA UN REGNO DI AMAZZONI?
- NO, NON LO SA NESSUNO, PERCHE' I LIBRI, COME AL SOLITO, SU QUESTE COSE TACCIONO.
RESTI DEL TEMPIO DI KAULON |
- TACCIONO?
- Si, tacciono, come su tutte le cose che riguardano il matriarcato, Bachofen fu ripudiato da tutto il mondo per aver scritto sull'esistenza reale del matriarcato, e in Italia il suo testo, che aveva già fatto il giro del mondo, fu bandito per circa un secolo.
Ma in Italia c'è la Chiesa che proibisce l'innalzamento della donna, tanto che perfino la Madre di Dio non è Dea ma donna e pure umile ancella.
- Le origini di Stilo deriverebbero dalla distruzione durante il periodo greco da parte di Dionigi di Siracusa della città di Kaulon. Ma non furono gli Achei?
- Secondo Apollinare Agresta fu edificata per la prima volta nel promontorio di Cocinto, attuale Punta Stilo.
Nacque come città fortificata, un oppidum magnogreco di nome Consilinum o in greco Kosilinon (da kosi= villaggio e silinon = della luna). Stilo nel periodo del basso impero romano fu considerata la Kaulonia italiota e successivamente cambiò il nome in Stilida.
Clete era stata la nutrice di Pentesilea e, dopo la morte della sua regina, avvenuta per mano di Achille davanti alla città di Troia, mentre faceva ritorno in patria una tempesta la gettò nell’Italia meridionale e qui ella si stabilì fondando una città. Clete fu perciò l’iniziatrice della stirpe delle regine che avrebbero regnato fino alla conquista crotoniate.
- E IL FIGLIO? CON CHI L'AVEVA FATTO?
- DI SICURO CON UN MASCHIO, MA LA REGINA RESTAVA LEI.
- MA LE AMAZZONI ERANO LESBICHE?
Il destino di Clete e il suo ruolo di regina di una città dell’Italia sarebbe stato profetizzato da Cassandra (Licofrone, Alessandra, 993-1007). Diverse regine che si succedettero sul trono dell’antica Kaulon avrebbero portato il nome dell’amazzone Clete per perpetuarne il ricordo.
Tucidide ci ricorda che Kaulon era un fiorente centro di esportazione del legname impiegato nell’industria navale e fu una delle prime città a coniare monte d’argento. Generalmente sulle monete troviamo una figura maschile nuda, con lunghi capelli, il braccio sinistro teso in avanti e un cervo con la testa rivolta all’indietro. Chi era?
- MA SE ERANO TUTTE DONNE!
- UN DIO MAGARI, PERCHE' LE AMAZZONI UN DIO LO SOPPORTAVANO, UN MASCHIO UMANO MOLTO MENO....
Fra l’estate 2012 e quella del 2013, nell’area archeologica dell’antica città di Kaulon (da non confondere con le moderne Caulonia e Marina di Caulonia), sul territorio dell'odierna Monasterace Marina (RC), sono stati ritrovati splendidi mosaici ellenistici con figure di draghi e delfini.
La Casa del Drago infatti custodisce un mosaico di 2 metri x 1 raffigurante un drago marino con la coda di pesce, collocato in una stanza destinata ai simposi. Il mosaico risale al III sec. a.c. ed è perciò il più antico della Calabria e il più imponente di tutta la Magna Grecia. Dell’antica città greca rimangono i resti del basamento di un tempio dorico, in prossimità del faro di Punta Stilo, databile alla metà del V sec. a.c.
- OK, MA LE AMAZZONI ERANO LESBICHE?
Di fronte al tempio c'è solo mare, un mare sconfinato, e infatti sconfina sulla spiaggia si che una parte del terreno è franata per le mareggiate, così molti resti sono sprofondati. Al museo è conservato un mosaico con figura di drago. E' uno strano drago, perchè somiglia molto ai draghi cinesi.
- MA ALLORA I DRAGHI SONO ESISTITI DAVVERO?
- CERTO CHE SI, MICA SE LI SONO INVENTATI!
- MA VA, I DRAGHI SONO UNA LEGGENDA!
- E COME NO, ALLORA PURE I DINOSAURI SONO UNA LEGGENDA.
- MA I DINOSAURI NON C'ERANO AL TEMPO DEGLI UOMINI.
- I DINOSAURI NO, MA I LORO SCHELETRI SI.
-AH... GIUSTO.. ECCO DA DOVE VENGONO I DRAGHI!... E.... MA LE AMAZZONI ERANO LESBICHE?
Le Amazzoni erano un popolo di donne guerriere che, secondo il mito, discendevano da Ares, il bellissimo Dio della guerra amato da Afrodite, con cui generò Armonia. Secondo altre leggende, non proprio leggende, erano un gruppo di donne scite, separatesi dal resto del loro popolo e rimaste sul Termodonte, ovvero donne che avevano ucciso o cacciato i loro uomini, dai quali venivano maltrattate.
« guerriera ardita, che succinta, e ristretta in fregio d'oro
l'adusta mamma, ardente e furïosa tra mille e mille,
ancor che donna e vergine, di qual sia cavalier non teme intoppo. »
(Publio Virgilio Marone, Eneide)
DONNE, RICORDATE CHI FOSTE!
Diciamo che con l'invasione indoeuropea le donne da sacerdotesse e signore divennero schiave degli uomini e si ribellarono andandosene per sempre. Erano donne fiere e potevano farlo, coi secoli e millenni hanno perduto la fierezza dimenticando chi furono. Oggi le donne trovano normale fare le schiave.
Il regno delle Amazzoni si trovava tra l’Europa e l’Asia, sulle pendici del Caucaso, e in Tracia, e pure nella Scizia meridionale. Le governava una regina, anzi due, una per amministrare e una per la guerra e, al contrario dei maschi, non litigarono mai tra loro. L’attività principale delle Amazzoni non era la guerra, ma furono continuamente attaccate dagli uomini.
- INFATTI SAPEVANO LAVORARE I METALLI PER FARE ARMI ED UTENSILI, E LAVORAVANO IL CUOIO E IL LEGNO, CREANDO BEI MANUFATTI CHE RIVENDEVANO E CI CAMPAVANO BENE.
Per perpetuare la discendenza queste donne si univano a stranieri o prigionieri, tenevano le figlie femmine e uccidevano o abbandonavano i maschi. Alle bambine tagliavano il seno destro per poter maneggiare meglio l’arco (amazzone significa “colei che non ha mammella”).
- MA CHE ERANO, UN POPOLO DI CRIMINALI?
E BASTA CON QUESTA MAMMELLA BRUCIATA!
Ma che raccontano? Sono gli uomini che mutilano i figli e le figlie con la scusa della religione. Le donne tenevano le figlie e restituivano i figli, del resto i maschi vogliono figli maschi.
Nei fregi del Partenone le Amazzoni hanno entrambi i seni e maneggiano agili sia spade che lance, nei sarcofagi di Tessalonica riposano in pose armoniose, e a Petra danzano col tamburello.
Gli Sciiti le chiamavano Oriopata, cioè "quelle che uccidono uomini".
Come mai nessuno le ha mai rappresentate senza un seno? Dicono per ragioni estetiche, ma va, avrebbero indossato una specie di mezzo reggiseno che sarebbe stato caratteristico. Eppoi non è affatto necessario poggiare il polso sul seno per tirare bene, anzi le amazzoni tiravano coll'arco da cavallo, quindi in tutte le posizioni. Nemmeno oggi i tiratori e le tiratrici d'arco poggiano il polso dul seno per mirare. E la solita balla mascolina.
Esiodo ci dice che le Amazzoni erano un popolo pacifico, che iniziò a combattere solo perché attaccato, ma una volta sconfitte sembra, come le Sabine, fossero tanto contente di sottomettersi ai vincitori. Grossi dubbi in merito, anche perché si fecero ammazzare e si suicidarono parecchio prima di arrendersi.
MOSAICO A KAULON |
Eracle sbarcò al porto di Temiscira, nel paese delle Amazzoni, assieme ad alcuni compagni.
Le Amazzoni li accolsero bene e la regina acconsentì a dargli la cintura, ma l’intervento ingannevole di Hera provocò una disputa e una battaglia.
Eracle pensò di essere stato tradito e uccise Ippolita. In quell’occasione l’eroe fu accompagnato da Teseo, che rapì l’amazzone Antiope.
Diciamo che Ercole era un po' maschilista e odiava le amazzoni e le attaccò per questo. Le Amazzoni raccontavano che Eracle, loro mortale nemico, le aveva distrutte o costrette a emigrare in sedi più settentrionali.
E così, per vendicarsi, le Amazzoni invasero l’Attica e se ne impadronirono, marciarono su Atene e si accamparono sulla collina che in seguito prese il nome di Areopago («la Collina di Ares»). L'aeropego era l'equivalente del Foro romano, il cuore della città.
SARCOFAGO AMAZZONOMACHIA MUSEI CAPITOLINI
Il sarcofago dei Musei Capitolini presenta la raffigurazione di una battaglia tra Amazzoni e guerrieri armati, forse Greci, riferibile alla storia dell’ invasione amazzone della regione dell’ Attica.
Le amazzoni vengono raffigurate di solito con un corto chitone e il diplois, alti stivali muniti di cinghie e come armi brandiscono o la pelta o l’ascia bipenne, mentre molto particolare è la varietà degli elmetti di cui fanno uso; i capelli sono spesso raccolti in un nodo dietro la nuca.
I guerrieri greci invece hanno corte exomis e alti stivali; i loro elmetti sono tondi e le spade corte, ad eccezione delle figure centrali che indossano elmetti corinzi e una corazza, così come i greci che gli stanno davanti: molti di loro hanno scarpe con i lacci.
Sulla fronte del sarcofago troviamo un’amazzone caduta morta da cavallo, e intorno a lei altre amazzoni, tra le quali una si scaglia contro il guerriero greco che ha ucciso la compagna.
A sinistra abbiamo invece, nel secondo gruppo, un’altra amazzone al galoppo, che con l’ascia uccide un greco; al suolo sono i cadaveri di due amazzoni morte. Nell’ultimo gruppo, a destra, troviamo un greco di spalle caduto dal cavallo, con le briglie ancora in mano, il quale sta per essere ucciso da un’amazzone.
Ai lati troviamo due Vittorie vestite di un lungo chitone; hanno i capelli raccolti in un ciuffo e retti in un nodo e la vittoria di sinistra tiene un trofeo. Sulla faccia sinistra del sarcofago c’è un gruppo formato da un guerriero che afferra un’amazzone per i capelli con la mano sinistra, mentre nella destra tiene una spada.
Sul coperchio, agli angoli, troviamo le teste di giovani uomini con capelli lunghi e selvaggi: forse barbari; sulla fronte c’è una scena che raffigura un gruppo di Amazzoni catturate con i capelli sciolti.
L’opera, di buona esecuzione, è del II secolo a.c.; trovata nel 1744 nella Tenuta di Salone, di proprietà del capitolo di Santa Maria Maggiore, sulla via Collatina e presentata, nello stesso anno, da papa Benedetto XIV, conteneva resti di ossa e gioielli.
Una tomba tipica è quella del IV sec. a.c.. scoperta a Tira. Due lance conficcate nel terreno all’entrata, due all’interno di fianco allo scheletro. Sul cranio la lesione lasciata da un colpo d’ascia, nel ginocchio la punta di una freccia. Il corredo funebre comprendeva gioielli e uno specchio, ma anche una faretra con venti frecce.
La parola Amazzone ha un’etimologia dibattuta ma non significa «senza seno». Omero ha usato l’espressione Amazones antianeirai. Un sostantivo senza desinenza femminile, a indicare un popolo composto da ambedue i sessi, accompagnato da un epiteto femminile a rimarcare l’eccezionalità delle sue donne (antianeirai non vuol dire «contro gli uomini» ma «uguali agli uomini»).
È curioso che i Greci le raccontassero con un seno solo ma le dipingessero con entrambi, per non rinunciare alla bellezza di un corpo simmetrico, si dice, ma non convince. Comunque su vasi e fregi le raffiguravano più coperte degli eroi maschi, a cui la tradizione imponeva una nudità atletica.
Le Amazzoni vestivano in modo colorato, con berretti a punta, tuniche a maniche lunghe (magari rinforzate con tante piccole placche metalliche) e un indumento inammissibile in Grecia: i pantaloni.
Diciamo che Ercole era un po' maschilista e odiava le amazzoni e le attaccò per questo. Le Amazzoni raccontavano che Eracle, loro mortale nemico, le aveva distrutte o costrette a emigrare in sedi più settentrionali.
E così, per vendicarsi, le Amazzoni invasero l’Attica e se ne impadronirono, marciarono su Atene e si accamparono sulla collina che in seguito prese il nome di Areopago («la Collina di Ares»). L'aeropego era l'equivalente del Foro romano, il cuore della città.
La battaglia decisiva si svolse ai piedi dell’Acropoli e le Amazzoni riportarono una vittoria temporanea, ma una delle loro ali fu sbaragliata e furono costrette a firmare la pace.
NON CE LA RACCONTANO TUTTA. LE AMAZZONI REGNARONO PER PARECCHI ANNI SU ATENE
Le Amazzoni presero parte alla guerra di Troia. Dopo la morte di Ettore un contingente di Amazzoni accorse in aiuto dei Troiani, sotto la guida della maestosa regina Pentesilea, figlia di Ares.
Tra le più diffuse nozioni scolastiche di fine secolo c’era la convinzione che nel lontano passato sia sorta da qualche parte in Europa un’Età dell’Oro matriarcale. Sia Sir James Frazer in Il Ramo d’Oro (1890) sia Robert Briffault in The Mothers (1927) accennano ad un antico mondo dominato da femmine. Il filologo svizzero Johann Jakob Bachofen (1815-1887) nella sua opera monumentale Mutterrecht und Urreligion, pubblicata per la prima volta nel 1926, dichiarò di "diritto materno" l’origine della cultura.
Lo studio dell’arte funeraria romana di Bachofen, intrapresa nel 1840, lo ha convinto che la legge Romana in sé, quel pilastro del pensiero patriarcale, conteneva elementi che potevano solo pervenire da un distante passato di matriarcato, tra cui la sacrosanta nozione di matrimonio ancora diffusa ai giorni d’oggi. Bachofen elaborò una visione romantica della storia pre-patriarcale, ampiamente dedotta da uno studio meticoloso sul mito."
NON CE LA RACCONTANO TUTTA. LE AMAZZONI REGNARONO PER PARECCHI ANNI SU ATENE
Le Amazzoni presero parte alla guerra di Troia. Dopo la morte di Ettore un contingente di Amazzoni accorse in aiuto dei Troiani, sotto la guida della maestosa regina Pentesilea, figlia di Ares.
Pentesilea sfidò il più forte dei guerrieri greci, Achille, che la ferì mortalmente al seno destro.
"Davis Kimball sottolinea che molti archeologi russi avevano già lavorato in altri siti kurgan nella stessa zona di Pokrovka dagli anni 50, ma ogni volta che trovavano per caso donne sepolte con spade e pugnali, si astenevano da congetture interpretative oppure ritenevano che le armi fossero lì puramente per scopi rituali. Le gambe arcuate e le punte di freccia consumate trovate nel sito di Pokrovka suggeriscono, comunque, che la Xena della serie televisiva ha, in realtà, dei veri predecessori. Sarah Nelson, un’antropologa dell’università di Denver e esperta in archeologia dell’est asiatico, espone la situazione più fortemente:
"Davis Kimball sottolinea che molti archeologi russi avevano già lavorato in altri siti kurgan nella stessa zona di Pokrovka dagli anni 50, ma ogni volta che trovavano per caso donne sepolte con spade e pugnali, si astenevano da congetture interpretative oppure ritenevano che le armi fossero lì puramente per scopi rituali. Le gambe arcuate e le punte di freccia consumate trovate nel sito di Pokrovka suggeriscono, comunque, che la Xena della serie televisiva ha, in realtà, dei veri predecessori. Sarah Nelson, un’antropologa dell’università di Denver e esperta in archeologia dell’est asiatico, espone la situazione più fortemente:
"Archeologi maschi stanno scavando da anni sepolture militari di caste alte descrivendole come maschili ma, in effetti, sono spesso femminili" dice, "questo è, piuttosto, il significato dei ritrovamenti di Pokrovka: il patriarcato universale diventa, molto ironicamente, il supremo mito maschile!....
Tra le più diffuse nozioni scolastiche di fine secolo c’era la convinzione che nel lontano passato sia sorta da qualche parte in Europa un’Età dell’Oro matriarcale. Sia Sir James Frazer in Il Ramo d’Oro (1890) sia Robert Briffault in The Mothers (1927) accennano ad un antico mondo dominato da femmine. Il filologo svizzero Johann Jakob Bachofen (1815-1887) nella sua opera monumentale Mutterrecht und Urreligion, pubblicata per la prima volta nel 1926, dichiarò di "diritto materno" l’origine della cultura.
Lo studio dell’arte funeraria romana di Bachofen, intrapresa nel 1840, lo ha convinto che la legge Romana in sé, quel pilastro del pensiero patriarcale, conteneva elementi che potevano solo pervenire da un distante passato di matriarcato, tra cui la sacrosanta nozione di matrimonio ancora diffusa ai giorni d’oggi. Bachofen elaborò una visione romantica della storia pre-patriarcale, ampiamente dedotta da uno studio meticoloso sul mito."
SARCOFAGO ESPOSTO AI MUSEI CAPITOLINI |
SARCOFAGO AMAZZONOMACHIA MUSEI CAPITOLINI
Il sarcofago dei Musei Capitolini presenta la raffigurazione di una battaglia tra Amazzoni e guerrieri armati, forse Greci, riferibile alla storia dell’ invasione amazzone della regione dell’ Attica.
Le amazzoni vengono raffigurate di solito con un corto chitone e il diplois, alti stivali muniti di cinghie e come armi brandiscono o la pelta o l’ascia bipenne, mentre molto particolare è la varietà degli elmetti di cui fanno uso; i capelli sono spesso raccolti in un nodo dietro la nuca.
I guerrieri greci invece hanno corte exomis e alti stivali; i loro elmetti sono tondi e le spade corte, ad eccezione delle figure centrali che indossano elmetti corinzi e una corazza, così come i greci che gli stanno davanti: molti di loro hanno scarpe con i lacci.
Sulla fronte del sarcofago troviamo un’amazzone caduta morta da cavallo, e intorno a lei altre amazzoni, tra le quali una si scaglia contro il guerriero greco che ha ucciso la compagna.
A sinistra abbiamo invece, nel secondo gruppo, un’altra amazzone al galoppo, che con l’ascia uccide un greco; al suolo sono i cadaveri di due amazzoni morte. Nell’ultimo gruppo, a destra, troviamo un greco di spalle caduto dal cavallo, con le briglie ancora in mano, il quale sta per essere ucciso da un’amazzone.
Ai lati troviamo due Vittorie vestite di un lungo chitone; hanno i capelli raccolti in un ciuffo e retti in un nodo e la vittoria di sinistra tiene un trofeo. Sulla faccia sinistra del sarcofago c’è un gruppo formato da un guerriero che afferra un’amazzone per i capelli con la mano sinistra, mentre nella destra tiene una spada.
Sul coperchio, agli angoli, troviamo le teste di giovani uomini con capelli lunghi e selvaggi: forse barbari; sulla fronte c’è una scena che raffigura un gruppo di Amazzoni catturate con i capelli sciolti.
L’opera, di buona esecuzione, è del II secolo a.c.; trovata nel 1744 nella Tenuta di Salone, di proprietà del capitolo di Santa Maria Maggiore, sulla via Collatina e presentata, nello stesso anno, da papa Benedetto XIV, conteneva resti di ossa e gioielli.
Le Amazzoni vere conducevano una vita nomade in un’ampia regione intorno al Mar Nero, popolata da molte tribù e chiamata Scizia. Le sepolture di guerriere qui si contano a centinaia, una donna scita ogni 3 o 4 risulta inumata con le proprie armi, spesso anche con il proprio cavallo. Le bambine venivano addestrate alla caccia e alla guerra come i loro fratelli, da grandi potevano decidere se sposarsi o continuare a combattere.
Una tomba tipica è quella del IV sec. a.c.. scoperta a Tira. Due lance conficcate nel terreno all’entrata, due all’interno di fianco allo scheletro. Sul cranio la lesione lasciata da un colpo d’ascia, nel ginocchio la punta di una freccia. Il corredo funebre comprendeva gioielli e uno specchio, ma anche una faretra con venti frecce.
Si pensa che ne venissero scagliate fino a 15-20 al minuto e coprissero una distanza di 150-180 metri. La tecnica prevedeva che il cavallo corresse in avanti mentre la guerriera era rivolta all’indietro. Proprio frecce e cavalli consentivano alle donne di essere altrettanto veloci e letali dei soldati dell’altro sesso.
Le Amazzoni storiche vivevano una condizione di parità inimmaginabile nella Grecia antica, non erano in guerra con gli uomini, però avevano scelto di vivere senza di loro, e non li dominavano, invece li evitavano. Non erano vergini né mantidi religiose, non schiavizzavano né mutilavano i maschi e non è vero che si privassero di un seno per tirare meglio con l’arco. Dal punto di vista della medicina e della tecnica sportiva non avrebbe senso, eppure questa credenza diffusa dagli storici antichi — con l’eccezione di Erodoto — resiste da 25 secoli. Rinunciare ai maschi deve apparire duro e sacrificale.
Agli Sciti maschi, però, se ci pensate, è andata anche peggio: cancellati dai miti con l’invenzione delle tribù unisex o raccontati come disabili e succubi. L’ipotesi che degli uomini sani accettassero di condividere con le donne il potere doveva sembrare inverosimile.
La parola Amazzone ha un’etimologia dibattuta ma non significa «senza seno». Omero ha usato l’espressione Amazones antianeirai. Un sostantivo senza desinenza femminile, a indicare un popolo composto da ambedue i sessi, accompagnato da un epiteto femminile a rimarcare l’eccezionalità delle sue donne (antianeirai non vuol dire «contro gli uomini» ma «uguali agli uomini»).
È curioso che i Greci le raccontassero con un seno solo ma le dipingessero con entrambi, per non rinunciare alla bellezza di un corpo simmetrico, si dice, ma non convince. Comunque su vasi e fregi le raffiguravano più coperte degli eroi maschi, a cui la tradizione imponeva una nudità atletica.
Le Amazzoni vestivano in modo colorato, con berretti a punta, tuniche a maniche lunghe (magari rinforzate con tante piccole placche metalliche) e un indumento inammissibile in Grecia: i pantaloni.
Sulla pelle usavano tatuarsi animali veri e immaginari, bevevano latte di giumenta fermentato e si inebriavano con la cannabis, praticavano una religione animista e totemica.
SARCOFAGO AMAZZONOMACHIA AL MUSEO DI FIRENZE
Al Museo Atcheologico Nazionale di Firenze è conservato uno splendido sarcofago etrusco del 350-325 a.c., scolpito a bassorilievi e decorato a tempera su pietra, é il Sarcofago etrusco delle Amazzoni. Fu rinvenuto a Tarquinia nel 1869 e destinato dal governo sabaudo a Firenze nel 1872. Probabilmente il manufatto venne fabbricato in Grecia e spedito in Italia ancora semilavorato.
SARCOFAGO ESPOSTO A FIRENZE |
SARCOFAGO AMAZZONOMACHIA AL MUSEO DI FIRENZE
Al Museo Atcheologico Nazionale di Firenze è conservato uno splendido sarcofago etrusco del 350-325 a.c., scolpito a bassorilievi e decorato a tempera su pietra, é il Sarcofago etrusco delle Amazzoni. Fu rinvenuto a Tarquinia nel 1869 e destinato dal governo sabaudo a Firenze nel 1872. Probabilmente il manufatto venne fabbricato in Grecia e spedito in Italia ancora semilavorato.
La cassa è sicuramente della Magna Grecia come dimostra la bianca pietra di alabastro calcareo, che non esiste in Italia, e anche l'elevata qualità pittorica della decorazione non ha riscontri in ambito etrusco.
I sarcofago riproduce un tempietto, con i quattro lati decorati da pitture di artisti greci. La cassa è a parallelepipedo con facce lisce, ricavato da un unico blocco di marmo dell'Asia Minore.
Forse l'intero coperchio a spiovente venne realizzato in Etruria, visti i bassorilievi sui frontoncini laterali con il mito di Atteone sbranato dai cani, tipica del mondo etrusco. Anche l'acroterio centrale a forma di testa sporgente sembra etrusco. Gli acroteri laterali sono protomi umane.
Sul sarcofago si trovano due iscrizioni in lingua etrusca: una grande sullo spiovente del coperchio riporta il nome della defunta "Ramtha Huzcnai"; l'altra reca pure il nome con poche aggiunte e si trova su uno dei lati lunghi della cassa. Per realizzarle lo scriba etrusco non si preoccupò di incidere le pitture.
I quattro lati del sarcofago sono istoriati con pitture di Amazzonomachia, inquadrate da pilastri dorici agli angoli e con fregio a ovoli in alto. Le pitture occupano tutti e 4 i lati dove le figure, che compongono gruppi di due o tre in combattimento, sono caratterizzate singolarmente, in composizioni ben studiate, con colori molto vivi e un chiaroscuro sia tratteggiato sia fluido che ha il suo vertice sul lato con l'iscrizione.
L'Amazzone centrale a cavallo è di particolare finezza, con le parti nude in scorcio con tenui sfumature coloristiche. La forte tensione drammatica richiama la pittura greca della metà del IV secolo a.c.
L'artefice doveva essere di cultura ellenica, ma non greco, a causa di alcuni piccoli dettagli di tradizione italica e non greca. Forse era dell'Italia Meridionale.
SCENE DI BATTAGLIA TRA I GRECI E LE AMAZZONI |
- CHI SI FECE INUMARE NEI SARCOFAGI AMAZZONICI?
- DELLE DONNE NATURALMENTE, CHE RIMPIANGEVANO LA LIBERTA' DELLE SFORTUNATE AMAZZONI.
Sfortunate perchè le ammazzarono tutte, o le ridussero in schiavitù. come sono ancora oggi.
- E LE AMAZZONI ERANO LESBICHE?
- CERTO CHE LO ERANO, COSI' COME ERANO GAY I GRECI CHE SI PORTAVANO L'AMICHETTO IN GUERRA, SOLO CHE LE AMAZZONI ADULTE NON ERANO PEDERASTE, NON CERCAVANO LE GIOVINETTE.
- MA ERANO TUTTE LESBICHE? TUTTE TUTTE?
- MA LE DONNE SONO TUTTE LESBICHE, SOLO CHE NON LO SANNO.
- MA DAI! E PURE I MASCHI SONO TUTTI GAY?
- NO NON TUTTI.
Ti spiego, gli uomini maltrattano le donne, e a parte i paesi dove le infibulano e le mutilano o le imbacuccano, anche in occidente le trattano male. Le allevano inculcando loro che sono creature inferiori rispetto ai maschi, che sono meno brave e meno intelligenti di loro, e per farglielo credere per millenni hanno proibito loro di studiare e di agire, adibite solo ai lavori più pesanti e umili.
Per giunta le hanno obbligate al matrimonio monogamico, hanno preteso la fedeltà e hanno dato loro solo il valore dei figli, cioè come madri. Inoltre hanno creato le prostitute e le hanno condannate allo sfruttamento e al disprezzo.
Naturalmente le donne non amano gli uomini, perchè nel profondo li odiano, chiunque odia chi lo maltratta. Solo che le donne non sanno di odiarli e di essere lesbiche perchè sono nauseate dagli uomini. Se però vanno in analisi lo scoprono. Ti dirò di più:
SE LE DONNE SAPESSERO, SAREBBERO TUTTE LESBICHE E TUTTE AMAZZONI... MA UN GIORNO CAPIRANNO....
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