martedì 3 dicembre 2019

LA SOCIETA' DEI CHEROKEE





IL MITO

"Presso la tribù indiana Cherokee esiste un mito legato all’origine del grano e dell’agricoltura. Selu è "la donna grano" o "la madre del grano" ed ha due figli, di cui uno nato da un fiume intriso del sangue degli animali uccisi da suo marito Ka-na-ti, cacciatore.

Questo figlio è selvaggio, curioso e diffidente. In un primo momento, egli vuole capire come fa il padre a tornare dalla caccia con il carniere sempre pieno e scopre che, in realtà, il padre ha chiuso in una grotta tutti gli animali della foresta, prendendo, di volta in volta, solo quelli necessari al nutrimento della famiglia. 

I due figli, però, volendo imitare il padre, provocano la fuga di tutti gli animali, con la conseguente carenza di prede. Selu, quindi, inizia a nutrirli con cibi deliziosi, preparati con un alimento speciale che lei chiama "grano". 

Ancora una volta, il figlio nato dal fiume non capisce dove la madre possa prendere quel cibo e, dopo averla spiata, scopre che il grano era generato proprio dal suo ventre. Egli decide allora che sua madre è una strega e convince l’altro fratello che non possono nutrirsi del suo corpo, che ciò che è accaduto è orribile e che per punizione essi decidono di ucciderla.

La madre acconsente al sacrificio, imponendo loro di smembrare il suo corpo e di trascinare i pezzi in modo da rendere fertile, con il suo sangue, quanto più terreno possibile. Ma i due fratelli, pigri, trascinano il corpo solo due volte, ricavando così poco grano, in grado di sfamare solo loro due."



DAL MATRIARCATO AL PATRIARCATO

Qui finisce il mito ma la sua storia è quella del passaggio dal matriarcato al patriarcato dove i maschi hanno ucciso e sottomesso le donne distruggendo tutto ciò che di loro non potevano e non possono capire. 

E' successo tra gli indiani ciò che è accaduto anche in occidente, con la negazione e la sottomissione della donna, solo che i Cherochee hanno saputo vederlo e trarne insegnamento, ritrovando il rispetto della donna e dei figli.

Il padre era colui che limitava la caccia solo ai bisogni perchè all'epoca c'era il rispetto degli animali, mentre nel patriarcato i cacciatori hanno fatto strage di animali per guadagno e ingordigia. La madre era colei che provvedeva i prodotti della terra, detronizzata e uccisa perchè invidiata nei suoi poteri.



LA TRIBU' DEI CHEROCHEE

I Cherokee sono un popolo nativo americano del Nord America che al tempo del primo contatto con gli europei nel XVI secolo abitavano nelle terre orientali e sud-orientali degli USA finché non vennero costretti a spostarsi nell'altopiano d'Ozark negli anni 1838-39, nonostante le proteste del generale Wool, poi dimessosi, e di intellettuali come Ralph Waldo Emerson che scrisse personalmente una lettera al presidente Van Buren. I Cherokee erano una delle cosiddette Cinque tribù civilizzate.

I Cherokee erano di evidente discendenza matriarcale non troppo remota, infatti rispettavano le donne ed ascoltavano i loro consigli. Erano molto attenti all'educazione e alle necessità dei figli ed ambedue i genitori se ne occupavano, dando però molto risalto al compito della madre.

Le tribù Cherokee si dimostrarono subito molto accomodanti nei confronti dell'uomo bianco e delle sue mancanze di rispetto per le tradizioni indiane, imitarono molto in fretta la cultura dei bianchi di cui avevano visto i molti vantaggi, divenendo anche le cinque tribù che vennero civilizzate dal Governo americano e che accettarono i costumi importati dal vecchio mondo.


Insieme si adattarono alle leggi e alle usanze dei bianchi anche gli indiani Choctaw, diversi Creek e alcune centinaia di Seminole, ma senza ogni dubbio i Cherokee furono i più modernisti, da nomadi si trasformarono in sedentari, costruirono scuole, fattorie e chiese, impararono a coltivare dissodando e coltivando estese vallate usando con molto profitto gli utensili dei bianchi come la ruota, il carro, l'erpice e pure le fucine per forgiare gli attrezzi e così via.

Un appartenente alla tribù degli indiani Cherokee, che poi diventò anche famoso nella storia americana, di nome Sequoyah, inventò anche un nuovo alfabeto nel 1809: egli nacque da padre bianco e madre indiana, ricevendo l'educazione che veniva destinata ai pellerossa senza imparare mai l'inglese, riuscendo comunque ad avere il grande vantaggio di scrivere la lingua dei bianchi cercando di far avere la stessa possibilità alla sua tribù.

Passati dieci anni di studio riuscì a mettere a punto ottantasei simboli che fossero in grado di tener presente la complessità del sistema sillabico del suo popolo dei Cherokee, usando alcune lettere dell'alfabeto latino o dal greco mentre altre erano state inventate da lui.

Si cominciò a usare il suo alfabeto e sistema linguistico nel 1821 una volta che tutti lo accettarono volentieri il tutto trasposto nelle scuole indiane facendo addirittura uscire il primo giornale scritto e prodotto interamente dalla tribù degli indiani Cherokee nel 1828 stampando il giornale Cherokee Phoenix. Un botanico austriaco diede il nome di Sequoyah a un albero della costa occidentale del Nord America, per rispetto e ammirazione, che divenne sequoia come la conosciamo oggi.

Nel 1827 i Cherokee dopo aver indetto un'assemblea costituente promulgarono una costituzione modellata su quella americana trovando un proprio territorio in una regione tra il Tennessee, la Georgia, l'Alabama e il North Carolina che venne ritenuta illegale dal governo degli Stati Uniti non potendo permettere la creazione di una nazione autonoma dentro i propri confini dopodichè nel 1830, nel territorio dei Cherokee venne scoperto l'oro.

Il presidente Jackson si trovò di fronte a un problema del tutto anormale: gli indiani Cherokee andavano eliminati e le loro terre aperte agli insediamenti dei bianchi ma si trattava di un popolo pacifico e civilizzato quindi non si poteva sterminare senza perderci la faccia come era avvenuto per altre tribù per questo motivo prima di qualsiasi azione violenta si promulgarono leggi speciali completamente inique e discriminatorie per gli indiani che si videro privati di ogni diritto e costretti a vivere in condizioni miserevoli.

Alla fine gli venne imposto di spostarsi in Oklahoma. Inutili furono le proteste e le accorate petizioni lanciate dai nativi nel 1838 e la tribù fu costretta a partire lungo quella che fu chiamata la pista delle lacrime. La deportazione della tribù degli indiani Cherokee fu una delle più amare tragedie della storia americana dove almeno un quarto della popolazione morì lungo il viaggio a causa dei freddo, delle malattie e dello sfinimento. 

Anche Sequoyah seguì il suo popolo in esilio e morì in Oklahoma nel 1843, anche se c'è da dire che non tutti partirono poiché circa mille indiani restarono nascosti nei boschi della Carolina dove vivono ancora oggi i loro discendenti. Quelli che raggiunsero l'Oklahoma non si persero d'animo adattandosi alla nuova condizione e cominciando a ricostruire dal principio le loro case, le scuole, le fattorie e le chiese.



LA LEGGENDA DELLA CREAZIONE

"Per i Cherokee all'inizio c'erano due mondi: quello dei cieli, chiamato Ga-lun-la-ti, e quello delle acque scure, che ricoprivano tutta la terra che noi conosciamo oggi, in cui vivevano le forze maligne. Il Ga-lun-la-ti, invece era popolato da animali, piante e uomini.Tutte le creature parlavano la lingua Cherokee e vivevano insieme in armonia.

La Terra non era altro che un globo coperto di acqua dove vivevano pesci giganteschi e rettili. L'universo dei Cherokee si fondava sull'armonia e l'equilibrio. La luce era bilanciata dal buio, le cose virtuose e benigne erano bilanciate da quelle che si nascondevano nell'oscurità e fuggivano dalla luce.

All'inizio non c'era il sole, ma un grande albero della vita, che cresceva al centro del Ga-lun-la-ti. Esso illuminava il mondo, così che si potesse vedere ovunque e irradiava la sua luce anche nel mondo oscuro delle acque. Il Creatore viveva sull'albero della vita da dove si prendeva cura delle piante e degli animali.

A volte gli uccelli marini, i falchi e le aquile volavano nel mondo oscuro sottostante dove tartarughe giganti e ratti nuotavano nella pallida luce dell'albero del cielo. Il Creatore conduceva una vita solitaria. Quando il suo lavoro fu completato, si sedette sull'albero della vita e ammirò il mondo intorno a lui e sotto di lui. A volte, però, si sentiva solo e desiderava una compagna, forse una figlia, che si potesse sedere accanto a lui alla sera e vedesse la sua creazione vivere e crescere.

Così il Creatore plasmò una fanciulla la cui grazia e bellezza gli toccarono il cuore. Egli sapeva, però, che anche lei aveva bisogno di qualcuno con cui correre e giocare, così creò un uomo e insegnò ai suoi figli le cose che conosceva. Il Creatore presto si accorse che sua figlia rideva troppo e cantava troppo; parlava costantemente. Essa poneva moltissime domande: perché brillano le fronde dell'albero della vita? Chi ha creato il mondo dei cieli? Chi ha dato il nome alle piante?


Il Creatore continuava ad amarla, perché era sua figlia, ma questo parlare e chiedere in continuazione, cosa avrebbe potuto fare? Il Creatore aveva detto molte volte ai suoi figli di stare lontano dall'albero della vita e di non giocare nei pressi del suo tronco. Ma, come tutti i bambini curiosi, la prima donna volle scoprire perché suo padre aveva detto queste cose. Il primo uomo insisteva affinchè essa non si recasse all'albero, ma essa tutti i giorni avrebbe voluto scalare l'albero fino alle sue fronde più alte.

Un giorno trovò un buco ai piedi del tronco e vi entrò cadendo così al di fuori del Ga-lun-la-ti. Quando il Creatore tornò a casa non trovò la prima donna. Allora chiese al primo uomo: ”Dov'è mia figlia?”. Il giovane uomo rispose: ”Io le ho detto più di una volta di non entrare nel buco ai piedi dell'albero della vita, ma lei non ha voluto ascoltarmi!”.

Il Creatore non sapeva cosa fare per evitare che sua figlia cadesse nel maestoso oceano. Allora convocò gli uccelli del cielo affinchè la prendessero evitando di farla annegare. Essi formarono così una specie di grossa e soffice coperta con le loro ali piumate, con la quale presero la prima donna. Tuttavia, dove avrebbero potuto posarla? Così, mentre volavano sulla superficie delle “grandi acque”, il capostipite di tutte le tartarughe disse: “Qui, mettetela sul mio guscio!”.

Quindi gli uccelli discesero con la giovane donna, da quel momento conosciuta come “Sky-Woman”, e la posarono sulla superficie della sua nuova casa. Tuttavia non vi era abbastanza spazio, così il ratto e la lontra si offrirono volontari e scesero sul fondo del mare riportando in superficie del fango, il quale, dopo essere stato messo sulla schiena della tartaruga, cominciò a crescere diventando la terra che oggi conosciamo come “Turtle Island”.

Il Creatore, però, sapeva che essa avrebbe avuto bisogno di più cose, quindi mandò sulla nuova terra le piante e gli animali, affinchè si prendessero cura di sua figlia. Mandò il cervo, il bisonte, l'orso, il coniglio e lo scoiattolo, per fornirgli cibo e abiti. Mandò anche le piante medicinali: il cedro, la salvia, la sanguinaria-canadensis, la quercia e soprattutto il tabacco.

Mandò poi sulla terra molte altre cose per provvedere alla sua futura generazione: i Kituwah, i Cherokee. Quando la prima donna fu soddisfatta, il Creatore mandò il primo uomo ad aiutarla a curarsi della sua creazione. Il primo uomo e la prima donna erano ora marito e moglie. Erano felici e tutto andava per il meglio, ma, come in tutte le buone cose, il male si insinuò tra loro e cominciarono a discutere e litigare.


Furono dette parole dure da entrambi e, alla fine, la prima donna raccolse le sue cose e partì. “Vado a cercare un nuovo posto dove vivere” disse al marito “ tu sei indolente e non mi presti mai attenzione!”. In breve tempo il primo uomo si pentì delle sue azioni e cercò di raggiungere la moglie per scusarsi. Tuttavia si rese conto di non poterla ormai raggiungere, e pregò il Creatore di aiutarlo: “Rallentala, Creatore, affinchè possa dirle cosa essa significhi per me!”.

Il Creatore chiese: ”Il tuo spirito è uno con il suo?”. Il primo uomo rispose: ”Ne abbiamo uno solo fin da quando siamo stati creati! Ne abbiamo uno solo da quando tu hai soffiato la vita in noi e ne avremo uno solo fino alla fine del tempo stesso! ”. Toccato dalle parole dell'uomo, il Creatore intervenne. Vide la strada che la prima donna stava percorrendo e cominciò a far crescere delle piante ai suoi piedi per rallentarla. 

Da un lato crebbero le more selvatiche, dall'altro i mirtilli, ma lei continuò il cammino. Allora fece crescere i ribes (uva spina), ma ancora, lei non si curò di essi e continuò il cammino. Il Creatore, però, sapeva di doverla rallentare a tutti i costi, così andò nel suo giardino, prese una manciata di piantine di fragole e le piantò sula terra.

Quando atterrarono ai piedi della prima donna, cominciarono a crescere, fiorire e maturare. La prima donna si fermò a vedere gli splendidi rami e bacche della piantina di fragole, e si chinò per assaggiarne una. Appena mangiò la fragola dimenticò la sua rabbia e, preso un cestino, lo riempì velocemente e tornò verso il marito. 

Il primo uomo, intanto, si stava affannando per raggiungere la moglie e rimase sorpreso quando la vide tornare, e oh! Come batteva il suo cuore! Lei era sorridente! Lei mise la mano nel cestino, prese una fragola e la mise nella bocca del marito. Lui sorrise e ringraziò il Creatore. Presa la sua mano, la moglie lo condusse sul sentiero di casa, mangiando insieme le fragole lungo la via."

La donna che aspetta non guarda dietro, non guarda davanti. 
Si guarda dentro, e cresce; invoca il vento, le stelle, i mari
 e culla nei suoi occhi i sogni che fanno girare la terra.” 
(Poesia Cherochee)

Dalla leggenda della creazione alla poesia su scritta si comprende che i Cherochee sono di discendenza matriarcale recente. Dio creò per prima la donna e lei è il centro della coppia.



RITO DI PASSAGGIO

L’indiano Cherokee per diventare adulto dovesse superare una prova. Questi veniva portato nel cuore della foresta dal padre, il quale gli metteva una benda sugli occhi in modo che non potesse vedere. Fatto questo se ne andava, lasciandolo solo.

Il ragazzo doveva rimanere seduto su un tronco d’albero fin quando la luce del mattino, arrivando al suo viso, sarebbe passata attraverso la benda avvisandolo che la notte era passata. Il giovane non poteva piangere ne tanto meno gridare per cercare aiuto. Superata questa prova doveva fare voto di non parlarne. Non poteva dire nulla agli altri, perché ogni ragazzo diventa uomo alla propria maniera.

Il ragazzo, nel buio delle bende, è terrorizzato. Può sentire ogni tipo di rumore, di sicuro ci sono bestie selvatiche intorno a lui. Anche qualche altro umano potrebbe ferirlo. Il vento soffia forte, fischiando tra i rami, scuotendo l’erba e persino il tronco dove era seduto, ma nonostante questo, il ragazzo rimane seduto, stoicamente, senza mai rimuovere le bende.

Perché quello era l’unico modo per diventare un vero uomo! Finalmente dopo la notte il primo raggio di sole bacia i suoi occhi e lui può rimuovere la sua fasciatura. E’ a questo punto che scopre che il proprio padre è seduto sul tronco di fronte al suo. E’ rimasto li tutta la notte, proteggendo il figlio da ogni possibile pericolo.



0 commenti:

Posta un commento

 

Copyright 2012 All Rights Reserved Matriarcato e Matriarchy - Info - Privacy e Cookies