lunedì 30 gennaio 2017

LE ARPIE.



LA MADONNA DELLE ARPIE

LA MADONNA DELLE ARPIE 

Siamo nel 1515 e le monache di San Francesco de' Macci, a Firenze, ordinarono ad Andrea del Sarto la decorazione  della pala d'altare della loro chiesuola.

L'immagine avrebbe dovuto rappresentare una Madonna con Bambino incoronata da due angeli con ai lati san Giovanni evangelista e san Bonaventura.

Nel 1703 vide la pala il principe Ferdinando de' Medici, così offrì alle monache di restaurare la chiesa in cambio della pala, mica stupido il principe.

La pala venne così trasportata a palazzo Pitti e nel 1795 agli Uffizi.

Antonio Natali propose un'interpretazione della pala legata al capitolo IX dell'Apocalisse di Giovanni, a cui alluderebbe il libro tenuto aperto. Le figure del basamento non sarebbero arpie, né tantomeno le sfingi lette da altri studiosi (Monti, Shearman), ma le "locuste" citate nel testo, portatrici di calamità e distruzione.

Lo confermerebbe il fumo che si leva dal piedistallo, cioè quello salente dal "pozzo dell'Abisso", a oscurare il sole e l'atmosfera. San Francesco quindi potrebbe essere d'esempio per coloro che eviteranno tali tormenti, poiché segnati dal sigillo cristiano. Maria sarebbe quindi rappresentata nel momento in cui sottomette Satana, chiudendone simbolicamente il pozzo.


MA SIAMO SICURI?

Perchè quelle raffigurate non sono locuste, sono proprio Arpie, con tanto di ali, di tette e di zampe d'uccelli.

DETTAGLIO DEL QUADRO
Se avesse dovuto fare le locuste Andrea del Sarto avrebbe dipinto le cavallette.

Invece si tratta della raffigurazione di un piedistallo romano, decorato ad altorilievo, con quattro incontrovertibili arpie agli angoli.

Alla faccia di tutte le interpretazioni rocambolesche e fantasiose dei cattolici (sono specialisti in questo), per poterle collegare a qualche remoto passo biblico, erano e restano Arpie.

Non scherziamo dunque: queste sono Arpie, altrimenti io tiro fuori che sono angeli, perchè all'inzio dei tempi alcuni angeli erano raffigurati così.

Andrea del Sarto viene descritto dal vasari come uomo molto timido e di poco coraggio, sicuramente non fu lui a scegliere lo strano piedistallo della Vergine, gli fu senz'altro comandato.
Al principe Medici il quadro piacque non solo per la superba fattura, ma da uomo colto come era, vi colse l'allusione della figura della Vergine, creata appositamente dalla chiesa nel 400 (nei Vangeli è appena menzionata di sfuggita), che si basa sull'adorazione umana per la Mamma dei Viventi, come ben colse C. G. Jung  "nell'Archetipo della Grande Madre", che ha come piedistallo tutte le forme di adorazione della Grande Madre, fin dalle antichissime Arpie.

SFINGE ASSIRO-BABILONESE
Ma chi erano queste Arpie così vituperate dal cristianesimo?

Già, perchè se la chiesa le odia significa che non erano nè negative nè di poco conto.

Infatti vengono citate in vari passi nei classici e già cominciano ad essere negative.

Intanto c'è discordia sul numero, chi dice che sono 4, chi 3 e chi due. Normalmente se ne considerano3.

I greci erano fatti così: per loro i belli erano buoni e i brutti erano cattivi, non si scappava. Dunque le Arpie furono belle in tempi remoti, cioè matriarcali, e brutte in tempi più recenti, cioè patriarcali. Da bellissime fanciulle divennero orribili, ripugnanti, sporche, crudeli, ladre e fameliche.

- Le arpie le ritroviamo nell'Odissea di Omero (libro XX): in una preghiera ad Artemide, Penelope ne parla come di tempeste e ricorda che rapirono le figlie di Pandareo per asservirle alle Erinni.

- Esiodo parla di due arpie, Aello e Ocipete, figlie di Taumante ed Elettra; di esse dice che avessero una magnifica capigliatura e che fossero potenti nel volo.

- Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio (libro III) le Arpie, per ordine di Hera, perseguitano il re e indovino cieco Fineo, portandogli via le pietanze dalla tavola e sporcandogliela.
Ma secondo i più fu Zeus a volere la punizione del re tracio Fineo, che con le sue profezie aveva svelato ai mortali troppe cose.

Dopo averlo accecato, il padre degli Dei (ma quanto è buono lui!) lo confinò su un'isola fornendogli un ricco banchetto al quale, tuttavia, non poteva accedere a causa delle Arpie

Al tormento posero fine degli Argonauti di Giasone, i figli di Boreo, il vento del nord, e come tali in grado di volare. Essi inseguirono le Arpie e le misero in fuga senza però far loro del male, rispettando la richiesta della Dea Iris.


SFINGE ETRUSCA
- Virgilio cita le arpie nell'Eneide, che sono tre. « Le isole Strofadi dette con nome greco, stanno nel grande Ionio, e sono la crudele Celeno e le altre Arpie a popolarle, da quando fu chiuso il palazzo di Fineo e per il terrore abbandonarono le mense i precedenti abitanti. Non c'è mostruosità più triste di quelle, né alcuna più crudele peste e l'ira degli dei sprigionò dalla palude Stigia. Virginei volti di esseri alati, schifosissimo flusso dal ventre, artigli adunchi e sempre emaciate le facce per la fame. »

(Virgilio, Eneide, III, 210-217)

- Enea incontrò l'Arpia Celeno alle Strofadi dove gli predisse che i suoi Troiani avrebbero raggiunto la nuova terra soltanto quando la fame li avrebbe spinti a mangiare persino le mense.

Insieme alle sue compagne si impossessò del cibo dei Troiani e poiché le loro piume di acciaio erano più dure delle spade, fu impossibile scacciarle.

Ok, gli hanno fregato il cibo, ma gli hanno fatto la profezia, e che profezia! I Troiani seppero di essere giunti alla meta proprio grazie a questa divina previsione.

Le Arpie appartengono agli Dei più antichi, quelli pre-olimpici, come Nike, Saturno, Ebe ecc.

Erano in numero di tre e avevano nomi molto relativi alla natura del mare: Aello che significa "Burrasca", Ocipite "Vola svelta" e Celeno "Oscura".

Erano figlie di due divinità marittime, Teamante ed Electra, quest'ultima discendente da Oceano e Teti, e sono sorelle di Iris, anch'essa divinità preolimpica, personificazione dell'arcobaleno e messaggera degli Dei.

Dunque sono Dee marine con natali illustri, ma perchè mostri? In origine furono descritte da Esodo come donne dagli splendidi capelli, e rappresentate come bellissime donne alate, vuoi vedere che era la solita trinità della Dea appunto triforme?

Col tempo però divennero negative, uccelli dal volto di donna prima e ibridi uccello/orribile vecchia poi, che rapiscono i bambini o rubano le anime.

ARPIA DI UN RILIEVO GRECO
La leggenda più importante è quella del re Fineo, al quale le Arpie rubavano tutto il cibo, o lo insozzavano con i loro escrementi; stavano per essere uccise dai figli di Borea, ma Iride lo vietò, ottenendo dalle Arpie, in cambio della vita, che da quel momento in poi lasciassero Fineo tranquillo; esse allora andarono a nascondersi in una caverna di Creta.

Come dire che i nuovi conquistatori (forse i Dori) abolirono la Grande Madre con le sue tre immagini facendola diventare terrifica.

I nuovi sacerdoti tentarono di sopprimerle, ma incontrarono troppe opposizioni, per cui ne limitarono il culto a Creta. Per il resto divennero nefaste. Il patriarcato, si sa, trasformò molte Dee in mostri, o demoni o ninfe, relegandole a un ruolo o minore o negativo.

Generalmente si diceva che abitassero le isole Strofadi, dove le trova Enea secondo il racconto di Virgilio, il quale le colloca poi nell'anticamera degli Inferi tra gli altri mostri. Di mostruoso le Grandi Madri qualcosa avevano: esse davano la vita, nutrivano e davano la morte.

Sembrerebbero madri crudeli, invece sono rappresentazioni della inspiegabile Natura, quella in cui siamo immersi anche se con la mente ci illudiamo di esserne fuori. In realtà sono Sfingi, e le Sfingi sono antiche Grandi Madri, personificazioni di umano e animale insieme, quando l'istinto era parte di noi e non parte demoniaca.


Di solito si credeva fossero tre ed ecco i loro nomi più riconosciuti:


- Aello (in greco "rapida come il turbine").
Era la portatrice di pace e giustizia, inviata dagli Dei per assegnare agli uomini le giuste punizioni per i crimini commessi. Secondo alcuni veniva descritta come una stupenda fanciulla alata, in altri come un mostro alato dal volto orrendo di donna, da altri un mostro metà donna metà uccello con artigli appuntiti e ricurvi.
 - Ocipete (in greco detta pure Okithoe o Okypede),
quindi "colei che scorre veloce"
.- Celeno ( in greco "oscurità" ma talvolta veniva chiamata anche Podarge, che significava "dal piede agile"). Detta anche La rapida.

Secondo altre leggende, Celeno era l'amante di Zefiro (che insieme a Borea ed altri venti, erano i figli di Eolo dio dei venti) e con lui generò i due cavalli parlanti dell'eroe Achille, Balio e Xanto.


Le Arpie sono metà donne e metà uccelli. E' mostruoso? Se si lo sono anche gli angeli, perchè i primi angeli giudaico-cristiani appaiono spesso con le zampe da uccello.

Spesso in era antica le Arpie erano considerate psicopompo, anche perchè tutti gli psicopompi che si rispettino erano muniti di ali, dalla Lasa etrusca al greco Hermes, che le ali le aveva ai piedi anzichè sulle spalle ma le aveva comunque.

Infatti la Grande Madre non uccideva gli uomini per crudeltà, ma ne seguiva il corso naturale fino alla tomba, dove il corpo dell'uomo veniva restituito alla Madre Terra. In tal caso era l'emissaria della Terra ad accompagnare  pietosamente l'anima dell'uomo nell'oltretomba. Per gli etruschi fu la Lasa, fanciulla bella e alata che accompagnava il defunto nella sua nuova dimora.

La chiesa cattolica ne ha tratto l'angelo custode, che protegge in vita e guida in morte. A considerare però la brutta fine che ha fatto tanta gente, tra guerre, carestie, malattie, tifoni e terremoti, si direbbe che esistano angeli custodi di serie a e di serie b, ma pure di serie zeta.



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