lunedì 25 febbraio 2013

NORTIA DEA E MAGA



GLI DEI ETRUSCHI

Per alcuni:

Velthune, sommo dio d’Etruria, multiforme
Tarxuna, dio della tempesta
Velka, dio del fuoco e della vegetazione
Northia, divinità del fato
Selvans, dio protettore delle inclemenze del cielo
Tuchulcha, dio delle tenebre o dell’oltretomba
Culsans, divinità delle stagioni (Giano)
Per altri

Tinia, Februus, Menrva, Mantus, Fufluns, Nethuns, Voltumna, Laran, Thesan, Nortia, Thalna, Tages, Tuchulcha, Turms, Bo. Questi gli Dei conosciuti, ma nel VII sec. predominavano le assimilazioni greche:

Così Tin o Tinia appare assimilato a Zeus, (Giove);
Turan ad Afrodite, (Venere);
Turms a Hermes (Mercurio);
Fufluns a Dionisio (Bacco);
Sethlans a Efesto (Vulcano);
Uni a Hera (Giunone);
Menerva ad Athena (Minerva);
Maris ad Ares (Marte);
Nethuns a Poseidon (Nettuno).

Probabilmente sono un'assimilazione degli “Dei consenti” Romani presi dagli Dei Consenti Etruschi, i consiglieri del Dio Tinia, senza nome e misteriosi, anch’essi in numero di dodici: Giove, Marte, Nettuno, Apollo, Mercurio, Vulcano, Giunone, Vesta, Minerva, Cerere, Venere e Diana.
Insomma tra gli Dei più antichi Nortia c'era, ma chi era?



NORTIA LA DEA MAGA

- Al tempo dell’invasione Gotica i Romani facevano seppellire dai sacerdorti i simulacri d’argento della Dea Bona Nortia Argentea, nelle terre di confine come maleficio contro gli invasori. 

- Intorno al IV sec., l’Argentea Nortia, Dea della Fortuna, fu chiamata Santa Maria Argentea ed il suo tempio diventò cristiano, così S. Maria Argentea ereditò il potere di togliere i malefici mediante amuleti sacri come “l’Agnus dei” che ancora oggi contiene il sale purificatore ed il grano sacrificale della Dea arcaica, mentre la Sibilla Appenninica ne ereditò le rivelazioni.

E' chiaro, non si poteva abbattere la Grande Madre senza sostituirla con una Dea pietosa, pena una sollevazione popolare, per cui il nuovo santuario cristiano sorgeva su quello pagano con due vantaggi: far si che la gente non andasse a piangere sul tempio abbattuto (cose spesso accadute) e inserire insensibilmente la sostituzione da Dea a donna di Serie A. Meglio di niente era.

- L' Etrusca Nortia è citata tra le divinità nel Fegato di Piacenza e appare alcune volte nella letteratura e nelle epigrafi latine. E' pure menzionata in una delle satire di Giovenale, identificata con la Dea romana Fortuna, mentre Martianus Capella, scrittore latino del V sec. dc. la annovera tra le Dee del fato, o Dea delle Sorti, come Fortuna Prenestina, Nemesis, e Tyche. Tertulliano momina ben due volte Nortia in una polemica cristiana.

NECROPOLI DI NORTIA


DEA LUNA

Perchè fu definita argentea? Perchè lunare, femminile, umida e notturna, e come tutte le Dee lunari era guaritrice. La Dea Luna è in realtà la Triplice, la Trina, la Trigoria, la Trivia. Insomma Dea in cielo, in terra e negli inferi.
Non si dice che il Dio Cristiano è in cielo e in terra e in ogni luogo? E quale altro luogo c'è oltre al cielo e alla terra? Gli inferi, ma non sta bene dirlo, perchè se Dio abita negli Inferi o è il Diavolo o coabita con esso.

Nortia, o Nurtia, o Norcia, o Norsia, o Nercia, o Nyrtia, è il nome latinizzato di una Dea etrusca del destino e delle sorti, quindi Dea degli oracoli e della divinazione. Lei era la Dea del cielo, della terra e degli inferi, ma pure del tempo e dello spazio.
Così attributo di Nortia era un chiodo che veniva conficcato nella parete del tempio di Volsinii per marcare ogni anno il Nuovo Anno.
Tito Livio (7,3,7) riporta che secondo lo storico Cincio, a Volsinii nel tempio della Dea etrusca Nortia si potevano ancora vedere dei chiodi piantati per indicare il numero degli anni.

In tutte le culture matriarcali furono le sacerdotesse a iniziare e sacralizzare il computo degli anni formando un calendario, così come furono le sacerdotesse ad inventare la prima scrittura. Il calendario poteva essere inciso nella pietra, o elevando menhir, o piantando chiodi o appendendo nastri di cuoio o di stoffa sugli alberi.

Plinio racconta che la ragione per cui i Romani volevano così male a Volsinii era perchè ambivano a prendere le sue 2000 statue come bottino. Sembra un po' esagerata ma dice quanto bella e ornata fosse quella città. Dopo che i Romani l'ebbero distrutta, spostarono la popolazione a quello che chiamavano Volsinii Novi, in un sito non lontano dalla città originale, e pure bello e ricco, perchè i romani non badavano a spese sui territori sottomessi. Pochissimi resti sono rimasti del vecchio Volsinii, e nemmeno oggi esattamente si è sicuri di dove fosse.

Secondo alcuni però Nortia sembra sia stata identificata, insieme ai nomi di diverse altre divinità in un'iscrizione del Santuario Umbro a Villa Fidelia, Hispellum (Spello). Nel IV sec. lo scrittore e console Avieno, che proveniva dal sito di Northia in Volsinii, aggiunse la Dea in un'iscrizione devozionale:
"Nortia, io ti venero, io che provengo da un Lare Volsiniano, vivo ora a Roma, investito dall'onore del titolo di proconsole, redigendo molti poemi, in una vita tranquilla e libera, adatta alla mia età, felice del mio matrimonio con Placida e felicissimo per la sua fecondità. Possa lo spirito essere vitale per tutte queste cose, secondo le leggi del fato, e per tutte quelle che rimangono da fare".



Il CHIODO SACRO

H.S. Versnel pensò che il chiodo venisse conficcato alla riunione annuale della federazione etrusca, e che Nortia avrebbe potuto essere Voltumna, o Vortumna, la controparte del Vortumnus romano. Il rito del chiodo era analogo a quello del Tempio di Giove Capitolino, vicino alla statua di Minerva, dal che si è ricavato, con poco buon senso, che Nortia potesse essere collegata con l'etrusca Menrva. A Roma, la Dea Necessitas  a volte era dipinta con un chiodo.

Il rituale del chiodo si spiega nell'iconografia del retro di uno specchio bronzeo etrusco. Meleagro è raffigurato sotto le ali di una Dea etrusca del destino, dal nome Athrpa, la controparte degli Atropos greci, una delle tre Moire. Athrpa tiene un martello nella mano destra e un chiodo nella sinistra. Con Meleagro è la sua amata Atalanta, che saranno divisi con la sua morte in una caccia al cinghiale. Turan e Atunis (il mito etrusco di Venere e Adone) appaiono come un'altra coppia il cui amore viene distrutto dalla ferocia della caccia.

l martello pronto sul chiodo simboleggia "l'inesorabilità del destino umano", insomma la necessità.
Pensate c'entri qualcosa il Dio cristiano inchiodato sulla croce della materia? Forse si, ma ne parleremo oltre.

Nortia sembra corrispondere alla Dea paleoveneta Rethia, il cui nome sembra essere l'equivalente del latino rectia veneto, "giusto, corretto." Rehtia d'altronde era una controparte della Iustitia romana, 'incarnazione divina della giustizia, o come la greca Themis".

Chiodi in bronzo finemente incisi con dediche sono stati trovati all'interno di un tempio recinto di Rhetia a Ateste (Este moderna).
Alle teste dei chiodi si attaccavano piccoli oggetti simbolici o testi di incantesimi, forse i "cunei di necessità" citati da Orazio.

In effetti la necessità non corrisponde alla giustizia, e accorgersene è già un grosso colpo nella visone del mondo. Fin da piccoli ci narrano un mondo che non esiste, dove se siamo bravi, buoni e onesti non ci verrà fatto del male. Però ci accorgiamo che quelli che in ogni campo detengono il potere non sono i migliori ma addirittura i peggiori.

Allora, per non cambiare la nostra visuale, ci inventiamo che questa ingiustizia può colpire gli altri ma non noi. Finchè un giorno magari colpisce proprio noi, e ci chiediamo: - Perchè proprio a noi? - e l'incantesimo si spezza.



NECESSITA'

Insomma esiste la necessità del tempo che conduce alla morte, congrua con gli anni o prematura, sono questi i chiodi che ci "inchiodano" alla materia, chiodi che neppure il Dio Maschio può inventare di evitarci con illusorei paradisi dove veleggeremmo con un'anima che non conosciamo. In realtà ci danno ad intendere che l'anima sia la mente, mentre la mente muore col corpo e ciò che sopravvive è solo l'anima, ma occorre un percorso per capire, anzi per sentire l'anima.

La necessita' o il Pazzo, è la prima (o l'ultima) lama dei Tarocchi in cui il viandante viene messo in mutande da un cane che gli tira giù i pantaloni scoprendogli le natiche. La Necessità è il Fatum, o Ananke, contro cui nulla possono nemmeno gli Dei. Eì la Fortuna bendata, ovvero Primigenia, quella che getta le sorti sul mondo e sugli esseri che lo abitano.

La Dea Necessità costruisce il nostro mondo: stabilisce la famiglia da cui proveniamo, il corpo che avremo e perfino un certo carattere. Tutto questo non lo possiamo cambiare, ma possiamo cambiare pelle come i serpenti, togliendo da noi tutto ciò che gli altri ci hanno insegnato, riscoprendo noi stessi, e cercando di stabilire da noi cosa fare del tempo che ci resta da vivere, pur non sapendo quanto tempo da vivere abbiamo.



LA DEA ORSA

A questo punto, e dopo tante disquisizioni sorge la domanda, ma chi era davvero questa Dea? C'è chi la ricollega a Ortia, ovvero ad Artemide Ortia di origine spartana, ma gli Etruschi erano molto lontani nei costumi dagli spartani, e poi c'è chi la riconduceva alla Dea Orsa.

Ad Artemide però era sacra l'orsa perché Artemide, in origine, è essa stessa un'orsa: essa è infatti non solo la temibile "Signora delle belve" (Potnia theron) di cui abbiamo rappresentazioni d'epoca micenea, ma anche l'esatta corrispondente della Dea-orsa celtica Arcto, di retaggio indoeuropeo, il cui nome combacia perfettamente con quello greco per l'orso: arktòs. Si ritiene infatti che il nome Artù sia un derivato della Dea Orsa, detta anche Ortia e forse Nortia.

La Dea orsa, come appunto l'orsa, è selvaggia, pericolosa, aggressiva, però affettuosissima con i piccoli per la cui difesa è disposta a dare la vita. Inoltre alleva i piccoli completamente da sola, perchè non fa coppia col maschio, che deve anche sfuggire onde non abbia da far male ai piccoli. E' la Dea Natura, senza marito ma intensamente Madre.

Poi c'è la donna, la Donna Orsa, la figlia della Potnia Theron, il femminile che ogni donna deve riscoprire perchè per millenni lo hanno mistificato e negato. Il femminile, sappiatelo, è assolutamente selvaggio, e questa è la sua grandezza. Tenero, indipendente e selvaggio.
E come il lato selvaggio dell'Orsa, è tenera coi figli ma è senza doveri coi partners.

Luna, belva e maga, sono tre aspetti collegati tra loro. Perchè senza l'istinto femminile della belva non si fa magie, e senza la luna non ci si ricollega al lato notturno e infero della magia, ma attenzione, se pensate che il lato infero sia negativo o malvagio, significa che non conoscete nulla del mondo occulto. Non a caso, nella necropoli di Nortia, le sacerdotesse celebravano iriti aldisopra delle tombe dove erano erette apposite are, e non vi dicevano la Messa, ma lì facevano Magia.

E non a caso Nortia era luna in cielo, orsa sulla terra e infera nel mondo dei morti, e nessun mondo era superiore o inferiore agli altri due.

"Donne, sappiate chi foste"



1 commenti:

Unknown on 9 maggio 2020 alle ore 08:32 ha detto...

Complimenti articolo fantastico! Scritto con competenza lasciando interpretazioni a vari livelli. Ho apprezzato il magnifico filo di ironia nel confronto con il dio maschile. Vorrei sapere il nome dell'autore così da poter avere il piacere di leggere altri suoi scritti. Complimenti!

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