venerdì 19 giugno 2020

DA DEA A DEMONE - III



LA DEA DEMONIZZATA

Lambsprinck (1625):
- Il mare è il corpo, i due pesci sono lo spirito e l’anima -

L’antica Dea Luna Parca, nei tre aspetti Tisifone, Aletto, Megera, è divenuta negativa nell’immaginario perché vicina al concetto di morte, e Megera è la peggiore, taglia il filo della vita. In tre hanno solo un occhio e un dente che si passano tra loro.

Così le Erinni diventano Furie, nell’aspetto punitivo, che i Greci trasformano in Eumenidi, solo buone. E’ antesignano della Madonna, docile e sottomessa, soprattutto umile. Le Graie diventano Grazie, leggiadre ninfe della primavera per il sollazzo dei satiri. Le Augralidi spariscono, le Arpie diventano mostri e le Parche sono orribili.

Che dire? Lilith è addirittura un demone. Eva assaggia una mela e si accatta l'odio del Dio Padre che la caccia e la disereda per un misero pomo. Accidenti che Padre!

TRIPLICE DEA PERSIANA

LA SCISSIONE

La Grande Madre si scinde, non più tre in una, ma solo tre e o tutte buone o tutte cattive. Tramonta la Trinità, si allontana dalla coscienza che si scinde a sua volta. Il Dio Padre scopiazza il mito e diventa trino, promette vita eterna, mediante l’anima immortale in occidente, e la reincarnazione personale in oriente.

Dio è buono perché dà l’immortalità, la Dea è cattiva e brutta perché dà la morte. Nel cattolicesimo il cattivo è il diavolo e chi lo ascolta. Il Dio Padre invece è buono e bellissimo, al punto che dopo la morte, se siamo stati bravi, godiamo della sua eletta visione. Il Paradiso è questo, stare fra le nuvole in mezzo agli angeli che suonano e stanno a guardare il Padreterno. E che sarà mai!

Dentro di sé il cattolico rabbrividisce all'idea ma non osa dirselo. Non osa pensare che dev'essere una rottura di scatole mostruosa, che questo Dio ci chiede troppo ed è troppo bislacco: perché gli animali possono fare sesso liberamente e gli umani no? Forse perchè ci divertiamo troppo? Questo Dio unico è un gran narcisista, nemmeno Venere e Apollo, che non erano male, pretendevano che gli umani li stessero a guardare beati.

UN DIO GELOSO... E MANIACO

IL DIO GELOSO

Nel Vecchio Testamento Jeova strilla di essere un Dio geloso, vuole stare al centro dell’attenzione peggio d’un bambino, e guai a contrariarlo, s’arrabbia subito. “Non avrai altro dio all’infuori di me... hai capitooooo?” urla dalle nuvole, e perfino gli arabi, nelle preghiere quotidiane, fanno gridare dal prete che 'Allah è unico e non c’è Dio fuori di lui. ’ da precisare bene, o a questo Dio viene una crisi e fa un mare di danni.

- Non pronuncerai invano il nome di Jahvè, tuo Dio, perchè Jahvè non ritiene innocente colui che pronuncia il suo nome invano – ammonisce il suscettibile Jahvè (Dieci comandamenti – Versione cattolica Galbiati, Penna, Rossato). Certo che ha un caratteraccio, per carità, non lo nominate invano... ma che significa chiamare invano? Di solito uno nomina qualcun altro invano quando il qualcun altro non si presenta, e questo Dio non si presenta mai!.. O quasi mai, cioè: si presenta se ti fai torturare in nome suo, se fai penitenza e digiuni.. ok meglio che non si presenti.

Anche il Pimandro nel libro sapienziale di Ermete Trimegisto raccomanda all’allievo Asclepio di non riconoscere altro Dio ed altro bene all'infuori di Lui: “Dio non è l’Intelligenza ma la Causa dell’Intelligenza, non è lo Spirito ma la causa dello Spirito, i due nomi coi quali conviene onorar Dio non convengono che a lui solo e a nessun altro. Nessuno di quelli che si chiamano Dei, nessun uomo né demone, può in alcun modo esser chiamato buono, questo titolo conviene solo a Dio: egli è il Bene e non altro.”

Poi descrive le punizioni che il Dio-Bene somministra e il destino che riserba ad esempio a chi non ha avuto figli, perché si reincarnerà in esseri umani che non sono maschio né femmina. Questo è il Dio buonooo?!? E se era cattivo che faceva?..

Da quando l’uomo s’è staccato dalla natura la divinità è immateriale e innaturale, e così la morte. Le Sacre Tessitrici della vita sono aspetti negati, ordito e trama sanno di sotterfugio e tradimento (guarda caso), eppure senza questi la tela non si forma. Il casalingo telaio, così poetico nei legni torniti, quando s’allarga alla creazione diventa nefasto.

Nessuno ammette che il creato sia intelligente, solo il creatore lo è. Nessuno dice che la natura abbia un’anima, che non è un giocattolo creato dal Dio padre per noia. Il settimo giorno si riposò, poveretto aveva fatto una faticaccia e non c’erano i sindacati.

Non s’è mai riposata la creazione, mai e poi mai, nuove razze compaiono e vecchie razze scompaiono in continuazione, ma dire che l’uomo è l’ultimo prodotto della creazione è rassicurante. Tutto prima di lui, nulla dopo, lui è il top. Come tutto fosse fatto per lui: l’universo, le stelle, la terra, la vegetazione e gli animali. Perfino i germi mutano in continuazione, i laboratori farmaceutici lo sanno bene che si dannano a fare vaccini sempre nuovi. A tempi lunghi tutto muta geneticamente ma per la chiesa la creazione è terminata, punto e basta, non si accettano reclami.

Resta il dubbio sull'utilità di leone e tigri, e ragni velenosi, e i varani della Nuova Zelanda. Ora si chiama catena alimentare, ma l'uomo è sempre al centro, non è vero che gli adulti imparino a decentrarsi, crescendo il soggetto comprende che gli altri non lo vogliono al centro per cui finge di mettersi a lato, ma in cuor suo sta sempre là. Lui, o lei, si sente il fulcro del mondo, il mondo parte da sé, il resto è un film.

DEA APE

LA DEA APE

La Dea Ape e le sacerdotesse Api, le Melisse, nella traduzione maschile diventano la regina che ammazza il fuco, ovvero la sacerdotessa matriarcale che ammazza il re. Ma un re si uccide così facilmente? Lui che ha il potere e i soldati dalla sua parte? Anzitutto le api non ammazzano i fuchi ma li lasciano fuori dell’alveare, muoiono perchè non sanno nutrirsi da soli.

Ma gli uomini non sono fuchi e sanno badare a se stessi, chi mai avrebbe accettato di farsi re morendo ammazzato dopo cinque anni? Siamo seri. Affermano che questo avvenne in epoche remote, poi il re venne sostituito con uno schiavo. Come dire che noi ogni Pasqua inchiodiamo un uomo sulla croce per santificare la festa.

Tutte le religioni hanno commemorato la morte d’un Dio o Dea, ma non significa che ammazzassero qualcuno, non se ne ha notizia in Mesopotamia nè in Egitto. Tanto più nel matriarcato, quando, lo dice anche Esiodo a cui il periodo non è simpatico, non si facevano sacrifici agli Dei. Di più, l’assassinio era delitto gravissimo, perché gli uomini erano tutti fratelli perchè figli della Dea. Oreste è il primo ad essere assolto dall'omicidio d’un consanguineo dalla società patriarcalizzata, tanto ha ammazzato la madre, che conta? Se l’avesse fatto al padre…

I romani facevano due tipi di sacrifici cruenti: le "hostiae" (al singolare hostia... ricorda qualcosa?) che designavano gli animali piccoli: maiali, capre e pecore, mentre erano "victimae" gli animali più grandi, tori e vacche. Così conosciamo l'etimologia dell'ostia nella Chiesa Cattolica (Gesù come agnello sacrificato), di derivazione pagana, guarda caso. Le antiche sacerdotesse cercavano la coscienza, non si sentivano al centro del mondo, cercavano il proprio omphalos penetrando nel mistero oscuro dell’anima.

DEA LUNA

ANTICA LUNA

"Mi chiamarono Cinzia, Hina, Iside, Selene, Trivia, Diana, Phoebe, Metzli, Luna, Anata, Lat, Ecate, Bridgit, Delia, Mama-Kilia, Ixchel, Lucina, Tecsistecatl, Melania, Latona, Mena, Helenia, Damkina, Belili, Elena, Nikkal, Thana. Ovunque ero innalzata e adorata perché portavo la profondità della notte e la chiarità del disco lunare nell’animo degli uomini. Io ero la Porta dell’Ade, io la luce nelle tenebre, io la Signora dei Cicli e dell’Eterno divenire."



JANA

Siti preistorici anteriori ai nuraghe sono costellati di dolmen, circoli di pietre, betili e menhir muniti di seni, Dee graffite e doppie spirali, in superficie o in necropoli scavate nel calcare: le domus de Janas, o case delle fate.

JANA
Un migliaio di sepolture con pareti di roccia, porte rettangolari, finestrelle, pilastri, focolari al centro, armadietti a muro, tavoli e sgabelli, teste bovine e spirali in ocra rossa, soglia con alto gradino e nicchie con oggetti del defunto: corredi funerari in pietra, rame e argento.

Jana è adorata in tutto il Mediterraneo; la Dea Jaune nei paesi Baschi, l'etrusca Uni, le romane Juno e Diana, la cretese Iune, la Ioni asiatica.

Nelle domus de Janas del V-IV millennio a.c., infinite statuine di divinità femminili in argilla, alabastro, calcare, caolinite, marmo, osso o arenaria quarzosa. Statue steatopigie nel IV millennio a.c., poi piatte e a T, con la parte inferiore a cono.

Tra le Dee dette "cicladiche" per la somiglianza con quelle delle Cicladi, spicca la "Signora Bianca" di Turrigu, e altre Dee dette "a traforo" ricavate da lastre marmoree e Dee con braccia aperte a croce, fino alla minuscola dea-uccello di mezzo centimetro esposta nel Museo Sanna a Sassari, che regna dall'età del rame al neolitico.

Ancora oggi, in Barbagia, si mette nei sepolcri una piccola Dea in tela bianca o cera, o intrecciata con foglie di palma, ed è la Moira, Dea del destino, che si regala la Domenica delle Palme.

La Grande Madre domina la piramide a ziggurath di Monte d'Accoddi (Porto Torres 2.700 a.c.) e le Tombe dei Giganti, sepolcri fino a 200 defunti senza distinzione di gradi, come in uso in era matriarcale. La sepoltura sotterranea delle domus de janas è molto più diffusa nel prenuragico della megalitica delle grandi pietre all’aperto, indicando il profondo legame con la terra dispensatrice di vita, la Madre Terra che nutre e uccide riaccogliendo nel grembo per la rinascita.

Circa 2500 domus de janas, che accolgono, insieme al defunto, armi, suppellettili e barche per il viaggio dell’andata e del ritorno in vita. I pozzi sacri, come quello di Santa Cristina (Oristano) del I millennio a.c. erano templi della Dea delle acque con una lunga scala, dove ogni anno, nel plenilunio invernale, la luna illumina il centro del pozzo, misurando il mese lunare, solstizi ed equinozi.

MONTE D'ACCODI - LA ZIGGURATH
La grotta di Dorgali, detta del Bue Marino, nel golfo di Orosei, conserva sculture umane con testa e corpo allungato da cui si dipartono arti a tridente a destra e a sinistra. Gli archeologi, in barba alla cultura matriarcale sottolineata da infinite statuette di Grandi Madri, in barba a tutte le Dee Madri con arti a svastica, a ruota, a tentacoli di polipo, a spirale, vi hanno individuato figure maschili e solari, arguendo che il segno verticale del corpo sia in realtà un lungo fallo.

Anche i menhir sono come falli, per il principio che tutto ciò che è dritto sia simbolo di mascolinità e fallocrazia, una vera ossessione. Se è vero che le società matriarcali amano lo scavo e il sotterraneo mentre il patriarcato ama il sopra suolo, è pur vero che la forza di erigersi in alto fu caratteristica di ogni società che si affermasse nell'ambiente.

La prima immagine della Dea fu un palo, un cono, un albero, un tumulo. Il fallo che Freud scorgeva in ogni forma allungata fu la fissa maschilista della sua epoca vittoriana che inibiva qualsiasi moto istintuale e soprattutto il sesso. Non a caso l’isteria femminile, frequentissima all'epoca, fu attribuita a un malfunzionamento dell’utero (istero), oggi quasi scomparsa con una certa liberalizzazione sessuale (e l’utero non c’entra niente). Ma la fissa del pene ossessiona tutt'oggi.

E la Dea? Non più Dea  e nemmeno demonizzata, ma sottomessa e bambina, con gli occhi al cielo e le mani giunte. Assunta in cielo si, ma non Dea, ormai per sempre lei è l'Umile Ancella.

SE NON MI IMMERGO NON MUOIO MA NEMMENO VIVO



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