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sabato 1 febbraio 2020

BENEDETTO SIA IL SERPENTE


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Il serpente barbato come Zeus Meilichios compare anche sulla stupenda litra selinuntina con Ninfa che nutre il serpente… per il mito della seduzione di Persefone ad opera di Zeus.
Insomma Zeus non se ne fa scappare una, tutte giovani e belle, consenzienti o stuprate. Lui è il re degli Dei e può ben togliersi degli sfizi, altrimenti che Dio è?

Questo culto originariamente greco, venne assorbito durante la fase fenicio-punica, anche se con stele greca, anche per i numerosi ex voto, ritrovati attorno al temenos, formati da una stele singola o a doppia protome maschile e femminile (Meilichios e la sua paredra).

D'altronde tra i punici convivevano molti greci che continuavano a parlare la loro lingua. Ancora punico è ritenuto l'altare in pietra ad ovest del temenos di Zeus Meilichios, che conserva sul piano tre blocchi squadrati di forma trapezoidale posti in piedi, i tre betili della religione punica.


Zeus Meilichios sulla pittura vascolare qui sotto compare in guisa di serpente barbato vicino ad un altare; domina la scena pure un galletto. Dunque L'appellativo Meilichios significa "dolce come il miele" ed è un attributo di Zeus come divinità ctonia. Cavolo, è ctonio, cioè infero, ed è dolce come il miele? Per giunta appare spesso in forma di serpente, che ha a che vedere il serpente con la dolcezza?

Il culto di Zeus Meilichios era assai diffuso nell'occidente greco insieme a quello di Meilichia riconosciuta in Afrodite e Hera a Poseidonia (Paestum) e in Demetra a Selinunte, praticato anche in ambiente italico come dimostra il tempio dedicato a Giove Meilichio a Pompei. Questo spiega tutto, Zeus s'è fregato il titolo e il simbolo dell'antica Dea.

Dunque il serpente è la Madre Terra. Vediamo:



- A Creta la Dea Britomarti agitava con le braccia alzate i due serpenti, o aveva una gonna formata da un serpe avvolgente…
- ed Ercole strangola due pitoni nella sua culla.
- In Grecia la Grande Madre Atena, nel Museo Nazionale d’Atene, spalanca col braccio alzato il suo manto di serpi, e le sue divinatrici sono le pitonesse....
- e Apollo uccide il Serpente Pitone.

Serpenti, draghi, sfingi e arpie sono la stessa cosa. Cioè il mistero della terra. Euripide inneggia a Febo per aver ucciso il serpente della Grande Madre:
"Lo screziato drago, dalle squame corrusche, immane mostro della terra, custodiva l’oracolo. Eri ancora un bambino, giocavi ancora in grembo alla madre, Febo, ma uccidesti il drago, e l’oracolo fu tuo: dal tripode d’oro, sul trono che non mente, adesso pronunzi presagi per i mortali: dentro il sacrario, sei vicino alla fonte Castalia, possiedi il centro del mondo." Si, lo possiede, ma se l'è fregato.

UREO EGIZIO
- Anche in Messico l’antica Dea madre Chicomecouatl, madre dei sette serpenti, è avvolta in un manto di serpi....
- Ercole uccide l’idra, acquatica creatura dalle cento teste (di serpente).

- Iside in un’antica moneta appare tra due serpi, ed è chiamata Dea dei serpenti....
- Ercole uccide Proteo il... proteiforme, figlio della Madre Terra, e per vincere deve staccarlo da terra, cioè dalla realtà. Proteiforme è la terra, prende la forma di una roccia, di un albero, una distesa d'acqua, un palazzo, non illudiamoci, la padrona è sempre Lei e prolifera pure in un deserto.

- Lei-Tept a Tebe è Dea serpente dell'oltretomba.
- Stessa cosa in oriente: Indra, Dio della forza e protettore di guerrieri è "L'uccisore di Vritra", demone malvagio in forma di serpente.

- Due figli di Gea la Terra si sposarono ed ebbero per figli: le Graie, le Gorgoni, e il serpente Ladone, ucciso da Ercole nel Giardino delle Esperidi di cui il serpe era guardiano.
- Le Gorgoni sono: Steno, Euriale e Medusa, con ali d'oro, mani di ferro, zanne di cinghiale e ai fianchi e alla testa serpenti, chi le guardava restava pietrificato.
- Medusa viene uccisa da Perseo.

- Forbante, eroe tessalo approdò in un'isola dove un enorme drago, (drago e serpente sono equivalenti) dopo aver ucciso centinaia di abitanti, aveva costretto i sopravvissuti a fuggire. Forbante uccide il mostro con tutte le belve che lo circondano. Apollo decide allora di premiarlo sistemandolo in cielo come uccisore di draghi.

- In Libia è adorato Anfisbema, mitico serpente con una testa a ciascuna estremità.
- Alcone, figlio di Eritteo è un arciere abilissimo, un giorno un serpente avvolse il figlio addormentato e Alcone lo uccide con una freccia senza svegliare il bimbo.

- I greci tennero fino a tarda età l'effigie del genio Agatodemone nelle loro case: un serpente con la testa coronata che entrerà nell'iconografia degli alchimisti.
- Nel nord Europa Thor è Dio del tuono e uccise Jormungand, il serpente di Midgard.

SACRO SERPENTE AZTECO
- Vanth, Dea etrusca dell'oltretomba, ha due serpenti che le avvolgono le braccia.

- Bellerofonte uccide la mostruosa Chimera dotata di serpente con le saette del suo arco, con l'aiuto del favoloso Pegaso dall'alto... della sua mente. Chimera è figlia di Tifone, gigante con cento teste di drago e di Echidna, per meta' donna e metà serpente maculato. Naturalmente è perfida e divora i viandanti, e dove ha la sua dimora? Nella matriarcale Lidia. Leone, capra e serpente sono attributi della Grande Madre, o Dea Triforme.. Ma Bellerofonte è un epuratore come Perseo, Teseo ed Ercole, tutti uccisori di mostri, forse più dentro che fuori di loro.

- Herren-Surge in Europa è l’Antico serpente cui sono state tolte le ali, vive nelle profondità e molti eroi hanno tentato di distruggerlo.

- Nell'austriaca Carinzia si narra del drago Lindwurm divoratore di uomini e bestie fin quando il duca ordinò di cacciare il mostro "con astuzia o coraggio". I grandi eroi erano terminati, per cui si ricorse all'astuzia. Legarono un toro a una catena fissata a un uncino. Quando il drago cercò di ingoiarlo l'uncino gli si piantò nel palato, così venne ucciso e sul luogo edificato un castello e la città di Klagenfurt, del tipo: uccidi un drago e fondi una città.. Insomma drago, serpente e demone sono un tutt'uno, la Chiesa lo sa bene perchè ne ha infilato uno sotto il piede leggiadro della Madonna che obbediente lo calpesta a dovere, in barba alla femminilità del suo simbolo.

ROMA - SERPENTE DELL'ISOLA TIBERINA
- Il carro di Cerere è trainato da un drago.
- Drago o dragone si ritrovano in tutte le mitologie: rettile con ali di pipistrello, testa di cane, zampe di leone, e fa fuoco e fiamme. Nelle antiche leggende cristiane e cavalleresche il serpe o drago è incarnazione del demonio, sconfitto dall'arcangelo Michele e da S. Giorgio.

- Sempre tra i Cinesi si venera un mitico uccello dal corpo di Drago e testa di Fagiano, simbolo d'immortalità e fregio dell'imperatrice.
- un drago dalle cento teste custodiva il Vello d'oro; ma Giasone, alla faccia dei grandi uccisori di draghi, lo risparmia, forse perchè c'è Medea, figlia del sole e pure maga. Lei i draghi non li uccide, infatti si limita ad addormentarlo, poi fugge con un carro guidato da serpenti... che sa tanto di Grande Madre detronizzata.

- Nu Gua è l’antica Dea cinese dal dorso umano e corpo di serpente.
- Nella mitologia nordica, il drago Lindwurm custodiva tesoro dei Nibelunghi, finché non fu ucciso da Sigfrido, l'eroe della nuova era.

E che dire, il serpente, o drago è ovunque:

- In India Kali è Sposa di Shiva, con quattro o più braccia, zanne, viso e seno macchiati di sangue, collana di teschi e cintura di serpenti.

- Babilonia è la culla della civiltà pagana dove nacque la Dea creatrice Inanna, il cui culto è associato al Serpente cosmico.

- In Egitto Uadjet è Dea dell'oltretomba che dona giustizia e verità, ritratta come cobra, a volte serpente con volto di donna..

- Renenutet è Dea della fertilità e raccolto, cobra o donna con testa di cobra,.

- Qadesh, Dea siriana, sta in piedi su un leone, con in mano i serpenti.

- Sempre in Egitto, Nechbeth dona il trono ai faraoni, come avvoltoio o serpente.

- Mert-Seger, Dea della necropoli di Tebe, ama il silenzio e ha forma di serpente, mentre Lei-Tept è Dea serpente dell'oltretomba

- Khensit Dea serpente del Basso Egitto,

- Qerehet è il cobra Grande Madre della creazione.

- Eva al contrario si fa sedurre, meno male che c'è la Madonna a rimediare, giustamente madre, vergine e asservita.... e col vergineo piede schiaccia il serpente della Madre Terra.

SE NON MI IMMERGO NON MUOIO MA NEMMENO VIVO



giovedì 31 ottobre 2019

I VASI FUNERARI DI CANOSA - IV


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DANZA DELLE GRU - (FIG. 1)

LA DANZA DELLE GRU

Il dipinto della fig. 4, risalente al V secolo a.c., ora esposto al museo Archeologico nazionale di Napoli, rappresenta la danza di vittoria delle fanciulle ateniesi per la sconfitta del Minotauro  da parte di Teseo con il suo ritorno dal labirinto fatale. 

L'immagine viene da una tomba apula (cioè dell'antica Puglia) di Ruvo sul Mare Adriatico. Tale danza venne ripetuta spesso come raffigurazione tombale per augurare al defunto di valicare le porte dell'oltretomba senza distruggersi, varcando cioè indenne i cancelli della nuova vita. 

Ciò aiuta a comprendere quanta sensibilità vi fosse all'epoca sui viaggi dell'anima in vita e in morte, e quanto coinvolgessero l'intera popolazione, mentre oggi, pensando a un viaggio dell'anima o si pensa alla psicanalisi, riservata ai sofferenti, mai ai sani, o a improbabili dottrine indiane, o tibetane o messicane che si ricollegano ad antichi miti poco comprensibili per noi occidentali.

LA DEA IN TRONO E L'ARPIA (FIG. 2)
Per gli antichi il viaggio misterico era un dato di fatto, la vita aveva un senso solo attraverso di esso e le donne erano deputate a trasmettere tale possibile viaggio, in quanto più vicine al mondo sovrasensibile da sempre, in ogni luogo e tempo.

Ed ecco la madre visibile e la madre invisibile, la Mater Matuta e la Mamma Mammosa, la Natura Naturata e la Natura Naturans. La prima, sulla sinistra, è la Mater Matuta o Natura Naturata, cioè la Natura visibile, che per l'uomo è madre, equiparandola ad una madre umana, quindi provvida (Pronoia).

Ma l'altra è la Madre invisibile, perchè è tutto ed è la Madre di tutti gli animali e di tutti gli esseri viventi, per questo è umana e in parte animale, come la Sfinge. Ella è la Terra e il cosmo, è madre di tutti e non solo degli umani, ci si può fidare di una madre così?

LA LIBERAZIONE DELL'ANIMA - (FIG. 3)
Eccola nella figura numero 3 che si spoglia, si toglie il velo, cioè si svela. Ma è lei che si svela o non è piuttosto la nostra anima che si toglie il paraocchi e comincia a vedere chiaro? Perchè la Grande Madre è anche detta l'Anima Mundi, vale a dire anche lei un'anima, ma molto più grande della nostra.

Con cosa può essere recepita l'Anima Mundi se non con la nostra stessa anima? Di certo la mente non riesce a concepirla, ma l'anima si.

(FIG. 4)

LA SCOPERTA DI BACHOFEN

Bachofen, già docente di diritto romano all’Università di Basilea, si era infatti recato a Parigi nel 1865 per visitare la collezione di vasi policromi appartenenti all’archeologo-acquerellista francese Prosper Biardot: 25 pezzi acquistati a Canosa vent’anni prima insieme ad altri pezzi minori, quando Biardot era giunto in Puglia per esaminare i corredi funerari dell’ultimo ipogeo scoperto: l’ipogeo di Medella.

Si è poi saputo che Prosper Biardot, l’archeologo-acquerellista, era in realtà la collezionista inglese Elizabeth Caroline Hamilton Gray, che si creò uno pseudonimo probabilmente per crearsi una credibilità, visto che all'epoca le donne erano molto osteggiate in qualsiasi attività volessero mettersi in luce.
(FIG. 5)
Erano ciò che restava di un più ampio corredo funerario finito smembrato fra vari musei, tra cui il Louvre e il British Museum (come al solito i beni italiani vengono venduti sottobanco). L’attenzione di Bachofen però si soffermò su uno di essi in particolare, un askos con quattro aperture, 4 cavalli aggettanti e trainanti un carro, un volto femminile alato, due ippocampi alati accompagnati da delfini, 7 sfere concentriche e, sulla parte posteriore, un fiore.

Agli occhi dello storico svizzero quel vaso non era semplicemente frutto di una accesa estrosità artistica del vasaio che lo modellò, ma molto di più: “il contenuto figurativo – scrive lo studioso – rappresenta il ritorno dell’anima liberata dalla tomba del corpo alle sue origini cosmiche, la risalita verso la forma intelligibile”.

"In estrema sintesi, l’ippocampo rappresenterebbe l’anima, Psiche, che liberata dalla prigione del corpo e accompagnata dal delfino, animale psicopompo, viene ricondotta alla sua condizione divina originaria; il volto femminile rappresenterebbe invece la Luna, luogo celeste di sosta delle anime; il fiore alluderebbe all’immortalità dello spirito.

DEA LUNA CON BERRETTO FRIGIO (fig. 6)
In altri termini quel vaso sarebbe un piccolo trattato di dottrina religiosa orfico-pitagorica (gli orfici ritenevano che il corpo umano fosse una prigione per l’anima, e che dopo la morte questa si sarebbe liberata per raggiungere la sfera uranica, celeste, a condizione però di aver svolto in vita un percorso rituale di purificazione in grado di sottrarre l’anima alla “ruota delle nascite”, cioè alla trasmigrazione nel corpo di altri esseri viventi)."
Il libro di Bachofen – in origine pubblicato in appena 50 copie e rivolto ad un pubblico colto – mira a dimostrare l’importanza assunta dalla concezione religioso-filosofica orfico-pitagorica nei corredi funerari dei sepolcri dell’Italia Meridionale, in un lasso di tempo che va dal IV sec. a.c. alla dominazione romana.
La simbologia racchiusa in essi esprime valenze mistiche legate alla dottrina dell’immortalità dell’anima, trascurando le quali si finisce col non comprendere il significato di certi corredi funebri. Questo il Bachofen sostenne in opposizione alle tesi accademiche dominanti nella sua epoca.

FIG.
Per lo studioso svizzero quel vaso canosino diventa una sorta di emblema di tutto un mondo di corredi funebri fatti di tritoni, nereidi, gorgoneion, ippocampi, centauri, ecc. che assumono quindi un significato mistico e simbolico legato alla dottrina orfica."

Rappresentazione ben strana quella delle due Dee, sembrerebbe una fanciulla e una donna matura, come potrebbero essere Cerere e Proserpina, o Demetra e Core. Narra il mito che Proserpina, mentre raccoglieva i fiori presso il lago di Pergusa, venne rapita da Ade, il Dio dei morti, e gettata negli inferi.

Cerere, udito il grido della figlia, coprendosi con un velo nero e stringendo nelle mani fiaccole ardenti, per nove giorni vaga alla sua ricerca. Elios, (secondo altri Ecate) rivelò alla Dea che la figlia era stata rapita da Ade e che Zeus aveva deciso di dargliela in sposa.Adirata, Cerere fa cadere una terribile carestia sulla Terra, impedendo ai semi di germogliare e ad uomini ed animali di fare figli.
LE DUE DEE
Zeus comprese che il genere umano si sarebbe estinto e gli Dei non avrebbero più ricevuto sacrifici, per chiese ad Ade di restituire Persefone a sua madre. Questi, prima di restituirgliela, fa mangiare alla fanciulla un chicco di melograno (secondo altri lo fece spontaneamente), cosicché avendo diviso del cibo con i morti Persefone non si sarebbe più distaccata dal mondo degli inferi. Ma Persefone abiterà sei mesi sull’Olimpo con la madre, dalla primavera, per poi tornare negli inferi con lo sposo, al momento della semina per altri sei mesi.

Questo è stato interpretato da molti come il mito del volgere delle stagioni con la nascita e morte della vegetazione annuale. Ma davvero gli antichi erano così imbecilli da aver bisogno di questa favoletta per capire che la vegetazione muore e rinasce ogni anno? E' come dire che il Cristo che nasce in inverno è il seme che cresce sottoterra e diventa pianta in primavera quando muore come seme e rinasce come pianta. I cristiani si arrabbierebbero, ma  gli antichi pure.

Perchè in questa ultima statua è Proserpina a portarsi dietro  e sulle spalle la Dea Madre, che la guida e la sprona, come la nostra anima profonda fa con noi, solo che non ce ne accorgiamo. La nostra Dea interiore spinge affinchè diventiamo ciò che siamo nati per essere. E' un peso e un privilegio.



giovedì 29 agosto 2019

I VASI FUNERARI DI CANOSA - III


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fig. 3

I vasi canosini di Biardot e il loro significato misterico secondo lo storico Bachofen

 "Di eccezionale qualità esecutiva, gli acquerelli di Biardot sono una sorta di “istantanea” sullo stato dei vasi al momento della scoperta dell’ipogeo Lagrasta I, sito archeologico che all’epoca sconvolse per dimensioni, qualità e quantità del corredo, e oggi noto fra l’altro per la sepoltura di Medella Dasmia (a lei, ultima nobildonna ad occupare una stanza funeraria della struttura, è riferibile un graffito) la cui descrizione lo storico e giurista di Basilea Johann Jakob Bachofen ha premesso alla sua opera intitolata "La dottrina dell’immortalità della teologia orfica".

Aldilà della teologia orfica nella fig. 1 è esaltato l'amore: una coppia si scambia effusioni ed Eros esulta trionfante. Notare la sedia con le zampe dipinte di bianco e fortemente ricurve e la spalliera che mantiene il colo legno ma anch'essa curvata scaldando il legno. Questa non è vita primitiva, qui c'è un'autentica civiltà che risente ancora fortemente del matriarcato.

Lui ha un mantello rosso deposto sulla sedia, lei è vestita di bianco e indossa uno stivaletto corto e azzurro. Secondo lo stile greco lui è nudo e lei vestita, perchè l'uomo per trovare una sua autonomia deve distaccarsi dall'attrazione del corpo nudo della donna, anche se la scusa è che la bellezza sia soprattutto maschile. La bellezza è e resterà comunque sempre Afrodite.

L'atteggiamento dei due, lui in trono che accoglie lei fra le braccia ha un'intonazione decisamente etrusca, dove già era svanita la totale uguaglianza dei sessi ma era rimasto il rispetto e l'amore per la donna.
fig 1 - LA GIOIA DELL'AMORE

 La teologia orfica

 "In questo trattato del 1867 Bachofen offre un ampio quadro della religiosità orfica e delle sue successive, divergenti manifestazioni, dalla severa purezza dell'ars bene vivendi et bene moriendi della Scuola Italica alla travolgente sensualità del culto di Dioniso. 

Le sue fonti in questo itinerario non sono solo letterarie (Plutarco, Porfirio, Cicerone e Macrobio, per esempio), ma soprattutto artistiche."

 A Canosa vi sono delle stupende tombe a camera, interamente scavati nel tufo, con un coacervo di stili greco e macedone, ma pure con accenti etruschi. Sono le dimore ultraterrene dei nobili Dauni, popolo di origine Illirica che si insediò durante l’Età del Ferro nella Puglia settentrionale. Siamo in età ellenistica (IV-III sec. a.c.).

Nella figura 2 da notare il simbolo della luna e del sole congiunti, da sempre simbolo della raggiunta felice fusione dell'anima con la mente, come dire che l'opera alchemica è compiuta.
 
fig. 2 - PEGASO E GENIO

LO STUPORE DI BACHOFEN

Bachofen, già docente di diritto romano all’Università di Basilea, si era infatti recato a Parigi nel 1865 per visitare la collezione di vasi policromi appartenenti all’archeologo-acquerellista francese Prosper Biardot: 25 pezzi acquistati a Canosa vent’anni prima insieme ad altri pezzi minori, quando Biardot era giunto in Puglia per esaminare i corredi funerari dell’ultimo ipogeo scoperto: l’ipogeo di Medella. 

Ogni necropoli ha una sua caratteristica:

- gli Ipogei Lagrasta colpiscono per l'architettuta raffinata scolpita nel tufo; 
- l’Ipogeo dell’Oplita per il rilievo del guerriero oplita; 
- l’Ipogeo Scocchera B per gli intonaci dipinti; 
- l’Ipogeo del Cerbero, per le scena pittorica del passaggio del defunto nell’oltretomba; 
- l’Ipogeo D’Ambra, ove sarà ricostruita una ipotetica deposizione funeraria di età ellenistica; - l’ipogeo di Vico San Martino, novità di questa edizione, recentemente recuperato e reso fruibile dalla FAC. 


Dagli ipogei provengono straordinari corredi funerari: vasi, ori, armi, oggetti vari che hanno reso famosa Canosa nei musei di tutto il mondo. Tra le ceramiche rinvenute un posto di rilievo occupano sicuramente i vasi plastici e policromi, ovvero i Vasi di Canosa, straordinari ed unici, vere e proprie sculture variopinte. 

Nella serata sarà quindi possibile ammirare anche i corredi: quelli della Tomba Varrese esposti a Palazzo Sinesi e la collezione del Museo Civico Archeologico a Palazzo Iliceto.

fig.4 -  DIO INCORONATO CON FIACCOLA FRUTTI E DEA INCORONATA CON TIRSO E FRUTTI

GLI ACQUARELLI DI BIARDOT

"La pubblicazione di Biardot, composta di un ampio volume di testo e di un atlante figurato, comprende in realtà ben 54 acquerelli, di cui numerosi nel colore naturale della terracotta, e il resto a più colori (riproducenti diversi pezzi di ceramica policroma canosina acquistati da Biardot a Canosa nel 1846 e oggi nucleo dell’esposizione di reperti canosini al museo del Louvre).

Oltre a statuine ed altri oggetti in terracotta, nelle immagini compaiono splendidi vasi dalla decorazione plastica aggiunta, tipica nella produzione canosina, e dalla decorazione pittorica policroma a tempera applicata dopo la cottura.

Oggi siamo in grado di mostrarvi l’intera collezione di acquerelli di Biardot grazie alla Biblioteca della prestigiosa Università tedesca di Heidelberg. La pubblicazione di Biardot risale al 1872, ossia a circa trent’anni dopo la scoperta (1845) del complesso dell’ipogeo Lagrasta I scavato nella calcarenite a Canosa.

E' il più grande di un totale di tre e caratterizzato da un ampio corridoio di accesso in discesa da cui si ripartono nove camere sepolcrali di una tomba aristocratica del IV secolo a.c. appartenuta ai cosiddetti Principi della Daunia. In fondo al corridoio si apre la stanza principale, riservata al capofamiglia, con vasto vestibolo. Presenta inoltre dei graffiti, le firme degli artigiani che lavorarono l’ipogeo."

fig. 5 - GENI ALATI E NON E FIGURA FEMMINILE CON BERRETTO FRIGIO CHE TIENE LA TESTA BARBUTA E GIGANTESCA DI UNA DIVINITA' O GENIALITA' DA LEI ABBATTUTA
Nella fig. 5, aldilà dei geni che svolgono, come nelle pitture pompeiane, lavori simili a quelli degli umani, c'è un'immagine femminile coricata, quindi in situazione di riposo, che tiene fra le braccia la testa gigantesca di un essere divino o semidivino che è stato decapitato.

Novella Giuditta che taglia il capo a Oloferne, o novella Salomè che taglia il capo a San Giovanni Battista, dove da eroina del primo mito diventa assassina nel secondo mito, anche questa creatura dal berretto frigio come Attis o come Mitra, in genere simbolo di via magica, conserva il suo trofeo non di giustiziera ma di colei che ha compiuto felicemente la sua opera.

Lei ha tagliato la testa a Saturno, o Crono, o al Dio del tempo che dir si voglia. Lai ha vinto la morte, lei ha reso immortale la sua anima, ovvero ha riscoperto la sua anima immortale. Lei è l'anima mortale che si è trasformata in anima immortale.

fig. 6 - LA VITTORIA
Lei ha compiuto il suo cammino secondo un mito di vittoria della Dea Fanciulla che diventa Dea Madre, cioè consapevole, mito trasformato poi dal patriarcato prima nel gesto di un'eroina contro un tiranno e poi di una fanciulla che per accontentare la madre depravata fa uccidere dal re depravato colui che osa giudicarlo.

Il patriarcato ha ribaltato prima e svilito poi tutti i miti del matriarcato per affossare l'antica conoscenza che permetteva ai mortali di compiere il proprio cammino di conoscenza e liberazione.

Nella fig. 6 c'è la Vittoria, o la Nike, rigorosamente alata che un tempo era simbolo dell'Opera interiore compiuta, poi diventa simbolo della vittoria in guerra, un'azione distruttiva che appartiene alla mente, come l'altra appartiene invece all'anima.

fig.7 - L'ANIMA E L'ANDROGINO E AMORE E PSICHE
Le due figure della n° 7 riguardano due coppie. nella prima c'è l'anima che si congratula con l'ermafrodito, che da sempre era l'opera felicemente riuscita di mente e anima finalmente ricongiunti, come poi ha ne ha ripreso il tema l'Alchimia che mostra un corpo con due teste, una maschile e una femminile.

L'ermafrodito ha però un'acconciatura dei capelli piuttosto femminile come si vedrà spesso in certe acconciature di Apollo, anche lui un po' ermafrodito. ma la sua virilità la rivela nell'essere nudo, prerogativa ormai proibita alle donne e l'unica Dea che può ancora mostrarla, seppure spesso parzialmente, è Venere.

La seconda riguarda il mito di Amore e Psiche, anche questo un mito misterico anche se un po' rimaneggiato. Psiche è l'anima ed è il Dio dell'Amore che le svela l'arcano. In realtà è Psiche che si fa il viaggio nel mondo dei morti, come Inanna e come Demetra per svelare il mistero dell'anima e dell'universo.

fig. 8  ADULTO IN FASCE E BAMBINI CHE DORMONO

I vasi canosini di Biardot e il loro significato misterico secondo lo storico Bachofen

"Di eccezionale qualità esecutiva, gli acquerelli di Biardot sono una sorta di “istantanea” sullo stato dei vasi al momento della scoperta dell’ipogeo Lagrasta I, sito archeologico che all’epoca sconvolse per dimensioni, qualità e quantità del corredo, e oggi noto fra l’altro per la sepoltura di Medella Dasmia (a lei, ultima nobildonna ad occupare una stanza funeraria della struttura, è riferibile un graffito) la cui descrizione lo storico e giurista di Basilea Johann Jakob Bachofen ha premesso alla sua opera intitolata "La dottrina dell’immortalità della teologia orfica" (edito in italiano per la prima volta da Rizzoli nel 2003)."

"Il libro di Bachofen, in origine pubblicato in appena 50 copie e rivolto ad un pubblico colto, mira a dimostrare l’importanza assunta dalla concezione religioso-filosofica orfico-pitagorica nei corredi funerari dei sepolcri dell’Italia Meridionale, in un lasso di tempo che va dal IV sec. a.c. alla dominazione romana. 

La simbologia racchiusa in essi esprime valenze mistiche legate alla dottrina dell’immortalità dell’anima, trascurando le quali si finisce col non comprendere il significato di certi corredi funebri. Questo il Bachofen sostenne in opposizione alle tesi accademiche dominanti nella sua epoca."

 Bellissime le immagini della fig. 8 dove l'adulto è ancora in fasce come un neonato e le altre figure di bambini maschi dormono, a significare l'inconsapevolezza di coloro che non hanno compiuto il viaggio dell'anima.

Lo stato di sonno in cui versa l'umanità fu il tema di fondo di molte culture orientali e occidentali tese al risveglio della conoscenza.

"Per lo studioso svizzero quel vaso canosino diventa una sorta di emblema di tutto un mondo di corredi funebri fatti di tritoni, nereidi, gorgoneion, ippocampi, centauri, ecc…, che assumono quindi un significato mistico e simbolico legato alla dottrina orfica. 

Come testimonia lo stesso Bachofen, rilevante in questa sua visione sul valore misterico di certi corredi funerari è stata non solo la visione del vaso di cui abbiamo parlato, ma anche una precedente pubblicazione del Biardot (Explication du symbolisme des terre cuites grecques de destination funèraire, Parigi 1864) della quale dice: 

“questo suo scritto assicura ai ritrovamenti canosini un posto eminente nel patrimonio dei monumenti funerari”; un’opera di cui i due volumi (testo e atlante figurato) successivamente pubblicati nel 1872 furono considerati il completamento".



sabato 2 marzo 2019

I VASI FUNERARI DI CANOSA - II


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LA II IMMAGINE DEI VASI DI CANOSA (LA DEA VACCA - FIG.1)

"Canosa e alcune sue terrecotte divennero per Bachofen il polo attorno a cui articolare il suo immaginario religioso e simbolico sempre ruotante intorno alla dicotomia vita-morte. Il fatto che Bachofen introduca la sua ricerca proprio con una descrizione dell’ipogeo canosino esprime la sua volontà di richiamare l’attenzione del lettore sulla potenza simbolica degli antichi sepolcri dell’Italia meridionale."



IL VASO DELLA DEA VACCA

Nella FIG. 1 si ammira il Vaso della Dea Vacca visto di fronte, mentre nella FIG. 2 è visto di profilo. Il vaso colpisce anzitutto per il viso femminile che vi troneggia, con corna di vacca sul capo, un serto di foglie d'edera (che richiama al culto Dionisiaco che era già vivo nel V sec. a.c.) che le circonda i rossi capelli, le ali sul capo a mo' di Medusa (da cui trarrà ispirazione l'Hermes greco) e gli strani orecchini, rossi anch'essi fatti ad anelli di catena.

Al disotto del viso c'è un fiore e due delfini, che abbiamo già descritto come emblema del divenire della natura il primo, e capacità di immergersi nelle acque profonde per risalire poi al presente i secondi, del resto attributi di Venere.

La Dea Vacca fu un culto che si estese in tutta Europa e pure in Africa e in Asia, (vedi Hator con le corna di vacca o Iside con le orecchie di vacca, o la vacca sacra indiana oggi decaduta nel mito ma rimasta sacra tanto che non può essere uccisa, al contrario del maschio).

La Dea Vacca è colei che nutre tutti con il suo latte, quindi col suo stesso corpo, visto che oltre ai vitelli nutrì anche gli uomini attraverso il latte e i formaggi. E' la Dea donativa, pertanto la Natura, colei che nutre tutti popoli sia umani che animali che vegetali. Noi tutti viviamo nutrendoci della natura.

Il colore dei suoi capelli rimanda a quello degli animali selvatici, non a caso il colore rosso fino al secolo scorso era segno di cattiva indole in chi ne fosse provvisto (il cattolicesimo condannò l'istinto come cosa diabolica in ogni sua manifestazione o richiamo). Gli orecchini fatti da due anelli incatenati tra loro è il simbolo della Natura, nutrice ma pure colei che incatena al mondo della necessità.

VASO DI CANOSA DELLA DEA VACCA  (Visto di profilo - FIG. 2)
Ai suoi lati due centauri, cioè due esseri mezzi animali e mezzi uomini, vale a dire l'uomo che ha riacquistato la sua parte animale, cioè il suo istinto, che tendono le braccia in senso di venerazione alle tre figure poste più in alto. Dunque la Vittoria è stata ottenuta, l'essere umano ha recuperato la sua natura istintiva conservando la sua razionalità, la sua memoria e la sua esperienza.

Dunque, nel vaso della Dea vacca: sopra la testa della Dea alata ci sono tre Dee in piedi, coperte solo dalla cintola in giù, tutte con un diadema in capo. Quella al centro con la veste sfumata in azzurro reca nella mano sinistra una bottiglietta o una fiala che dovrebbe rappresentare l'acqua della vita, e nella mano destra una patera. le due donne a lato hanno la veste sfumata di rosa e recano, quella a destra una colomba e quella a sinistra una patera.

La nudità dei seni riporta al nutrimento, al latte materno, riferito alla Natura che allatta gli esseri viventi. Nei sogni il seno nudo è un'immagine dell'anima, cioè l'apertura dei sentimenti verso gli altri.
La colomba è da sempre e ovunque il simbolo della Grande Madre, tanto è vero che per rendersi più credibile il cristianesimo se ne appropriò, come dire: "Ehi, siamo sempre gli stessi, abbiamo gli stessi simboli, non fate i difficili e accettateci!"

Solo che nel cristianesimo la colomba perde la sua veste femminile e diventa lo Spirito Santo che non si sa bene che è. Ovvero: la Madonna viene ingravidata dallo Spirito Santo... va bene, facciamola corta, se si allude all'uccello ci siamo.

La colomba esprimeva la purezza, l'innocenza e il candore che suscita l'aspetto della colomba, riferito all'aspetto invisibile della Dea Natura, che sembra talvolta crudele, ma che, per chi sa scoprirlo, ha un'Anima Mundi purissima.

IPOGEI LAGRASTA - (FIG. 3)
I due centauri che sembrano inneggiare alla Dea sono le forze istintuali dell'uomo che riconoscono la loro vera creatrice, la Natura, unica madre di ognuno. In quanto al Pegaso, o cavallo alato, esso rappresenta l'istinto animale che si unisce all'anima simboleggiata dalle ali. Quando anima e istinto si uniscono l'essere umano comprende il cosmo, la natura, se stesso e gli altri.

Diffidare di certi entusiasmi per le epoche passate illudendosi che gli antichi sapessero tutto e noi niente. Però, guardando questi vasi, viene da pensare che davvero ne sapessero molto più di noi, oppure che avessero un istinto così libero da poter illustrare i simboli dell'anima senza bisogno di filtrarli (e arrestarli) mediante la mente. talvolta i grandi artisti lo fanno, illustrano immagini che sentono dentro ma che non sanno spiegare neppure a se stessi.

Oppure qualcuno di molto illuminato ha ordinato ad alcuni splendidi artigiani di creare queste opere  superbe nell'esecuzione e nel significato. Oppure dei splendidi artigiani avevano capito tutto e cercarono di trasmetterlo ai contemporanei, oppure ai posteri. Simboli misteriosi per gli assetati di conoscenza.



mercoledì 30 gennaio 2019

I VASI FUNERARI DI CANOSA - I


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FIG.1

"Uno degli acquerelli di Prosper Biardot dedicati alla sua collezione di vasi funerari di Canosa, 1872. Fu in particolare questo askos ad attrarre l’attenzione dello storico delle religioni Johann J. Bachofen, che in esso vide una summa della dottrina orfico-pitagorica sull’immortalità dell’anima".

di Redazione FdS

"La pubblicazione di Biardot risale al 1872, ossia a circa trent’anni dopo la scoperta (1845) del complesso dell’ipogeo Lagrasta I scavato nella calcarenite a Canosa (è il più grande di un totale di tre e caratterizzato da un ampio corridoio di accesso in discesa da cui si ripartono nove camere sepolcrali di una tomba aristocratica del IV sec. a.c. appartenuta ai cosiddetti Principi della Daunia. In fondo al corridoio si apre la stanza principale, riservata al capofamiglia, con vasto vestibolo. Presenta inoltre dei graffiti, le firme degli artigiani che lavorarono l’ipogeo)."

Effettivamente il vaso comporta unicorni, pegasi alati e una Dea regina con tanto di ali.

NIKE

LA DEA CON LE ALI

La Dea con le ali riguarda qualcosa? Ma si, non ci si può sbagliare, si tratta della Nike, quella che i romani chiamavano Victoria, Vittoria, ma vittoria su chi?

Per i romani che stavano sempre in guerra era contro i nemici ma in origine Nike era greca, e antecedente al pantheon greco governato da Zeus.

Perchè Nike era una Titanessa, cioè appartenente al mondo antichissimo precedente quello di Zeus, di Saturno e pure di Urano. Era il mondo dei Titani e delle Titanesse.

"Stige, figlia di Oceano, generò, unita a Pallante,
Rivalità e Vittoria dalle belle caviglie,
dentro il palazzo di lui, e Potere e Forza generò,
illustri suoi figli, lontano dai quali
di Zeus non c’è casa né sede,
né c’è via per cui ad essi il Dio non comandi,
ma sempre presso Zeus che tuona profondo
hanno la loro dimora.

La Teogonia narra che Stige rispose per prima alla chiamata di Zeus per lottare contro i Titani; per questo Rivalità, Vittoria, Potere e Forza risiedevano sempre presso Zeus. Secondo l’inno omerico ad Ares, invece, Ares era “padre di Nike gloriosa”.

LA GORGONE
Nike era però nelle mani di Athena, anzi nella sua mano, come dire che se non sei Atena, cioè una combattente, non ottieni la Nike, cioè la Vittoria. Tutto qui? Tutto questo popò di statua per un significato così banale?

Bisogna vedere, perchè forse la vittoria a cui allude Athena non è una vittoria su una battaglia o su un evento, forse allude a una vittoria dell'anima.

Per gli orfici, Nike era “dal dolce suono”, un epiteto che in Esiodo era stato riservato alle Muse, e le dedicarono un inno.

Nike è la vittoria e il trionfo, ma non li procura, bensì li sancisce, ponendo la corona d'alloro sulla testa del vincitore, chiunque egli sia.

Ma Nike non è l'unica ad avere le ali, per esempio le ha pure la greca Gorgone o Medusa che dir si voglia, che altri non era se non una delle Gorgoni. Questa Gorgone però sembra avere quattro ali, e corre, corre veloce, ma dove corre?

DEA KALI'
La Gorgone è tremendamente brutta, è un mostro con le zanne e la lingua di fuori, ricorda qualcuno, chi? Ma si è lei, la Dea Kalì, anch'essa orrido mostro.

Kali è la morte che tocca a tutti ma che nessuno osa affrontare, rifugiandosi nelle varie religioni che promettono vita eterna senza trasformazione, magari perdendo il corpo ma con la solita mente elucubrante. Kalì e la Gorgone sono la stessa cosa, sono la verità che fa tanto paura agli uomini.

Chi invece osa affrontare la morte in vita scopre un mondo chiuso agli altri, ma non la morte reale bensì il concetto della morte.

Qualcuno la chiama la "Piccola morte", gli esoteristi la chiamavano "La morte iniziatica", gli alchimisti la chiamavano "L'opera al nero" o il "Caput mortuum", ma non si tratta di affrontare prove pericolose per la propria vita come tanti fantasiosi hanno scritto, anzi non si tratta nemmeno di prove, è un percorso di consapevolezza e basta.

La Gorgone è in corsa, perchè la mente corre, perchè la vita corre, ti volti e sei grande, ti volti e sei vecchio. Che differenza c'è tra la Gorgone e la Kalì? Nessuna.

Che differenza c'è tra la Kalì e la Gorgone e la serena Nike?
Una grande differenza, le due prime Dee sono sottoposte alla necessità, Nike invece ha vinto, s'è liberata.



GLI UNICORNI

E gli unicorni? L'unicorno è un cavallo bianco dotato di poteri magici, con un unico lungo corno avvolto a spirale sulla fronte. In alcune descrizioni hanno anche una coda da leone e zoccoli bipartiti.

L'unicorno sarebbe un simbolo di saggezza, che nell'immaginario cristiano poteva essere ammansito solo da una vergine. 
Nella tradizione medievale, il corno a spirale è detto alicorno, e gli veniva attribuita la capacità di neutralizzare i veleni. 

Questa virtù venne desunta dai resoconti dello storico greco Ctesia di Cnido (V sec. a.c.) sull'unicorno in India, usato dai governanti del luogo per fabbricare coppe in grado di rendere innocui i veleni.  Questo essere mitologico era molto diffuso nelle raffigurazioni della civiltà della valle dell'Indo, così come lo era per i Sumeri dell'Antico Egitto.

Mentre negli animali usuali le corna sono a coppia (nel rinoceronte il corno non è di corno ma di peli), nell'unicorno il corno è unico. 

"Quando di due farete uno", predica il Cristo nel Vangelo di S. Tommaso, "potrete dire alle montagne di gettarsi in mare e quelle lo faranno". 

Naturalmente non allude al corno ma all'unificazione del soggetto non più diviso nella mente e nell'anima. Noi siamo sempre divisi in due, con una parte che va in una direzione e un'altra che va da un'altra parte. L'unicorno è il simbolo della riunificazione, quindi della Vittoria.

PEGASO

IL PEGASO

Pegaso, il cavallo alato, nacque dal terreno insanguinato quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Il re di Serifo inviò Perseo a uccidere Medusa, per poterne sposare la madre, Danae, che evidentemente i suoi anni se li portava ancora bene, visto che aveva un figlio adulto.

Perseo rintracciò le Graie, togliendo loro l'unico dente e l'unico occhio finché esse non gli indicarono la dimora delle ninfe dello Stige che senza farsi pregare dettero all'eroe dei sandali alati, una sacca e l'elmo dell'invisibilità di Ade; da Ermes ricevette inoltre un falcetto adamantino.

O lui era tanto simpatico o Medusa era tanto antipatica, perchè l'aiutarono tutti, ma non finisce qui! Secondo alcuni venne inoltre condotto da Atena a Samo, per mostrargli tre simulacri delle Gorgoni onde riconoscere Medusa. 

Raggiunte le Gorgoni, le trovò che dormivano: con la mano guidata da Atena e guardandone il riflesso nello scudo per evitare di restare pietrificato, Perseo decapitò Medusa, e dalla ferita uscì subito il cavallo alato Pegaso.

Svegliatesi, le sorelle di Medusa tentarono di inseguire Perseo ma questi, invisibile, fuggì in groppa a Pegaso, portando con sé la testa della Gorgone nella sacca. Insomma di per sè lui non aveva fatto niente, però passò per un grande eroe.

Pegaso è un'altra immagine dell'anima vittoriosa, nata però da una Dea Serpigna (La Grande Madre nell'aspetto mortifero), dallo specchio che aiuta a vedere se stessi e dal falcetto d'argento che stacca l'anima dal corpo. Insomma Perseo ha vinto la morte, o, per dirla più realisticamente ha vinto la paura della morte.



E IL DELFINO?

Sacro a Venere per la sua capacità di stare fuori nell'acqua come nelle profondità. Così l'anima dell'uomo può immergersi nell'inconscio e riemergere nella realtà diurna.

Bachofen aveva ragione, ovvero aveva in  parte ragione, perchè per avere la sua immortalità l'anima deve vincere le sue battaglie. Deve diventare alata, cioè partecipare dell'invisibile mondo, dopo aver attraversato le paludi della morte.



mercoledì 2 gennaio 2019

LA LEDA HA FATTO L'UOVO


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LEDA - LEONARDO DA VINCI

GIOVE E LEDA

Giove si invaghì di Leda, ovvero mancava alla sua collezione, se la doveva cuccare a tutti i costi, ma siccome Leda era fedele al marito, al Dio degli Dei venne l'idea di farsi cigno e cuccarsela da cigno.
Ci devono spiegare, come fa un cigno a fecondare una donna? Come fa una donna a produrre un uovo? Suvvia è un mito, ovvero Giove era mitico e funzionava da Dio pure come cigno. Oppure, se per cigno si intende un uccello, anzi l'uccello.. ci può stare.

Ma il mito originario era un po' diverso. Poichè Leda era la moglie di Tindaro e aveva fatto sesso anche con lui, i semi maschili si mischiarono e Leda partorì.. una bimba mortale e una immortale.. no erano una bimba e un bimbo mortali e una bimba e un bimbo immortali... no, erano solo maschi, uno mortale e uno immortale. Un gran guazzabuglio, paese che vai mito che trovi... o è una questione di matriarcato e patriarcato.

Insomma il mito nel tempo si è trasformato non c'è male. Perchè a un certo punto si disse che le uova nate erano due, con gemelli bizigoti entro ognuno (eh si perchè i monozigoti hanno lo stesso sesso). Oppure dentro un uovo c'erano due femmine e dentro l'altro due maschi? I pareri sono diversi. Non si sa. Fatto sta che Leda partorì:

Elena - Clitennestra - Castore - Polluce.
Fece 4 gemelli complimenti!
Tutti bellissimi ma non fortunatissimi.

A Clitennestra il marito Agamennone ha ucciso il precedente marito, poi le uccide la figlia sacrificandola agli Dei e lei lo ammazza a sua volta. Come darle torto? Però il figlio Oreste uccide Clitennestra e sono tutti felici e contenti perchè così le donne si imparano a vendicarsi se gli ammazzano le figlie.

Elena, invece, sposa di Menelao, fratello di Agamennone, scappa con Paride e fa scoppiare la Guerra di Troia (ogni allusione è puramente casuale) però poi, dopo aver sterminato mezzo popolo, si pente (oddio si pente, a Troia sono morti tutti, non ha più nè marito nè trono) e torna dal marito che in cuor suo pensa che gli è andata bene, perchè invece di cornificarlo poteva ammazzarlo, per cui fa pace e chiude la partita. La differenza tra le due è evidente: Clitennestra sposa un greco mentre Elena uno spartano. I greci schiavizzano le donne, gli spartani, che sono un caso a parte, le rispettano. Ma non basta, perchè viene da chiedersi, in questo guazzabuglio: chi è figlio di chi.

Dunque per Omero (Iliade): la paternità di Clitennestra è dibattuta. Il mito narra che Leda depose un uovo che, schiusosi, lasciò uscire Elena, Castore e Polluce. Quella stessa notte però la donna giacque con il marito Tindaro (accidenti, una lavoratrice indefessa) e partorì dunque Clitennestra, ma alcuni autori sostengono che solo Elena fosse da considerare di origine divina, mentre Polluce e Castore erano figli di Tindaro.

Secondo Pindaro invece (Nemea X), i quattro figli di Leda erano distinti in due gruppi: due, Elena e Polluce, erano divini; gli altri due, Castore e Clitennestra, erano mortali. Infatti Leda depose ben due uova. Dal primo uscì la coppia mortale, Castore (destinato alla morte e alla “resurrezione” grazie a Polluce) e Clitennestra (che non se la fila nessuno), figli di Tindaro; dal secondo spuntarono i due figli di Zeus, i divini Elena e Polluce.



ROMA

A Roma non si discute, perchè a Roma non si fanno Sacri Misteri, si fa la guerra. Per cui Leda ha fatto due maschi, punto e stop, delle femmine non si sa e non si vuol sapere. Anche qui c'è il problema di uno mortale e uno immortale, ma lo risolvono, anche se nel peggiore dei modi: un giorno tutt'e due sulla terra e un giorno tutti e due nell'Ade. Un mal di testa! "E basta con questo su e giù, non ho nemmeno le ferie e nemmeno la tredicesima!" Ma Giove è Giove e non si discute, la somma algebrica è questa...

"Ma a Demetra e Core gli avevi dato sei mesi e sei mesi..." Giove si secca "Ma erano altri tempi e poi sai quanto tempo ci mettono le donne a prepararsi e truccarsi? Ci facevano subito notte..."

" Nè ma almeno, che dico, una settimana si e una no non si poteva fare?"

No, perchè Giove e Giove e loro non sono un cazzo, e allora così si capisce perchè appaiono e scompaiono.

Si perchè appaiono sul lago Regillo, manco a dirlo a combattere, manco a dirlo a fianco dei romani che manco a dirlo vincono. poi scompaiono, e per forza, non avevano tempo da perdere! Così appaiono a Roma e danno la notizia della vittoria (ma se lo sapevano il giorno dopo cambiava qualcosa?) poi puff! di nuovo scompaiono. Dei turni allucinanti.



L'ANIMA IMMORTALE

Va bene, siamo seri, che si tratti di questo, di conquistarsi un'anima immortale? Sembrerebbe di si, perchè per ottenere la bilocazione nei due mondi occorre prima andare all'inferno, ma non quello cattolico, quello pagano, cioè gli inferi, vale a dire il nero più nero di se stessi. La chiesa cattolica ritiene che guardarsi sia scoprire i propri peccati, cioè una mente condizionata che giudica le proprie azioni (e quelle degli altri), che allegria!

Gli orientali sono un po' più umani perchè dicono di osservare la propria mente. Eh si, ma per vedere la mente bisogna stare in un angolino fuori di essa, e la maggior parte della gente ci affoga dentro. Per le cosiddette vie iniziatiche occorre osservare senza giudizio i propri sentimenti, per la psicoanalisi occorre ricordare il passato doloroso e cancellato, pertanto i sentimenti più profondi.

Chi ne è capace? Le donne sicuramente molto più degli uomini, a meno che non siano gay. I gay hanno una certa capacità di indagine, i "maci" nessuna. Spieghiamoci meglio, l'anima immortale è in dotazione alla nascita, ma molta gente se la perde per strada. L'anima va cercata e coltivata ponendo attenzione e rispetto alle proprie emozioni, ai sentimenti, agli istinti.

Chi va solo di testa perde l'anima, la atrofizza. Gli uomini tendono molto più delle donne a perdere l'anima. Vi sono tuttavia uomini con un'anima femminile e donne con un'anima maschile, ma sono una minoranza, vale a dire che vi sono uomini che accrescono la loro anima e donne che la perdono, ma sono una minoranza.

ELENA DI TROIA


IL MITO

Pertanto il mito è molto mistificato. Non a caso in genere si trattava di due donne, madre e figlia, o sorelle, delle quali una doveva scendere nell'Ade e l'altra riportarla nel mondo dei vivi, in questo modo l'eroina partecipava delle due nature, mortale e immortale, mente e anima.

L'idea di un paradiso cristiano dove si giunge con la mente intatta è una grossa corbelleria. La mente è mortale, l'anima, se la si coltiva, no. La mente è legata al cervello e se il cervello muore la mente è caput. Dunque la Madre Natura, Leda, partorisce due gemelli, un fratello e una sorella, lui mortale e lei immortale. La sorella si commuove per il destino mortale del fratello (e non può essere il contrario perchè le donne sono più generose) e la Madre Divina consente ad ambedue di essere partecipi di entrambi i mondi.

- Ma lei, la donna, già lo era!

- Si, però lo insegna a lui, gli dà la mela dell'albero della conoscenza, cioè gli trasmette la sua conoscenza.

- E ma sono i Sacri Misteri!

- Esatto, i Sacri Misteri li insegnarono: le donne alle donne, poi le donne alle donne e agli uomini,
poi gli uomini alle donne e agli uomini... e non erano più i Sacri Misteri ma una pagliacciata.
I Sacri Misteri non si trasmettono attraverso la mente, infatti non furono mai scritti.
Un uomo può ritrovare la propria anima mediante una donna che l'abbia conservata.
Eccezionalmente può mantenerla anche da solo, ma è un ago in un pagliaio.


CORO DELLE SACERDOTESSE

Venite a noi maschi della terra
vi sveleremo i segreti degli inferi
e vi daremo la morte
per farvi rinascere liberi.

Venite a noi maschi della terra,
noi siamo l'ultima porta
e il salto nell'infinito,

Noi siamo l'Eterno Divenire.

"Se non mi immergo non muoio ma nemmeno vivo"


venerdì 2 novembre 2018

CHI SONO I SIGNORI DELLE BELVE?


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APOLLO SAUROCTONO

Chi è questo bel giovine in molle posa con l'acerbo corpo un po' femmineo che fissa la lucertola che se ne sta per fatti suoi sulla corteccia di un albero? E' l'uccisore dei sauri, è l'Apollo Sauroctono, quello che ammazza le lucertole, accidenti che eroe!

Ma gli studiosi dicono che il sauro rappresenta il male del mondo, questo fu detto pure di un certo serpente, per il fatto che strisciando sul suolo ben rappresenta l'istinto terreno delle persone. Così il serpente, venerato in ogni epoca e in ogni luogo, per noi cristiani (che l'hanno un po' scopiazzato dagli ebrei) è diventato il male del mondo.



IL MALE DEL MONDO NON E' IL SERPENTE, IL MALE DEL MONDO E' L'UOMO.

- Chi ha leso la terra sradicando le foreste ed eliminando l'abitat alla stragrande maggioranza degli animali?
Gli uomini o gli altri animali?
- Chi ha inquinato la terra avvelenandola coi suoi rifiuti?
Gli uomini o gli altri animali?
- Chi, non contento di tale sterminio, si nutre dei suoi simili, cioè degli altri animali, facendoli per giunta vivere nei più atroci tormenti?
Gli uomini o gli altri animali?
- Chi affama i suoi simili, li costringe a un duro e continuo lavoro, facendoli faticare tutto il giorno per la pura sopravvivenza?
Gli uomini o gli altri animali?



E' L'UOMO, IL PEGGIORE DEGLI ANIMALI.

Però si dice che Apollo, qui in atto di trafiggere il male del mondo (cioè la povera lucertola) con una freccia, avesse la capacità di togliere il male fisico del mondo, cioè le malattie, però lui stesso era in grado di infliggerlo.

APOLLO
Infatti Apollo, con le sue frecce, seminava la pestilenza tra gli uomini, ma quant'è bravo lui! Non gli bastavano tutti mali che gli uomini avevano già per conto loro?

Però è pure quello che salva gli uomini dalla pestilenza, perchè se lui dice "Basta!", perchè pensa che gli uomini abbiano subìto abbastanza, la pestilenza se ne va.

Come somiglia la nostro Dio che ci protegge da lui stesso! Dio ci manda il diluvio universale, stermina Sodoma e Gomorra, manda le sette piaghe d'Egitto, però promette che non sterminerà più gli uomini, anche perchè se li stermina con chi se la prende?

Per cui, essendo in fondo un Dio d'amore, crea mediante un'umile ancella per giunta vergine (tante volte si divertisse troppo), un figlio maschio che è figlio ma è pure Dio: un inguacchio che costò un fottio di eresie e di eretici, tuttavia ammazzati come si deve per amor di Dio.

Una volta fatto questo figlio, il buon Dio lo fa morire ammazzato in croce per salvare l'umanità... e cioè da se stesso, e cioè dalle sue punizioni. Che ci volete fare, Lui è fatto così, non si sa tenere, se non trucida qualcuno si deprime.

Ma c'è un però, il povero Cristo (davvero povero con tutto quello che ha subito, bada bene, per la volontà del Padre suo tanto buono) dovrebbe aver salvato il mondo, o almeno lo fece per questo. Ma salvato da che?
- I capricci della natura sono come prima: eruzioni, turbini, tsunami, terremoti, tempeste, fulmini e saette.
- Le malattie sono quelle di prima, più ne sconfiggi con la medicina più ne sorgono di nuove, senza contare tutte quelle che ammazza direttamente la medicina. Sta scritto sui testi universitari di medicina: il 40% delle malattie è di origine iatrogena (effetto collaterale dovuto alla tossicità di un farmaco o di una terapia medica), ma nessuno ci fa caso, a cominciare dai medici e a finire coi pazienti.
- La cattiveria degli uomini è sempre la stessa e il suo potere sulla natura e sugli animali aumenta sempre di più, fino a che non distruggerà il pianeta.

- MA NE POTEVAMO PARLARE!
- GUARDA, LASCIA PERDERE,
- NON TI CROCIFIGGERE E NON CI SALVARE,
- STIAMO ABBASTANZA MALE GIA' COSI',
- SENZA I PRETI CHE CI TRATTANO DA PECORE DA TOSARE
- SENZA I ROGHI DELLA CHIESA E LA SUA PEDOFILIA
- LASCIAMO LE COSE COME STANNO
E VATTI A GODERE IN PACE LA TUA MADDALENA

APOLLO
Ma che dire di questo splendido Apollo con la fascetta in testa e i ciuccetti di capelli ai lati? Siamo sicuri sia maschio?

In effetti gli atleti greci portavano a volte le fasce in testa ma più bassa, per evitate il sudore, e comunque non portavano i ciuccetti come le bambine, o come le donne.

Ma su Apollo - Apolla abbiamo già scritto.

Dunque lui è il SIGNORE DELLE BELVE, o è belva tra le belve?
Veramente le belve uccidono per procacciarsi il cibo, Apollo per cosa uccide?
Per salvare gli uomini? Non credo perchè non li ama nemmeno un po'.

Apollo ammazza i figli di Niobe solo perchè la loro madre ha osato dire che i suoi rampolli sono più belli dei figli di sua madre Latona, quindi di lui e di Diana. Ma semmai è Niobe la colpevole, i figli che c'entrano? Ah già, per la giustizia del Signore Iddio le colpe dei padri (e delle madri) ricadono sui figli, vedi Paradiso Terrestre.

In realtà non sono loro ad indignarsi, ma la loro madre, Latona.



NIOBE MADRE ADDOLORATA (non ricorda la Madonna?)

NIOBE -  "Specchio specchio delle mie brame, qual'è la madre che ha i figli più belli del reame?

SPECCHIO -  "La madre che ha i figli più belli del reame sei tu, e poi vuoi mettere: lei ne ha due e tu quattordici!"

NIOBE ADDOLORATA
NIOBE -  "Schiatta Latona! I figli miei sono più belli dei tuoi!"

LATONA -  "Come osa" (oddio non è che i suoi figli sono davvero più belli dei miei?) Specchio specchio delle mie brame, qual'è la madre che ha i figli più belli del reame?"

SPECCHIO - (e che palle, queste zitellone invecchiano e vanno in competizione coi figli. Diamogli ragione o mi fa in mille pezzi) La madre che ha i figli più belli del reame sono i tuoi, e poi vuoi mettere: i tuoi figli sono Dei, quelli di Niobe comuni mortali!"

LATONA - "Va bene, però Niobe deve pagare, Apollo, ammazza Niobe!"

APOLLO -  "Veramente avevo appuntamento con una ninfa.."

LATONA -  "Lascia stare le ninfe che tanto non ti si filano e le devi sempre stuprare. Piuttosto senti a mammà: non ammazzare Niobe, ammazza i suoi figli."

APOLLO - "Tutti e quattordici? Ma è una faticata!"

LATONA - "Ma no che ti fai aiutare da tua sorella, pure lei coll'arco non scherza, dai, fai contenta a mammà."

Niobe è stata da allora, nel teatro e nella prosa, portata ad esempio di grande superbia, pertanto più o meno giustamente punita. Invece Latona assassina andava bene, e i suoi figli complici pure.

Per il cristianesimo è uguale: Adamo ed Eva che mangiano una mela non autorizzata vengono puniti con l'esilio perpetuo e così tutti i loro discendenti, che diventano pure colpevoli della crocefissione di Gesù, che però a morire ammazzato ce lo aveva mandato suo padre, l'Altissimo Iddio.

Cambiano i miti ma solo l'animale uomo non cambia mai.



venerdì 15 giugno 2018

I FIGLI CHI LI FA


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ANIMA MUNDI

SI DICE:

- Nel Matriarcato gli uomini si facevano dirigere dalle donne in quanto ritenevano che i figli fossero solo delle donne e che lo sperma maschile non c'entrasse per nulla. Poi scoprirono, o divino isight, che anche gli uomini c'entravano qualcosa e allora si ribellarono e impiantarono il potere maschile, cioè il patriarcato. -

Questo ci hanno propinato gli acuti antropologi, nonchè sociologi, nonchè archeologi di ogni tempo.


CI HANNO PRESO PER DEFICIENTI?

La cultura stanziale è frutto della decisione tutta femminile di impiantare una cultura sedentaria di allevamento del bestiame con o senza coltivazione della terra e ciò risale a culture antichissime. Le recenti e straordinarie scoperte archeologiche compiute in Africa meridionale, nella regione del Transvaal, hanno portato alla luce gli insediamenti megalitici più antichi che si conoscano, forse la culla dell’umanità, risalenti secondo la datazione più prudente a 75 000 anni fa; un vero e proprio calendario astronomico che getta inquietanti interrogativi sull’origine della civiltà umana.

Nessuno ha il coraggio di dire che in epoca preistorica esistevano progredite civiltà in grado di costruire cose portentose, società organizzate e matriarcali. Nessuno dice che c'era già un homo sapiens, all'epoca attribuita solo al cromagnon. E con tutta questa civiltà gli uomini non si erano accorti che gli animali nascevano da un maschio e una femmina?

Se avessero creduto che i figli nascevano solo dalle donne avrebbero creduto altrettanto per gli animali, e non vedevano che le femmine rimanevano incinte solo dopo la stagione degli amori?
Ma soprattutto, allevando animali avrebbero dovuto accorgersi che il branco di femmine non restava incinto, e che dovevano avere un maschio per avere i piccoli, e che le femmine si ingravidavano dopo l'accoppiamento col maschio. Erano primitivi ma non deficienti.

Questa fesseria fa il paio con quella di altri pseudo antropologi per cui l'uomo primitivo pregava il sole affinchè sorgesse ogni giorno, per timore che all'improvviso non sorgesse più.
Come dire che i cristiani pregassero il loro Dio di non far scomparire l'universo. Ma il cristianesimo è tardo, si dirà, e noi parliamo di primitivi. Idem, primitivi si ma osservatori e intelligenti. L'universo è dato per scontato per noi come per gli antichi, i bambini non pensano che il giorno dopo non sorgerà il sole, e visto che l'ontogenesi ricapitola la filogenesi, anche il primitivo deve averlo dato per scontato. Non c'è bisogno di scienziati per questo, basta il buon senso.

Il bello è che il pianeta Terra non dovrebbe essere dato per scontato perchè una potente meteora di quelle tantissime che circolano potrebbero decretare la fine in qualsiasi istante, o almeno la fine della vita attuale sopra di essa. Sono morti i dinosauri, potremmo morire anche noi, noi questo lo sappiamo ma chi ci pensa? E figuriamoci gli antichi che non lo sapevano. La vita è sempre data per scontata, ci sentiamo tutti immortali. D'altronde questo pericolo è remoto.

Dunque gli antichi non erano encefalitici e capivano benissimo che il sole sorgeva ogni giorno e che i figli nascevano dall'uomo e dalla donna. E allora vengono due domande:
- Perchè l'uomo lasciava alla donna la guida della tribù o della popolazione.
- Perchè ad un certo punto ha rovesciato la cosa sottomettendo le donne, prendendosi il potere e iniziando le guerre di conquista.

La risposta alla prima domanda è: perchè LA DONNA ERA UNA GUIDA MIGLIORE DELL'UOMO.

La posizione gerarchica più elevata viene riconosciuta ad un individuo/animale da parte degli altri membri del branco, poichè questi ha dimostrato avere le maggiori abilità e capacità, e che abbia anche ad un legame di sangue con gli altri.

Il capobranco assegna ad ognuno il ruolo più adatto, suddivide le attività, e gestisce le risorse. Se il cibo è carente prima mangiano i cuccioli poi il capobranco poi gli altri. Se c'è cibo sufficiente si mangia tutti insieme. Questo in natura, in cattività tutto cambia ed è snaturato, come se si volesse studiare il comportamento umano partendo dalle carceri.

Da sempre, la donna faceva da capobranco. Le statue della grande madre iniziano nel paleolitico, cioè da subito, come dimostra la donna scolpita in avorio di mammut, in Francia, al Museo dell’Uomo. Ecco l’archeologo Grahame Clark (Societies prehistoric - 1965 sulle prime statuette della preistoria:

Le figurine femminili si trovano frequentemente in tutto il vasto territorio tra i Pirenei e la valle del Don, estendendosi a sud fino all’Italia settentrionale. Anche se alcuni esemplari risalgono al magdaleniano (10.000 ac.), la maggior parte di esse appartiene all’epoca gravettiana (20.000 ac.), e fa pensare che fra l’Europa orientale e l’Europa occidentale esistesse una vasta comunità di tendenze, tanto nel campo psichico che in quello tecnico. Le figurine stesse, alte solo pochi pollici, erano intagliate in avorio, in lignite o in diverse pietre: calcite, ematite, oolite, serpentino, talco e steatite. Ma una figurina proveniente da Dolni Vestonice, in Moravia, era modellata in un materiale simile all’argilla e cotta fino al punto da raggiungere una considerevole durezza. ” -

Il capobranco nella mentalità mentalista (cioè maschile) è il più forte e aggressivo, ma è come dire che un generale debba essere il soldato più forte e più abile, mentre deve conoscere tutto sulla milizia e sulla strategia.


La donna aveva più fiuto per evitare i pericoli, scegliere la via più facile e più sicura, scegliere i luoghi più ricchi di riparo e di cibo, stabilire i ruoli nella marcia badando anzitutto al riparo dei cuccioli. La mentalità mentalista è quella che sacrifica le femmine e i figli più deboli perchè per sopravvivere è necessario combattere. Per la mentalità animista (femminile) è necessario trovare abbondanza di cibo, clima areato, boschi per legna con il minor danno possibile ed erbe per curare da malattia e ferite.

Johann Jakob Bachofen, uno dei più grandi autori della ricerca sul matriarcato, fu contrastato come lo fu Darwin, perché il matriarcato e l’evoluzione dalla scimmia intaccano gli schemi della superiorità del maschile e dell'intera razza umana.

Dunque di chi sono i figli? Delle donne, se fossero stati affidati ai maschi l'umanità si sarebbe estinta. Vi sono animali in cui il maschio collabora con la femmina al nutrimento e la crescita dei figli: L'UOMO NON E' TRA QUESTI.

Nella razza umana chi gestisce i figli è la donna. Gli uomini protesterebbero: loro vanno a lavorare e procurano i soldi per allevare i figli. Cioè impediscono alle donne di lavorare o almeno le pagano meno degli uomini, parliamoci chiaro:
GLI UOMINI NON VOGLIONO CHE LE DONNE VADANO A LAVORARE
e sapete perchè?
PERCHE' POTREBBERO INNAMORARSI DI ALTRI UOMINI
e sapete perchè?
PERCHE' SANNO DI NON ESSERE AMATI DALLE LORO MOGLI
e sapete perchè?
PERCHE' CON LE MOGLI SI COMPORTANO MALE.
e sapete perchè?
PERCHE' GLI UOMINI NON SANNO STARE NELLA REALTA'.

Gli uomini sono I GRANDI EVASORI della realtà, 
per questo non sanno stare con le mogli,
non sanno stare coi figli, 
non possono entrare negli ospedali,
non possono avere a che fare coi morti,
avete mai sentito di un uomo che veste un morto?
Sicuramente no, sono le donne a farlo, perchè hanno più contatto con la vita e la morte, cioè con la realtà.

Gli uomini evadono: 
- sul lavoro, parlando di lavoro,
- aldifuori del lavoro parlando di calcio,
- parlando di fica, 
- parlando di politica, 
- stop.

Le donne: 
- fanno la spesa, 
- accudiscono i figli, 
- cucinano, 
- lavano, 
- cuciono, 
- fanno le pulizie di casa, 
- curano chi si ammala, 
- parlano con maestri e professori a scuola, 
- aiutano i figli a studiare.

Gli uomini fanno... lavorano e basta, perchè a casa sono stanchi, tanto stanchi, sempre stanchi. A casa non fanno nulla, sono handicappati.

Ma torniamo a noi: - "Analisi comparative di stile e tipologia ci danno un orientamento cronologico: sembrano indicare una straordinaria multi-millenaria persistenza della figura femminile steatopigica, una madre primordiale che accompagna il genere umano dal pieno Paleolitico superiore al Neolitico. Le fasi più antiche hanno chiari raffronti con le figurine del Paleolitico superiore europeo ed asiatico, in particolare con le cosiddette "veneri" attribuite alla cultura aurignaziana, alcune delle quali hanno oltre 30.000 anni
(Z. A. Abramova, 1990). -

A - Ma 30000 anni fa è preistoria no?

B - Il Paleolitico inferiore va dal 600.000 al 150.000 a.c.
- I più antichi focolari risalgono a 600.000 anni fa a Dimini in Grecia, 
- 400.000 anni fa a Nizza (Torre Amata), 
- a Vetesszollos in Ungheria, 
- a Chu-Lou Tien in Cina e così via. 
Insomma 600.000 anni fa l'essere umano aveva scoperto il fuoco per scaldarsi e cucinare. 
Dal 50.000 al 10.000 a.c. il paleolitico superiore dove compare l'homo sapiens fonte di tutte le razze oggi esistenti. Il culto dei morti prevedeva un corredo funebre e comparvero le prime statuette di Dee della fertilità, bassorilievi di donna o di animali, 30.000 anni fa è preistoria.

A - Insomma erano un po' civili... -

B - Più di quanto pensiamo: una volta udii lo scultore Manzù dichiarare il suo stupore di fronte alle pitture della grotta di Altamira, gli era inconcepibile che tale forma artistica non avesse alle spalle una solida civiltà, ma erano altri tempi, oggi si comincia a capire che questa civiltà c'era, che almeno 30000 anni fa gli uomini già avevano un pensiero simbolico, una progettazione e un mondo emotivo che desideravano esprimere. -

Si dice che Eva mangiò la mela 5 minuti prima di Adamo, e che quei 5 minuti il maschio non li abbia mai recuperati.
La donna conosce il figlio nove mesi prima dell'uomo, perchè per nove mesi se lo porta in grembo, e quei nove mesi l'uomo non li ha mai recuperati nè, giustamente li potrà recuperare.
Per cui la paternità non sarà mai la maternità.

"DONNE, RICORDATE CHI FOSTE"



 

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