mercoledì 15 aprile 2015

SANTA DEA FEBRONIA



GROTTA ARCAICA ADATTATA CON ALTARE DI SANTA FEBRONIA

SANTA FEBRONIA DI NISIBIS 

Martire del IV sec. dc.

Venerata dalle Chiese: cattolica, ortodossa e copta
Ricorrenza 25 giugno

Santa Febronia (Nisibis, IV sec. dc) fu una cristiana che subì il martirio nell'antica Turchia sud orientale, ai confini con la Siria).

Orfana all'età di due anni visse  all'interno di una di una comunità cristiana, secondo quanto ci riferisce più tardi sant'Efrem il Siro da Nisibis, dei "Figli e delle Figlie del Patto", nate in Mesopotamia tra la metà del III e l'inizio del IV sec.. Qui, sotto le cure della zia Brienna e della religiosa Tomaide, crebbe in virtù e dottrina, divenendo guida spirituale per le consorelle e le donne pagane della città.

Santa Tomaide: martire (però presso Alessandria d’Egitto) Nel 476 d.c. suo suocero tentò di sedurla con doni vari, ma lei si oppose fermamente per restar fedele al marito pescatore. Il vecchio la assassinò tagliandola in due con la spada e, facendo fede su potenti amicizie, si sottrasse alla giustizia.

Secondo altri invece il vecchio, divenuto cieco, confessò il delitto e venne decapitato. La notizia del martirio di Tomaide si diffuse subito nei dintorni di Alessandria e l’abate Daniele fece seppellire il corpo della santa nel cimitero dei monaci. In seguito le reliquie furono traslate a Costantinopoli. L’olio delle lampade ardenti sulla sua tomba fu utilizzato quale rimedio contro le tentazioni carnali (e dove se lo mettevano?).

Gli Atti di Santa Febronia, la sua Passio, sono appunto attribuiti a Santa Tomaide, che è vissuta oltre un secolo dopo, che quindi non può averla seguita personalmente.
Sotto la decima persecuzione indetta dall'imperatore Diocleziano viene catturata e condotta davanti al giudice Seleno.

Il 25 giugno del 305, resistendo alle varie lusinghe, tra cui quella di convolare a nozze col giovane Lisimaco, nipote del giudice, e noncurante delle varie minacce, viene condannata al martirio. Il suo viene ricordato come uno dei più lunghi e cruenti martirii patiti dai cristiani dell'epoca: secondo la tradizione venne flagellata e sottoposta alle pene del fuoco, raschiata con pettini di ferro, le vennero tagliati i seni, le mani ed i piedi, cavati i denti ed infine fu decapitata. Nel 363 il corpo viene portato a Costantinopoli. 

Secondo il racconto della Passio  il corpo di Febronia fu invece portato intorno all’anno ‘600 (tre secoli dopo?) a Costantinopoli, accompagnato da numerosi miracoli, i quali ci vengono confermati anche nei Miracula Artemii, e dove era titolare di un altare presso la chiesa di San Giovanni Battista nel quartiere Ozeia, e se ne celebrava regolarmente la festa.

Successivamente giunge a Trani, in Puglia, dove fino al '700 la santa viene venerata nel giorno 25 giugno con un motu proprio. Testimonianze del passaggio del corpo dalla città di Trani sono un reliquiario ligneo del '500 (ma non stava a Costantinopoli?) ed una tela custoditi presso il Museo Diocesano.

Il suo culto si diffuse dall'Oriente all'Occidente, soprattutto grazie ai monaci di rito bizantino. È particolarmente venerata nel meridione d'Italia: a Palagonia (CT), a Patti (ME), ed a Minori (SA), anche se con variazioni leggendarie che la vorrebbero nata a Patti e col nome di Trofimena (a Minori).


A MINORI Santa Trofimena

Santa TROPHIMENIS secondo la tradizione, subì il martirio intorno ai dodici-tredici anni, forse per mano dello stesso padre, in conseguenza del suo rifiuto al matrimonio con un pagano. Il corpo, affidato alla custodia di un'urna, fu gettato in mare, dove le correnti lo spinsero sino alla spiaggia di Minori.

RELIQUIARIO LIGNEO DI
SANTA FEBRONIA
Presumibilmente verso il 640 l'urna, ritrovata da una lavandaia, venne fatta trasportare da una pariglia di giovenche bianche (divenute poi il simbolo della Santa) fin dove oggi si vede eretta la Basilica.

Dei resti di Trofimena si ha notizia storica sin dagli anni 838-9, secondo quanto riportato da una fonte anonima che narra del trafugamento e delle varie traslazioni subite dai resti della Santa per opera dei Longobardi. Per precauzione il corpo della santa fu deposto sotto l'altare anche se il luogo doveva restare segreto, ma aperta la cripta fu ritrovata vuota. Le reliqiue della santa furono miracolosamente ritrovate solamente nella notte del 27 novembre del 1793 e ad esse fu dedicata la moderna cripta della basilica, dove ancor oggi vengono conservate.

Santa Trofimena martire è venerata come Patrona di Minori, e la sua festa ricorre il 5 novembre, presunto giorno del martirio e anniversario del'arrivo del suo corpo a Minori, con la processione al mattino del 5 novembre, hanno luogo anche nei giorni 27 novembre con l'annuncio del S. Natale (II ritrovamento delle reliquie nel 1793) e il 13 luglio con la processione serale (seconda deposizione delle reliquie nell'839). 

A Milano, in corso Garibaldi esistono i resti dell'antica chiesa di Santa Febronia; nella città esisteva nel '600 un monastero ad essa intitolato, nonché un altare presso la chiesa di San Protaso.

A Romanzio (fraz. di Noventa di Piave) si trova l'antico Capitello di s. Febronia, risalente secondo alcuni studiosi al XIV sec..

A Trani, in Puglia, nel Duomo esisteva, prima del 1837, una cappella a lei dedicata; ancora oggi si conservano presso il Museo Diocesano un pregevole reliquiario ligneo del XVIII sec. ed un dipinto della santa. 



A PALAGONIA

L'Eremo di Santa Febronia

Il principale monumento della città è l'Eremo di Santa Febronia, basilica rupestre risalente al VI-VII sec. d.c., ricavato da una precedente tomba preistorica.

EREMO DI SANTA FEBRONIA
Vi sono affrescati il Cristo Pantocratore, un'Annunciazione e quattro figure sullo sfondo;  Santa Febronia tra due carnefici, nel martirio dei denti e delle mammelle e quello di San Bartolomeo; poi Santa Lucia, un Santo vescovo, un Angelo orante, Sant'Agata, Sant'Anastasia, il Peccato originale e San Giovanni Battista.

Al centro dell'ambiente si  in un ambiente a "T" nelle cui pareti sono ricavate le nicchie con funzione di colatoi per i corpi dei monaci dopo la loro morte onde mummificarli parzialmente. Perchè l'eremo sia dedicato a lei che sembra una figura minore non lo sappiamo, però ogni anno si svolge una processione in cui la reliquia (un pollice) di Santa Febronia, patrona della città soprannominata a' Santuzza viene portata all'eremo.



A PATTI

Pur appartenendo ad una famiglia agiata di origine pagana, Santa Febronia conobbe la fede cristiana e fu battezzata dal vescovo S. Agatone ad una fonte, divenuta poi miracolosa, situata in una località detta per questo “Acqua Santa”.

La giovane Febronia, abbandonato il paganesimo, si consacrò a Cristo Gesù facendo voto di verginità e, a causa di questa scelta, dovette subire angherie di ogni genere da parte del padre, che già aveva in serbo per lei altri progetti di vita.

Per sfuggire infine alla collera paterna si nascose presso le grotte del Mons Iovis, presso l’attuale località di Mongiove. Ma il padre, scopertone il rifugio, la raggiunse e, accecato dall’odio per la fede cristiana, la uccise gettandone il corpo in balia delle onde.

Il corpo della giovane martire, trasportato prodigiosamente dal mare, fu rinvenuto da una lavandaia sulla spiaggia di Minori (Salerno), località marinara della costiera Amalfitana. Da qui la devozione verso la nostra Santa si diffuse rapidamente fra gli abitanti della regione che, per quanto l’abbiano chiamata Trofimena a causa di alterne vicende storiche, ne hanno sempre affermato il legame con la nostra città di Patti.
La città di Patti, che custodisce in un’artistica urna argentea, conservata in Cattedrale, alcune reliquie della Santa Concittadina, donate in varie circostanze dai Minoresi.



RELIQUIE

- il pollice della mano destra - a Palagonia, 
- frammenti vari - a Patti 
- il corpo - a Minori
- la testa - a San Carlo ai Catinari ( ivi trasferita dall'antica Chiesa di San Paolo),
- un altro corpo di Santa Febronia tra i venticinque corpi santi custoditi nella chiesa di San Giorgio, una della cosiddetta Quadreria delle Sette Chiese, a Monselice (PD). 
- Una campagna di scavi archeologici americana ha scoperto a Tuneinir (Turchia), proprio nei luoghi di origine della Santa, la tomba di Febronia nonché un reliquiario con un suo dente, che trova riscontro nel racconto della Passio.

Viene invocata per la protezione dai terremoti, per il dono della pioggia, per le malattie al seno.

Suoi attributi sono la palma, la croce, il  vangelo, la tenaglia o la spada del martirio.



LA DEA

Anticamente la festa di Santa Febronia cadeva il 14 febbraio, mese dedicato alla Dea Febris. Lo stesso nome del mese di Febbraio deriva proprio da Februare (purificare) con preciso riferimento agli antichi riti che venivano celebrati prima dagli antichi romani in onore alla Dea Febris, e successivamente traslati nella Festa di S. Febronia. La festa della santa venne poi convertita in San Valentino.

La Dea Febris a cui venne assimilato anche il Dio etrusco Februus, per alcuni marito della Dea, era celebrata dai romani nel mese di Febbraio, con rituali che toccavano il loro culmine il giorno 14, nelle Februalia, festività che coincidevano con i Lupercalia, dedicati al Dio Fauno e alla Dea Febris, per cui le due divinità vennero spesso fuse o confuse.

Nelle feste di purificazione, che iniziavano nella seconda quindicina di gennaio, era ricordata anzitutto la Dea Februa ovvero Iunio Februata, Giunone Purificata, e Iuno Sospita, Giunone Salvatrice. Per la purificazione della città le donne giravano per le strade portando fiaccole accese, festa antesignana della Candelora in cui un tempo si portavano candele accese nelle chiese cristiane.

La Dea riceveva offerte da suoi fedeli, nella speranza di evitare la malattia ma soprattutto di ottenerne la guarigione. Febris poteva dunque portare o scacciare le malattie. Il suo nome significa proprio questo: "Fever" o "attacco di febbre".

Una Dea della malaria, prevalente nel suolo italico, soprattutto nelle regioni paludose dove la malattia era trasmessa dalle zanzare, ma non solo, perchè ogni Dea della morte era anche portatrice di vita. Ma altresì nella festa si usava purificare le stalle e gli animali.

Le prime avevano un rituale piuttosto benefico, perchè bruciavano zolfo come ancora usa in alcune campagne, mentre gli animali venivano irrorati con acqua e zolfo, anche questo benefico per eliminare almeno in parte i parassiti.

Così alla festa della Candelora, i romani, per le calende di febbraio, illuminavano la città per tutta la notte con fiaccole e candele, in onore della Dea Februa, secondo alcune fonti madre di Marte, Dio della guerra, dal che si deduce un passato di Dea guerriera anche in lei.

La chiesa cattolica ha mantenuto la festa modificandone il significato, dedicandola alla commemorazione del rito di purificazione di Maria che, come tutte le donne ebree, dopo aver partorito, doveva purificarsi in quanto impura.



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