Iacopo Sannazaro: Arcadia:
- Uscite da' vostri alberi, o pietose Amadriadi, sollecite conservatrici di quelli, e ponete un poco mente al fiero supplicio che le mie mani testè mi apparecchiano.
E voi Driadi, formosissime donzelle de le alte selve, le quali non una volta ma mille hanno i nostri pastori a prima sera vedute in cerchio danzare all'ombra de le fredde noci, con li capelli biondissimi e lunghi pendenti dietro le spalle bianche... -
Le ninfe erano figlie di Zeus o Urano e facevano da seguito alle divinità maggiori come Artemide, Apollo, Poseidone, Demetra, Dioniso, Pan, Ermes, e raramente a divinità minori come Fontus.
MA PRIMA ANCORA, QUANDO LE NINFE ABITAVANO LA TERRA, chiunque poteva percepirle, solo che sciogliesse i pensieri
e ascoltasse il vento, o un cinguettio, o un fruscio sommesso, o in luccichio lontano, o la calma della notte.
LE NINFE
Ci sono diversi tipi di ninfe, a seconda del luogo in cui albergano:
NINFE DELLA TERRA:
"Gaia per prima generò, uguale a sé,
Urano stellato, ché tutta in giro la chiudesse,
perché fosse agli dei beati sede sicura per sempre,
e generò i Monti grandi, graziose dimore delle dee
Ninfe, che risiedono su alture disseminate di gole"
(Esiodo, Teogonia 126 - 130)
- Agrostine - ninfe dei campi, spesso trasparenti.
Urano stellato, ché tutta in giro la chiudesse,
perché fosse agli dei beati sede sicura per sempre,
e generò i Monti grandi, graziose dimore delle dee
Ninfe, che risiedono su alture disseminate di gole"
(Esiodo, Teogonia 126 - 130)
- Aliadi - avevano il potere di trasformarsi in una roccia o in un tronco d'albero all'avvicinarsi di un umano.
- Aloniadi - ninfe dei burroni e delle zone più scoscese e impervie. In genere avvolte di veli scuri.
- Auloniadi - le ninfe dei ruderi e dei luoghi abbandonati, molto pallide nella pelle e nei capelli.
-Alseadi - abitatrici dei boschi, facevano parte del corteo silvestre di Artemide Diana. Spesso con veli variamente colorati sul corpo nudo. Giovani e bellissime alle quali nessun uomo poteva resistere. Altre curative con filtri magici ottenuti dalle foglie di alcune piante utili per guarire ferite o traumi, anche psicologici, donavano protezione e passione ai forestieri. Le più famose erano Callisto e la sorella più piccola Anthea, legate ad Artemide, Dea della caccia. Si dice avessero capelli d'argento.
- Amadriadi - vivevano ciascuna in una quercia o comunque in una pianta. Facevano corpo con gli alberi e morivano con esso. Si intravedevano a volte o alle prime luci dell'alba o al crepuscolo.
- Coricee - ninfe che abitavano nell'antro di Corice ai piedi del monte Parnaso, da cui deriva il loro nome.
Coricia fu una ninfa di queste, amata da Apollo e da cui ebbe i figli Leo e Licoreo. Essendo il monte Parnaso dedicato alle Muse, spesso vengono confuse con esse. La più nota delle Oreadi è forse Eco, abitante del monte Elicona, compagna di Pan, innamoratasi di Narciso. Queste ninfe erano anche associate ad Artemide, divinità che cacciava preferibilmente tra le montagne ed i precipizi.
Coricia fu una ninfa di queste, amata da Apollo e da cui ebbe i figli Leo e Licoreo. Essendo il monte Parnaso dedicato alle Muse, spesso vengono confuse con esse. La più nota delle Oreadi è forse Eco, abitante del monte Elicona, compagna di Pan, innamoratasi di Narciso. Queste ninfe erano anche associate ad Artemide, divinità che cacciava preferibilmente tra le montagne ed i precipizi.
- Ditee - ninfe che abitavano il monte Ditte.
- Driadi - Vivevano negli alberi. A differenza delle amadriadi, non facevano corpo con gli alberi, né morivano con essi, ma potevano muoversi liberamente, danzare e unirsi anche con semplici mortali. Belle e giovani, avevano la parte inferiore con una sorta di arabesco che imitava un tronco d'albero. Tra le driadi si ricorda Euridice e Dafne.
- Eliadi - figlie di Elio (il Sole) e dell'oceanina Climene, sono le sorelle di Fetonte. Quando il fratello morì cadendo nel fiume Eridano, iniziarono a piangere senza sosta, tanto che le loro lacrime si tramutarono in ambra e loro stesse si trasformarono in pioppi. Si ricordano: Astride, Dioxippe, Egle, Elie, Febe, Fetusa e Lampezia - Intorno le giovani Eliadi, infelici, mutate negli alti pioppi, effondono tristi lamenti e dai loro occhiversano al suolo le gocce d’ambra splendente - .(Apollonio Rodio, Le argonautiche)
- Epimelidi - protettrici dei meli e delle greggi. Ci si accorgeva della loro presenza dal morso su una mela ancora attaccata all'albero, talvolta cavalcavano gli arieti dei greggi. Erano talmente eteree che potevano spiccare balzi leggerissimi.
- Esperidi - figlie della Notte, in versioni posteriori figlie di Atlante e di Esperide, custodivano il giardino dei pomi d'oro di Era. Se ne ricordano: Egle, Aretusa, Esperia o Esperetusa, Eriteide. Custodivano un meraviglioso giardino con un albero che dava mele d'oro, dono di Gea per le nozze di Zeus con Era. Il serpente Ladone dalle cento teste stava per giunta arrotolato attorno al tronco dell'albero. Con capelli lughissimi e vesti sgargianti.
- Idee abitavano il monte Ida.
- Ileori - avevano la proprietà di confondersi con l'erba o con gli alberi, assumendo forme serpentine o di serpenti veri e propri. Difficili da scorgere perchè assumevano il colore e il disegno del luogo.
- Limniadi - ninfe dei prati, con vesti ornate di fiori e coroncine sui capelli.
- Meliadi o Melie - le ninfe più antiche, abitatrici dei frassini con caratteristiche guerriere (forse perché con tale legno si costruivano i giavellotti), nate dalle gocce di sangue dell’evirazione di Urano cadute sulla Madre Terra, che ne viene fecondata. Famosa Melia che generò, dal Dio fluviale Inaco, Io, amata da Zeus. Da Apollo generò Tenedo. Sono anche connesse alla nascita dell'uomo; si diceva infatti che gli uomini dell'età del ferro nacquero dai frassini (Esiodo). Secondo la leggenda proteggevano i bambini che venivano abbandonati sotto gli alberi. Per altri miti erano divinità della battaglia sanguinosa, avevano un pelle piuttosto scura e occhi brillanti che emanavano a volte balenii.Napee - ninfe delle valli, amano la solitudine, ma a volte avevano delle relazioni d'amore con qualche eroe, dal quale esigevano un'assoluta fedeltà. Erano spesso molestate ed inseguite da Pan e dai Satiri, con i quali convivevano. Difficili da scorgere, avevano capelli verdi e lucenti come seta.
- Napee - ninfe delle valli, dei boschi e dell' Ortoclasio.Amano la solitudine, ma a volte avevano delle relazioni d'amore con qualche eroe, dal quale esigevano un'assoluta fedeltà. Erano spesso molestate ed inseguite da Pan e dai Satiri, con i quali convivevano. Si potevano scambiare per fanciulle, con capelli chiarissimi però.
- Oreadi o Orestiadi - ninfe delle montagne. -
- Peliadi - ninfe che abitavano il monte Pelio,
Ovidio nei Fasti:
“Così si deve placare la dea, e tu rivolto ad oriente dì quattro volte le preghiere e lavati le mani nella viva onda”
“Chi ne beve diventa pazzo, voi che volete conservare la mente sana allontanatevi da qui, chi ne beve impazzisce”.
Euripide nell’Andromaca suggerisce che alle ninfe marine “Zeus ha dato un’esistenza e una dimora lontana dagli uomini, stabilendosi ai confini della terra. E’ là che abitano, il cuore libero da affanni, nelle isole dei Beati, in riva ai gorghi profondi dell’Oceano, eroi fortunati per i quali questo suolo fecondo porta tre volte all’anno un fiorente e dolce raccolto.”
La ninfa Salmace si innamorò di Ermafrodito, bellissimo figlio di Afrodite e di Ermes, ma fu respinta; allora la ninfa, mentre il giovane faceva il bagno nel lago a lei dedicato, gli si avvinghiò strettamente e pregò gli Dei di non essere mai più separata da lui. Gli Dei la accontentarono fondendoli in un unico essere, dotato di entrambi i sessi.
Echenaide fece invece perdere la testa al pastore Dafni, affascinante e bravissimo suonatore di flauto, che le giurò fedeltà eterna: ma la tradì, e si innamorò della figlia di un re; Echenaide, presa dall’ira, per punizione lo rese cieco.
Anche presso gli antichi Romani esisteva il culto delle ninfe; famosa era Egeria, una Naiade, che fu moglie di Numa Pompilio, il secondo re di Roma: alla sua morte fu tramutata in sorgente e venne venerata come protettrice delle nascite.
Lara, anche lei ninfa di sorgente, ingenuamente rivelò a Giunone, moglie di Giove, l’amore di questi per la ninfa Giuturna. Il re degli dei, per punirla d'aver parlato, la fece diventare muta; in seguito Lara ebbe con Mercurio due gemelli, due degli Dei chiamati Lari, che avevano il compito di proteggere la casa, la famiglia e i campi.
“Così si deve placare la dea, e tu rivolto ad oriente dì quattro volte le preghiere e lavati le mani nella viva onda”
“Chi ne beve diventa pazzo, voi che volete conservare la mente sana allontanatevi da qui, chi ne beve impazzisce”.
Euripide nell’Andromaca suggerisce che alle ninfe marine “Zeus ha dato un’esistenza e una dimora lontana dagli uomini, stabilendosi ai confini della terra. E’ là che abitano, il cuore libero da affanni, nelle isole dei Beati, in riva ai gorghi profondi dell’Oceano, eroi fortunati per i quali questo suolo fecondo porta tre volte all’anno un fiorente e dolce raccolto.”
La ninfa Salmace si innamorò di Ermafrodito, bellissimo figlio di Afrodite e di Ermes, ma fu respinta; allora la ninfa, mentre il giovane faceva il bagno nel lago a lei dedicato, gli si avvinghiò strettamente e pregò gli Dei di non essere mai più separata da lui. Gli Dei la accontentarono fondendoli in un unico essere, dotato di entrambi i sessi.
Echenaide fece invece perdere la testa al pastore Dafni, affascinante e bravissimo suonatore di flauto, che le giurò fedeltà eterna: ma la tradì, e si innamorò della figlia di un re; Echenaide, presa dall’ira, per punizione lo rese cieco.
Anche presso gli antichi Romani esisteva il culto delle ninfe; famosa era Egeria, una Naiade, che fu moglie di Numa Pompilio, il secondo re di Roma: alla sua morte fu tramutata in sorgente e venne venerata come protettrice delle nascite.
Lara, anche lei ninfa di sorgente, ingenuamente rivelò a Giunone, moglie di Giove, l’amore di questi per la ninfa Giuturna. Il re degli dei, per punirla d'aver parlato, la fece diventare muta; in seguito Lara ebbe con Mercurio due gemelli, due degli Dei chiamati Lari, che avevano il compito di proteggere la casa, la famiglia e i campi.
- Crenee - ninfe delle fontane. Assumono talvolta sembianza di pesci o di rocce muschiose.
- Creneidi - ninfe delle fonti.
- Efidriadi - ninfe delle sorgenti.
- Eleadi - Quando interagiscono con gli esseri umani, lo fanno come guide o come animali da traino. Già semi-rettili acquatici, diventate umanoidi attraverso la magia antica. Abitano lungo paludi e corsi d'acqua, sulle piante, con i pesci di fiume e gli uccelli. Solitarie e schive, se interagiscono con gli umani, diventano guide o animali da traino. Solitamente vivono in villaggi nascosti, in mezzo delle paludi su isole artificiali, protette da mostri acquatici. Non riconoscono la differenza tra i sessi e le classi sociali. Hanno grandi capacità di sopravvivenza, avide di gioielli ed oggetti lucidi, in particolare di oro.
- Furrine - seguaci della Dea Furrina, ninfe delle sorgenti. Dormivano sotto il pelo dell'acqua o nuotavano nel fiume non lontano dalla sorgente che custodivano. Talvolta si celavano nei pozzi per ascoltare i desideri delle fanciulle e talvolta esaudirli.
- Idriadi - ninfe delle sorgenti.
- Malìe - ninfe delle acque correnti.
- Naiadi - ninfe delle sorgenti e delle acque dolci in genere, avevano facoltà guaritrici e profetiche. Aretusa, una Naiade, fu perseguitata da un antico dio del fiume, Alfeo: chiese aiuto ad Artemide che per salvarla la trasformò in una fonte.
- Nereidi - ninfe del mare, figlie dell'oceanina Doride e di Nereo (divinità del mare calmo, anteriore alla nascita degli Olimpii). Sia Esiodo che Omero ritengono fossero 50. Tra le più famose Anfitrite, sposa del successivo Dio del mare, Poseidone. Da questa unione nasceranno Rhodos e Tritone, padre dei Tritoni che percorrono il mare suonando la buccina per suscitare o calmare tempeste. Galatea, amata dal pastore Aci e dal ciclope Polifemo e Teti, madre di Achille. Considerate immortali e benevole. I loro nomi: Actea, Agave, Alie, Alimede, Amateaia, Anfinome, Anfitoe, Anfitrite, Apseude, Aretusa, Asia, Autonoe, Beroe, Callinassa, Callineira, Calipso, Ceto, Cidippe, Cimatolege, Cimo, Cimodoce, Cimotie, Cleio, Climene, Cranto, Creneide, Deiopeia, Dero, Dexamene, Dinamene, dione, Doride, Doto, Drimo, Efire, Eione, Erato, Eucrante, Eudore, Eulimene, Eumolpe, Euneice, Eupompe, Euridice, Evagore, Evarne, Ferusa, Fillodoce, Galatea, Galena, Glauce, Glauconome, Iaera, Ianassa, Ianeira, Ianira, Ione, Ipponoe, Ippotoe, Laomedea, Leucotoe, Licorea, Ligea, Limnoreia, Limnoria, lisianassa, Maera, Melite, Menippe, Nausitoe, Nemerte, Neomeride, Nesea, Neso, Opis, Oritva, Panope, Panopea, Pasitea, Plessaure, Ploto, Polinoe, Polinome, Pontomedusa, Pontoporea, Pronoe, Proto, Protomedea, Psamate, Sao, Speio, Speo, Taleia, Talia, Temisto, Teti, Toe, Xanto.
- Oceanine - delle acque correnti, sorelle dei fiumi. “dalle caviglie sottili, che assai numerose la terra e gli abissi del mare per ogni dove ugualmente curano, fulgida prole di dee”.ninfe delle acque correnti, sorelle dei fiumi. Le ninfe più antiche, ben 3000 “dalle caviglie sottili, che assai numerose la terra e gli abissi del mare per ogni dove ugualmente curano, fulgida prole di dee”. Figlie di Oceano e Teti, due titani, diedero origine a tutti i fiumi, fra cui l’Acheloo, il maggiore dio fluviale della Grecia, capace di cambiare la propria forma.
Stige “è la maggiore di tutte”, abitatrice degli inferi le cui acque possono rendere immortali (Achille). Su di lei giurano gli Dei, e chi commette spergiuro per un anno “giace senza respiro; né mai può farsi vicino all’ambrosia e al nettare cibo, e un funesto torpore lo avvolge” poi “per nove anni viene privato degli Dei sempre viventi, né mai frequenta il consiglio né i banchetti”.
Poi ci sono Kalypso amante di Ulisse, Metis, Dea della saggezza, Tyche Dea della fortuna e Perseide dalla quale discenderanno regine e maghe come Kirke, Pasifae e Medea.
- Pegee - protettrici delle sorgenti. Hylas, splendido giovane, amante e scudiero di Herakles, imbarcato con gli argonauti, in una sosta su un’isola per fare provvista d’acqua “presto scorse una fonte, in un basso terreno; intorno cresceva molto fogliame, scuro chelidonio e verde capelvenere, apio fiorente e graminia serpeggiante. In mezzo all’acqua le Ninfe intrecciavano un coro, le ninfe insonni, le dee temibili per i campagnoli, Eunica, e Malide, e Nicea sguardo di primavera.” Subito si innamorarono del bel fanciullo, e quando questi si fu chinato sullo specchio d’acqua lo afferrarono e lo portarono nelle profondità, dove con dolci parole lo rincuoravano. Herakles si mise alla ricerca del compagno urlando il suo nome, ma la voce del giovane sembrava provenire da grande distanza, e mai più lo rivide.
- Potameidi - ninfe dei fiumi. Attraenti fanciulle, vergini e benefattrici. Rendono fertile la natura. Proteggono i fidanzati che vanno a bagnarsi nelle loro sorgenti, ispirano gli esseri umani, alcune sono anche guaritrici da mali. Sono mortali ma vivono molto a lungo, amanti di dei e di comuni mortali, le ninfe cantano felici nel luogo a loro consacrato.
NINFE CELESTI o dell'aria:
"Non saprebbe neanche distinguere
i ceselli dello scudo, l’Oceano, le terre, il cielo
con le stelle, le Pleiadi, le Iadi,
"Non saprebbe neanche distinguere
i ceselli dello scudo, l’Oceano, le terre, il cielo
con le stelle, le Pleiadi, le Iadi,
l’Orsa che non tacca il mare,
le due città e la nitida spada di Orione".
(Ovidio, Metamorfosi, XIII, 291 – 294)
le due città e la nitida spada di Orione".
(Ovidio, Metamorfosi, XIII, 291 – 294)
- Alcionidi - figlie del gigante Alcioneo, dette per questo "alcionidi" e sono: Metone, Fostonia, Ante, Alcippe, Pallene, Drimo e Asteria. Dopo la morte del padre, si gettarono in mare dal Canastraio, la cima di Pellene, ma Anfitrite le rese uccelli, e dal nome del padre furono chiamate Alcioni.
Alcioneo fu il capo della rivolta dei giganti nella Gigantomachia contro il regno degli Dei Olimpici. Eracle, dalla parte degli Dei, scoccò la sua prima freccia contro Alcioneo che però era immortale nella terra natia. Atena suggerì allora di rapirlo e portarlo lontano, Eracle eseguì portandoselo sulle spalle e poi uccidendolo a colpi di clava. (leggi la lotta tra matriarcato e patriarcato, in cui c'è l'esilio e l'uccisione delle sacerdotesse matriarcali)
Alcioneo fu il capo della rivolta dei giganti nella Gigantomachia contro il regno degli Dei Olimpici. Eracle, dalla parte degli Dei, scoccò la sua prima freccia contro Alcioneo che però era immortale nella terra natia. Atena suggerì allora di rapirlo e portarlo lontano, Eracle eseguì portandoselo sulle spalle e poi uccidendolo a colpi di clava. (leggi la lotta tra matriarcato e patriarcato, in cui c'è l'esilio e l'uccisione delle sacerdotesse matriarcali)
- Cure - ninfe nutrici di neonati. Si può capire la loro importanza dal fatto che da loro provenga il termine curare o il sostantivo Cure. Antiche Dee trasformate in ninfe, probabilmente assistevano nella nascita la madre e il bambino, invocate con libagioni di latte.
Sono sette sorelle, figlie di Atlante e dell'oceanina Pleione. Secondo un'altra versione sono figlie di una regina delle Amazzoni, pertanto amazzoni loro stesse e si chiamarono: Alcione, Celeno, Elettra, che con Zeus ebbe Dardano; Maia, che con Zeus ebbe Ermes; Merope, Asterope, Taigete.
Secondo una delle versioni le Pleiadi erano le compagne vergini di Artemide, e il cacciatore Orione le inseguiva per tutta la terra per cui esse fuggirono nei campi della Beozia. Gli Dei si mossero a compassione trasformando le ragazze in colombe e poi in stelle (accidenti che fortuna...).
Nessuna delle Pleiadi era vergine, quasi tutte giacquero con divinità, tranne Merope, sposata con il noto criminale Sisifo. Lei per la vergogna abbandonò le sorelle in cielo e, per questo motivo, si dice che Merope brilla in cielo meno delle altre stelle che formano le Pleiadi. Diventate stelle, grazie anche ai poteri di Zeus manifestarono la loro simpatia ad Atreo, modificando il loro corso.
- Nefeli - Ninfe delle Nubi, tra cui Nefele Dea delle nubi e figlia di Giove.
- Iadi - erano ninfe dei boschi, delle fonti e delle paludi, difatti il loro nome significa "piovose". Ne conosciamo sette nomi: Ambrosia, Eudora, Pasitoe, Coronide, Polisso, Fileto e Dione. Erano figlie di Atlante e di Etra, nonché sorelle di Ia e delle Pleiadi. Alcuni miti narrano della loro partecipazione all'educazione di Dioniso. Da Zeus furono tramutate in astri, Iadi, e poste in fronte alla costellazione del Toro.
- Tiadi - chiamate anche Menadi o Baccanti da Esiodo, o Mimallonadi. In origine divinità dei monti e delle foreste, vestite con pelli animali, con in testa una corona di edera o quercia o abete, danzando e vagando insieme agli animali selvatici. Agitavano il tirso,una picca avviluppata dall'edera sulla sommità . Poi divennero solo donne, effettivamente esistite come sacerdotesse e seguaci del culto della Dea-Dio Dioniso. Catullo scrive (Carmina, LXIV, 255) che le Baccanti invocavano il dio al grido di "Euhoe Bacche". (in realtà il grido era: Evohè, nel medioevo la V veniva spesso trascritta U)
- Lampadi - ninfe avernali, o infernali che dir si voglia.
Paradiso femminile:
Euripide nell’Andromaca rivela che alle ninfe marine “Zeus ha dato un’esistenza e una dimora lontana dagli uomini, stabilendosi ai confini della terra. E’ là che abitano, il cuore libero da affanni, nelle isole dei Beati, in riva ai gorghi profondi dell’Oceano, eroi fortunati per i quali questo suolo fecondo porta tre volte all’anno un fiorente e dolce raccolto.” E' la solita storia che nell'aldilà agli eroi o ai buoni spetta il premio di femmine belle, eternamente giovani e compiacenti, insomma ninfe ninfomani.
I NOMI
"La geniale festa si celebra d’Anna Perenna
negli Idi, non lontano dalle tue rive, o Tevere
straniero. Vien la plebe che cionca dispersa sull’erba
verde ed ognuno si sdraia con la sua innamorata".
(Ovidio, I Fasti, III, 523 - 527)
NINFE DELLE PROFONDITA'
- Avernali - ninfe del lago Averno e dei fiumi infernali.
- Lampadi - ninfe avernali, o infernali che dir si voglia.
Euripide nell’Andromaca rivela che alle ninfe marine “Zeus ha dato un’esistenza e una dimora lontana dagli uomini, stabilendosi ai confini della terra. E’ là che abitano, il cuore libero da affanni, nelle isole dei Beati, in riva ai gorghi profondi dell’Oceano, eroi fortunati per i quali questo suolo fecondo porta tre volte all’anno un fiorente e dolce raccolto.” E' la solita storia che nell'aldilà agli eroi o ai buoni spetta il premio di femmine belle, eternamente giovani e compiacenti, insomma ninfe ninfomani.
I NOMI
"La geniale festa si celebra d’Anna Perenna
negli Idi, non lontano dalle tue rive, o Tevere
straniero. Vien la plebe che cionca dispersa sull’erba
verde ed ognuno si sdraia con la sua innamorata".
(Ovidio, I Fasti, III, 523 - 527)
I nomi delle ninfe greche:
Nereida - Esperide - Maia - Mnemosine - Teti - Crisopelea - Melusine - Callisto - Anthea - Eco - Electra - Melissa -
I nomi delle ninfe italiche:
Giuturna - Aricia - Amarillide - Galatea - Partenope - Vegonia -Segesta - Igea - Egeria - Tagete - Antevorta - Postvorta - Lara - Camene - Anna Perenna -
"Parla, o ninfa, rinchiusa dal bosco e dal fonte di Diana;ninfa, moglie di Numa, son giunto alla tua festa.
Nella valle aricina, precinto da ombrosa foresta
v’è un lago consacrato al culto degli antichi.
Con mormorio soave scorre un ruscello fra i sassi,
dove io bevvi sovente, ma con piccoli sorsi
Egeria lo alimenta, la diva gradita alle Camene".
Ovidio, Fasti, III, 261 – 264 e 273 - 275
CHI SONO LE NINFE?
Come si è visto ce ne sono un'infinità e il loro culto precedette quello degli Dei greco-romani. E quando gli Dei decaddero, sostituiti dal Dio unico, il loro culto continuò nelle campagne, dove non occorrevano templi nè recinti sacri, nè occorreva sacrificar loro animali, ma solo bevande di acqua, latte, vino, olio, e le primizie del suolo, o il sale, o si bruciavano per loro erbe odorose.
Le venerate ninfe non furono però molto amate dal patriarcato, che pian piano dette loro connotazioni se non malvage, almeno di turbatrici della psiche, talvolta fino alla follia.
Plutarco informa che nei pressi dell’antro delle Ninfe Sfragitidi molte persone fossero state colte da questa mania, un'aggressività euforica e sfrenata.
Anche Festo concorda sull'influenza nafasta delle ninfe: “Per antica tradizione si dice che chiunque veda un’apparizione emergere da una sorgente, cioè l’immagine di una Ninfa, delira; i Greci definiscono costoro nympholeptous mentre i Latini li chiamano lymphaticos.”
Le Ninfe sono dunque più antiche degli Dei, tanto è vero che per continuare il loro culto alcune vennero trasformate in Divinità. altre invece fecero il percorso opposto, cioè da Dee divennero ninfe.
La prima religione, su questo gli antropologi sono tutti d'accordo, in qualsiasi parte del mondo si guardi, fu la cosiddetta "animista"
Da Wikipedia: Animismo
"L'espressione animismo è stata utilizzata dall'antropologo Edward Tylor per definire una forma primitiva di religiosità basata sull'attribuzione di un principio incorporeo e vitale (anima) a fenomeni naturali, esseri viventi e oggetti inanimati, in special modo per tutto ciò che incide con la vita di queste popolazioni: i prodotti alimentari e la loro caccia e raccolta, i materiali per utensili, monili e ripari, i fenomeni atmosferici, la morfologia del territorio. Tutto ciò viene riconosciuto animato e associato a forme di venerazione, spesso funzionali alla buona riuscita delle azioni quotidiane per vivere.
Questo culto dell'anima, semplice, spontaneo, irrazionale, basato sulle esperienze comuni e quotidiane, sarebbe stato alla base, secondo Tylor, di un'"evoluzione" del pensiero religioso che avrebbe condotto, di pari passo con la civilizzazione, a religioni sempre più strutturate, con pratiche sociali ben definite, fino a svilupparsi attorno alla figura di un essere creatore.
Il senso del termine animismo come religione primitiva e immatura è stata, invece, ampiamente criticata e superata in antropologia, in cui viene contestato l'etnocentrismo dell'assunto che i temi mitologici alla base delle religioni animistiche, in quanto frutto di una concezione superstiziosa e primitiva della natura, potessero svilupparsi indipendentemente in varie parti del mondo per progredire verso un'elaborazione più complessa, più "elevata" dei valori religiosi.
Una recente chiave di lettura afferma invece che l'animismo, lungi dall'essere l'ingenuo prodotto di un pensiero pre-logico, nasce piuttosto da una psicologia incentrata sugli aspetti soggettivi della psiche (sensazione e intuizione). Da tale concezione si sarebbe creato un sistema culturale basato sulla proiezione dell'inconscio sulla Natura, ad esempio su luoghi sacri, o identificandosi con lo spirito degli animali totemici, recuperando così competenze ancestrali; ci si confronta con l'anima di defunti o di nemici per affrontare e superare i propri conflitti interni.
Lo psicoanalista Antoine Fratini nota invece come i simboli universali dell'inconscio presentino chiari riferimenti al mondo naturale: la montagna, il fiume, la grotta, il serpente, la foresta, il mare, la pietra, l'albero, l'animale. Tali riferimenti testimonierebbero l'esistenza di un inconscio animistico, l'animismo originario nella psiche individuale, per cui l'inconscio sarebbe legato alla Natura non solo per via proiettiva, ma anche per via simbolica. Per questo motivo risulterebbe errato e dannoso alla salute psichica operare una scissione con il mondo naturale, il quale funge da sempre da contenitore adeguato di quelle parti dell'inconscio meno integrabili. La Natura sarebbe quindi da concepire come una appendice esterna della psiche, distruggendo o desacralizzando la quale si finirebbe per incidere negativamente sulla vita dell'anima."
Questo culto dell'anima, semplice, spontaneo, irrazionale, basato sulle esperienze comuni e quotidiane, sarebbe stato alla base, secondo Tylor, di un'"evoluzione" del pensiero religioso che avrebbe condotto, di pari passo con la civilizzazione, a religioni sempre più strutturate, con pratiche sociali ben definite, fino a svilupparsi attorno alla figura di un essere creatore.
Il senso del termine animismo come religione primitiva e immatura è stata, invece, ampiamente criticata e superata in antropologia, in cui viene contestato l'etnocentrismo dell'assunto che i temi mitologici alla base delle religioni animistiche, in quanto frutto di una concezione superstiziosa e primitiva della natura, potessero svilupparsi indipendentemente in varie parti del mondo per progredire verso un'elaborazione più complessa, più "elevata" dei valori religiosi.
Una recente chiave di lettura afferma invece che l'animismo, lungi dall'essere l'ingenuo prodotto di un pensiero pre-logico, nasce piuttosto da una psicologia incentrata sugli aspetti soggettivi della psiche (sensazione e intuizione). Da tale concezione si sarebbe creato un sistema culturale basato sulla proiezione dell'inconscio sulla Natura, ad esempio su luoghi sacri, o identificandosi con lo spirito degli animali totemici, recuperando così competenze ancestrali; ci si confronta con l'anima di defunti o di nemici per affrontare e superare i propri conflitti interni.
Lo psicoanalista Antoine Fratini nota invece come i simboli universali dell'inconscio presentino chiari riferimenti al mondo naturale: la montagna, il fiume, la grotta, il serpente, la foresta, il mare, la pietra, l'albero, l'animale. Tali riferimenti testimonierebbero l'esistenza di un inconscio animistico, l'animismo originario nella psiche individuale, per cui l'inconscio sarebbe legato alla Natura non solo per via proiettiva, ma anche per via simbolica. Per questo motivo risulterebbe errato e dannoso alla salute psichica operare una scissione con il mondo naturale, il quale funge da sempre da contenitore adeguato di quelle parti dell'inconscio meno integrabili. La Natura sarebbe quindi da concepire come una appendice esterna della psiche, distruggendo o desacralizzando la quale si finirebbe per incidere negativamente sulla vita dell'anima."
In realtà la religione animistica, come lo stesso filosofo Cassirer ha fatto rilevare, è la più fedele alla realtà dell'anima, seguita da una regressione dell'anima a vantaggio della mente costruita nella religione politeistica, seguita da una regressione ancora più forte dell'anima a vantaggio della mente costruita nella religione monoteistica.
La progressione - animismo - politeismo - monoteismo è una involuzione religiosa che toglie sacralità alla natura per costruirsi alla fine un Dio che non ama la natura e che anzi la mortifica. La mortificazione del corpo e dei processi naturali è negazione della nostra vera autentica fonte di vita, a favore di un Dio ideato dalla mente staccata dall'istinto.
L'animismo rimase sano anche nella concezione della Dea Madre perchè ella era la Natura, pertanto la divinità apparteneva alla natura, mentre Il Dio Padre pone la Natura come entità inferiore rispetto a lui.
Il fatto è che noi
Il fatto è che noi
- SIAMO LA NATURA.
- SIAMO FIGLI DELLA NATURA,
- SIAMO DENTRO LA NATURA,
- DIPENDIAMO DALLA NATURA
- LA NATURA E' LA NOSTRA NUTRICE
- LA NATURA E' LA NOSTRA VITA E LA NOSTRA MORTE.
IL MONDO DISANIMATO
Quando storicamente l'umanità staccò la mente dal corpo, cioè con l'avvento del patriarcato, l'essere umano ebbe una sgradita sorpresa:
- il mondo era diventato vuoto e senza vita, e dovette cercare qualcosa che gli desse la sensazione di essere vivo, come il potere, il sesso, la sopraffazione, il sadismo ecc.
Essendo il mondo orribilmente vuoto tutto diventava a disposizione di chi se lo pigliava, cioè del più forte, e fu così che iniziarono le guerre.
Per contro i maschi umani:
- asservirono le femmine della loro specie, create da Dio per fare figli e per il loro sollazzo,
- posero il piede sopra gli animali, creati da Dio per cibarsene e per il loro sollazzo,
- e si dettero da fare per desertificare la natura, creata da Dio per cibarsene e per il loro sollazzo.
Così spaventati dal nulla grigio che avanzava nelle loro anime a causa di ciò, cominciarono a far vorticare vertiginosamente il loro cervello... e lo chiamarono pensiero.
IL MONDO ANIMATO
Al tempo in cui la gente venerava le ninfe il mondo era vivo e animato. Le ninfe lasciavano traccia del loro passaggio, qualcuno riusciva talvolta anche a scorgerle, e nessuno pensava che fosse pazzo. Per qualcuno il mondo delle ninfe esiste ancora, per chi ha avuto la forza di compiere un viaggio e visitare la Terra Vergine e Incontaminata dell'Immacolata Concezione, cioè il puro concetto della Terra Madre dei Viventi.
Qui tutto ha un'anima, pure i sassi, e le Ninfe corrono per i boschi, o giacciono sul fondo del mare, o nel cavo degli alberi, o sulle alte rocce, o sotto il pelo dell'acqua del lago, con la candida mano guantata che regge una spada d'argento, in attesa di un giovane maschio che osi chiedere l'arma per sè.
"Nella valle aricina, precinto da ombrosa foresta
v’è un lago consacrato al culto degli antichi."
La Dama del Lago non nega la spada d'argento al cuore puro di un giovane re che osi reclamarla.. e le donne? Le donne non reclamano la spada d'argento, perchè l'hanno già nel cuore. Basta vederla.
"SE NON MI IMMERGO NON MUOIO, MA NEMMENO VIVO"
- LA NATURA E' LA NOSTRA VITA E LA NOSTRA MORTE.
IL MONDO DISANIMATO
Quando storicamente l'umanità staccò la mente dal corpo, cioè con l'avvento del patriarcato, l'essere umano ebbe una sgradita sorpresa:
- il mondo era diventato vuoto e senza vita, e dovette cercare qualcosa che gli desse la sensazione di essere vivo, come il potere, il sesso, la sopraffazione, il sadismo ecc.
Essendo il mondo orribilmente vuoto tutto diventava a disposizione di chi se lo pigliava, cioè del più forte, e fu così che iniziarono le guerre.
Per contro i maschi umani:
- asservirono le femmine della loro specie, create da Dio per fare figli e per il loro sollazzo,
- posero il piede sopra gli animali, creati da Dio per cibarsene e per il loro sollazzo,
- e si dettero da fare per desertificare la natura, creata da Dio per cibarsene e per il loro sollazzo.
Così spaventati dal nulla grigio che avanzava nelle loro anime a causa di ciò, cominciarono a far vorticare vertiginosamente il loro cervello... e lo chiamarono pensiero.
IL MONDO ANIMATO
Al tempo in cui la gente venerava le ninfe il mondo era vivo e animato. Le ninfe lasciavano traccia del loro passaggio, qualcuno riusciva talvolta anche a scorgerle, e nessuno pensava che fosse pazzo. Per qualcuno il mondo delle ninfe esiste ancora, per chi ha avuto la forza di compiere un viaggio e visitare la Terra Vergine e Incontaminata dell'Immacolata Concezione, cioè il puro concetto della Terra Madre dei Viventi.
Qui tutto ha un'anima, pure i sassi, e le Ninfe corrono per i boschi, o giacciono sul fondo del mare, o nel cavo degli alberi, o sulle alte rocce, o sotto il pelo dell'acqua del lago, con la candida mano guantata che regge una spada d'argento, in attesa di un giovane maschio che osi chiedere l'arma per sè.
"Nella valle aricina, precinto da ombrosa foresta
v’è un lago consacrato al culto degli antichi."
La Dama del Lago non nega la spada d'argento al cuore puro di un giovane re che osi reclamarla.. e le donne? Le donne non reclamano la spada d'argento, perchè l'hanno già nel cuore. Basta vederla.
"SE NON MI IMMERGO NON MUOIO, MA NEMMENO VIVO"
1 commenti:
Ciao! Ho letto con piacere quest'articolo, ed ho notato che è in parte ispirato a quello che scrissi io tempo fa, pubblicato sul sito Il Tempio della Ninfa. Mi farebbe piacere che il mio studio venisse in qualche maniera incluso nelle fonti o segnalato in qualche maniera.
Grazie, e complimenti!
Posta un commento