lunedì 25 febbraio 2013

NORTIA DEA E MAGA


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GLI DEI ETRUSCHI

Per alcuni:

Velthune, sommo dio d’Etruria, multiforme
Tarxuna, dio della tempesta
Velka, dio del fuoco e della vegetazione
Northia, divinità del fato
Selvans, dio protettore delle inclemenze del cielo
Tuchulcha, dio delle tenebre o dell’oltretomba
Culsans, divinità delle stagioni (Giano)
Per altri

Tinia, Februus, Menrva, Mantus, Fufluns, Nethuns, Voltumna, Laran, Thesan, Nortia, Thalna, Tages, Tuchulcha, Turms, Bo. Questi gli Dei conosciuti, ma nel VII sec. predominavano le assimilazioni greche:

Così Tin o Tinia appare assimilato a Zeus, (Giove);
Turan ad Afrodite, (Venere);
Turms a Hermes (Mercurio);
Fufluns a Dionisio (Bacco);
Sethlans a Efesto (Vulcano);
Uni a Hera (Giunone);
Menerva ad Athena (Minerva);
Maris ad Ares (Marte);
Nethuns a Poseidon (Nettuno).

Probabilmente sono un'assimilazione degli “Dei consenti” Romani presi dagli Dei Consenti Etruschi, i consiglieri del Dio Tinia, senza nome e misteriosi, anch’essi in numero di dodici: Giove, Marte, Nettuno, Apollo, Mercurio, Vulcano, Giunone, Vesta, Minerva, Cerere, Venere e Diana.
Insomma tra gli Dei più antichi Nortia c'era, ma chi era?



NORTIA LA DEA MAGA

- Al tempo dell’invasione Gotica i Romani facevano seppellire dai sacerdorti i simulacri d’argento della Dea Bona Nortia Argentea, nelle terre di confine come maleficio contro gli invasori. 

- Intorno al IV sec., l’Argentea Nortia, Dea della Fortuna, fu chiamata Santa Maria Argentea ed il suo tempio diventò cristiano, così S. Maria Argentea ereditò il potere di togliere i malefici mediante amuleti sacri come “l’Agnus dei” che ancora oggi contiene il sale purificatore ed il grano sacrificale della Dea arcaica, mentre la Sibilla Appenninica ne ereditò le rivelazioni.

E' chiaro, non si poteva abbattere la Grande Madre senza sostituirla con una Dea pietosa, pena una sollevazione popolare, per cui il nuovo santuario cristiano sorgeva su quello pagano con due vantaggi: far si che la gente non andasse a piangere sul tempio abbattuto (cose spesso accadute) e inserire insensibilmente la sostituzione da Dea a donna di Serie A. Meglio di niente era.

- L' Etrusca Nortia è citata tra le divinità nel Fegato di Piacenza e appare alcune volte nella letteratura e nelle epigrafi latine. E' pure menzionata in una delle satire di Giovenale, identificata con la Dea romana Fortuna, mentre Martianus Capella, scrittore latino del V sec. dc. la annovera tra le Dee del fato, o Dea delle Sorti, come Fortuna Prenestina, Nemesis, e Tyche. Tertulliano momina ben due volte Nortia in una polemica cristiana.

NECROPOLI DI NORTIA


DEA LUNA

Perchè fu definita argentea? Perchè lunare, femminile, umida e notturna, e come tutte le Dee lunari era guaritrice. La Dea Luna è in realtà la Triplice, la Trina, la Trigoria, la Trivia. Insomma Dea in cielo, in terra e negli inferi.
Non si dice che il Dio Cristiano è in cielo e in terra e in ogni luogo? E quale altro luogo c'è oltre al cielo e alla terra? Gli inferi, ma non sta bene dirlo, perchè se Dio abita negli Inferi o è il Diavolo o coabita con esso.

Nortia, o Nurtia, o Norcia, o Norsia, o Nercia, o Nyrtia, è il nome latinizzato di una Dea etrusca del destino e delle sorti, quindi Dea degli oracoli e della divinazione. Lei era la Dea del cielo, della terra e degli inferi, ma pure del tempo e dello spazio.
Così attributo di Nortia era un chiodo che veniva conficcato nella parete del tempio di Volsinii per marcare ogni anno il Nuovo Anno.
Tito Livio (7,3,7) riporta che secondo lo storico Cincio, a Volsinii nel tempio della Dea etrusca Nortia si potevano ancora vedere dei chiodi piantati per indicare il numero degli anni.

In tutte le culture matriarcali furono le sacerdotesse a iniziare e sacralizzare il computo degli anni formando un calendario, così come furono le sacerdotesse ad inventare la prima scrittura. Il calendario poteva essere inciso nella pietra, o elevando menhir, o piantando chiodi o appendendo nastri di cuoio o di stoffa sugli alberi.

Plinio racconta che la ragione per cui i Romani volevano così male a Volsinii era perchè ambivano a prendere le sue 2000 statue come bottino. Sembra un po' esagerata ma dice quanto bella e ornata fosse quella città. Dopo che i Romani l'ebbero distrutta, spostarono la popolazione a quello che chiamavano Volsinii Novi, in un sito non lontano dalla città originale, e pure bello e ricco, perchè i romani non badavano a spese sui territori sottomessi. Pochissimi resti sono rimasti del vecchio Volsinii, e nemmeno oggi esattamente si è sicuri di dove fosse.

Secondo alcuni però Nortia sembra sia stata identificata, insieme ai nomi di diverse altre divinità in un'iscrizione del Santuario Umbro a Villa Fidelia, Hispellum (Spello). Nel IV sec. lo scrittore e console Avieno, che proveniva dal sito di Northia in Volsinii, aggiunse la Dea in un'iscrizione devozionale:
"Nortia, io ti venero, io che provengo da un Lare Volsiniano, vivo ora a Roma, investito dall'onore del titolo di proconsole, redigendo molti poemi, in una vita tranquilla e libera, adatta alla mia età, felice del mio matrimonio con Placida e felicissimo per la sua fecondità. Possa lo spirito essere vitale per tutte queste cose, secondo le leggi del fato, e per tutte quelle che rimangono da fare".



Il CHIODO SACRO

H.S. Versnel pensò che il chiodo venisse conficcato alla riunione annuale della federazione etrusca, e che Nortia avrebbe potuto essere Voltumna, o Vortumna, la controparte del Vortumnus romano. Il rito del chiodo era analogo a quello del Tempio di Giove Capitolino, vicino alla statua di Minerva, dal che si è ricavato, con poco buon senso, che Nortia potesse essere collegata con l'etrusca Menrva. A Roma, la Dea Necessitas  a volte era dipinta con un chiodo.

Il rituale del chiodo si spiega nell'iconografia del retro di uno specchio bronzeo etrusco. Meleagro è raffigurato sotto le ali di una Dea etrusca del destino, dal nome Athrpa, la controparte degli Atropos greci, una delle tre Moire. Athrpa tiene un martello nella mano destra e un chiodo nella sinistra. Con Meleagro è la sua amata Atalanta, che saranno divisi con la sua morte in una caccia al cinghiale. Turan e Atunis (il mito etrusco di Venere e Adone) appaiono come un'altra coppia il cui amore viene distrutto dalla ferocia della caccia.

l martello pronto sul chiodo simboleggia "l'inesorabilità del destino umano", insomma la necessità.
Pensate c'entri qualcosa il Dio cristiano inchiodato sulla croce della materia? Forse si, ma ne parleremo oltre.

Nortia sembra corrispondere alla Dea paleoveneta Rethia, il cui nome sembra essere l'equivalente del latino rectia veneto, "giusto, corretto." Rehtia d'altronde era una controparte della Iustitia romana, 'incarnazione divina della giustizia, o come la greca Themis".

Chiodi in bronzo finemente incisi con dediche sono stati trovati all'interno di un tempio recinto di Rhetia a Ateste (Este moderna).
Alle teste dei chiodi si attaccavano piccoli oggetti simbolici o testi di incantesimi, forse i "cunei di necessità" citati da Orazio.

In effetti la necessità non corrisponde alla giustizia, e accorgersene è già un grosso colpo nella visone del mondo. Fin da piccoli ci narrano un mondo che non esiste, dove se siamo bravi, buoni e onesti non ci verrà fatto del male. Però ci accorgiamo che quelli che in ogni campo detengono il potere non sono i migliori ma addirittura i peggiori.

Allora, per non cambiare la nostra visuale, ci inventiamo che questa ingiustizia può colpire gli altri ma non noi. Finchè un giorno magari colpisce proprio noi, e ci chiediamo: - Perchè proprio a noi? - e l'incantesimo si spezza.



NECESSITA'

Insomma esiste la necessità del tempo che conduce alla morte, congrua con gli anni o prematura, sono questi i chiodi che ci "inchiodano" alla materia, chiodi che neppure il Dio Maschio può inventare di evitarci con illusorei paradisi dove veleggeremmo con un'anima che non conosciamo. In realtà ci danno ad intendere che l'anima sia la mente, mentre la mente muore col corpo e ciò che sopravvive è solo l'anima, ma occorre un percorso per capire, anzi per sentire l'anima.

La necessita' o il Pazzo, è la prima (o l'ultima) lama dei Tarocchi in cui il viandante viene messo in mutande da un cane che gli tira giù i pantaloni scoprendogli le natiche. La Necessità è il Fatum, o Ananke, contro cui nulla possono nemmeno gli Dei. Eì la Fortuna bendata, ovvero Primigenia, quella che getta le sorti sul mondo e sugli esseri che lo abitano.

La Dea Necessità costruisce il nostro mondo: stabilisce la famiglia da cui proveniamo, il corpo che avremo e perfino un certo carattere. Tutto questo non lo possiamo cambiare, ma possiamo cambiare pelle come i serpenti, togliendo da noi tutto ciò che gli altri ci hanno insegnato, riscoprendo noi stessi, e cercando di stabilire da noi cosa fare del tempo che ci resta da vivere, pur non sapendo quanto tempo da vivere abbiamo.



LA DEA ORSA

A questo punto, e dopo tante disquisizioni sorge la domanda, ma chi era davvero questa Dea? C'è chi la ricollega a Ortia, ovvero ad Artemide Ortia di origine spartana, ma gli Etruschi erano molto lontani nei costumi dagli spartani, e poi c'è chi la riconduceva alla Dea Orsa.

Ad Artemide però era sacra l'orsa perché Artemide, in origine, è essa stessa un'orsa: essa è infatti non solo la temibile "Signora delle belve" (Potnia theron) di cui abbiamo rappresentazioni d'epoca micenea, ma anche l'esatta corrispondente della Dea-orsa celtica Arcto, di retaggio indoeuropeo, il cui nome combacia perfettamente con quello greco per l'orso: arktòs. Si ritiene infatti che il nome Artù sia un derivato della Dea Orsa, detta anche Ortia e forse Nortia.

La Dea orsa, come appunto l'orsa, è selvaggia, pericolosa, aggressiva, però affettuosissima con i piccoli per la cui difesa è disposta a dare la vita. Inoltre alleva i piccoli completamente da sola, perchè non fa coppia col maschio, che deve anche sfuggire onde non abbia da far male ai piccoli. E' la Dea Natura, senza marito ma intensamente Madre.

Poi c'è la donna, la Donna Orsa, la figlia della Potnia Theron, il femminile che ogni donna deve riscoprire perchè per millenni lo hanno mistificato e negato. Il femminile, sappiatelo, è assolutamente selvaggio, e questa è la sua grandezza. Tenero, indipendente e selvaggio.
E come il lato selvaggio dell'Orsa, è tenera coi figli ma è senza doveri coi partners.

Luna, belva e maga, sono tre aspetti collegati tra loro. Perchè senza l'istinto femminile della belva non si fa magie, e senza la luna non ci si ricollega al lato notturno e infero della magia, ma attenzione, se pensate che il lato infero sia negativo o malvagio, significa che non conoscete nulla del mondo occulto. Non a caso, nella necropoli di Nortia, le sacerdotesse celebravano iriti aldisopra delle tombe dove erano erette apposite are, e non vi dicevano la Messa, ma lì facevano Magia.

E non a caso Nortia era luna in cielo, orsa sulla terra e infera nel mondo dei morti, e nessun mondo era superiore o inferiore agli altri due.

"Donne, sappiate chi foste"



venerdì 22 febbraio 2013

LE STREGHE - II


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- Che l'uomo tema che le donne abbiano un'intelligenza più acuta della loro?
- Che l'uomo tema che le donne abbiano una sensibilità nel mondo sottile che essi non hanno?
- Che l'uomo tema che le donne, e solo loro, sappiano fare magia?

Da come si sono comportati con le donne direi di si. Per 25000 le hanno seguite e venerate, poi improvvisamente hanno deciso che il potere dovesse passare a loro, e nel modo peggiore.



LE MALEDETTE DONNE

- Erodoto (Libro I) ha una certa ammirazione per i Persiani:
 “Prima dei cinque anni il bambino non si presenta mai al cospetto del padre ma vive assieme alle donne. Fanno questo perché, se il bambino muore nel periodo dell'allevamento, il padre non ne debba soffrire...” (Poverino perchè dargli questo dispiacere?)
Quando vengono a sapere di qualche usanza piacevole, da qualunque parte provenga, subito la adottano: per esempio hanno imparato dai Greci a praticare l'amore con gli adolescenti...”
(Ma guarda, quei pedofili dei Persiani si che sapevano vivere!) 
Ogni Persiano può sposare legalmente molte donne e ancora più numerose sono le concubine che si procura.... “ (Niente di nuovo, è realtà ancora oggi in molti paesi e in molti altri i maschietti lo sognano)
Quei partiti dal Pritaneo di Atene, che ritenevano di essere i più nobili fra gli Ioni, non portarono con sé le donne nella nuova colonia, ma si procurarono mogli in Caria, uccidendone i padri.” (Ma che brave persone!)
A causa di questo delitto tali donne si imposero come regola con tanto di giuramento, e la trasmisero alle figlie, di non mangiare mai in compagnia dei mariti e di non chiamarli mai per nome; e ciò perché avevano ucciso i loro padri e mariti e figli e, dopo, se le erano sposate. Questo è quanto avvenne a Mileto.”  (Certo massacrando le donne c'è più gusto che a fare sesso)
Sempre per Erodoto “Il silenzio dà alle donne la grazia che loro si addice.” (Già, perché non soffrono in silenzio?)

Plauto ama l'umorismo, magari un po' pesantuccio “Pensa a quanto è saggio un topolino, non affida mai la sua vita ad un solo buco....”

Aristofane “Non c'è nulla al mondo peggio delle donne impudiche, tranne forse le donne.”

Così i romani odiavano le donne ma non il loro corpo, tanto è vero che Venere era la Dea più amata. Col cristianesimo invece inizia anche la flagellazione del corpo e la demonizzazione di quello femminile.



IL MALEDETTO CORPO


San Bernardino da Siena

S. BERNARDINO
Il corpo è un involucro vergognoso, immondo e “fetido a tal punto che basta a sfigurare l’anima pura e immacolata che vi è immersa”, predicava San Bernardino da Siena nel XV secolo. Nelle sue prediche stigmatizzò "l'abominevole peccato della maledetta soddomia", cioè odiava i gay, e faceva baciare ai fedeli delle tavolette di legno incise con il monogramma JHS sormontato da una croce e attorniato da un sole. L'uso di prostrarsi e baciare immagini è del tutto orientale, i Romani non si inchinavano, non si prostravano e non baciavano alcunchè, perchè erano altamente civili.

In una delle prediche San Bernardino rimprovera una donna cieca che aveva speso ciò che aveva per vedere. "Non avendo costei più da spèndare, vennele d’andare a santo Ilarione e costui le dimostra come ella poteva fare meglio, se avesse dato a’ pòvari di Dio, sarebbe stata guarita. Allora essa pentendosi non averlo fatto, pregava Iddio le desse sanità. Vedendola costui in buona disposizione, tolse uno poco di sputo, e poselele in sugli occhi, e subito fu liberata". Era un principio cristiano rivolgersi a Dio anzichè ai medici, perchè si peccava di aver più fiducia nei medici che in Dio.

Ma più interessante ancora è la predica sulle:



STREGHE

"Elli fu a Roma uno famiglio d’uno cardinale, el quale andando a Benivento di notte, vidde in sur una 
aia ballare molta gente, donne e fanciulli e giovani; andò dove costoro ballavano, pure con paura, e a poco a poco vidde che erano giovanissimi; e s’assicurò tanto, che elli si pose a ballare con loro. E ballando tutta questa brigata, elli venne a sonare mattino e tutte in subito si partirò, salvo che una,  che ella volendosi partire coll’altre, costui la teneva: ella tirava, e elli tirava. Vedendola sì giovana, elli se ne la menò a casa sua: e la tenne tre anni con seco, che mai non parlò una parola. E fu trovato che costei era di Schiavonia. Pensa ora tu  come questo sia ben fatto, che elli sia tolto una fanciulla al padre e a la madre in quel modo. E però dico che là dove se ne può trovare niuna che sia incantatrice o maliarda, o incantatori o streghe, fate che tutte siano messe in esterminio in tal modo, che se ne perdi il seme; ch’io vi prometto che se non se non se ne fa un poco di sacrificio a Dio, voi ne vedrete vendetta ancora grandissima sopra a le vostre case, e sopra a la vostra città".
Quindi il famiglio del cardinale non aveva colpa, perchè le donne sono streghe e maliarde. Ergo non sono gli uomini che non sanno tenersi il sesso nelle mutande, ma sono le donne ad essere diaboliche.


Ora capite perchè la Chiesa abbia fatto Santo Bernardino, perchè odiava le donne.

Se la donna è peccaminosa dovrebbe esserlo anche l'anima, ma qui avviene il miracolo, con il cristianesimo tutti hanno un'anima ma nessuno sa cosa sia. Tutti ce l'hanno, è immortale e non solo non si vede, ma neppure si sente. Bisogna andare a fiducia, se la Chiesa dice che c'è ci sarà. A tutt'oggi se chiedi a un cristiano cosa sia l'anima non sa rispondere.


S. AGOSTINO
Sant'Agostino

Il rifiuto del corpo a favore dell’anima è la nuova religione demenziale caldeggiata da sant’Agostino:

 il coito, quantunque consumato fra due coniugi, è comunque cosa immonda, le donne sono delle meretrici, i suoceri dei paraninfi, e il letto coniugale “un bordello.
 È nell’ordine della natura che le mogli servano i loro mariti ed i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori […] La giustizia naturale vuole che i meno capaci servano i più capaci.
- l’unico scopo per cui la donna esiste è quello di procreare, occuparsi della casa e compiacere l’uomo.
-  la concupiscenza ha trasmesso il peccato originale;
- il peccato originale è un retaggio che l’umanità si trascina dietro attraverso l’atto sessuale (Sorcinelli 2006, VII-IX) 


Ora capite perchè la Chiesa abbia fatto Santo Agostino, perchè odiava le donne.

Il bello è che il peccato originale non è considerato dalla chiesa un peccato sessuale, bensì un peccato di disobbedienza. E qui i Padri della Chiesa si sono arrovellati per dare un senso a ciò che senso non aveva. Siamo peccatori perchè gli avi degli avi degli avi, vale a dire i Neanderthal che vagavano nell'Eden si sono fregati una mela?
Ma se era proibita perchè il "buon Dio" gliel'ha messa sotto al naso, magari un recinto no? Che diamine, Dio voleva metterli alla prova! Ma questo Dio non aveva niente da fare tutto il giorno?

- La condanna della luxuria da parte di Sant’Agostino (354-430) e dei piaceri della gola (crapula) è in realtà la condanna del piacere. Dio non ci vuole allegri e soddisfatti, ci vuole avviliti, colpevoli ed emaciati.


- Tommaso d’AquinoPer quel che concerne la natura individuale, la donna è difettosa e mal nata, poiché il potere attivo del seme maschile tende alla produzione di un essere perfetto nella figura di un individuo di sesso maschile, mentre la nascita di una donna deriva da un malfunzionamento di questo seme” (Summa 9.1.1).

Ora capite perchè la Chiesa abbia fatto Santo Tommaso, perchè odiava le donne.


- Di Paolo di Tarso che dire: secondo lui nessuna turpitudine è paragonabile alla donna, e che a causa sua siamo stati condannati alla morte.
- “L’uomo non deve coprir col velo la testa, perché egli è immagine e gloria di dio: e la donna è gloria dell’uomo, poiché non viene l’uomo dalla donna, ma la donna dall’uomo, né fu fatto l’uomo per la donna, ma [viceversa].
- Per questo essa deve tenere tenere sulla testa il segno della sua dipendenza; per via degli angeli. Però, nel Signore la donna è indipendente dall’uomo; poiché, come la donna è dell’uomo, così l’uomo nasce tramite la donna, e tutto è da dio!
SAN PAOLO
- Giudicate voi stessi: è decoroso per la donna pregare senza velo? Non insegna la natura stessa che se l’uomo porta i capelli lunghi è per lui disonore, mentre per la donna la capigliatura lunga è gloria,
giacché le è stata data in luogo di velo?” (1 Corinzi 11.7-16).
- Voglio che le donne s’abbiglino in modo decoroso, con verecondia e modestia, non in riccioli e oro o perle o vesti preziose, ma come si conviene a donne che fanno professione di pietà, con opere buone.
- La donna impari silenziosa e in tutta soggezione; di far da maestra alla donna no, io non lo permetto, né di dominare sull’uomo, ma se ne stia in silenzio. Poiché prima fu plasmato Adamo, poi Eva. Adamo non fu sedotto, ma fu la donna a lasciarsi sedurre, e cadde in errore; sarà salvata con la procreazione di figli, purché rimanga nella fede, nella carità e nella modestia” (1 Timoteo 2.9-15).
- Le donne siano soggette ai loro mariti come al signore, perché il capo della donna è l’uomo così come Cristo è capo della chiesa (Efesini 5.22-32).
Il santo prescrive alle donne di Corinto di osservare il silenzio nelle assemblee cristiane, conformemente al costume della Chiesa: “Come in tutte le Chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee; non è permesso loro prendervi la parola; si tengano in stato di sottomissione, così come la legge stessa dice. Se desiderano istruirsi su qualche punto, interroghino i loro mariti a casa loro; è sconveniente per una donna parlare in una assemblea” e nella lettera a Timoteo “La donna ascolti l'istruzione in silenzio con una totale sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; se ne stia tranquilla.”
- San Paolo precisa che la donna è inferiore all'uomo perchè è stata creata con la sua costola, quindi è stata creata per l'uomo, e non l'uomo per la donna. Nel peccato originale poi la donna è stata più colpevole dell'uomo e si è lasciata ingannare dal demonio:
- "Le vedove giovani trascurale, perché quando sono diventate tracotanti con Cristo, vogliono rimaritarsi, avendo la condanna d’aver rotto la prima fede; e insieme sfaccendate, si abituano ad andare in giro per le case; non solo bighellone, ma anche chiacchierone, ciarliere, curiose, e parlano di ciò che non devono".
- Perciò voglio che le più giovani si sposino, facciano figli, governino la casa di modo da non dare occasione di maldicenza all’avversario, e già alcune si son sviate andando dietro a Satana” (1 Timoteo 5.11).


Ora capite perchè la Chiesa abbia fatto Santo Paolo, perchè odiava le donne.

Ma ci avete fatto caso che i santi erano sempre bruttini e incacchiati? Non ci si aspetterebbe un aspetto sereno e benevolo?



LUNA E MAGA

- Pallida luna, bianca face evocatrice di anime,
levatrice di vivi e di morti, 
ti rispecchi nelle acque calme come Narciso 
e rimandi a ognuno il pallido riflesso 
di quel che fu o avrebbe potuto essere, 
la sua essenza segreta, 
SACERDOTESSE ETRUSCHE
ma sei più del satellite cui approdarono 
gli astronauti nei gelidi scafandri. 
Sei la madre dal volto velato, 
soccorritrice dei viandanti tra i mondi, 
guida agli eroi che discendono all’Ade,
porta dionisiaca all’ebbrezza del fuoco sacro, 
complice degli amanti disposti a lasciare
i comodi giacigli per aprire la porta 
a incertezza e rischi, 
a lasciarsi portare dai tuoi argentei flutti, 
per approdare nel buio della tua faccia oscura: 
“L’altra faccia della luna”-

- Cosa resta dell’abbandono orgiastico delle antiche sacerdotesse? -

- Noi ti seguiamo, Madre Bianca, e non tradiamo il ciclo vitale con le fantasie anguste degli uomini, che s’agitano nella scatola come farfalle impazzite.

- Non pensiamo che vivere sia il binario di studio-matrimonio-lavoro-figli-nipoti, in una corsa senza senso, o col senso di un Dio padre che giudica e non comprende, e che non ci ama. 

- Tu sai delle buie foreste, dei mari profondi, delle valli ombrose e del fuoco bruciante dei deserti. Fosti vacca celeste, orsa, scrofa, coccinella, lepre, pernice, asina, capra, cavalla, lupa, scorpione, coccodrillo, ape, civetta, corvo, ippopotamo, elefante, leonessa, gatta e delfino, fosti Dea animale perchè non disdegnasti nulla della tua natura, non nascesti povera, anzi non nascesti affatto, e fosti generosa di latte. 

- Fosti anche Dea pianta, come alloro, noce, quercia, ligustro, finocchio, platano, cotogno, mirto, verbena, abete, cipresso, vischio, agrifoglio, cocco, olegastro, sambuco, melo, melograno, ontano, ginepro, pino, belladonna, biancospino, acacia, assenzio, nocciolo, tasso, giusquiamo, gelso, faggio, fico e salice. 

- Hai visto gli animali susseguirsi sulla terra, le ossa trasformarsi in polvere, la gazzella divenire pasto del leone, e sei stata gazzella nell’agonia di morte, e leone bramoso, che nella gazzella vede solo cibo, e non sa della sua vita avventurosa, di ciò che ha scoperto e sentito. 

- Tu vedi gli uomini sterminare uomini e animali, e non capire che in ogni vita c’è una storia, dai passi incerti del cucciolo alla scoperta del mondo, alle paure, all’entusiasmo, alla sofferenza e alla gioia.

- Vedi gli uomini indifferenti agli uomini, o nemici, e indifferenti agli animali, o nemici, perché non sanno guardarsi nell’anima, che non vedono se stessi negli altri. -
.. che non vedono sè stessi nè gli altri... nè il pianto degli uomini.. nè il loro stesso pianto...

Perchè la Luna è maga?
Perchè è il mondo del divenire, della trasformazione. Una delle poche teorie della fisica non confutata dalla fisica è che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

La magia è trasformazione.
Ma torniamo alla storia:



LE SIBILLE

- Plutarco nel mito della “Sibilla divenuta la Faccia della Luna”, ne fa la fonte delle varie forme di divinazione nel culto italico. In un anonimo “De origine gentis romanae” si dice che Enea, fuggito da Troia, sbarcò nel Lazio da cui raggiunse “la Sibilla che profetava il futuro ai mortali e viveva nella città dei Cimmeri”.

- Per Virgilio la Sibilla utilizzava foglie di quercia, comunicava con gli spiriti, viveva nella grotta, parlava in stato di trance e nell’Eneide l'ambientò nell’Antro di Cuma. Tutte chiacchiere?

- Per Plutarco Romolo fondò Roma seguendo i “riti misterici” italici di primavera, capperi, allora c'erano.

- Numa Pompilio, successore di Romolo, vi introdusse le principali divinità sabine come Giano, Vesta, Marte e Diana Nemorense (Nemesi-Nortia). Per alcuni consultava l’oracolo della quercia Egeria nel bosco di Nemi, per altri aveva sposato la Ninfa Egeria assicurandosi la consulenza a vita.

- Tarquinio Prisco stabilì le consultazioni dei “Libri fatalis” o “Libri Sibillini”, dove si indicavano rituali, leggi e oracoli che furono custoditi nel Campidoglio dedicato alla “triade capitolina”.

- Varrone identificò la vecchia profetessa dei Libri Sibillini con la Sibilla Cumana, e gli oracoli sibillini circolavano in tutto il territorio italico a livello popolare. Da Augusto a Tiberio, l’impero cercò ripetutamente di raccoglierli come un tesoro prezioso. Chiacchiere anche queste?

- Le sibille erano ormai talmente famose che la chiesa cattolica le fece precursori del cristianesimo. E ti pareva che non si acchiappasero anche quello. L’oracolo dei Monti di Norcia divenne tempio della Sibilla cristiana, e la Chiesa pubblicizzò al punto che intorno al 160 d.c. si formarono sette cristiane che riconoscevano nella profetessa la massima autorità del cristianesimo. (sai che rabbia..)

- Costantino pose le basi per la religione di stato emarginando quelle pagane, però: Sant’Agostino inneggiò alla santità della Sibilla, mentre Ermes d’Aquileia interpretava e stiracchiava i suoi oracoli in base alla morale cristiana. 

- Così le antiche profezie sibilline ricomparvero sotto il nome di “Oracula Sibyllina”, riportando alla luce elementi classici alquanto epurati.

- Profezia e magia si diffusero in tutti i templi delle divinità del destino, come quelli della Dea Preneste e dell’Argentea Nortia, nei templi della Dea Fortuna o Bona Dea; si consultavano le Sortes (v. l'Antro delle Sorti della Dea Fortuna a Palestrina con i resti storici) e si svolgevano le “facturae” (sacrifici per ottenere incantesimi e malefici “facere rem sacram”).

- Insomma il popolo cercava la divinazione perchè i preti non divinavano, allora per evitare che tornassero al paganesimo la chiesa si inventò le sibille cristiane, che pur essndo vissute in epoche pagane, preconizzarono il Cristo.
Del resto fecero cristiano anche Virgilio perchè era troppo famoso, e perfino Augusto, perchè come  Giulio Cesare, rimasero amati e ammirati dal popolo anche dopo secoli, così che su di lui fiorirono leggende anche cristiane. Ecco quella riportata nelle Miracole di Roma:

SACERDOTESSA CARTAGINESE
"Al tempo di Ottaviano imperatore, i senatori, vedendolo così magnifico, perché ai loro occhi non aveva uguali, e latore di tanta prosperità e di tanta pace che l'intero mondo gli porgeva tributo, dissero che lo volevano adorare, che in lui vi era santità, e che se ciò non fosse stato vero, egli non avrebbe avuto prosperità in ogni cosa. Ottaviano parlò, e chiese ai senatori un termine, e fece chiamare a sé la Sibilla Tiburtina, e tutto quello che avevano detto i senatori, egli riferì alla Sibilla. La quale chiese un termine di tre giorni. 
E la Sibilla digiunò tre giorni in quel palazzo, e poi rispose ad Ottaviano e disse: "Misericordia o imperatore, questo è il segno del giudizio. Il tuo sudore rifonderà la terra. Dal cielo deve venire il re del mondo, forse a te è data licenza di vederlo". 
E in quell'istante il cielo si aprì, e su di lui discese una gran luce, ed Ottaviano vide in cielo una giovane donna incoronata di splendido aspetto su di un altare molto bello, e teneva in braccio un bambino. Ed Ottaviano ne ebbe gran meraviglia, ed udì una voce che così diceva: 
"Questo è l'altare del figlio di Dio". Ed Ottaviano si gettò immediatamente a terra e adorò Cristo. Poi raccontò questa visione ai senatori, e costoro se ne meravigliarono molto. Questa visione ebbe luogo nella camera di Ottaviano imperatore là dov'è la chiesa di Santa Maria in Campidoglio, e da allora innanzi fu chiamata Santa Maria in Ara Coeli."

Tutto ciò per mantenere il principio cristiano per cui chi operava bene poteva essere solo cristiano, mentre chi operava male doveva essere pagano e diabolico.



LE VERE STREGHE

Ma le streghe, ovvero la Magia, non si lasciava incantare dagli idoli, nè si lasciava torturare o acchiappare dagli aguzzini. Le streghe che gli inquisitori uccisero erano povere disgraziate fuori di testa o donne piuttosto belle odiate perchè desiderate, o che semplicemente lavoravano con le erbe.

Nessuno si stupisca che i preti desiderassero punire ed eliminare le donne che non potevano avere, perchè accade ancora oggi nei molteplici femminicidi che accadono in Italia.
Gli uomini uccidono le donne che non possono avere, perchè gli uomini sono più dipendenti dalle donne di quanto le donne dipendano dagli uomini.

Le vere streghe non si pubblicano mai, passano totalmente inosservate, sembrano persone qualsiasi e non proferiscono mai in pubblico cose che possano far semplicemente sospettare la loro vera natura.
Vero è che operano e si riuniscono tra loro ma sempre in modo insospettabile. La Magia è consapevolezza, e solo una persona inconsapevole può mettersi in mostra subendo dei pericoli.
Le streghe non si sacrificano, non si immolano e soprattutto non pongono a rischio la sorellanza.
Le streghe operano soprattutto a fin di bene, ma talvolta anche a fin di male, le streghe non sono mai schiave della morale, ma sono invece tanto sane da non compensarsi la vita col loro potere sugli altri.

Per cui, le vere streghe non le sospetterete mai.



lunedì 18 febbraio 2013

LE DEE PREISLAMICHE


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IRAN PREISLAMICO


IL VIAGGIO NOTTURNO DI ISHTAR

Un antico canto babilonese parla dei sette spiriti che accompagnarono il viaggio notturno di Ishtar, sette demoni, distruttori per la mente, angeli creatori per l’anima.

- Sette sono essi! Sette sono essi!
I distruttori del cielo essi sono.
Nella profondità dell’Oceano,
La Gran Dimora, essi credono.
Maschi non sono,
Femmine non sono,
Essi sono turbini che si scatenano!
Mogli essi non prendono,
Figli essi non generano!
Né compassione, né benevolenza
Essi non conoscono,
Né preghiera né supplica
Essi non ascoltano!
Come cavalli selvaggi
Essi sono nati sulle montagne!
Nelle profondità dell’Oceano sette sono essi.
I nemici di Ea essi sono!
Malvagi essi sono!
Malvagi son essi!
Sette son essi, sette essi sono,
essi sono due volte sette! -

Ecco la distorsione nel passaggio tra femminile e maschile, distruttori per la mente, salvatori per l'anima:

- vengono dalla profondità dell’Oceano (inconscio),
- distruggono il cielo (la mente),
- sono turbini scatenati (il vento o spirito distruttore di illusioni),
- credono nella Gran Dimora dell’Oceano (l’unione in un tutt’uno cosmico che giace nel profondo dell’inconscio),
- sono simili a cavalli selvaggi (fanno parte della natura originaria, l’istinto),
- però nascono sulle montagne (l’istinto del profondo connesso alla mente, o istinto intelligente),
- sono i nemici del dio maschio (lo spirito distrugge ogni credo che non sia la natura).
- Per la mente sono malvagi, per l’anima sono i salvatori, per questo sono doppi: due volte sette.

Nella kabalah ebraica d’altronde i 72 geni sono angeli, tutti rigorosamente maschi, ma hanno un doppio negativo come demoni (i quilifot), l’equivalente delle tentazioni, o istinto represso che si riaffaccia alla coscienza.
Si, gli ebrei presero molto dai miti matriarcali, rovesciandoli però al maschile e rovesciandone i valori. Un tempo c'era la Madre, ora non più. Il femminile si è allontanato, come la Shekinah degli Ebrei, anche lei cercata e non più trovata. “Come mai sei salita tutta sui tetti?” si chiede nel tradizionale e religioso libro ebraico dello Zohar (il libro dello Splendore).  Se il femminile sta sui tetti significa che l'anima s'è rinchiusa nella mente, come dire che pensiamo molto ma non sentiamo niente.
Perchè è salita sui tetti? Forse perchè a stare coi maschi non ce la fa più? Eppure La Dea Astarte in lamina d’oro rinvenuta negli anni'80 in Siria risale appena al 1300 a.c.., ma i Siriani l'hanno dimenticata.



IL REGNO DI ARATTA

Nell'Iran sud orientale, dopo una piena, il terreno rivelò innumerevoli manufatti e tavolette incise con scrittura indecifrabile, risalente fino al IV millennio. C'è chi parla del favoloso regno di Aratta, menzionata nel mito di Gilgamesh, comunque migliaia di reperti furono trafugati prima che iniziasse una ricerca archeologica. Sui reperti di pietra clorite e di metallo compaiono spesso figure di Grandi Madri, ma nessuno l'ha citato, si parla solo di figure e animali. C'entra qualcosa che il territorio sia di cultura islamica?



TRA LE ROVINE DEL REGNO DI ARATTA LA SCRITTURA PIU' ANTICA DEL MONDO
 - Da Repubblica - JIROFT (Iran Sud Orientale 2007) - 

"Gilgamesh sii il mio amante! Fammi dono della tua virilità! Quando entrerai nella nostra casa la soglia splendidamente dorata bacerà i tuoi piedi". Così Ishtar, la dea dell'amore, si rivolge al leggendario re di Uruk nel più famoso poema epico lasciatoci dai sumeri.

Mentre nelle fonti letterarie vi sono innumerevoli riferimenti alla città e alle sue ricchezze, il nome di Aratta non compare in nessuna delle 450.000 tavolette di argilla arrivate inalterate fino a noi, nelle quali i sumeri diligentemente registravano scambi commerciali, elenchi dei tributi ricevuti dai sudditi, derrate agricole o editti dei re. Non può essere un caso, sostengono quegli archeologi che ormai si erano convinti che Aratta non fosse mai esistita.
Ma uno scavo recente potrebbe aver riportato alla luce il mitico regno. Se così fosse, sarebbe la scoperta archeologica del secolo. Una nuova Troia.
Che sia così, è il convincimento dell'archeologo iraniano Yussef Majidzadegh, che con una squadra internazionale guida gli scavi di Jiroft, nell'Iran sud-orientale. Majidzadeh sostiene che Jiroft è la più antica civiltà orientale, precedente di almeno un paio di secoli quella sumerica.

L'archeologo presenterà in questi giorni la sua tesi al convegno internazionale di archeologia a Ravenna. "È venuta alla luce una civiltà complessa, pari o per certi versi superiore a quella sumerica per dimensioni urbanistiche, per l'aspetto monumentale e la raffinatezza delle tecniche artistiche. Questo ci obbliga a gettare uno sguardo nuovo sulla formazione delle civiltà tra il IV e il III millennio", dice Massimo Vidale.

Nello scavo è stato trovato (finora) un mattone con un testo protoelamico, la cui origine si fa risalire a Susa nel 3000 ac., e tre tavolette con una scrittura ancora indecifrata.  Secondo Potts Jiroft corrisponde invece a una città più tarda, di grande ricchezza, Marhashi, la cui esistenza è attestata da diversi testi.

Jiroft è una città nella regione di Kerman la cui fonte d'acqua è il fiume Halil, che scende per oltre 400 chilometri dalle montagne del nord. Quasi un secolo fa un'alluvione cambiò il suo corso, ma nel 2001 straripò di nuovo, e questa volta sul terreno eroso dalle acque comparvero veri e propri tesori: monili, offerte funenarie, statuette, vasi di clorite. Il giorno dopo, centinaia di contadini impoveriti da anni di siccità accorrono sulle rive del Halil alla ricerca di oggetti antichi 5000 anni.

Si dividono il terreno, con il consenso delle autorità locali, in lotti di m 6 X 6, uno per ogni famiglia, scavano, tirano fuori oggetti di incomparabile bellezza. Diecimila buche, cinque o sei necropoli interamente saccheggiate, e interamente distrutto quel "contesto" che è fondamentale per gli archeologi per studiare e datare gli oggetti. Mercanti arrivano da tutto l'Iran, da Kabul, dal Pakistan - e poi da Parigi, da Londra, da New York. Comprano direttamente dal contadino che scava. Un vaso di clorite scolpito, 50 dollari; una statuetta intarsiata, 100; un'aquila fatta come una scacchiera con pezzi di turchese 150. Si ritroveranno nelle case d'asta europee e americane venduti per centinaia di migliaia di dollari. La passione per "i Jiroft" fa nascere addirittura una produzione di falsi. Anche il Louvre ha acquistato cinque pezzi (veri), di cui il governo iraniano sta cercando ora di tornare in possesso.

Il saccheggio durò un anno. Almeno 10.000 oggetti vengono portati via. Finché l'archeologo Majidzadeh ottenne dal governo iraniano di cominciare uno scavo sistematico, ma questo non significa che il saccheggio non continui, più silenzioso e con mezzi più sofisticati. I siti già rilevati sono quasi settecento, in un'area di 400 kmq.

"Cominciammo a scavare da due collinette, distanti l'una dall'altra 1400 m" racconta Vidale. "In quella nord è venuta fuori una piattaforma gigantesca a gradoni, uno ziggurat, con una base di 300 m X 300 e un'altezza di 17 m. L'intera superficie dell'altra collinetta, 200 m X 300, si è rivelata una struttura monumentale, costruita su un preesistente accumulo archeologico, circondata da mura larghe 10 m. Ad est della cittadella trovammo un'altra piattaforma, larga 24 m, che era il quartiere dei lavoratori del metallo. Insomma siamo di fronte a una città ben strutturata, con la cittadella amministrativa, il tempio, i quartieri residenziali e i luoghi di lavoro".

Vasi di clorite scolpiti con motivi di animali e di piante, soprattutto palmizi, forme umane e creature fantastiche, uomini-scorpioni, uomini-leoni, aquile, serpenti. Gli occhi degli animali carnivori sono tondi, quelli degli erbivori ovali come quelli umani. Ogni oggetto è preziosamente incastonato di turchesi, lapislazzuli, marmo, calcare bianco. In alcuni ci sono straordinarie raffigurazioni stilizzate di edifici, di città, di mura fortificate, che non hanno esempi nel mondo antico. -



LA GRANDE MADRE MISCONOSCIUTA

Ecco dunque, nessuna parola sulle numerose Grandi Madri rinvenute a Jiroft, eppure se ne sono trovati in quantità.
L’archeologo Girschmann ha scoperto nel 1931 molte reliquie della Grande madre in territorio arabo, i primi antenati adorati erano madri. Sul rilievo di Chaghagavaneh, a sud dell'Iran, furono rinvenute statuette della Dea madre di 4 millenni fa, nonchè una statuetta di 18 centimetri, in argilla, con orecchini, bracciale e collana verde smeraldo (museo di Filadelfia).
Nella regione di Gorgan dell'Iran, i più vecchi reperti di Dea madre risalgono a 5.000 anni fa.

La potente Anahita, detta l’Immacolata (toh chi si rivede...), aveva la doppia caratteristica di madre generosa e guerriera terribile. In qualità di “Madre d’oro” , era abbigliata con copricapo dorato, mantello ricamato in oro, e diadema tempestato di gemme. Venne adorata in tutto l’impero persiano per parecchi secoli, e gli Armeni l’invocavano così:
“Grande Signora Anahita, datrice di vita e di gloria alla nostra nazione, madre della sobrietà e benefattrice dell’umanità.

Sobrietà? Lo storico greco Strabone racconta che i Persiani facessero orge sessuali in quanto seguaci della Dea della riproduzione che “Purifica il seme dei maschi e il grembo e il latte delle femmine.” Che differenza coi costumi attuali dove le donne non possono mostrare neppure il volto.

Dopo l'occupazione dell'Iran dagli arabi di Maometto, il rispetto per la Dea, donna e madre, è stato bandito, proseguito solo in una dottrina religiosa segreta della cultura e letteratura iraniane, quella dei sufi.

I sufi sarebbero maomettani, ma stanno ai maomettani come i cabalisti agli ebrei, sono filosofi cercatori di conoscenza, portatori di antiche vie di saggezza. Per rendere l’idea riporto una novella sufi che, come le storie Zen, mirano ad insegnare qualcosa.



LA PRINCIPESSA RIBELLE

- C'era una volta un re convinto che gli insegnamenti ricevuti e le credenze alle quali aderiva corrispondevano a verità. Era un uomo giusto ma di vedute ristrette. Un giorno disse alle tre figlie: "Tutto ciò che possiedo è, o sarà, vostro. Siete venute al mondo grazie a me. E la mia volontà determina il vostro avvenire e, di conseguenza, il vostro destino". Persuase, due giovani si sottomisero docilmente.
La terza disse: "Benché il mio stato esiga che io ubbidisca alle leggi, non posso credere che il mio destino debba essere sempre determinato dalle vostre opinioni".

"Staremo a vedere", disse il re. Ordinò che venisse rinchiusa in una cella, dove languì per molti anni, durante i quali sia il monarca che le ubbidienti figlie attingevano abbondantemente alle ricchezze che le appartenevano di diritto.

II re pensava: "Questa figlia giace in prigione non per sua volontà, ma per la mia. Ciò prova ampiamente, per qualsiasi mente logica, che è la mia volontà e non la sua che determina il suo destino".

Di tanto in tanto, il sovrano faceva visita alla giovane figlia che, nonostante pallida e indebolita dalla reclusione, si rifiutava di cambiare atteggiamento. 
Infine il re perse la pazienza: "Se continui a restare nel mio reame, le tue sfide sembreranno indebolire i miei diritti. Potrei ucciderti, ma sono misericordioso. Ti manderò in esilio nel deserto abitato da bestie selvagge e da qualche eccentrico esiliato incapace di vivere nella nostra società. Li ti renderai conto se potrai vivere separata dalla tua famiglia e, ammesso che tu lo possa, se preferisci quella vita alla nostra". 
Il suo ondine fu eseguito e la principessa condotta ai confini del reame e abbandonata in una regione selvaggia. Tuttavia capì ben presto che una grotta poteva fungere da casa, che noci e i frutti provenivano dagli alberi e che il calore era un dono del sole. Imparò a incanalare l'acqua dalle sorgenti, a coltivare la terra e ad alimentare il fuoco. 
"Qui c'è una vita in cui gli elementi si armonizzano e formano un tutto" si disse. "Eppure non ubbidiscono, né individualmente ne collettivamente, agli ordini di mio padre, il re".

Un giorno arrivò un viaggiatore smarrito, uomo ricco e ingegnoso. Vedendo la principessa, se ne innamorò e la condusse nel proprio paese, dove si sposarono. Qualche tempo dopo, la coppia decise di tornare nel deserto per edificare una città grande e prosperosa. Gli eccentrici e altri esiliati, molti dei quali passavano per pazzi, si armonizzarono utilmente con quella vita ricca e varia. Sia la città che le terre che la circondavano diventarono famose in tutto il mondo, superando quelle del padre della principessa. Per scelta degli abitanti, la principessa e il suo sposo furono posti sul trono. Il re fini per visitare quel luogo strano e misterioso sorto nel deserto, popolato in parte da gente che sia lui che i suoi simili disprezzavano. Si fece avanti a testa bassa verso il trono dove sedeva la coppia, e quando alzò gli occhi poté sentire ciò che sua figlia mormorava:
 "Vedete, padre, ogni uomo e ogni donna ha il proprio destino e la propria scelta".

Il padre non ci fa una gran figura, però divide il regno tra le figlie, evidente retaggio del matriarcato, oggi nell'islam le donne sono bandite da ogni potere e non possono ereditare.




AFRICA PREISLAMICA

Che il nord Africa preislamico fosse legato al matriarcato lo testimoniano le preislamiche tombe libico-berbere, attribuite dai berberi Tuareg ad antichi abitanti dei massicci centrali del Sahara: i Djohala, ovvero "gente senza Dio", visto che non adoravano Hallah. 
I Djohala sono considerati esseri incestuosi puniti da Dio che li sterminò con pietre e sabbia. Non si scappa: quando il Dio Padre punisce un popolo significa che la sua civiltà è matriarcale.
Le antiche civiltà megalitiche furono infatti matriarcali, come le pelasgiche. In Algeria nord-orientale si ritengono i Djohala giganti per le pietre smisurate dei monumenti megalitici. Tumuli e cerchi di pietre fino a 200 m di diametro si trovano in tutto il Sahara e nelle regioni colonizzate dai Berberi, originari abitanti prima dell’invasione araba, dal 4.000 a.c. al 1500 d.c. 

Le tombe in pietra, tumuli ad anelli concentrici e costruzioni a mezzaluna, sono ben 45000, tutte preislamiche, legate a pratiche divinatorie, come quello praticato ancora oggi dalle donne Tuareg che dormono su una tomba per ottenere presagi in sogno. Il culto magico dei morti è femminile, perchè il patriarcato prende la distanza dai morti e dalla morte. 
Dagli orientamenti delle tombe si desume che già nel V millennio conoscessero il ciclo solare e le stagioni, con una grande unità culturale, matriarcale e magica di tutto il Nord Africa. 

In Nigeria la Dea courotrofa (che allatta) risale al 2500-2000 ac. Nell’Egitto predinastico ci sono le Dee a braccia alzate come a Creta in età minoica. E’ il gesto del vaso, il femminile recettivo dell’energia dell’universo, mentre nelle società patriarcali si giungono le mani a supplicare il Dio. Le donne si ergevano in piedi, ora ci si inginocchia e prostra, non si invoca gli Dei ma si striscia e supplica come schiavi. Iside, in alabastro e in terracotta, che allatta Horus, risale al 2500-2000 ac., ricorda qualcosa, anzi qualcuno?



NIGERIA

Nell'Africa occidentale, in Nigeria, vennero rinvenute diverse Dee courotrofe ( Dea che allatta), risalenti al 2500 ac. Avere come divinità una Dea che allatta un pargolo è rassicurante, significa rispetto e comprensione, soprattutto verso le donne e i bambini, ma anche verso tutti perchè tutti sono figli della Dea con pari diritti.

Naturalmente i paesi islamici si guardano bene di accennare a un antico matriarcato nel loro paese. per loro in antico c'erano solo tribù che si scannavano allegramente come oggi, facendo le varie pulizie etniche, naturalmente per questioni religiose. Infatti tra il 2011 e il 2012 ci sono state numerose stragi contro i cristiani, in particolare in occasione del Natale e della Pasqua, per una pulizia etnica: l'integralismo islamico ha posto un ultimatum a tutti i cristiani residenti nel nord di abbandonare tutto e andare via, ma i poveretti non hanno dove andare.



LA GRANDE MADRE DEI TUAREG 

Il monumento principale della necropoli di Abalessa è la tomba di Tin Hinan, la Grande Madre antenata dei Tuareg. Nella tomba è stato rinvenuto lo scheletro di una donna dipinto di rosso e addobbato con numerosi gioielli: otto bracciali di perle d'argento sul braccio destro e sette bracciali d'oro sul sinistro, oltre a un diadema d'argento sulla testa e una collana di oro e perle. 
Tin Hinan è venerata come antenata di tutte le tribù nobili. Accanto al corpo suppellettili e idoli di veneri steatopigie del periodo aurignaziano che testimoniano la continuità del culto della Grande Madre nel Sahara per tutto il neolitico e oltre, fino all'islamismo.

Tin Hinan ("Quella delle Tende") fu, secondo le tradizioni orali, la progenitrice dei Kel Ahaggar (Tuareg del Nord).
Tin Hinan sarebbe stata una nobile donna musulmana, giunta nella regione dell'Ahaggar provenendo dal Tafilalet (una regione del sud del Marocco) in compagnia di una ancella, Takama, in un'epoca in cui la regione era ancora abitata dagli Isebeten, il popolo che precedette gli odierni Tuareg, che praticavano l'idolatria e parlavano un dialetto berbero considerato "rozzo" dai tuareg.

Un colossale monumento megalitico, situato nei pressi di Abalessa,  viene da tutti indicato come "la tomba di Tin Hinan". Si tratta di uno di quei monumenti megalitici noti come édebni, formati dall'accumulo di massi che possono avere le forme più varie (a tumulo, a mezzaluna, ecc.), che per i Tuareg sarebbero le tombe degli Ijabbaren, popolazione di giganti dell'antichità.

Alcune campagne di scavo, in particolare quella ad opera di M. Reygasse nel 1935, hanno cercato di investigarlo. Il monumento contiene non meno di undici vani sotterranei circondati da una spessa muraglia. All'interno una tomba contenente uno scheletro di donna circondato da un ricco corredo funebre. L'analisi di tali resti ha dato questi esiti:"spalle larghe; piedi piccoli; statura molto alta (tra 172 e 175 cm). Patologia: lesioni evidenti di artrosi lombare localizzate a destra e accompagnate da deformazioni delle vertebre lombari e dell'osso sacro" Secondo la tradizione infatti la progenitrice degli Hawwara (cioè Ihawwaren, oggi Ihaggaren o Kel Ahaggar) era una certa Tiski "la zoppa".

Ma la datazione della sepoltura oscilla tra il IV e il V sec., precedente di circa tre secoli la nascita dell'Islam, nega che quella tomba fosse musulmana. Viceversa, sembra che il tipo architettonico del monumento funebre appartenga ad una tradizione che ha il Tafilalet come uno dei suoi centri più importanti. In definitiva, considerando anche il fatto che lo sposo di Kella non sembra risalire al di là del XVIII sec., sembra logico pensare che le tribù nobili dell'Ahaggar si siano forgiati una ascendenza estremamente antica impadronendosi della memoria, ormai persa nelle nebbie del tempo, di questa antica regina del Sahara.

Quando gli europei vennero a contatto con la civiltà dei Tuareg, rimasero impressionati da molti tratti di questo popolo così misterioso e così fiero. Un tratto che colpì molto la fantasia fu il ruolo della donna in quella società. Contrariamente agli usi delle altre popolazioni islamiche la società tuareg dava grande spazio alle donne, che non si velavano (a differenza degli uomini), che avevano una libertà di costumi impensabile, e oltretutto erano titolari del diritto di trasmettere il potere ai capi supremi per via matrilineare.





LA REGINA DI SABA

La Regina di Saba non fu una Dea ma una donna, una specifica sovrana del regno di Saba, citata nella Bibbia (I libro dei Re e II libro delle Cronache), nel Corano e nel Kebra Nagast, testo etiope di grande importanza storica, religiosa e archeologica. Nei testi biblici e nel Corano non viene mai chiamata per nome, ma solo come Regina di Saba o Regina del Sud; per la tradizione etiope il suo nome era Machedà, mentre alcune fonti arabe la chiamano Bilqis (talvolta trascritto Balkiyis). Il regno di Saba è configurato nell’attuale Yemen ed era conosciuto fin dall'VIII sec. ac. trovandosi menzionato in un documento relativo ad una vittoriosa campagna assira e in età greco romana è attestato il governo della regione da parte di regine.

Viene ricordata come regina ricchissima; nella Bibbia, fa visita a Salomone proponendogli enigmi ed indovinelli per metterne alla prova la grande saggezza. Secondo il Kebra Nagast, che racconta più estesamente delle vicende della regina, il sovrano etiope Menelik I era figlio di Machedà e Salomone.

Il regno di Saba era noto per le imponenti opere di regolazione idrica e di irrigazione. Aveva una diga lunga ben 3 km che irrigava i campi ben coltivati e prosperi ed estendeva il suo dominio oltre che sull’Arabia meridionale anche fino alle coste dell’Abissinia. La sua terra, per quanto desertica, a causa degli imponenti lavori di irrigazione, era diventata fertile e ricca.
Aveva un florido commercio degli aromi e delle spezie orientali vendute nei paesi del Mediterraneo e dell’India, e la prima moneta di Saba imitava quelle di Atene. Da un punto di vista storico tuttavia si pone la questione se la regina di Saba sia realmente esistita è controversa, non è strano?



I testi islamici non ne parlano in alcun modo, citano solo tribù come se prima di Maometto non fossero esistite civiltà, men che meno con regine. Esistono più prove dell'esistenza di Saba che non di Salomone, eppure nessuno mette in dubbio la sua esistenza.
Il 9 maggio 2008 è stato diffuso un comunicato dell'Università di Amburgo secondo cui una equipe tedesca, guidata dall'archeologo Helmut Zeigert, avrebbe scoperto i resti del palazzo della leggendaria "regina di Saba".
Le rovine ritrovate presso Dungur (Etiopia) e collocate sotto i ruderi del palazzo di un re cristiano, erano quelle di un palazzo databile intorno al X secolo ac. I resti del palazzo e degli edifici associati sono limitati ai più bassi livelli ed al podio, per un totale di circa 3250 mq. In cima, una doppia scala portava all'entrata del complesso che si apriva su uno dei quattro giardini che circondavano la struttura centrale. Certamente una reggia visto le dimensioni e la scarsità di abitanti all'epoca, eppure si insinua potrebbe trattarsi solo di una ricca dimora.

In particolare il professor Dr. Siegbert Uhlig, capo dell'unità di ricerca degli studi etiopi, ha affermato: "Ziegert non ha discusso le sue ipotesi con alcun collega che avesse lavorato nel campo degli studi etiopi o in quello dell'archeologia africana, non è un membro dell'Unità di Ricerca. I membri ed il capo dell'Unità di Ricerca degli Studi Etiopi dell'Università di Amburgo considerano l'identificazione pubblicata non scientificamente provata".

Dal Kebra Nagast si apprende che Makeda-Saba ormai è in patria ed ha avuto il figlio da Salomone: - “E il figlio raggiunse l’età di vent’anni, e andò dalla Regina sua madre, e disse a lei, «O Regina, fammi sapere chi è mio padre». E la Regina parlò con lui tristemente, sperando di spaventarlo così lui non avrebbe desiderato di andare da suo padre dicendo:

«Perché mi chiedi di tuo padre? Io sono tuo padre e tua madre; non devi sapere nient’altro». Solo in una società matriarcale una regina avrebbe potuto regnare al posto del figlio e rispondergli con autorità. Poco dopo però apprendiamo di una promessa di Makeda a Salomone:

“Ora c’era una legge nel paese di Etiopia, che solo una donna avrebbe potuto regnare, e che lei doveva essere una vergine che non avesse mai conosciuto uomo, ma la Regina disse a Salomone, 
«D’ora in poi un uomo che è del tuo seme regnerà, e una donna non regnerà mai più; solo il tuo seme regnerà e il suo seme dopo di lui, di generazione in generazione. E questo tu inciderai nei documenti dei rotoli nel Libro dei loro Profeti in color ambra, e tu lo metterai nella Casa di Dio, che sarà costruita come memoriale e profezia degli ultimi giorni».”

La seconda parte è chiaramente un'aggiunta patriarcale, anzitutto perchè la verginità nel matriarcato non era intesa come fisica, come ben spiega Ester Harding nel suo libro "I misteri della donna", tanto è vero che ad esempio i latini chiamavano "virgo" la donna non sottomessa ad alcun uomo, e "virgo intacta" la vergine fisica. Tutte le Grandi Madri per giunta erano chiamate vergini pur avendo amanti e figli. Ricorda qualcuno, o qualcuna?
Poi la regina non poteva sapere di avere un figlio maschio perchè partorì più tardi nel suo regno e l'ecografia non c'era. Per giunta non adorava il Dio di Salomone ma la Grande Dea. Insomma propaganda patriarcale per giustificare il passaggio del potere dalle regine ai re.



LA TRIADE

A Bagdad, un’antica divinità in argilla del III millennio ha una testa che sovrasta e accoglie in un manto tre piccole Dee, di cui solo la centrale ha corpo. L’elegante composizione a rombo allungato, quasi una croce, è la trinità femminile: tre Dee, ma insieme una sola, primo concetto della podestà creatrice, conservatrice e distruttiva della natura. Questo principio sarà poi negato attraverso l’immortalità dell’anima propugnata dalla divinità maschile, che conserva una trinità apparente, misteriosa perché incongrua, poichè nega la morte e quindi la perpetuazione della vita. Il concetto di sacra Trinità risale alle antiche Dee, i maschi l'hanno copiato ma non capito.



DEA ALLATU  o ALLAT  o  AL-LAT

E' il nome dell'antica Dea Madre che pure Maometto adorò, considerata poi una delle figlie di Allah insieme a Manat e al-Uzza, ella è menzionata nel Qur'an(Sura 53:19).
Ella era adoratissima e i suoi fedeli le offrivano sacrifici e libagioni dicendo:

"Al mare, al sale e ad Allatu, che è la più grande di tutti"

Il santuario e i templi a lei dedicati in Taif vennero demoliti da Abu Sufyan ibn Harb, per ordine di Muhammad, durante la spedizione di Abu Sufyan ibn Harb, lo stesso anno della battaglia di Tabuk, nell'ottobre del 630 dc). La distruzione degli idoli fu chiesta da Muhammad per sancire una qualsiasi riconciliazione con i cittadini di Taif che erano sotto costante attacco.

Specialmente nelle antiche fonti, Allat era uno dei nomi alternativi della Dea mesopotamica del sottosuolo, ora conosciuta come Ereshkigal. Ella venne venerata a Cartagine con il nome di Allatu.

La Dea compare in tempi remoti nei primi graffiti del Safaitic graffiti (Safaitic han-'ilat "La Dea") e sia i Nabatei di Petra che il popolo di Hatra la adoravano, equiparandola con la greca Atena e Tyche e Minerva romana. Spesso chiamata "La Grande Dea" in greco in iscrizioni multi-lingue. Secondo Wellhausen, i Nabatei che credevano al-Lat fosse la madre di Hubal (e quindi la suocera di Manat). Lo storico greco Erodoto, V sec, ac, la considerava l'equivalente di Afrodite:

Gli Assiri chiamarono Afrodite Mylitta, gli arabi Alilat e i Persiani Mitra, quest'ultima associata con la divinità indiano vedico Mitra. La divinità persiana e indiana risalgono alla divinità proto-Indo-iraniana conosciuta come Mitra.

Secondo Erodoto, gli antichi arabi credevano solo in due Dei::
Dioniso, chiamato Orotalt e la celeste Afrodite, chiamata Alilat. Essi dicono di tagliare i capelli come Dioniso nei templi, cioè radendosi il capo.

La tribù di AD di Iram delle Colonne è citata anche nella Sura 89:5-8, e sono state rinvenute molte iscrizioni dedicate a lei per la protezione di una tribù con quel nome.

Secondo il Libro degli idoli (Kitab al-ʾ Asnam) gli arabi credevano che Al-Lat risiedesse nella Ka ʿ bah e aveva anche un idolo all'interno del santuario: la sua custodia era nelle mani del Attab Banu ibn Malik del Thaqif, che aveva costruito un edificio su di lei.
Utilizzarono il suo nome per denominare i loro figli, chiamandoli Zayd Al-Lat e Taym al-Lat.  Al-Lat continuò ad essere venerata fino a che il Thaqif abbracciò l'Islam, e l'Apostolo di Dio, inviato al-ibn-Mughīrah Shu'bah, distrusse i suoi templi.

Sembra invece sia rimasta la Pietra nera, che parrebbe essere un meteorite. Le pietre nere venute dal cielo (probabilmente meteoriti anche perchè non scolpite, aniconiche) erano usate sovente come emblemi delle Grandi Madri. Sappiamo di quella iconica che riguardava la famosa Cibele di Pergamo, che i romani portarono a Roma secondo le prescrizioni dei libri sibillini, e quella di Diana tauride, nel tempio ove venne portata Ifigenia scampata al sacrificio del padre Agamennone.

Vuoi vedere che gli arabi adorano la pietra della Grande Madre?



ANTICHE SACERDOTESSE

"Dea velata e oscura, 
fuoco bruciante e acqua profonda dell’anima, 
solo in Te si cela il mistero velato agli ignari. 
Mistero negato dagli uomini 
che si aggrappano alla materia 
che pensano inerte e senz'anima,
perché non vedono oltre
e mettono lo spirito su una nuvola. 
I preti li sgridano 
perché la materia è peccato 
e la salvezza è nei cieli, 
ma i cieli sono vuoti e la terra è piena di vita, 
come si può chiedergli questo?"



venerdì 15 febbraio 2013

LA VENDETTA DEL PATRIARCATO


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RATTO DI EUROPA


In genere la vendetta del patriarcato è, e fu, lo stupro. O le donne si sottomettono spontaneamente o il lato peggiore del patriarcato si scatena. La donna non vuole essere schiava? Non riconosce spontaneamente la superiorità del maschio? Allora avrà la sua rabbia.



LO STUPRO

Lo stupro, nella realtà odierna è sempre più consueto, o semplicemente più divulgato? Perchè una volta per decenza lo stupro non si diceva, poi, per indecenza, se la ragazza stuprata denunciava le si diceva che c'era stata e le era piaciuto, oppure che denunciava per avere soldi in cambio, che orrore, come osava tenere al denaro in una circostanza così delicata?
Un sospetto l'abbiamo, perchè con la fine del matriarcato diventò una moda. Della Dea si può dire di tutto, è Triplice e come tale l'aspetto inquietante ce l'ha, ma che possiamo dire di te grande Zeus? Che l’avevi per vizio, o per consuetudine, la mania dello stupro?

Allora nella Teologia greca va così: Gaia ha generato il cielo, da lei battezzato Urano, affinché le tenesse compagnia e facesse l’amore con lei.
Il cielo che si protendeva al di sopra della Terra ha creato molti figli nel grande ventre di Gaia, ma Urano, temendo che la loro forza potesse essere superiore alla sua, ha proibito a Gaia di partorirli. una cosa in famiglia, ma tipo Dallas.

Nondimeno, a Cronos, il Tempo, il più forte dei suoi figli, Gaia donò una falce fatta con un materiale duro come l’acciaio e simile al diamante: con essa Cronos avrebbe reciso i genitali di Urano ponendosi all’entrata del ventre materno. Ma non andò così liscia, perchè Crono certamente evirò il padre e ne prese il posto, però temeva che un figlio lo spodestasse, per cui appena Gaia partoriva si pappava i suoi figli (che erano anche i suoi).

Gaia che contava meno di zero, l'unica cosa che potè fare fu che invece di passargli Zeus gli passò una pietra avvolta nei pannolini e il Dio che era di bocca buona la ingoiò. Così Zeus si ribellò e sconfisse il padre, però anche lui aveva paura di essere spodestato dal figlio.... basta, non se ne può più! 

Ma che razza di padre è questo signore dell'Olimpo, oppure: ma che razza di padri erano questi greci.. ma non solo i greci... direi gli uomini tutti. 
Si dice che gli uomini sentano meno la paternità perchè i bambini non li portano in pancia come fa la donna, però le donne si prodigano per cani e gatti molto più di quanto facciano gli uomini, e gli animali non li hanno portati nella pancia. Può darsi però che nel DNA delle donne vi sia un gene particolare che le spinga ad essere materne, anche se a volte ci si chiede se esista nell'uomo un gene che lo porti ad essere stupratore.



ZEUS

Caro Zeus, prima di Hera, violentasti Rea stessa, la Terra, perché ostile al matrimonio. Insomma un tempo le donne non erano contente d’impalmarsi, invece oggi, anche se lavorano e sono indipendenti, farebbero carte false. Quando il lui odierno le fa la richiesta fatale lei è al settimo cielo, ansiosa di servirgli la minestra, mettergli le pezze fredde a 37° di febbre, pulirgli la casa, sbambocciare figli e sistemargli i calzini nel cassetto.
Qualcuno ha commentato che alle donne Giove piaceva, e se piaceva perchè doveva cambiare continuamente pelle come un camaleonte? Non ci convince.

Grande Zeus, grande padre di inganni, tu sei un trasformista al cui paragone Fregoli impallidisce: 
ZEUS
  • come quaglia violasti Latona, 
  • come serpente Persefone, 
  • come cigno Leda e visto che t'era piaciuto... 
  • ti sei rifatto cigno per stuprare Nemesi, 
  • come toro Europa, 
  • come uomo mortale Semele, 
  • come aquila Egina, 
  • come Sosia la moglie di Anfitrione, 
  • come pioggia d’oro Danae. 
  • Di più, in forma di satiro violasti Antiope, bellissima figlia del fiume Asopo, sicuramente antica Dea delle acque. 
  • Iynix, fanciulla maga e incantatrice, osò offrirti una bevanda d’amore, ohibò, può il re degli Dei innamorarsi e patire quando può facilmente violentare una donna? Zeus non ti smentisti e, non perché amavi i bambini, ma perché non c’erano i profilattici, la mettesti incinta col solito stupro.
  • E tanto perchè ti annoiavi ti sei ritrasformato in aquila e hai rapito Ganimede per fartelo comodamente tra le nubi, perchè Dio si, ma pedofilo.
  • Di più? Stuprasti l'oceanina Temi forse perchè l'omonima Dea l'avevi sposata e t'era piaciuta.

Quando il padre si accorse che la figlia era gravida ordinò di ucciderla straziandola sulle corna del toro, ohibò il suo onore di padre era distrutto, chi potrebbe biasimarlo? Crudeltà a parte, ma le figlie sono le figlie o le concubine del padre? Certe gelosie, anche se non così criminali, dei padri odierni, richiamano più il possesso dell’harem che il sentimento paterno, e non solo, perchè in famiglia si nasconde la maggior parte della pedofilia, di cui ancora è proibito parlare.

E tu Grande Zeus che facevi mentre il patricida torturava a morte la figlia? Niente, avevi avuto ciò che volevi, per di più la poveretta aveva già dato vita a due gemelli, Anfione e Zeto, esposti su una montagna dallo zio. E tu che facevi, guardavi le stelle grande Zeus? Va bene, ormai conoscevi la storia, un pastore li avrebbe salvati e sarebbero diventati re... ma che è: la storia di Rea Silvia con Romolo e Remo? No, non di Roma ma di Tebe, perchè un tempo le storielle se le passavano, ma solo quelle truci, dove le donne fanno una brutta fine e gli uomini diventano re e magari Dei. 


ESIODO

- La diva e savia Temi su cavalle
dorate all'inizio recar le Moire
lì donde sgorga l'Ocean, fin dove
è quella scala augusta dell'Olimpo,
per vie sfarzose, perché fosse lei
la prima sposa di Zeus Sotér.
Lei generò le Ore veritiere,
con dorate bende, e con doni lucenti. –

Però avevi poi sposato Era, ma eri bigamo? Ops, in realtà avevi sposato Latona, Temi, e poi Nemesi, Demetra non conta perchè fu una botta e via... Era fu la quarta moglie... quattro mogli e cento concubine.. musulmano? Diciamo che dimenticavi presto, così stuprasti Meti e te la ingoiasti tanto per avere un oracolo nella pancia e poi...

Esiodo: - 
E Zeus fu allor colpito da divina scure e generò la bionda Atena. - 
sarà l'invidia dell'utero? 

Demetra non si sa se fosse consenziente, ma Io (Europa) non lo era di certo 
  • nè Mnemosine, 
  • nè Asteria che per sfuggire alla violenza si trasformò in quaglia (le dovevi fare proprio schifo), 
  • poi toccò a Dione cui sottraesti l’oracolo, quello di Meti non bastava, melius abundare… 
  • poi, in un noioso week-end, stuprasti Maia e una cinquantina di ninfe: 
  • Electra, 
  • Othreis, 
  • Plataea, 
  • Plouto, 
  • Taygete, 
  • Eurinome, 
  • Callisto, tanto per dirne qualcuna. 
Con la ninfa Sinope ti disse male, invaghito promettesti di donarle qualunque cosa desiderasse. Tu sei smaliziato e sai che la vecchia tecnica funziona sempre, avrebbe chiesto un diadema, che so, un'isola, un vascello (lo yacht non c'era) o un armento, eri un Dio, che ti costava? Sinope invece chiese la conservazione della verginità, lasciandoti a bocca asciutta, agli Dei era obbligatorio mantenere la parola data... lo fosse anche per gli uomini…

Mi sa tanto che Sinope decise il nubilato perchè non ne poteva più di schivare stupri, umani o divini che fossero... Ma via in fondo che fu, avevi tante altre da stuprare, lo facevi più per ammazzare il tempo che per lussuria, tutto questo ardore non c'era, te ne vantasti cinicamente (o tristemente?) con tua moglie: nell'Iliade (XIV):

RATTO DI GANIMEDE
- Ché non mai tanto l'animo mi vinse 
e non mai tanto il cuor mi empì l'amore
di una donna mortale o di una Dea:
non quando amor mi vinse della sposa
d'Issìone, onde nacque Piritòo
per senno ai Numi simile; non quando
di Danae, d'Acrisio la figliuola
dal pié leggiadro, da cui Pèrseo nacque
che fu di tutti gli uomini il più chiaro;
non quando della figlia di Fenice
tanto famosa, che alla luce diede
Minosse e il deiforme Radamanto;
non quando, in Tebe, di Semèle e Alcmèna
(e il magnanimo figlio Eracle questa
mi partorì, Diòniso letizia
del mondo quella generò); non quando
della regina dalle belle chiome
Demètra, o di Latona gloriosa.
-

Beh certo, frettoloso com'eri, nemmeno le poverette si aspettavano di più. Ma vogliamo metterci pure gli efebi?

Purtroppo si, Phaenon e Ganimede ne fanno testo perchè il grande Zeus era pure un po' pedofilo, ma per il resto..... non fosti mai realmente poligamo: una botta e via.

Tornavi sempre al sacro talamo di Era, o Giunone, e magari ogni volta lei sperava di non rivederti.

 

APOLLO

E che dire di te Apollo? Talis patris…..
  • Violentasti, o tentasti di farlo, Dafne Dea dell’alloro che schifata si trasformò in albero, 
  • in forma di serpente (invidia della Grande Madre?) stuprasti Driope Dea della quercia (come tutte declassate a ninfa) trasformandola, stavolta fosti tu s farlo perchè lei non fece a tempo, in quercia, 
  • poi la driade Melaena, 
  • la ninfa Ocirhoe di Samo, 
  • e giacchè c'eri la ninfa oceanina Melia, 
  • e la naiade Stilbe, 
  • la naiade Thyia, 
  • la ninfa Syllis, 
  • la naiade Thespia, 
  • poi Coronide di notte 
  • e Creusa di giorno: eri uno stupratore a tempo pieno.... ops.. veramente Coronide l'ammazzasti perchè ti tradì, che infami queste femmine, pretendono di comportarsi come i maschi! Però eri un buon padre, siccome Coronide era incinta le tagliasti la pancia ed estraesti il bimbo per allevarlo... ah questo no, giammai, che rottura di scatole! Lo facesti allevare dal centauro chirone (sai che spasso per il piccolo), tanto le madri a che servono... e in quanto a Creusa rapisti e violentasti la principessa ateniese abbandonandola assieme al figlio con lei concepito.... nessuno è perfetto... Secondo altri la trasformasti in civetta... ollallà ma non era il simbolo di Athena? 
APOLLO E DAFNE
  • Con Anassabia fu un fiasco, dicono che per sottrarsi alla corte si rifugiò nel tempio di Artemide e buttò la chiave... ma quale corte? Eri specializzato nel tuffo, mai vista una veloce folaga quando si tuffa sul fondo per acchiappare un pesce? Uguale. L' "eiaculatio precox" era tutta tua. 
  • La ninfa Acanto invece ti corrispose (finalmente!), che sospiro di sollievo, hai ancora il tuo fascino, così, generosamente, per compensarla... la trasformasti in un fiore d'acanto.... le manine a posto no eh? Ma un dubbio non t'è venuto? Sei pure belloccio, le ninfe sono un po' ninfomani... possibile ti schifassero tutte? Apri gli occhi: hanno il terrore del tuo trasformismo.. sei un amante in corsa, in corsa breve, e i tuoi regali una mannaia, sei un incubo! 
  • Con Arga ti è andata male, insegui e insegui ma o perchè la ninfa è veloce (s'era allenata con scrupolo visto i tempi) o tu avevi messo su ciccia, fatto sta che non l'acchiappi, ma non gliela puoi passare liscia, sei o non sei Apollo? Se non puoi stuprare le ninfe che Dio sei? Allora l'hai punita trasformandola in cerbiatta, e te ne andasti contento. 
  • Cassandra, la principessa troiana, la trattasti secondo il rango, le facesti un gran dono: la profezia, ma vai a capire le donne, non c'è stata mica, uh quanto se la tirava! Le facesti allora un altro regalino, quello di non essere mai creduta... poteva andarle peggio. Insomma, Apollo, non è che piacessi tanto... 
  • la ninfa Boline per non cadere nelle tue mani si suicidò in mare, certo che sono frustrazioni!... 


ERCOLE

Ed Ercole? Non può mica far sfigurare il padre: nel suo piccolo... 
  • si invaghì di Iole, figlia di Eurito. Vistosi rifiutato conquistò Ecalia, regina di Eurito, 
  • e catturò Iole dopo aver trucidato tutti i suoi familiari. Sai come gliene era grata! 


POSEIDONE

Poseidone non è da meno, è o non è il fratello di Giove? 
  • Trasformato in ariete violenta la principessa Teofane tramutata in pecora da cui ci guadagna, per per la gloria della procreazione e della povera Teofane, un ariete: il vello d'oro, che, da cosa nasce cosa, una volta scuoiato piace tanto a Giasone. 
  • Poseidone non ha pace. Mutato in fiume stupra in un sonno magico la bellissima Tiro (in sonno perchè sennò s'accorgeva che era scarsetto?), 
  • poi violenta Ippotoe portandola nelle isole Echinadi dopo averla rapita (perchè sempre nelle isole, temeva raccontassero qualcosa che lo penalizzasse?.. Che so, come latin lover carente) 
  • Visto che ci ha preso la mano rapisce la naiade Corcyra (già Dea della primavera) e la possiede sull'isola omonima, 
  • poi la ninfa Diopatra, 
  • la ninfa Eidothea del monte Othris, 
  • la ninfa Euboea (che come tutte viene rapita su un'isola che prende il suo nome, per il principio: stupri una ninfa fondi un'isola), 
  • e la ninfa Melia, ma non la stessa di Apollo, perchè quella è un'oceanina mentre questa è una ninfa di Bithynia, non confondiamo, a ognuno la sua, del resto... ce n'è per tutti, 
  • e pure la ninfa della Beozia Mideia, 
  • nonchè la naiade Pitane, 
  • e la naiade Salamis, 
  • e la ninfa Thoosa, 
  • e la ninfa Diopatra, 
  • e la ninfa Thronia, (all'epoca le ninfe andavano per la maggiore), 
  • non contento si fa pure una Dea, e che Dea! Trasformato in cavallo stupra Demetra, ahiahi che male, ma perchè si trasformavano, avevano paura di perdere la faccia? Da Demetra ottiene una figlia di cui non si poteva pronunciare il nome. Mmmm, sa di riedizione della Grande Madre dal nome impronunciabile, gli ebrei non si sono inventati un'acca. Di più? 
  • C'era Anfitrite, una delle Nereidi di Poseidone che un giorno danzava con le sorelle nell'isola di Nasso e Poseidone la vide, se ne innamorò, le si avvicinò e le chiese se voleva diventare sua sposa. La giovane spaventata fuggì nuotando  fino ai confini occidentali dove c'era Atlante che sorreggeva la volta celeste; insomma non ne voleva proprio sapere, ma Poseidone ostinato mandò un delfino che la consegnò al Dio e Anfitrite divenne la regina del mare. Bel regno, a differenza del marito che spesso si incapricciava per qualche ninfa, Anfitrite fu una sposa paziente, fedele e indulgente e spesso lasciava correre. Così doveva essere una donna: non serbare rancore se la obbligavano a sposarsi e poi non pretendere la fedeltà, ma al contrario osservare la propria.


PRIAPO 

Priapo è tutto un programma... basta guardarlo, violenta Lotis che si trasforma nell’albero del loto (della serie o ti trasformi tu prima o ti trasformo io dopo, insomma non ci si salva).



PAN

Pan violenta la ninfa Siringa e poi si fa una suonata; per altri la faccenda va diversamente: per l'antico principio "meglio morta" la ninfa si getta nel fiume del Dio Ladone pregandolo di aiutarla a traversare le acque, lui si impietosisce e la trasforma in giunco, cavolo e se non s'impietosiva che le faceva?



HERMES

RAPIMENTO DI PROSERPINA
Sempre per la serie Dei schifati, la ninfa Lotide respinge l'amore di Ermes (Mercurio) che se la lega al dito e la trasforma in fiore di loto.

In più: Aglauro promette a Ermes di mettere la buona parola con la sorella Ersèa.

Atena sdegnata rende Aglauro gelosa della sorella, che ostacola l'incontro dei due amanti.

Ermes diventa una bestia e trasforma Aglauro in rupe. 

Della serie: li soddisfi o non li soddisfi ci rimetti.

A volte gli stupratori non si rendono conto delle conseguenze: 

Altemene, appreso dall'oracolo di Delfi che il padre sarebbe stato ucciso da uno dei figli, per scongiurare il pericolo uccise una delle sorelle violentata da Ermes.

Certo che passare inosservate era una fortuna - Sono brutta, che bello che bello! -



BOREA

Borea, Dio dei venti, per amore del brivido stupra Orizia su un dirupo della Tracia, e anche per far piacere agli Dei arrabbiati perché prediceva troppo bene il futuro (il che la dice lunga sulla capacità oracolare delle sacerdotesse e dei sacerdoti).



EOLO

Altro Dio dei venti, perché il vento soffia come vuole o come gli gira, stupra Menalippe e poi, dulcis in fundo, siccome s’era divertita troppo (si fa per dire), gli Dei stessi la trasformano in cavalla. 



DIONISO
  • Dioniso violenta la titanessa Aura, per altri ninfa di Artemide che non muove un dito. 
  • Invece Aura è arrabbiatissima, mette al mondo i due gemelli, poi li ammazza e per coronare quello schifo di vita si getta a fiume. Secondo come cambia il vento, cambiava il Dio, ma lo stupro non cambia mai. Per amor di giustizia bisogna dir tutto, in effetti gli Dei la trasformazione ce l'avevano nel sangue, non per cattiveria, era una cosa che li divertiva, non sapevano resistere. 
  • Infatti la ninfa Sica si innamorò di Bacco, toh finalmente una ninfa consenziente, Bacco, o Dioniso, che è la stessa cosa, si accomoda ma la cosa lo diverte meno, vuoi mettere lo stupro? Così dopo averla posseduta la trasforma in fico, e tanto per non dimenticarsi che una c'è stata volontariamente, non gli capita spesso, si orna da quel giorno il capo di quelle foglie. 


CRONO 

La ninfa Filtra per sfuggire a Crono (tale padre tale nonno) si trasforma in giumenta ma Crono si trasforma in cavallo e se la fa, così genera il centauro Chirone, che bella vita, ma non basta perchè Zeus non si fa i fatti suoi e la trasforma in tiglio (non la poteva far tornare ninfa? Troppa grazia?).

CRONOS
Ma come non bastassero le violenze gli Dei fanno i guardoni: Anassaretta rifiuta il giovane Ofi e lo schernisce, lui disperato si suicida, e gli Dei che fanno? Non è difficile indovinare: trasformano Anassareta in rupe. Ma che facce toste!

Non fanno altro che stuprare e abbandonare! Ma già, Anassaretta è una donna, come ha osato? Pensavano che la passera fosse un servizio sociale?

Tutti questi stupri dimostrano due cose:

1) che le divinità antiche vengono trasformate in ninfe o donne stuprate dai nuovi Dei, della serie noi siamo più forti altro che le antiche Dee, vuoi mettere?

2) che lo stupro di donne e sacerdotesse era largamente usato e apprezzato dai maschi sennò una religione così l'avrebbero schifata.

3) Secondo il mito greco Alope, figlia di Cercyon, figlio di Poseidone, fu violentata dal bravo nonno da cui ebbe il figlio Hippothoon. Quando Cercyon lo scoprì, ordinò che sua figlia fosse murata viva, ma Poseidone gentile la trasformò nella sorgente Alope vicino ad Eleusi.

Anche qui perchè Cercyon non se la prende con Poseidone? Perchè ci rimette, allora meglio rifarsi sulla figlia. Sembra un’ingiustizia? Ohe ma l’onore del padre dove lo mettiamo?
Del resto la giustizia all’epoca non esisteva più, o almeno non tra gli uomini. Il mito stesso lo dice: Dike o Euris Dike, o Euridice, Dea della Giustizia, detta anche Astrea, figlia di Zeus e Temi, fu considerata il principio fondamentale per lo sviluppo di ogni società civile. Era una delle Ore, ma stanca degli errori degli uomini si trasferì in cielo diventando la costellazione della Vergine. E addio Giustizia.

Del resto oggi qualcosina in comune c'è. Mentre la Chiesa Cattolica tuona sempre contro il malcostume sessuale non ha mai, dico mai, speso una parola sugli stupri che in ogni parte del mondo la donna è costretta a sopportare, Italia compresa. Ci sarà una ragione? Ma da una Chiesa che emargina le donne che c'è da aspettarsi? Gli elleni in Grecia sono l'ultima ciliegina sulla torta, e la venuta dei cosiddetti iperborei si rivela un bagno di sangue per il femminile. 



GLI IPERBOREI

Chi sono questi iperborei? Alcuni dicono i Britanni, e non convince, perché fino all’avvento cristiano hanno avuto il culto per le Dee, e perché al nord Europa le donne sono più rispettate, tant’è vero che sul trono d’Inghilterra non vige la legge salica (che lo proibisce alle donne).

Secondo altri sono un’invasione indoeuropea, probabile, perché hanno trattato le donne peggio di noi, e perché portavano con sè gli asini, originari della Persia e non del nord Europa. Ad Atene gli iperborei tentano di soppiantare Atena con Poseidone, e gli Dei in contesa, narra il mito, donano ulivo e cavallo: agricoltura in santa pace o guerra a cavallo.

Naturalmente le donne sono per la pace e gli uomini per la guerra. Come si sa vince Atena, cioè le donne, col patto però che le stesse perdano il diritto di voto, e non si chiamino più ateniesi, perdendo ogni diritto di cives ateniesi. Siamo nel VI-V secolo a.c. Un contratto equo! E Atene era democratica, ma dove?!

Questa è la democrazia mascolina, una dittatura, omicidio lento dell’anima e di ciò che la rappresenta. Così per compiere l'opera donne e Dee in era patriarcale diventano demoni o malvagie, specie se non si lasciano stuprare: e che sarà mai!

E ANCORA

Per i Tibetani tanto spirituali che studiano l’arte di morire (il dharma) e poco l’arte del vivere, il demone della ruota del mondo è femminile, come strega di Strimno. 
Anche il Buddismo misogino presenta la donna in qualità di generatrice, unica sua qualità, ma ostacolo alla redenzione. Mara è donna e rischia con le sue tentazioni di bloccare l’ascesi del Budda.
In “Nanda il Bello” il maestro fa abbandonare al discepolo, che sarà il nuovo Budda, la bellissima moglie che tanto invecchierà (perché lui no?) e gli bloccherà l’ascesi, perché il desiderio uccide l’evoluzione e la donna è fonte di tutti i mali.

Sant’Agostino era d’accordo, la donna è un sacco di sterco, una schifezza che occorre a malapena tollerare nel matrimonio per evitare che il maschio pecchi, e magari perchè senza è difficile far figli, e pure S. Tommaso d’Aquino la pensa così. 
Esiodo d'altro canto avverte: "La tua mente non resti ingannata da una donna col sedere adornato, che ciarla seducente: costei il tuo granaio ricerca; chi della donna si fida si fida dei ladri."

Le diverse chiese o filosofie su una cosa sono d’accordo: abbasso la donna! Invece Immanuel Kant qualcosa riconosce:
Per quel che riguarda l'arte di dominare direttamente, come, per esempio, quella della donna per mezzo dell'amore verso di sé che essa ispira nell'uomo, per asservirlo ai propri fini, essa non è compresa sotto questo titolo, perché non comporta nessuna violenza, ma sa dominare i suoi soggetti col proprio fascino. Non che il sesso femminile, nella nostra specie, sia privo dell'inclinazione a dominare quello maschile (il contrario è vero) ma esso per il suo scopo di dominio non si serve del medesimo mezzo di cui si serve l'uomo, cioè non del privilegio della forza (che qui si sottintende nel termine dominare) ma di quello dell'attrattiva, che include in sé un'inclinazione dell'altra parte a lasciarsi dominare".

La donna infatti, come dimostra l'antica civiltà cretese, non desidera dominare. Certo, visto come l'uomo la tratta si rifa un po' quando è l'epoca degli amori, lì è lei che ha potere.. e quanto fa rabbia a certi maschi, che la vorrebbero a totale disposizione.

Gli uomini avevano tolto alle donne la possibilità di studiare e lavorare, insomma di mantenersi, però se tentavano di sedurre gli uomini per farsi mantenere erano disoneste. Come mai non morivano eroicamente di fame?

Ancora oggi le donne blandiscono gli uomini di potere per ottenerne benefici, e gli uomini se ne scandalizzano, ma non si scandalizzano che il potere sia in mano agli uomini nè che questi uomini devitalizzati nell'anima abbiano questo desiderio compulsivo di donne, quando in genere sono vecchi e impotenti.

Le diverse chiese o filosofie su una cosa sono d’accordo: abbasso la donna!


 

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