ERMES EURIDICE ED ORFEO |
I MISTERI ORFICI
L'Orfismo fu un movimento religioso sorto in Grecia verso il VI sec. a.c. sulla figura di Orfeo, per tradizione "Tracio", anche se per diversi studiosi Orfeo fu un antico "missionario" greco in terra tracia dove, nel tentativo di far accogliere il culto di Apollo, perse la vita.
ERMES EURIDICE E ORFEO
(Giovanni Reale. La novità di fondo dell'Orfismo, in Storia della filosofia greca e romana)
Dunque Orfeo ha molto influenzato il di molto successivo cristianesimo, si che nella catacombe cristiane viene spesso raffigurato come ipostasi del Cristo. Pertanto i Misteri Orfici ponevano l'uomo al centro del creato, ne stabilivano, al contrario degli animali, la sua natura in parte divina, colla speranza della vita e beatitudine eterna.
Ma non dimentichiamo che Orfeo perse nel profondo degli inferi la moglie-anima Euridice, tanto è vero che tornato sulla terra praticò e diffuse l'omosessualità. Nulla di male senonchè cominciò a lamentarsi perchè non veniva ricambiato, esattamente come faceva con le donne.
Ma non dimentichiamo che Orfeo perse nel profondo degli inferi la moglie-anima Euridice, tanto è vero che tornato sulla terra praticò e diffuse l'omosessualità. Nulla di male senonchè cominciò a lamentarsi perchè non veniva ricambiato, esattamente come faceva con le donne.
LA STORIA ANDO' COSI'
Orfeo era nato a Lebetra in Tracia, terra famosa per gli sciamani che ponevano in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti, dotati di poteri magici sulla natura, e capaci di provocare uno stato di trance tramite la musica.
Figlio della Musa Calliope e del sovrano tracio Eagro (o, ma meno probabile, del Dio Apollo), Egli, con la potenza incantatrice della sua lira e del suo canto, placava le bestie feroci e animava le rocce e gli elementi della natura. Però a volte lacerava le orecchie degli umani, almeno dopo il fattaccio di Euridice.
Secondo alcuni fonderebbe in sè l'apollineo e il dionisiaco, ma dove? Come figura apollinea è un benefattore del genere umano, promotore delle arti umane e maestro religioso; in quanto figura dionisiaca, avrebbe una conoscenza intuitiva e istintiva.
E cosa insegnò agli uomini? Non si sa. Creò una nuova religione? Forse si, ma da che mondo è mondo le religioni sono un business per chi le inventa e una fregatura per chi le pratica. Ma paese che vai versione che trovi:
VERSIONE I
Orfeo, una volta perduta Euridice, abbandona il culto di Dioniso rinunciando all'amore eterosessuale. In tale contesto si innamora profondamente di Calais, figlio di Borea, e insegna l'amore omosessuale ai Traci.
Glielo doveva insegnare lui? I Traci erano così scemi che non sapevano di che orientamento sessuale fossero? O peggio, li ha convinti lui ad essere omosessuale, un po' come la chiesa cattolica pensa di poter convincere gli omosessuali a non esserlo, sviluppando nei poveretti delle nevrosi da paura.E cosa insegnò agli uomini? Non si sa. Creò una nuova religione? Forse si, ma da che mondo è mondo le religioni sono un business per chi le inventa e una fregatura per chi le pratica. Ma paese che vai versione che trovi:
VERSIONE I
Per questo motivo, le Baccanti della Tracia, seguaci del Dio, furenti per non essere più considerate dai loro mariti, lo assalgono e lo fanno a pezzi. Ma le baccanti avevano mariti e ne volevano a tutti i costi la considerazione? Ma che razza di Baccanti erano? Forse casalinghe annoiate che facevano le baccanti nel week end!
VERSIONE II
Secondo le Georgiche di Virgilio la causa della sua morte è invece da ricercarsi nell'ira delle Baccanti per la sua decisione di non amare più nessuno dopo la morte di Euridice.
Ma va, le baccanti erano libere, orgiastiche e in preda a un'ebbrezza continua.
E' che erano stufe di sentirlo lamentarsi, tutto il giorno a cantare le sue sofferenze, prima per Euridice, poi per Calais, era una lagna senza fine.
Orfeo prese poi parte alla spedizione degli Argonauti dove salvò con la lira e con il canto molte situazioni scabrose.
Ma anche a lui interessava il vello d'oro? Tanto se lo beccava uno solo e quello non era lui. Diciamolo, era per spirito di avventura e ci può stare, ma lì non aveva pianto, altrimenti gli Argonauti lo buttavano a mare.
Egli amava la Driade Euridice, che era sua moglie. Ma anche Aristeo, uno dei tanti figli di Apollo, l'amava e tentava di possederla, finchè ella, per sfuggirgli, mise il piede su un serpente velenoso, che la uccise.
Orfeo cercò di riportarla in vita scendendo negli inferi, dove incantò con la sua musica Caronte che lo traghettò nel mondo dei morti. Sempre con la musica placò anche Cerbero, il guardiano dell'Ade.
Raggiunta la sala del trono degli Inferi, Orfeo incontrò Ade e Persefone: il primo dormiva profondamente, la seconda lo guardava con occhi fissi. E ti pareva, i maschi dormono e le femmine ascoltano.
Ovidio racconta nelle Metamorfosi come Orfeo, per addolcirli, diede voce alla lira e al canto, facendo riaffiorare in Persefone i ricordi della vita prima che Ade la rapisse e la costringesse a sposarlo.
La regina degli inferi, ormai commossa, approfittò del fatto che Ade stesse dormendo per lasciare che Euridice tornasse sulla terra. Fu posta però una condizione: Orfeo avrebbe dovuto precedere Euridice per tutto il cammino fino alla porta dell'Ade senza voltarsi mai all'indietro. Esattamente sulla soglia degli Inferi, e credendo di esser già uscito dal Regno dei Morti, Orfeo non riuscì più a resistere al dubbio e ruppe la promessa del "noli respicere", vedendo Euridice scomparire all'istante e tornare tra le Tenebre per l'eternità.
Orfeo avrebbe quindi ripiegato sull'amore per i fanciulli, traviando anche i mariti delle donne di Tracia, che venivano così trascurate. Le Menadi si infuriarono dilaniando il poeta, addirittura mangiando parte del suo corpo, per quel principio per cui se le donne si ribellano al potere dei maschi certamente sono mostri di crudeltà e perversione.
In entrambi i poeti si narra che la testa di Orfeo finì nel fiume Ebro, dove continuò prodigiosamente a cantare (che si doveva fare per farlo tacere?), simbolo dell'immortalità dell'arte, scendendo (almeno per Ovidio) fino al mare. Qui, sempre per Ovidio, Orfeo ritrova Euridice fra le anime pie, e qui potrà guardarla senza più temere. Anche secondo Virgilio nel VI libro dell'Eneide, l'anima di Orfeo venne accolta nei Campi Elisi.
Insomma tutto va a lieto fine, ma la morale qual'è? Che se vuoi un po' di pace devi andartene all'altro mondo? E ci voleva Orfeo per capirlo?
VERSIONE III
In un'altra versione Euridice muore uccisa da un serpente mentre fugge da Aristeo. Orfeo decide di riprenderla, trova a Cuma la discesa per gli Inferi, e lì giunto incanta Caronte, Cerbero e Persefone. Ade acconsente a patto che egli non si volti finchè entrambi non siano usciti dal regno dei morti. Insieme ad Hermes, si incamminano ed iniziano la salita. Euridice, non sapendo del patto, chiama disperatamente Orfeo, pensa che lui non la guardi perché è brutta, ma lui, con grande dolore, resiste imperterrito senza voltarsi. Non doveva voltarsi, ma non doveva nemmeno parlare?
Dalla storia non risulta, o è per quello strano vezzo per cui i maschi non parlano mai? Appena vede un po' di luce, Orfeo, capisce di essere uscito dagli Inferi e si volta. Purtroppo Euridice, la sbadata, ha accusato un dolore alla caviglia morsa dal serpente e si è attardata... Quindi, Orfeo ha trasgredito la condizione posta da Ade. Solo ora Euridice capisce e, all'amato, sussurra parole drammatiche e struggenti:
«Grazie, amore mio, hai fatto tutto ciò che potevi per salvarmi»
Si danno poi la mano, consapevoli che è per l'ultima volta. Orfeo vede ora scomparire Euridice e si dispera, decide di non desiderare più nessuna donna dopo di lei. Un gruppo di Baccanti ubriache, poi, lo invita a partecipare ad un'orgia dionisiaca.
Per tener fede a ciò che ha detto, rinuncia, e le incontenibili Baccanti, infuriate, lo uccidono, lo fanno a pezzi e gettano la sua testa nel fiume Evros, insieme alla sua lira. Eh si, se non se ne facevano almeno uno al giorno le Baccanti davano di testa, ma non sono i maschi a ricorrere alla violenza per i propri istinti bestiali?
Le donne, si sa, hanno sempre il mal di testa, ma a proposito, come avrebbe fatto uno solo a soddisfarle tutte? Non si capisce, se non avesse preso la decisione si sarebbe dato a un'orgia due minuti dopo aver lasciato la moglie? Quindi non solo insensibile ma pure pervertito.
Comunque la testa cade sulla lira e galleggia, continuando a cantare soavemente. Zeus, toccato da questo evento commovente, prende la lira e la mette in cielo formando una costellazione. Ma perchè questi Dei pensano che che sia una consolazione appiccicare in cielo gente od oggetti di gente che abbia subito atroci dolori? Hai sofferto? E io ti appiccico in cielo. Ma te l'ho chiesto?
I COMMENTI
Nel discorso di Fedro, contenuto nell'opera "Simposio", Platone inserisce Orfeo nella schiera dei sofisti, e ha ragione, poiché utilizza la parola per persuadere, non per esprimere verità; e non può essere annoverato tra la schiera dei veri amanti poiché il suo eros è falso come il suo logos. La sua stessa morte ha carattere antieroico poiché ha voluto sovvertire le leggi divine penetrando vivo nell'Ade, non osando morire per amore.
Il phantasma di Euridice simboleggia l'inadeguatezza della poesia a rappresentare e conoscere la realtà, conoscenza che può essere conseguita solo tramite le forme superiore dell'eros. Non dimentichiamo però che nel Simposio la forma superiore di amore è per i ragazzini, il famoso amore.. . come si dice?... Pederastico?... Nooo, si dice uranico, che diamine, è uranico!
Dieci volte superiore a quello dell'uomo per la donna, che è pandemico, cioè fa un pandemonio. Vuoi mettere? Nell'Alto Medioevo, Boezio, nel "De consolatione philosophiae", vede in Orfeo l'uomo che si chiude al trascendente, perchè il suo sguardo, come quello della moglie di Lot, rappresenta l'attaccamento ai beni terreni.
Ma nei secoli successivi il Medioevo vedrà in Orfeo un'autentica figura Christi, considerando la sua discesa agli Inferi come un'anticipazione di quella del Signore, e il cantore come un trionfante lottatore contro il male e il demonio.
Ma cosa ha di cristiano la figura di Orfeo?
SEMPLICE, CHE ODIA LE DONNE.
Nel 1864 il tema si capovolge: il respicere di Orfeo non è più disgrazia o errore, ma una precisa volontà, ora sua, ora d'Euridice. Nel componimento Euridice a Orfeo del poeta inglese Robert Browning, lei gli urla di voltarsi per abbracciare in quello sguardo l'immensità del tutto, in una empatia tale da rendere superfluo qualsiasi futuro.
Nel XX secolo si pensa che il gesto di Orfeo sarebbe stato volontario. Jean Cocteau, ossessionato da questo mito, nel 1925 scrive l'Orfeo, opera teatrale dove Orfeo decide di congiungersi con Euridice tra i morti, perché l'al di qua ha ormai reso impossibile l'amore e la pace. Laggiù non ci sono più rischi. Pessimismo? Può darsi, ma con un tocco di realismo.
Nel dialogo del "L'inconsolabile" di Cesare Pavese, Orfeo si confida con Bacca: trova sé stesso nel Nulla che intravede nel regno dei morti e che lo sgancia da ogni esigenza terrena.
ORFEO : – È andata così. Salivamo il sentiero tra il bosco delle ombre. Erano già lontani il Cocito, lo Stige, la barca, i lamenti. S’intravvedeva sulle foglie il barlume del cielo. Mi sentivo alle spalle il fruscio del suo passo. Ma io ero ancora laggiù e avevo addosso quel freddo. Pensavo che un giorno avrei dovuto tornarci, che ciò che è stato sarà ancora. Pensavo alla vita con lei, com’era prima; che un’altra volta sarebbe finita. Ciò che è stato sarà. Pensavo a quel gelo, a quel vuoto che avevo traversato e che lei si portava nelle ossa, nel midollo, nel sangue. Valeva la pena di rivivere ancora? Ci pensai, intravvidi il barlume del giorno. Allora dissi «Sia finita» e mi voltai. Euridice scomparve come si spegne una candela. Sentii soltanto un cigolio, come d’un topo che si salva. –
(C. Pavese, Dialoghi con Leucò, L’inconsolabile)
Totalmente estraneo alla vita, egli ha compiuto il proprio destino. Euridice, al pari di tutto il resto, non conta più nulla per lui, e non potrebbe che traviarlo da siffatta realizzazione di sé: ha nelle fattezze ormai il gelo della morte che ha conosciuto, e non rappresenta più l'infanzia innocente con cui il poeta l'identificava. Voltarsi diviene un'esigenza ineludibile.
« L'Euridice che ho pianto era una stagione della vita. Io cercavo ben altro laggiù che il suo amore. Cercavo un passato che Euridice non sa. L'ho capito tra i morti mentre cantavo il mio canto. Ho visto le ombre irrigidirsi e guardar vuoto, i lamenti cessare, Persefone nascondersi il volto, lo stesso tenebroso-impassibile, Ade, protendersi come un mortale e ascoltare. Ho capito che i morti non sono più nulla »
Orfeo Orfeo, chiuso nella tua mente vedi la morte come un vuoto eterno, rinuncia alla tua mente e vedrai nella morte un passaggio della vita.
MA CHI OSEREBBE RINUNCIARE ALLA PROPRIA MENTE?
Un eroe o una donna, già, perchè per una donna è più facile.
Più cinico, l'Orfeo delineato da Gesualdo Bufalino nel 1986 intona, al momento del "respicere", la famosa aria dell'opera di Gluck (Che farò senza Euridice?). La donna così capisce: il gesto era stato premeditato, nell'intenzione di acquisire gloria personale attraverso una (finta) espressione del dolore, in un'esaltazione delle proprie capacità artistiche.
Una storia un po' squallida, si direbbe che Orfeo non convinca. Come mai? Orfeo è come Teseo,
« (Teseo).. a Crommio uccise la scrofa che era chiamata Fea dal nome della vecchia che l'aveva allevata; quella scrofa, dicono alcuni, era figlia di Echidna e Tifone ».
Poi uccise il Minotauro e i Cantauri, nonchè il cinghiale Caledonio, insomma gli animali o i semianimali si uccideva tutti, significherà qualcosa? Ma no, Orfeo invece parla con gli animali, anzi l'incanta, egli pacifica le belve, ma forse le belve non vogliono essere pacificate, vogliono fare le belve.
LA TRASCENDENZA
Ma anche a lui interessava il vello d'oro? Tanto se lo beccava uno solo e quello non era lui. Diciamolo, era per spirito di avventura e ci può stare, ma lì non aveva pianto, altrimenti gli Argonauti lo buttavano a mare.
Egli amava la Driade Euridice, che era sua moglie. Ma anche Aristeo, uno dei tanti figli di Apollo, l'amava e tentava di possederla, finchè ella, per sfuggirgli, mise il piede su un serpente velenoso, che la uccise.
Orfeo cercò di riportarla in vita scendendo negli inferi, dove incantò con la sua musica Caronte che lo traghettò nel mondo dei morti. Sempre con la musica placò anche Cerbero, il guardiano dell'Ade.
Raggiunta la sala del trono degli Inferi, Orfeo incontrò Ade e Persefone: il primo dormiva profondamente, la seconda lo guardava con occhi fissi. E ti pareva, i maschi dormono e le femmine ascoltano.
Ovidio racconta nelle Metamorfosi come Orfeo, per addolcirli, diede voce alla lira e al canto, facendo riaffiorare in Persefone i ricordi della vita prima che Ade la rapisse e la costringesse a sposarlo.
La regina degli inferi, ormai commossa, approfittò del fatto che Ade stesse dormendo per lasciare che Euridice tornasse sulla terra. Fu posta però una condizione: Orfeo avrebbe dovuto precedere Euridice per tutto il cammino fino alla porta dell'Ade senza voltarsi mai all'indietro. Esattamente sulla soglia degli Inferi, e credendo di esser già uscito dal Regno dei Morti, Orfeo non riuscì più a resistere al dubbio e ruppe la promessa del "noli respicere", vedendo Euridice scomparire all'istante e tornare tra le Tenebre per l'eternità.
Orfeo avrebbe quindi ripiegato sull'amore per i fanciulli, traviando anche i mariti delle donne di Tracia, che venivano così trascurate. Le Menadi si infuriarono dilaniando il poeta, addirittura mangiando parte del suo corpo, per quel principio per cui se le donne si ribellano al potere dei maschi certamente sono mostri di crudeltà e perversione.
In entrambi i poeti si narra che la testa di Orfeo finì nel fiume Ebro, dove continuò prodigiosamente a cantare (che si doveva fare per farlo tacere?), simbolo dell'immortalità dell'arte, scendendo (almeno per Ovidio) fino al mare. Qui, sempre per Ovidio, Orfeo ritrova Euridice fra le anime pie, e qui potrà guardarla senza più temere. Anche secondo Virgilio nel VI libro dell'Eneide, l'anima di Orfeo venne accolta nei Campi Elisi.
Insomma tutto va a lieto fine, ma la morale qual'è? Che se vuoi un po' di pace devi andartene all'altro mondo? E ci voleva Orfeo per capirlo?
VERSIONE III
In un'altra versione Euridice muore uccisa da un serpente mentre fugge da Aristeo. Orfeo decide di riprenderla, trova a Cuma la discesa per gli Inferi, e lì giunto incanta Caronte, Cerbero e Persefone. Ade acconsente a patto che egli non si volti finchè entrambi non siano usciti dal regno dei morti. Insieme ad Hermes, si incamminano ed iniziano la salita. Euridice, non sapendo del patto, chiama disperatamente Orfeo, pensa che lui non la guardi perché è brutta, ma lui, con grande dolore, resiste imperterrito senza voltarsi. Non doveva voltarsi, ma non doveva nemmeno parlare?
Dalla storia non risulta, o è per quello strano vezzo per cui i maschi non parlano mai? Appena vede un po' di luce, Orfeo, capisce di essere uscito dagli Inferi e si volta. Purtroppo Euridice, la sbadata, ha accusato un dolore alla caviglia morsa dal serpente e si è attardata... Quindi, Orfeo ha trasgredito la condizione posta da Ade. Solo ora Euridice capisce e, all'amato, sussurra parole drammatiche e struggenti:
«Grazie, amore mio, hai fatto tutto ciò che potevi per salvarmi»
Si danno poi la mano, consapevoli che è per l'ultima volta. Orfeo vede ora scomparire Euridice e si dispera, decide di non desiderare più nessuna donna dopo di lei. Un gruppo di Baccanti ubriache, poi, lo invita a partecipare ad un'orgia dionisiaca.
Per tener fede a ciò che ha detto, rinuncia, e le incontenibili Baccanti, infuriate, lo uccidono, lo fanno a pezzi e gettano la sua testa nel fiume Evros, insieme alla sua lira. Eh si, se non se ne facevano almeno uno al giorno le Baccanti davano di testa, ma non sono i maschi a ricorrere alla violenza per i propri istinti bestiali?
Le donne, si sa, hanno sempre il mal di testa, ma a proposito, come avrebbe fatto uno solo a soddisfarle tutte? Non si capisce, se non avesse preso la decisione si sarebbe dato a un'orgia due minuti dopo aver lasciato la moglie? Quindi non solo insensibile ma pure pervertito.
Comunque la testa cade sulla lira e galleggia, continuando a cantare soavemente. Zeus, toccato da questo evento commovente, prende la lira e la mette in cielo formando una costellazione. Ma perchè questi Dei pensano che che sia una consolazione appiccicare in cielo gente od oggetti di gente che abbia subito atroci dolori? Hai sofferto? E io ti appiccico in cielo. Ma te l'ho chiesto?
TESEO UCCIDE IL CENTAURO |
I COMMENTI
Nel discorso di Fedro, contenuto nell'opera "Simposio", Platone inserisce Orfeo nella schiera dei sofisti, e ha ragione, poiché utilizza la parola per persuadere, non per esprimere verità; e non può essere annoverato tra la schiera dei veri amanti poiché il suo eros è falso come il suo logos. La sua stessa morte ha carattere antieroico poiché ha voluto sovvertire le leggi divine penetrando vivo nell'Ade, non osando morire per amore.
Il phantasma di Euridice simboleggia l'inadeguatezza della poesia a rappresentare e conoscere la realtà, conoscenza che può essere conseguita solo tramite le forme superiore dell'eros. Non dimentichiamo però che nel Simposio la forma superiore di amore è per i ragazzini, il famoso amore.. . come si dice?... Pederastico?... Nooo, si dice uranico, che diamine, è uranico!
Dieci volte superiore a quello dell'uomo per la donna, che è pandemico, cioè fa un pandemonio. Vuoi mettere? Nell'Alto Medioevo, Boezio, nel "De consolatione philosophiae", vede in Orfeo l'uomo che si chiude al trascendente, perchè il suo sguardo, come quello della moglie di Lot, rappresenta l'attaccamento ai beni terreni.
Ma nei secoli successivi il Medioevo vedrà in Orfeo un'autentica figura Christi, considerando la sua discesa agli Inferi come un'anticipazione di quella del Signore, e il cantore come un trionfante lottatore contro il male e il demonio.
Ma cosa ha di cristiano la figura di Orfeo?
SEMPLICE, CHE ODIA LE DONNE.
Nel 1864 il tema si capovolge: il respicere di Orfeo non è più disgrazia o errore, ma una precisa volontà, ora sua, ora d'Euridice. Nel componimento Euridice a Orfeo del poeta inglese Robert Browning, lei gli urla di voltarsi per abbracciare in quello sguardo l'immensità del tutto, in una empatia tale da rendere superfluo qualsiasi futuro.
Nel XX secolo si pensa che il gesto di Orfeo sarebbe stato volontario. Jean Cocteau, ossessionato da questo mito, nel 1925 scrive l'Orfeo, opera teatrale dove Orfeo decide di congiungersi con Euridice tra i morti, perché l'al di qua ha ormai reso impossibile l'amore e la pace. Laggiù non ci sono più rischi. Pessimismo? Può darsi, ma con un tocco di realismo.
Nel dialogo del "L'inconsolabile" di Cesare Pavese, Orfeo si confida con Bacca: trova sé stesso nel Nulla che intravede nel regno dei morti e che lo sgancia da ogni esigenza terrena.
ORFEO : – È andata così. Salivamo il sentiero tra il bosco delle ombre. Erano già lontani il Cocito, lo Stige, la barca, i lamenti. S’intravvedeva sulle foglie il barlume del cielo. Mi sentivo alle spalle il fruscio del suo passo. Ma io ero ancora laggiù e avevo addosso quel freddo. Pensavo che un giorno avrei dovuto tornarci, che ciò che è stato sarà ancora. Pensavo alla vita con lei, com’era prima; che un’altra volta sarebbe finita. Ciò che è stato sarà. Pensavo a quel gelo, a quel vuoto che avevo traversato e che lei si portava nelle ossa, nel midollo, nel sangue. Valeva la pena di rivivere ancora? Ci pensai, intravvidi il barlume del giorno. Allora dissi «Sia finita» e mi voltai. Euridice scomparve come si spegne una candela. Sentii soltanto un cigolio, come d’un topo che si salva. –
(C. Pavese, Dialoghi con Leucò, L’inconsolabile)
Totalmente estraneo alla vita, egli ha compiuto il proprio destino. Euridice, al pari di tutto il resto, non conta più nulla per lui, e non potrebbe che traviarlo da siffatta realizzazione di sé: ha nelle fattezze ormai il gelo della morte che ha conosciuto, e non rappresenta più l'infanzia innocente con cui il poeta l'identificava. Voltarsi diviene un'esigenza ineludibile.
« L'Euridice che ho pianto era una stagione della vita. Io cercavo ben altro laggiù che il suo amore. Cercavo un passato che Euridice non sa. L'ho capito tra i morti mentre cantavo il mio canto. Ho visto le ombre irrigidirsi e guardar vuoto, i lamenti cessare, Persefone nascondersi il volto, lo stesso tenebroso-impassibile, Ade, protendersi come un mortale e ascoltare. Ho capito che i morti non sono più nulla »
Orfeo Orfeo, chiuso nella tua mente vedi la morte come un vuoto eterno, rinuncia alla tua mente e vedrai nella morte un passaggio della vita.
MA CHI OSEREBBE RINUNCIARE ALLA PROPRIA MENTE?
Un eroe o una donna, già, perchè per una donna è più facile.
Più cinico, l'Orfeo delineato da Gesualdo Bufalino nel 1986 intona, al momento del "respicere", la famosa aria dell'opera di Gluck (Che farò senza Euridice?). La donna così capisce: il gesto era stato premeditato, nell'intenzione di acquisire gloria personale attraverso una (finta) espressione del dolore, in un'esaltazione delle proprie capacità artistiche.
Una storia un po' squallida, si direbbe che Orfeo non convinca. Come mai? Orfeo è come Teseo,
« (Teseo).. a Crommio uccise la scrofa che era chiamata Fea dal nome della vecchia che l'aveva allevata; quella scrofa, dicono alcuni, era figlia di Echidna e Tifone ».
Poi uccise il Minotauro e i Cantauri, nonchè il cinghiale Caledonio, insomma gli animali o i semianimali si uccideva tutti, significherà qualcosa? Ma no, Orfeo invece parla con gli animali, anzi l'incanta, egli pacifica le belve, ma forse le belve non vogliono essere pacificate, vogliono fare le belve.
Occorre precisare che non c'è trascendenza che non appartenga alla mente.
Occorre precisare che non c'è trascendenza che non appartenga alla mente.
Occorre precisare che non c'è trascendenza che non appartenga alla mente.
Il ripeterlo non è un errore ma un tentativo di sottolineare ciò che è contrario ad ogni schema, occidentale ed orientale.
La trascendenza è una mistificazione della mente. A noi non piace stare qui perchè la Terra è luogo di sofferenza. Anche di piacere e gioia, ma soprattutto di sofferenza, ci sono i dolori per non essere stati amati (anche se non ce lo confessiamo), e poi le guerre, lo sfruttamento, le violenze, la malattie, l'invecchiamento e la morte. Però lo spirito non si trova nella trascendenza ma nell'immanenza. In cielo c'è la mente, in terra la realtà, il corpo e l'istinto. Nell'istinto c'è la sapienza dell'universo.
Orfeo non doveva guardarsi indietro perchè era già giunta l'invasione dei Signori della Mente, quelli che si opponevano al culto della madre Terra, dove sul frontone era scritto:
Occorre precisare che non c'è trascendenza che non appartenga alla mente.
Occorre precisare che non c'è trascendenza che non appartenga alla mente.
Il ripeterlo non è un errore ma un tentativo di sottolineare ciò che è contrario ad ogni schema, occidentale ed orientale.
La trascendenza è una mistificazione della mente. A noi non piace stare qui perchè la Terra è luogo di sofferenza. Anche di piacere e gioia, ma soprattutto di sofferenza, ci sono i dolori per non essere stati amati (anche se non ce lo confessiamo), e poi le guerre, lo sfruttamento, le violenze, la malattie, l'invecchiamento e la morte. Però lo spirito non si trova nella trascendenza ma nell'immanenza. In cielo c'è la mente, in terra la realtà, il corpo e l'istinto. Nell'istinto c'è la sapienza dell'universo.
- GNOTHI SEAUTON - ovvero - NOSCE TE IPSUM - ovvero - CONOSCI TE STESSO -
Stava scritto a Delo sul tempio di Apollo che però sì era fregata la scritta sul Tempio della Dea Tellus (che aveva demolito) e l'onphalos della stessa Dea.
Ma nè Apollo nè Orfeo lo propugnarono.
All'introspezione subentrò l'obbedienza alle leggi.
Tanto è vero che la discesa agli inferi che doveva servire a recuperare le parti mancanti dell'eroe diventa un tentativo di recuperare la moglie morta, che dovrebbe essere la sua anima.
Il guardarsi indietro è il principio del recupero dell'anima ma è reato nel mondo della mente.
MORALE
I MISTERI ORFICI, essendo maschili, erano misteri per finta, come lo erano i Misteri di Mitra e come lo sono i Misteri della Massoneria. Tutto da studiare e imparare, o da dedurre con la mente. I Misteri sono solo dell'Anima.
Stava scritto a Delo sul tempio di Apollo che però sì era fregata la scritta sul Tempio della Dea Tellus (che aveva demolito) e l'onphalos della stessa Dea.
Ma nè Apollo nè Orfeo lo propugnarono.
All'introspezione subentrò l'obbedienza alle leggi.
Tanto è vero che la discesa agli inferi che doveva servire a recuperare le parti mancanti dell'eroe diventa un tentativo di recuperare la moglie morta, che dovrebbe essere la sua anima.
Il guardarsi indietro è il principio del recupero dell'anima ma è reato nel mondo della mente.
MORALE
I MISTERI ORFICI, essendo maschili, erano misteri per finta, come lo erano i Misteri di Mitra e come lo sono i Misteri della Massoneria. Tutto da studiare e imparare, o da dedurre con la mente. I Misteri sono solo dell'Anima.
1 commenti:
tutto vero : CONOSCI TE STESSA . Tramite meditazione è possibile . E tutto cambia !!
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