venerdì 9 agosto 2013

DEA ADRAR



MURA DI ALATRI CON ARCHITRAVE DI 3 TONNELLATE

Nel sud Italia dal 4000 a.c. i contadini Siculi, adoratori di Adrar, la Dea Montagna. costruirono tholos, mura ciclopiche e dolmen.

Il culto dei morti con sepoltura di uomo e cane, tra le popolazioni Sicule del Piceno, proviene dal culto di Adrar, i cui templi erano custoditi da cani. In un vaso piceno a testa di cane, c'è “il cane guida e la sorgente di vita”con Ecate in trono.

Del resto anche Diana aveva il cirneco come animale sacro. Solo una Dea poteva suggerire di farsi guidare dall'istinto, i maschi dell'istinto hanno paura, perchè li connota come appartenenti al mondo animale. L'uomo non vuole essere un animale, scrive sui libri scientifici di appartenere al mondo animale, ma pensa di essere una cosa a parte, altrimenti muore come tutti gli animali e il maschio non sopporta la morte.

Per chi si costruiscono opere così impegnative e gigantesche come dolmen. tholos e megaliti se si sa di dover morire? Per quelli che verranno dopo la nostra morte. La donna sa pensare ai figli prima che a se stessa e i posteri sono i figli che verranno. La realizzazione dei dolmen va dalla fine del V millennio a.c. alla fine del III millennio a.c.
In Estremo Oriente l'uso del dolmen si prolungò fino al I millennio a.c.

I Dolmen sono costituiti da due o più piedritti verticali che sorreggono uno o più lastroni orizzontali (piatta banda o architrave). La costruzione era in origine ricoperta, protetta e sostenuta da un tumulo.

I dolmen erano delle sepolture collettive riutilizzabili, per cui a volte accolgono i resti di molte centinaia di individui e di corredi funerari appartenenti a differenti periodi (Neolitico, Eneolitico, Età del Bronzo, del Ferro, e anche più tardi), ma erano pure centri religiosi il che fa pensare che gli antichi non considerassero i morti realmente morti, ma in una diversa dimensione appartenente a una sfera divina.

Seguirono i tholos, sepolture a cupola e le mura megalitiche su cui tutti gli studiosi si sono accapigliati per definirne l'età. Di certo mentre un tempo erano ritenute del II e I sec. a.c., adesso sono retrocesse al V - IV sec. e per talune all'VIII - VII sec. a.c. Qualcuno le ha datate ancora più indietro, e forse non ha tutti i torti.

Al centro del suolo italico la Dea Adrar dominò tutta la dorsale Appenninica dall’Emilia sin oltre Pescara, con culti magici e religiosi, coi simboli della Terra e dell’Acqua, collegati a riti di purificazione, guarigione e divinazione. Sembra  che tanto Adria quanto il Mare Adriatico derivino il loro nome dalla Dea.  

Del resto le prime tracce di un insediamento nella zona dell'attuale città di Adria (anticamente Hatria o Atria), risalgono almeno al X sec. a.c., ad opera dei Veneti che costruirono palafitte sul terreno paludoso che si affacciava sul mare per evitare belve e forse anche tribù meno amichevoli.

Sembra che questa divinità fosse adorata nei diversi luoghi con nomi simili: Adra, Adrea, Adreanna, Adria, Adriana e Adrianna, ma si ritiene che il nome originale fosse Atria, cioè l'Oscura, il che la configura oltre che come Dea della montagna e del mare, anche Dea degli inferi.

Nella matriarcale Lidia, i colonizzatori del territorio appenninico, avevano lasciato il culto di una Dea coronata assisa sul monte Sipilo che vaticinava il futuro attraverso le sue sacerdotesse. Lo stesso in Eritrea e pure sugli Appennini, dove alloggiarono in antiche grotte le venerate sibille, le voci della Dea Adrar, la Dea Montagna.

Un tempo le sacerdotesse, in occidente come in oriente, potevano fare le eremite sui monti e la gente le rispettava, le venerava e le consultava. Col patriarcato tutto fu demolito attraverso la violenza e lo stupro e le sacerdotesse decaddero, e il vaticinio sparì per sempre, insieme alla civltà.

La civiltà non è data dalla scienza quanto dalla giustizia e la sensibilità dei popoli.

Il santuario degli oracoli era una grotta naturale sulla montagna, dove i fedeli sedevano sul lungo gradone di pietra attorno alle pareti.
 La sacerdotessa giaceva in una camera più interna e da qui, purificatasi con l’acqua della sorgente sacra, pronunciava i suoi responsi.


Nella descrizione del 1420 di Antoine De La Sale la grotta della Sibilla presentava le stesse caratteristiche: sedili intagliati nella roccia, passaggio per un antro più interno dove scorrevano le acque carsiche.


Plutarco con lo straordinario mito della “Sibilla divenuta la Faccia della Luna”, fa risalire ad essa tutte le varie forme di divinazione del culto italico.

Nella descrizione della II Guerra punica Livio narra di un miracoloso fenomeno verificatosi nel cielo di Adria "era apparso un altare nel cielo e intorno ad essi fantasmi vestiti di bianco". 
Alcuni hanno tradotto "Era apparso un altare nel cielo e intorno ad esso dei fantasmi di uomini vestiti di bianco".

MORES (Sassari)
Ora tenendo conto che presso i romani non si potevano narrare portenti riguardanti il mondo femminile, e tenendo conto che Adria prese nome dalla Dea Adrar, la stessa Dea che aveva dato nome a tutto il Mar Adriatico, e tenendo conto che Adria era la Dea della Montagna, ne consegue che:

- gli Dei che alloggiavano tra i monti apparivano solitamente nel cielo, e non essendovi un Olimpo nel suolo italico, in momenti così cruciali per la guerra dei romani contro Cartagine, comparve in cielo l'altare dell'antica Dea con i fantasmi delle sue sacerdotesse.

- Nei momenti cruciali si invoca sempre il femminile, e nessun uomo per la paura di morire invoca il padre, ma dice sempre: Mamma mia!, e mai Papà mio! Perchè del padri non c'è molto da fidarsi.

- Del resto furono i libri Sibillini a suggerire di riportare in patria l'antica Dea Madre, Cibele, per sconfiggere i Cartaginesi. E i libri sibillini erano stati scritti dalle divinatrici della Grande Madre.

La Dea Adrar era la montagna perchè era grande, impervia da salire eppure nutritiva per le creature che l'abitavano, ella toccava le nuvole colla sua vetta, pertanto era anche l'Aere, altra antica divinità italica, oppure era detta l'eterica, cioè l'abitatrice dell'etere.

Ella stava ovunque, nell'incommensurabilmente alto, agli inferi bui e nel mare di cui era protettrice, e che da lei prendeva il nome in quanto a lei dedicato. Il mare Adriatico era il mare della pesca, e Adrar era la protettrice dei pescatori, come oggi lo è la Madonna. Nessun Cristo guarda caso protegge mai i naviganti, sarà un caso?



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