lunedì 29 luglio 2013

LA DEA CHE C'ERA E NON C'ERA



DEA VACUNA


LA DEA VACUNA

La Sabina fu abitata fin dalla preistoria, nel Paleolitico, 60.000-30.000 a.c.. I sabini abitarono l'Italia centrale, e Rieti deriva il nome dalla Dea Rea declassata a vestale e stuprata da Marte.

Perchè i sabini adoravano varie Dee, ma soprattutto l'antica Dea Vacuna (il termine vacatio, vacanza, vacuo viene da lei, è quella che non si può scorgere), divinità della natura e personificazione della Vittoria, quindi una società agricola e guerriera con un un santuario sull’isola galleggiante di un lago, che sicuramente è Paterno.

Si dice che nel tempio vi fosse il simulacro di Vacuna Vittoria, detta Umbelicus Italiae, l’ombelico d’Italia, l'onphalos. riservato solo alla Grande Madre. In realtà ogni omphalos era un "ombelico del mondo", ma essendo tramontato il matriarcato passò alla dicitura umilicus italiae.

Questo nome però che non diceva niente a nessuno, perchè il centro del mondo per i romani era Roma e della penisola italica poco si curavano. Importanti erano Roma e l'impero romano, ma quell'Umbelicus Mundi, che infatti venne edificato a Roma, era talmente famoso per dargli un significato meno matriarcale divenne Umbilicus Italiae.

Orazio riferisce che ai suoi tempi aveva un santuario fatiscente presso la sua villa, i cui resti secondo alcuni sono stati identificati nei pressi di Licenza (RM) e secondo altri nei pressi di Vacone (RI), città che prende il suo nome proprio dalla Dea sabina, fin dalla fondazione. Quindi ai tempi di Orazio non era molto in auge ma in tempi più antichi aveva avuto una largo seguito.

LAGO PATERNO
Comunque il santuario sul Paterno era di sicuro il più sacro, ed anche il più curioso, perchè galleggiava sull'acqua anzichè stare sulla terra ferma, in un laghetto davvero minuscolo

Secondo il mito Vacuna era figlia di Sabo ( latino Sabus e pure Sabazio o Sabatio), personaggio della mitologia sabina, dalla quale deriverebbe la radice sab che unisce Sabini Sabelli e Sanniti, figlio a sua volta del Dio Sanco (latino Sancus), antica divinità Osco-Umbra chiamato da alcuni Giove Fidius che veniva assimilato ad Eracle.

I sabini ritenevano di aver preso il loro nome da Sabo che però non era un Dio, ma era figlio di un Dio, e che a sua volta però aveva generato Vacuna, cioè una Dea.
In realtà la divinità più antica sembra essere Vacuna, e sicuramente gli altri Dei o semidei erano suoi figli che poi assursero a suoi genitori o antenati. Un po' come accadde a molte divinità, vedi Athena che da Grande Madre finì figlia di Giove, o Giunone che da madre di Giove divenne sua moglie.  

Vacuna era venerata, prima dai Sabini poi dai Romani, come patrona del riposo dopo i lavori della campagna, quindi legata alla fertilità, alle fonti, alla caccia, e al riposo, la radice del suo nome è ancor oggi largamente utilizzato: Vacare; Vacante; Vacanze; Vacuare; Vacuo; Vagabondare. 

Molti sono i luoghi etimologicamente riconducibili a Vacuna: Vacone; Bacugno; Bocchignano; Mansio ad Vacanas, che sorgeva in prossimità della Valle di Baccano, (Bacane) (La mansio è composta di un'area adibita al riposo del viaggiatore) e altri, tutti nell’Italia centrale.

Vacuna, è stata anche identificata, da autori antichi, con la Dea Vittoria ed in seguito con Cerere, Minerva e Diana, e, in epoca ancora più tarda, con Nike.

In suo onore, all'inizio dell'inverno veniva celebrata la festività dei Vacunalia ed a Vacone, l'antico Pagus col bosco sacro dedicato alla Dea sabina Vacuna., ad inizio estate, si festeggia ancora oggi.

LAGO PATERNO


LAGO PATERNO

In epoche antichissime questo lago fu probabilmente chiamato lago di Cotilia, era molto profondo e sicuramente sacro e interdetto ai profani.

In alcuni periodi sulla meravigliosa isoletta che un tempo vi galleggiava si offrivano sacrifici umani che consistevano nella decapitazione del prescelto la cui testa veniva gettata nel lago, la vittima veniva poi bruciata. 

Tutto ciò durò per anni finchè Ercole venne in Italia e transitando per Cotilia, nel giorno del sacrificio, rimase inorridito da tale crudeltà e dopo aver chiesto spiegazioni del crimine spiegò agli abitanti del luogo che l'interpretazione delle sacre parole scritte sull'altare non richiedevano l'uccisione di un uomo che dall'ora fu sostituito da simulacri in cera. 
Il sacrificio durò ancora per anni fino alla distruzione di Cotilia.

Sembra che Ercole facesse finire i sacrifici umani da diverse parti, ma già la sua figura armata di clava non sembra il massimo della civiltà. Nei Sabini per giunta non vi fu mai traccia di sacrifici umani, mentre si sa che gli Argei, capitanati da ercole, vennero cacciati da Roma o addirittura gettati del tevere proprio a causa della loro crudeltà.



COMMENTO

Ma tutto questo con la Dea tutta armata, che c'entra? 
E come mai non ne parla nessuno? 

Si dice sia la Dea dei campi e del riposo, anzi della vacanza, allora perchè ha elmo e lancia? 

E ancora, perchè aveva un santuario galleggiante su un'isola in mezzo ad un lago?

UMBELICUS ITALIAE
E come mai i civilissimi sabini, molto più civili dei romani nell'epoca monarchica, facevano sacrifici umani? E come mai non c'è traccia di sacrifici umani nel culto sabino?

Anticamente questo lago, in località Castel Sant'Angelo, era conosciuto come "Pozzo di Rutignano", o di "Latignano", perchè?

Il lago era ritenuto il centro dell'Italia  (ombelicus italiae) (de lin.lat. lib. III,p.17) a alcuni scrittori classici latini quali Plinio, Seneca e Varrone; lo stesso lago era rinomato per un'isoletta natante ricca di vegetazione che vi si trovava al centro.

Il lago è un bacino minuscolo e ovale di origine carsica di m 150 x 190 ma con una grande profondità di quasi 54 m. Insomma un lago piccolissimo ma molto profondo, come un grande pozzo.

I pozzi naturali si sa ersno anticamente dedicati sempre alle Grandi Madri e al loro mistero profondo.

Incastonato tra colline boscose ed ospita i maestosi ruderi romani della villa di Vespasiano.

Particolarità del lago di Paterno è di essere alimentato da una corrente di acqua sotterranea, molto fredda e forte.

La suggestiva ubicazione del lago di Paterno e la presenza di una "magica" isoletta galleggiante ne fecero in epoca sabina un luogo di culto dove si eseguivano, si dice, macabri rituali pagani. 

Naturalmente è una balla chiesistica. pure sul duomo di Alatri c'è scritto che un tempo lì stava un tempio fenicio dove venivano sacrificati i bambini, ed è una balla anche quello. I Fenici non sacrificavano i bambini a Baal, questo se lo inventò la chiesa.

Ora Vacuna era figlia di Sabo o Sabazio, ma Sabazio proveniva da sub Latium, sotto al Lazio, dove, narra la leggenda, giace incatenato ad opera di Giove Sabazio il Dio Saturno (Saturno Sabazio) e chi lo scopre viene in possesso del seme d'oro che il Dio nasconde nella sua bara, nella profondità della terra.

Forse era la Dea sotterranea ad essere sabatia, cioè sub Latium, o nelle profondità del Latium, cioè negli inferi.

Ora torniamo all'isola galleggiante, il lago è minuscolo, le isole non galleggiano, a meno che non sia una zattera, ma su una zattera non si costruisce un tempio.

Già a guardarlo si comprende che un'isola natante sarebbe stata molto ingombrante in questo lago, a meno che tutto il lago non costituisse un santuario. Tanto più che sono stati trovati dei resti del tempio di Vacuna ed erano resti in pietra. 

Una stradina oggi scende giù dal monte verso la vallata, stradina che doveva esserci anche all'epoca perchè dopo un breve cammino porta al luogo dove delle rovine dell'antichissima Cotilia, con i resti delle sue eleganti terme.

Si sa che dove c'erano le terme romane in antico c'era un santuario della Grande Madre che curava con le acque salutari.

Soprattutto le isole non spariscono perchè non siamo sull'oceano con concrezioni calcaree che si spostano. L'isola se c'era ci sarebbe tutt'oggi, e non solo non c'è, ma la l'acqua è molto profonda.

L'isola doveva essere un pontile accanto alla riva, parte in pietra e parte in legno, dove l'acqua era meno profonda.

Probabilmente una passerella collegava il tempio sull'acqua alla terra ferma. Doveva pertanto essere una Dea collegata alle acque, ma pure alla campagna e alla guerra.

Questo ci riporta alla Dea triplice, legata alla natura, alla guerra e agli inferi, perchè le acque profonde sono spesso un simbolo infero.

Del resto a Nemi c'era Diana infera, quella che brandiva la cornucopia vuota, cioè la Luna oscura o Luna Nera.

Ed ecco spiegato il mistero secondo cui l'isola spariva a volte e secondo cui il lago era collegato agli inferi, scoperto che il lago era profondo era inevitabile collegarlo agli inferi, come del resto Nemi.

Probabilmente il tempio restava isolato in certi periodi, probabilmente tirando via un ponticello, un po' come faceva l'imperatore Adriano nella villa di Tivoli quando voleva isolarsi.

POCHI RESTI DEL TEMPIO DI LACUNA
La Dea c'era e non c'era, era lucente ed era buia, era vita ed era morte. 

La sua "vacatio" non era una vacanza ma la luna nera, cioè oscurità e morte, ciò che gli uomini temono di più. 

La Dea era piena o vuota, cioè vacua, vuota e mancante.

Gli uomini dicevano che quando Diana si ritirava nelle grotte gli animali e gli uomini andavano anch'essi a rintanarsi impauriti e non facevano più sesso, e non partorivano più. 

Gli uomini erano terrorizzati dalla Diana Infera, ed erano terrorizzati dalla Vacuna infera.

Vacuna è la Dea vacante, è la Morte, è la Dea che non c'è, è la Madre che non c'è. E che succede quando non c'è più la Madre? Questo era il grande mistero degli antichi (e dei moderni).

Riepilogando:
la Dea è visibile nella natura ma invisibile nella sua essenza. In qualità di regina della guerra è portatrice di dolore e morte, per vincere questo suo aspetto noi dobbiamo scendere con lei negli inferi dove la Dea si rivela nella sua nudità, cioè nella sua essenza.

Può una Dea essere Madre e Morte insieme?
Se è Morte non è più Madre, ma se non è più Madre non non siamo più figli. Questo il più grande dei Misteri, questo I SACRI MISTERI:



1 commenti:

Unknown on 6 giugno 2020 alle ore 12:51 ha detto...

Buongiorno
Vorrei parlare della dea Vacuna con l'estensore dello splendido articolo. Pietro Nelli 3483310400

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