lunedì 11 marzo 2013

CIRCE




IL MITO

Circe vive nell'isola di Eea ed è figlia di Elio (il Dio Sole, figlio dei titani Iperione e Teia), e della ninfa Perseide (figlia di Oceano e di Teti).

CIRCE
Insomma è una Dea antica, proveniente dagli Dei Titani, quelli scalzati successivamente dagli Dei Elleni Olimpici.
Essendo un'antica Dea ovviamente è maga, come maghe erano le antiche sacerdotesse delle Grandi Dee.

Fu sorella di Eete, re della Colchide, che da Idia, figlia di Oceano, ebbe due figlie e un figlio: Calciope, che sposò Frisso, il quale donò a Eeta il vello d'oro.

Ma fu sorella anche di Medea, altra maga, che aiutò Giasone a conquistare il vello d'oro, tradendo il padre. E poi Apsirto, ucciso da Medea per fuggire a Corinto con gli Argonauti.

Fu anche sorella di Pasifae (moglie di Minosse), nonché zia di Medea, maga anch'essa, il che fa pensare fosse un'antica Dea.
Secondo un'altra tradizione è figlia del Giorno e della Notte.
Altri credono che il re Eete fosse suo padre, Ecate sua madre e Medea sua sorella.
Si dice fosse andata sposa ad un sovrano dei Sàrmati, che avesse ucciso il marito e che fosse fuggita per sottrarsi alla vendetta dei sudditi. Ma i Sarmati sembrano i soli uomini che rispettassero le Amazzoni e che addirittura si unirono in coppia con loro. Quindi questa versione è meno credibile.

Circe si stabilì nell’isola di Eèa (probabilmente nella penisola del Circeo o Circello), dove accolse Giasòne e Medea, che a lei ricorsero per essere purificati del’uccisione di Absirto, fratello di Medea. E come faceva Circe a purificarli? Il processo di purificazione avveniva solo nei santuari, dove le sacerdotesse praticavano precisi rituali e imponevano un risarcimento per la colpa commessa.

Tanto più grande era la colpa tanto maggiore era il risarcimento.In genere si chiedeva di aiutare una popolazione nelle opere o nella difesa, o di portare oggetti preziosi con un valore sacro o di fornire un abbellimento al santuario. Non risulta invece fosse richiesta una soddisfazione in denaro e giustamente, altrimenti i ricchi ne sarebbero stati facilitati.



SCILLA

Si dice che Circe usò pure le arti magiche per le sue vendette: gelosa dell’amore di Glauco per Scilla, trasformò la leggiadra ninfa in un orribile mostro.
All’inizio Scilla era una ninfa che viveva in Sicilia. Una sera, vicino alla spiaggia, vide apparire dalle onde Glauco, figlio di Poseidone, un tempo mortale, ma oramai un Dio metà uomo e metà pesce.
Scilla scappò inorridita sulla vetta di un monte e inutilmente Glauco le gridò il suo amore. Disperato andò dalla maga Circe e le chiese un filtro d’amore per la ninfa, ma Circe, presa da improvviso ardore per questo simil-pesce, gli propose di unirsi a lei. (Ma se era metà pesce come faceva?).

Glauco si rifiutò e Circe furiosa non se la prese con Glauco, ma con Scilla che a Glauco nemmeno se lo filava. Così preparò una pozione malefica e e la versò in mare presso la spiaggia di Zancle.
Quando Scilla s'immerse in acqua per fare un bagno, si trasformò, metà ancora ninfa ma al posto delle gambe sei cani feroci. Per l’orrore Scilla si nascose nella cavità di uno scoglio vicino alla grotta dove abitava anche Cariddi.
E' la solita vecchia storia per cui le antiche Dee divennero ninfe quando andava bene e mostri quando andava peggio. Ma non finisce qui, perchè la permalosa Circe (peggio della strega di Biancaneve), trasformò Pico in picchio, per averle preferito l’amore di Carnète (o di Pomòna).


PICO

Divinità degli antichi Latini, uno dei primi re del Lazio, figlio di Saturno e Feronia, regnò e fondò Alba Longa e fondò la città di Laurentum. In effetti gli antichi re venivano spesso divinizzati (vedi Romolo)

LA MAGA CIRCE
Un giorno andando a caccia sul monte Circeo fu scorto dalla maga Circe che se ne innamorò. Avendo rifiutato l'amore della maga fu da questa trasformato in un picchio animale sacro a Marte. Sua moglie la ninfa Canente (nella mitologia greca chiamata così perché tra tutte le ninfe eccelleva nel canto) aspettò invano che tornasse a casa e morì d'inedia, secondo altre versioni morì vagando nei boschi del Lazio (non è che cambi tanto), pazza di dolore oppure cantò fino a morire sulla riva del Tevere che ancora oggi porta il nome di Canente. 

In un mito Pico invece non guardò al sottile e si unì a Circe generando Fauno, una delle più antiche divinità italiche, nonché l'istitutore dei Salii e dei Luperci, le due solidalitates dedicate al culto iniziatico di Marte. Insomma la cosa è controversa, però nei miti rielaborati c'era molto gusto a far vedere quanto si arrabbiassero le Dee rifiutate.

Magari però Pico era l'ipostasi di Marte, antico Dio della vegetazione annuale che nasce e muore ogni anno, accoppiandosi infine con la Dea Madre.


ESIGENTE O IELLATA

Insomma, per quanto bella e seducente questa Dea non se la filava nessuno. Invece non è così, gli uomini se la filavano ma lei li trasformava in maiali, o s'innamorava solo di quelli che non se la filavano?

Altri dicono infine che gli uomini non li tramutava affatto, ma semplicemente sapeva rivelare chi già erano, facendone affiorare la natura nascosta di porci o di asini.
Giunti i compagni alla splendida dimora di Circe, situata in un bosco, ne odono il dolce canto accompagnato dal fruscio del telaio, sul quale ella stava tessendo una finissima tela. Attirati dalle arti sottili della maga, entrarono tutti, tranne Eurìloco ecc. ecc.
Secondo una tradizione posteriore, Ulisse ebbe da Circe un figlio, Telègone, destinato poi ad uccidere il padre, proprio ad Itaca, dove si era recato per rintracciarlo e conoscerlo, e sposare Penèlope, mentre Telèmaco sarebbe divenuto marito di Circe. Simile racconto urta, perlatro, con la tradizione, anch’essa successiva, ma in voga tuttavia in antico di un’estrema peregrinazione di Ulisse, oltre le colonne d’Ercole, prima di inabissarsi con la nave nell’atlantico di fronte al Marocco, come canta Dante nella Divina Commedia. 
Virgilio nell’Eneide colloca senz’altro la dimora della maga Circe a capo Circeo, zona stupenda di mare, di rocce e di vegetazione rigogliosa, che però Enèa e i suoi compagni evitarono accuratamente, dirigendo le prue verso il Lazio. In Circe, alcuni osservano, prevale l’aspetto femminile e amoroso alla crudeltà della maga. Ma chi lo dice che le maghe siano crudeli?



ULISSE

Ulisse giunge all'isola di Eea, coperta da fitta vegetazione, che sembra disabitata, un'isola più tardi identificata da alcuni autori con capo Circeo sulla costa occidentale dell’Italia.
Trasformava i suoi nemici e tutti quelli che la offendevano in animali. Diciamo che un senso lo aveva.
Omero la chiama Dea e descrive la sua dimora a Eea, isola dell’Alba, come un bellissimo palazzo che si ergeva splendido nel mezzo di un fitto bosco; tutt’intorno alla casa leoni e lupi, vittime delle arti magiche di Circe, terrorizzavano i visitatori. Ma Omero la descrive anche come Dea guaritrice, di chi se non c'erano uomini, faceva la veterinaria?
E’ comunque importante osservare che la magia nel mito greco è patrimonio esclusivo della donna, mentre l’uomo è indovino e profeta. Strano perchè le Pitie profetavano, evidentemente erano già state spodestate o asservite. La magia invece fu del tutto bandita perchè ai maschi fa molta paura.
Ulisse invia in ricognizione parte del suo equipaggio, sotto la guida di Euriloco. In una vallata, gli uomini scoprono che  un palazzo, dal quale risuona una voce melodiosa, dove vi sono animali feroci. Tutti gli uomini, con l'eccezione di Euriloco, entrano nel palazzo e vengono bene accolti dalla padrona, la maga Circe. Gli uomini vengono invitati a un banchetto ma, non appena assaggiate le vivande, vengono trasformati in maiali (oppure si dice che i maiali li abbiano partoriti), leoni, cani, a seconda del proprio carattere e della propria natura. Subito dopo, Circe li spinge verso le stalle e li rinchiude.

Euriloco torna alla nave e racconta a Ulisse quanto accaduto.
"Compagni miei, c'è una lì dentro che tesse una tela
e dolcemente canta, che tutta n'echeggia la casa,
non so se donna o diva: su, diamole presto una voce".
Subito Circe aperse le fulgide porte, sortì fuori,
e l'invitò. Tutti quanti le tennero incauti dietro:
solo Euriloco fuori restò, che temea qualche inganno.
Circe, condottili dentro, su seggi e su troni li assise,
cacio per essi intrise con miele dorato e farina,
con vin di fiamma; e filtri maligni mescé nell'intriso,
ché della terra nativa ricordo nei cuori non restasse.
Ora, poi che Circe ebbe offerto, quegli altri ingoiato l'intriso,

li colpì con una verga, li rinchiuse dentro il porcile;
e già di porci avevano le setole, muso, grugnito,
tutto l'aspetto: soltanto la mente era quella di prima.
Furon così rinchiusi, che urlavano, piangevano; e Circe
ghiande per cibo ad essi gettò, corniole, lecciole,
tutte vivande dei porci, che sempre grufano a terra.
"

Ulisse va verso il palazzo ma il Dio Ermes gli svela  che se mischierà in ciò che Circe gli offre da bere un'erba magica chiamata moly, non subirà alcuna trasformazione.
« Mi porse il farmaco, dalla terra strappandolo e me ne mostrò la natura. Nero era nella radice e il fiore simile al latte. Gli dei lo chiamano moly e per gli uomini mortali è duro strapparlo: gli dei però possono tutto »
(Odissea, Omero)

Ulisse raggiunge la maga che gli offre da bere ma, grazie al moly (bevanda non magica ma appartenente agli Dei), non si trasforma in animale. Egli minaccia di uccidere Circe, la quale riconosce la propria sconfitta e ridà forma umana ai compagni di Ulisse e anche a tutti gli altri tramutati in bestie feroci.

Ulisse trascorre con lei un anno e da lei ha un figlio, Telegono, e forse anche una figlia, chiamata Cassifone. Un'appendice della Teogonia di Esiodo racconta che i loro figli sono due: Anzio e Latino, che regnarono sui Tirreni.
Ulisse è costretto a cedere ai desideri dei suoi compagni, che vogliono tornare a casa, (mentre lui ne farebbe volentieri a meno e di Penelope chissenefrega) e chiede a Circe la strada migliore per il ritorno. La maga gli consiglia di visitare gli inferi e di consultare l'ombra dell'indovino Tiresia, quindi
Ulisse riparte con la sua nave.

Dopodichè va tutto a scatafascio.



TELEGONO

Telegono, saputo dalla madre Circe di essere figlio di Odisseo, s'imbarcò alla sua ricerca. Gettato dalla tempesta a Itaca, credendo fosse l'isola di Corcira, per sfamare l'equipaggio saccheggiò il paese e uccise Odisseo che voleva difenderlo (oppure per sbaglio). Odisseo morente, ricordando la predizione di Tiresia, si fece condurre lo straniero e Telegono riconosciuto il padre, lo pianse a lungo e tornò da Circe insieme a Penelope e Telemaco, portandosi dietro il cadavere di Odisseo.
Sepolto il corpo dell'eroe a Eea, Circe rese immortali suo figlio e gli ospiti, caspita ma tanto potere non apparteneva solo a Zeus?. Telegono sposò Penelope, e Circe Telemaco. La leggenda ubbidisce alla predizione che Tiresia, nell'Odissea, aveva fatto all'eroe, che dal mare gli sarebbe venuta la morte. Di certo all'epoca non si guardava all'età nè ad altre cosucce: Telegono è il figliastro di Penelope e Telemaco è il  figliastro di Circe. 



CASSIFONE

Però c'è un'altra storia, per cui Cassifone uccide per sbaglio il padre Ulisse alcuni anni dopo essere riuscito finalmente a tornare ad Itaca. Telemaco, il figlio che Ulisse ha avuto dalla sua sposa Penelope, vendica Ulisse uccidendo Cassifone. Circe e Telemaco si innamorano e si sposano. Circe, venendo a sapere che il suo amato è colui che ha assassinato la figlia, tenta di ucciderlo, ma non ci riesce, anzi, è Telemaco ad uccidere lei per legittima difesa. A questo punto egli si uccide gettandosi da una altissima vertiginosa scogliera. 



LA NASCITA DELLA TRAGEDIA

Nella Telegonia tutto più o meno si aggiusta, perchè chi muore è solo Ulisse.
Nella Cassifonia è una carneficina: muoiono Ulisse, Cassifone, Circe e Telemaco. Forse, ma non è certo, si sono salvati Telegono e Penelope.
Perchè tutta questa tragedia? Perchè il fato è vissuto come una maledizione, c'è sempre un parente ammazzato che non si sapeva fosse un parente o che si è ammazzato per sbaglio. Della serie: se il fato ha deciso di fregarti, ti frega.
Con buona pace di Nietzsche, dove l’arte apollinea, la tragedia, con il sogno vela e nasconde (meno male) il fondo barbaro, orribile e perciò tragico dell’esistenza, cioè il dionisiaco che di per sé sarebbe insopportabile, noi sosteniamo che Nietzsche non ha compreso nè il razionale nè l'inconscio che intravede nei due Dei.
Secondo l'autore la tragedia  sublima la vita e la trasfigura, la rende cioè accettabile elevandone i contenuti in un ambito superiore, che sintetizza in modo sublime apollineo e dionisiaco, destinato però alla decadenza con  Euripide, che fa emergere  l’elemento intellettualistico  e  morale, destinato a condurre alla decadenza l’intera civiltà greca. 
Dimentichiamo però che l'autore è un uomo, pertanto non conosce nè il vero razionale nè il vero istinto, ma ne esperimenta l'uno o l'altro, il che porta inevitabilmente alla tragedia. La razionalità dovrebbe essere data dalla mente, che tuttavia non  è affatto razionale, perchè distorta da angosce e desideri spesso inconsci. Con questa razionalità distorta dovremmo scendere nell'Ade per ritrovare l'istinto perduto, che però è portatore di dolore e morte.
Quel che gli uomini non riescono a sopportare, diciamola tutta, è la morte, che solo il femminile può staccare dalla paura, perchè il femminile sa guardare aldilà di quella, ma non come una speranza o un premio, nè come pensiero o idea, ma come una esperienza.
Purtroppo questa capacità di discernere l'hanno perduta anche le donne, solo che a loro basterebbe
poco per risentirlo, perchè sono legate alla natura, mentre il maschio è per lo più ostile ad essa.



CIRCE BIASIMATA

La maga a lungo è stata oggetto di biasimo dagli uomini e dalle donne, perchè non accogliente e non generosa, oppure accogliente e generosa quando le girava. Tutti i maschi hanno parteggiato per Ulisse, non macho ma scaltro, ma poche donne hanno osato stare dalla parte di Circe, che viene denominata umana solo al momento in cui si innamora.
Una maga che si innamora fa ridere i polli, ma una maga che ama è di tutto rispetto, soprattutto se è anche capace di odiare, perchè chi non sa odiare ha ucciso la metà di sè, ma se non riesce a contenere il suo odio uccide ugualmente metà di sè.

La statua di Circe qua sopra ha gioielli, corona, uno scettro che sembra un lituo etrusco ed è nuda come una Venere. Che fosse davvero una Dea? Anche perchè alla base del monte Circeo c'è una stradina che è intitolata a un santuario di Venere. Che abbia a che fare?

Ma c'è un altro fatto, nei Santuari del Lazio del 1932, un archeologo inglese, tale Thomas Ashby rivela di un ritrovamento della gigantesca testa di una statua femminile, munita di una corona solare come Helios e ingioiellata. Ora Circe è appunto figlia di Helios, per cui a buon ragione indosserebbe la corona solare, e i gioielli le darebbero un aspetto afrodisiaco, cioè magico e seducente, e anche questo la fa coincidere con Circe.


CIRCE NON PIU' MAGA

Circe ha perduto la sua magia perchè ha creduto al potere di Ulisse, che in realtà ha l'aiuto degli Dei. Non è Circe che trasforma gli uomini in maiali, sono gli uomini che di fronte a una donna diventano talvolta maiali e violenti.
Così anche le donne hanno perduto la loro magia perchè hanno creduto nel potere degli uomini, credendoli forti, perchè hanno scambiato la prepotenza con la forza, e perchè nella loro casa d'origine hanno sperimentato la prepotenza dei maschi e non la forza.
Ulisse nel bloccarla nega il diritto che ha la donna di attaccare e difendersi, perchè il più forte è lui. 
E la maga rinuncia al suo potere riconoscendone uno illusorio. Circe si fa moglie, dimenticando la sua natura selvaggia, poi si fa madre e questo non disdice col femminile selvaggio ma qui la storia si fa molto ambigua, perchè si mescola il potere regale all'amore. 
La storia è già imbastardita dal regime patriarcale. Tanto è vero che termina col matrimonio, un regime del tutto patriarcale che le antiche donne non volevano assolutamente.
Lo testimonia Eschilo nelle Supplici, che piangono sul destino delle donne costrette al matrimonio.
"Tutto ciò ch’è fatale accadrà:
di Zeus non è valicabile
la mente senza confini.
Come per molte donne che ti precedettero
Con le nozze si concluderà il tuo destino."


Circe ha perduto il potere sulle fiere, non è più Potnia Theron, quando il suo potere sulle fiere non era quello di comandarle ma di sentirsi fiera anch'essa in armonia con la Dea ferina. Ormai è sottomessa all'uomo, e nel momento in cui la donna si sottomette, perde la Magia.



0 commenti:

Posta un commento

 

Copyright 2012 All Rights Reserved Matriarcato e Matriarchy - Info - Privacy e Cookies