giovedì 14 luglio 2016

LA PEDERASTIA





Lo storico Plutarco (45 - 125 d.c.) narra che il padre di Marcello, che all'epoca era edile, accusò il collega Scantinio Capitolino davanti al Senato di aver importunato suo figlio.

Livio così narra l'accaduto:
« Non essendoci però alcun testimone delle parole fatte da esso (Scantinio Capitolino) al fanciullo, parve bene al senato di citare il fanciullo medesimo. Quando egli compare, i senatori, vedendone il rossore, le lagrime e la vergogna, unita ad una grandissima collera, senza cercar altre prove sentenziarono contro Capitolino, e lo condannarono in denari, dei quali Marcello fece fare una tavola di quelle usate dai cambiatori, e la consacrò agli dei. » 

(Plutarco, Vita di Marcello.) 

Ecco un esempio di pederastia non consenziente punita dalla legge in Grecia, ma punita solo pechè non consenziente. Visto che l'età minima era in genere considerata sui 12 anni (considerata ma non obbligata), oggi, consenziente o no, sarebbe pedofilia.



PEDERASTIA CRETESE

Strabone ce ne parla riportando gli scritti di Eforo di Cuma, per cui questa usanza si sviluppò all'epoca della civiltà minoica (1700 - 1450 a.c.), nel "rituale del rapimento" di un ragazzo aristocratico da parte di un maschio adulto dell'aristocrazia guerriera, con il consenso del padre del ragazzo. Ma che bravo padre, evidentemente anche lui si era dato da fare sul figlio piccolo, se gli altri possono perchè lui no?

Il pederasta (philetor), conduceva l'adolescente (kleinos) in luoghi desertici o montuosi fuori dai centri abitati, dove trascorrevano insieme diversi mesi andando a caccia e "dormendo" assieme. Pensate allo shock dello stare nelle mani di un estraneo senza poter chiedere soccorso a nessuno! Che infamia...

Se il giovinetto, al termine del periodo di convivenza, si dimostrava soddisfatto di come l'adulto lo aveva trattato, cambiava il suo titolo da "kleinos" a "parastates". In seguito, divenuto "colui che combatte in battaglia accanto all'amante" poteva vivere pubblicamente il proprio rapporto erotico amoroso.

- Si dice che la funzione sociale di questo costume servisse a riconoscere gli uomini migliori per il buon funzionamento della società... cioè approfittare dei più deboli sarebbe educativo? Siamo seri. Facile per chi abbia un'autorità piegare un bambino o una bambina ai suoi voleri senza nemmeno usare la violenza. Per questo le nostre leggi non tengono conto della consensualità ma dell'età dell'adolescente.

Aristotele afferma che fu il re Minosse a stabilire che la pederastia venisse utilizzata come mezzo di controllo della popolazione, ritardando l'età media del matrimonio per gli uomini fino ai trent'anni. Il filosofo afferma, nel II° libro della sua Politica che gli uomini "hanno segregato le donne ed istituito rapporti sessuali tra maschi di modo che non vi fosse mai il pericolo d'una eccessiva sovrappopolazione" la quale sarebbe stata rischiosa per l'intera società minoica costretta in una così limitata porzione di territorio.

- Cioè, avevano segregato le donne per evitare la sovrappopolazione? A parte che almeno metà dei figli morivano da piccoli (fino ai primi del 1900 figuriamoci allora), ma non bastava lasciarle libere di andarsene?

- Le amazzoni l'avevano fatto, ovvero avevano osato farlo, finchè i maschi inorriditi non le hanno catturate o sterminate. Siamo seri, sono gli uomini che non sanno stare senza le donne, infatti se li mollano le uccidono, è molto raro che una donna abbandonata uccida un uomo, perchè le donne sono molto più autosufficienti degli uomini.

- Ci sono tuttavia situazioni che non quadrano: la religione minoica era incentrata su divinità femminili, con officianti femminili.

Nel palazzo di Cnosso la stanza della regina è sontuosa forse più della stanza del re. 
- Le statue delle sacerdotesse o delle Dee nella cultura minoica non danno affatto l'idea di segregazione, le donne hanno anzi i seni di fuori coi capezzoli evidenziati col rossetto.

Negli affreschi poi uomini e donne partecipano agli stessi esercizi ginnici come la taurokathapsia (acrobazie sopra i tori), per questo molti archeologi hanno creduto che l'uomo e la donna avessero lo stesso status sociale.
E così doveva essere.
- L'eredità si è supposto fosse matrilineare. Gli affreschi includono molte figure umane, con il genere distinto per mezzo del colore: la pelle degli uomini rossiccia scura, mentre le donne bianca, esattamente come negli etruschi, però maschi e femmine hanno pettinature simili.
- I Cretesi, uomini e donne, tenevano i capelli molto lunghi e ondulati. Gli uomini portavano gonnellini di lana o di lino e li fermavano con una cintura, come gli etruschi. Ai piedi indossavano sandali o stivaletti fatti di pelle di camoscio. Le donne si vestivano con delle gonne balze e corsetti molto scollati, si truccavano gli occhi e le labbra e portavano gioielli molto eleganti.

- La segregazione greca delle donne comportò invece velo in testa e veste lunga fino ai piedi. Come si può pensare che avessero gli stessi costumi? Inoltre non facevano guerre, che è la più grande passione dei popoli patriarcali.

- Si presuppone pertanto che i periodi della pederastia e della segregazione delle donne siano di molto successivi, nulla di ciò che si vede a Creta nel periodo minoico parla di sottomissione della donna.

Strabone:
« l'usanza peculiare cretese nei riguardi delle storie d'amore è di non vincolare l'oggetto d'amore a sé con la costrizione, bensì con la persuasione attraverso un rapimento rituale. Qualche giorno prima l'amante va ad informare la famiglia del ragazzo che questi sarà presto rapito... la cosa più indecorosa per un giovane è difatti quella di essere indegno d'acquisire un amante. »
Diamo il giusto nome alle cose: l'omosessualità ha tanta dignità e diritti quanto l'eterosessualità, ma purchè ambedue avvengano tra adulti, se un adulto ha rapporti sessuali con un adolescente, maschio o femmina che sia, commette un atto criminoso.
Gli adulti devono andare con gli adulti, senza approfittarsi dell'aura genitoriale di cui sono circonfusi, nonchè del potere e dei soldi che hanno, per indurre un giovinetto o giovinetta, in cerca di protezione paterna, ad accettare profferte sessuali.
Secondo alcuni studi recenti di William Percy vi è la probabilità che l'usanza possa essere stata adottata molto tempo dopo (all'incirca verso il 630 a.c.) e cioè dai Dori, diffondendosi così da Creta verso la polis dorica Sparta ed in seguito nell'intera Grecia antica. Questa è la conseguenza dell'invasione ariana, dove decade la donna, il sacerdozio femminile, il vaticinio femminile e il rispetto per la natura, per diventare sopraffazione, prigionia della donna, pederastia e pedofilia. Guarda caso coincidono sempre.



LA DIPENDENZA DALLA DONNA

Strabone:
« È vergognoso per coloro che sono di bell'aspetto o discendenti di antenati illustri di non riuscire ad ottenere un amante... mentre ai parastathentes (coloro che stanno a fianco dell'amante in battaglia) vanno tutti gli onori. »
Una bella morale non c'è che dire, si rende schiava la donna per non ammettere la dipendenza del maschio da lei e poi si abusa degli adolescenti per non sentirne il bisogno sessuale.
1) La donna non può essere sostituita.
2) Cosa si esclama nel dolore e nel terrore, chi si invoca "Mamma mia!" o "Papà mio!"?
3) Si dice "di mamma ce n'è una sola" o "di papà ce n'è uno solo"?
4) Vorreste che nella malattia vi accudisse vostra madre o vostro padre?
5) Uomini, come infermiere vorreste un uomo o una donna?
6) A chi affidereste il vostro bimbo all'asilo, a un uomo o a una donna?
7) Se avete un dispiacere a chi lo raccontereste, a vostra madre o a vostro padre?
8) Se foste anziani e bisognosi vorreste un badante uomo o una badante donna?
9) Come mai tutti si raccomandano alla Madonna e quasi nessuno al Cristo o a Dio? I santuari per le grazie da chiedere sono intitolati tutti alla Madonna, dei maschi chi si fiderebbe?

Strabone indica poi anche che è proprio la decisa mascolinità del ragazzo a conquistare l'amante:
« I giovani più desiderabili, in base alle convinzioni cretesi, non sono quelli eccezionalmente belli, bensì quelli che si distinguono per il coraggio virile e il comportamento ordinato e compunto. »

Mettiamo in chiaro le cose:
a) l'adolescente ha un sedere da donna, e una pelle da donna.
b) se lo volessero mascolino si farebbero fare da lui, mentre invece si fanno il ragazzino.

Quindi i due andavano a vivere in luoghi appartati fino ai limiti del deserto e ad un certo punto, durante il periodo iniziale del corteggiamento, facevano offerta d'una tavoletta votiva e di un sacrificio animale al santuario congiuntamente in onore di Hermes ed Afrodite che sorgeva sul Monte Ditte.

- Al loro ritorno l'amante cominciava a fare al ragazzo dei costosi regali, tra cui un abito militare, un bue da sacrificare a Zeus ed una coppa, simbolo di realizzazione spirituale.... realizzazione spirituale? Cioè le sacerdotesse le avevano cacciate e al loro posto avevano messo come meta di realizzazione il sedere di un adolescente violato dal pene di un uomo? Ma che si credevano di fare, il Tantra dei tempi primordiali?
- E se di realizzazione spirituale si trattava, come mai l'adulto fa al giovinetto costosi regali come fosse il manutengolo di una prostituta?

- Incredibile, le prostitute sacre si realizzavano mediante il sesso ma i soldi se li prendeva il tempio. Qui il ragazzino viene comprato coi doni e pure costosi e la chiamano realizzazione spirituale, io direi che lo prostituivano.
 A questo punto, secondo Strabone, il giovane può scegliere se continuare o troncare la relazione
« Il giovane sacrifica il bue ricevuto dall'amante a Zeus e dà una festa. Dichiara poi, per quanto riguarda il suo rapporto con l'amante, che la relazione ha avuto luogo col proprio consenso; se così non fosse, o fosse stata usata violenza contro di lui durante il sequestro, può ristabilire il suo onore e troncare la relazione. Le convenzioni vigenti a Creta incoraggiavano quest'ordine. »
Un commento tardo proveniente dallo storico romano Cornelio Nepote il quale sostiene che i giovani cretesi potessero benissimo avere anche più di un amante: "i giovani a Creta venivano lodati per l'aver ottenuto più amanti che potevano". Insomma una specie di etèra-maschio, ma le donne le tenevano sotto chiave. Chi non rispetta la donna non rispetta nessuno.



PEDERASTIA GRECA

La pederastia era in Grecia una relazione idealizzata e contemporaneamente codificata fra un maschio adulto; detto erastes-amante ed un ragazzo adolescente chiamato eromenos-amato, solitamente nella prima adolescenza.

Alcuni studiosi pensano derivi dal rito di iniziazione della pederastia cretese, quella vigente all'interno della strutturazione sociale della civiltà minoica e dove era associata con l'ingresso nella vita militare.
- Alcuni studiosi pensano... ma perchè pensano sempre e dicono tante idiozie? Ma perchè non fanno l'esperienza sul culo loro e non verifichino se sia o meno un'iniziazione? Da quando in qua prenderlo nel sedere è un'iniziazione? Le prostitute allora sono iniziate e maestre, tutte grandi illuminate.


IL POTERE DELLA DONNA

La "paiderastia" in Grecia venne altamente idealizzata, seppure anche criticata nella letteratura greca e della filosofia greca.

Noi sappiamo quanto oggi nei paesi arabi vengano segregate le donne, per contro, e di conseguenza, si ha una grossa pratica delle pederastia e della pedofilia.

A tanto porta il rifiuto della donna e del suo potere.

Non sembra abbia invece avuto esistenza formale durante la civiltà micenea, almeno sulla base dei poemi di Omero, che fa solo accenni fugaci alla stretta  tra Achille e  Patroclo nell'Iliade e Telemaco che viene invitato a dormire sullo stesso letto con Pisistrato, il figlio del re di Pilo Nestore (nonché
l'unico non ancora sposato); cosa che accade per ben due volte, all'inizio dell'Odissea.

Nell'antica Grecia s'ipotizza che il costume della pederastia possa essersi sviluppato nel tardo VII secolo a.c. con molte implicazioni amorose e pure romantiche, addirittura nel Sinposio di Platone viene descritto come l'amore più puro e superiore, rimandando a Venere Pandemia (terrena) l'amore eterosessuale, e a Venere Urania (celeste) quello pederastico.

Ma com'era spirituale Platone nel far parlare i suoi personaggi, riusciva a riconoscere l'amore dalla mancanza d'amore (intuizione felicissima, l'amore è penia), ma non riconosceva la violenza psichica sui ragazzini, segno che facevano gola anche a lui.

Oggi un tale comportamento ricadrebbe nel diritto penale, ma l'antico diritto penale ateniese, che riconosceva il diritto consenso (in opposizione alla violenza sessuale), non specificava quale fosse l'età del consenso, nè si parla di punizione del violentatore aldilà del risarcimento pecuniario.

Aldilà dell'omosessualità che è tutt'altro e va rispettata in toto, la pederastia a molto a che vedere con un abuso subito da bambini. L'adulto è attratto dal ragazzino che non riconosce come parte di sè, del suo passato, e per cancellare la pesante e dolorosa sensazione che rimane anche se il ricordo è cancellato, immagina di non essere lui a subire ma di essere quello che fa subire. Una parte di lui si è alleata con l'abusatore (il più forte) e lo emula. Stare dalla parte del più forte dà un'eccitazione fortissima, a Napoli si dice: " Commanna' è chiu' mejo che chiava' " (comandare è meglio del fare sesso)



I RUOLI SESSUALI


Il fatto è che i comportamenti sessuali non erano classificati sulla base della diversità sessuale o dell'identità di genere dei partner, bensì in base al ruolo attivo e passivo nel sesso secondo la condizione sociale delle persone coinvolte.

Sulla base del libro del filologo Kenneth Dover "L'omosessualità nella Grecia antica" nel 1978 i due termini erastes ed eromenos (dal verbo "erò, eràn" = amare, da cui pure il Dio Eros). sono divenuti per definizione i due ruoli della relazione pederastica.

Sia la ceramica che la letteratura greca mostrano che l'eromenos doveva avere dai tredici ai vent'anni, (secondo alcuni da dodici) e diviene incarnazione della giovinezza idealizzata.
Il kouros è la prima raffigurazione nella scultura greca del corpo maschile nudo in posizione eretta e immobile. Come si nota nell'immagine è la gamba sinistra a sopravanzare la destra, segno che  la destrizzazione di mano e gamba non è ancora avvenuta.
Un tempo la mano preminente era la sinistra e non la destra (segno che l'encefalo più usato era il destro, mentre oggi è il sinistro che incrociando gli assoni neuronali si rapporta con la mano sinistra), si ragionava meno ma si sentiva di più. 
Nel modello di transizione tra mano sinistra e mano destra, ci doveva essere ancora una sensibilità istintiva che poi si è persa con la maggiore stratificazione della corteccia cerebrale, cioè con la preponderanza della mente sull'istinto. Ma questo modello è antichissimo, si vede dai lineamenti arrotondati e dai muscoli un po' fatti con l'accetta, almeno 
La filosofa statunitense Martha Nussbaum in "The Fragility of Goodness", descrive l'eromenos ideale:
« Un bel ragazzo, consapevole del proprio fascino e del tutto assorbito nel rapporto esistente con coloro che lo desiderano. Egli sorriderà dolcemente rivolto all'amante che lo sta ad ammirare; mostrerà pertanto apprezzamento per l'altrui amicizia, per i consigli e l'assistenza ricevuti. 
Consentirà all'amante di salutarlo, toccandogli affettuosamente i genitali ed il volto, mentre con gli occhi guarda pudicamente verso terra... L'esperienza interiore di un eromenos sarebbe caratterizzata, possiamo immaginare, da un sentimento di orgogliosa autosufficienza. 
Anche se venisse sollecitato in modo alquanto importuno, lui non ha bisogno di nulla oltre che di se stesso. Egli non desidera lasciarsi esplorare dalla curiosità dei bisogni altri, avendo egli stesso poca o nessuno curiosità verso gli altri. E' qualcosa di molto simile ad un dio, alla posa statuaria di un dio greco. »
Ma si parla di un uomo o di una donna?

Nella scena che segue qua sotto, tratta da un vaso ateniese del V sec. a.c. si raffigura una tipica scena di corteggiamento e seduzione pederastica.

Qui non sembra trattarsi di un eromenos adolescente ma di un giovane più sviluppato, di aitante aspetto, palestrato e con in mano un anello che dovrebbe essere uno strumento di ginnastica, coi lunghi capelli sciolti e una lunga collana sul petto.

Un uomo barbuto con capelli più corti, anch'esso nudo, come si trovassero appunto in una palestra a fare esercizi, gli fa il classico gesto di "su-e-giù", cioè piega le ginocchia per carezzargli i testicoli e contemporaneamente con l'altra mano gli afferra con gesto autorevole il mento per costringerlo a guadarlo negli occhi.

Se l'eromenos non è un ragazzino però l'erastes non è molto giovane, anzi dà l'idea, per la differenza di età, di poter essergli padre, e qui sta in effetti l'eccitazione del rapporto. 

L'erastes sembra giocare col giovane dall'alto della sua autorità stuzzicandone i genitali. Il giovane dal suo canto subisce quell'autorità che gli piaccia o meno, con l'obbligo del rispetto dell'età da un lato e del contegno dall'altro.

L'eromenos pertanto non può rifiutare l'approccio ma non può nemmeno lasciarsi andare troppo alla provocazione perchè sarebbe poco contegnoso. Insomma non deve disgustarlo ma nemmeno piacergli troppo, deve essere grato dell'attenzione senza eccitarsi troppo, questo richiede il bon ton.

Secondo il grecista Karl Otfried Müller, la pederastia sarebbe stata introdotta dalle tribù guerriere che conquistarono la Grecia intorno al 1200 a.c., cioè dai Dori, che si sono poi velocemente stabiliti nel Peloponneso, oltre che nelle isole di Creta, Santorini e Rodi, cacciandone gli Ioni che vi abitavano.

Ci sembra un'ipotesi molto probabile, essendo Omero un poeta ionico infatti poco compare nelle sue opere questa pratica dorica. Aristotele però dice che fu il re Minosse a stabilire la pederastia come controllo delle nascite per la comunità dell'isola.

Noi sappiamo però che nessuno può obbligare degli esseri ad avere un certo comportamento sessuale se non gli aggrada, gli uomini comandavano ed esercitavano la pederastia perchè gli piaceva, o almeno piaceva agli adulti, i giovani come al solito se lo facevano piacere.

Il fatto è che il genere sessuale non è così netto come si pensa e si pretende che sia, ognuno di noi ha in sè una bivalenza sessuale con vari gradi, è come una scala tra i due poli in cui si è portati di più, e con valenze diverse, per un certo genere sessuale.

Come dire che da uno a dieci un maschio può preferire le femmine a 8 su 10, ma per il 2 rimanente gradisce i maschi, oppure una femmina preferisce un maschio a 6 su 10, e facilmente avrà pertanto un rapporto sessuale anche con donne.

L'avversione che alcuni gay hanno verso le donne (cosa rara) ma che la maggior parte delle lesbiche hanno verso i maschi (quasi sempre) deriva dai maltrattamenti subiti dal genitore maschio. Insomma siamo tutti un po' bisessuali, in modo più o meno importante. E' la cultura religiosa che influisce pesantemente su quella laica, che ci impedisce di accettare, e pertanto riconoscere in noi, questa realtà.

Per la stragrande maggioranza degli storici antichi comunque, se un uomo non avesse avuto un ragazzo come amante, ciò veniva indicato come essere un difetto o una mancanza di carattere.



LA PEDERASTIA ROMANA


« Un amante è il miglior amico che un ragazzo potrà mai avere. »
(Platone, Fedro)

Secondo il filosofo Jeremy Bentham ciò che i greci condannavano non era la relazione omosessuale, ma semmai la mancanza di moderazione che poteva esservi, ma pure in relazione alle donne:
"Dovevano vergognarsi di quello che era considerato eccessivo e pertanto un'espressione formale di debolezza, vergogna causata da una consuetudine che tende a distrarre gli uomini da occupazioni ben più preziose e importanti, dovevano vergognarsi dei loro eccessi e della loro debolezza con le donne".

Di tutte le opere greche, e pure romane, il cui tema principale era l'amore tra persone dello stesso sesso, pochissimo è sopravvissuto; perchè deliberatamente soppresse o distrutte. In realtà, solo una piccola percentuale di letteratura antica è sopravvissuta fino ad oggi.

Il problema dell'istituzione pederastica era a Roma il proseguimento di rapporti omosessuali in età adulta, o che l'eromenos di oggi avesse la probabilità di diventare domani un kinaidos, definito propriamente come il partner passivo/penetrato.
Teniamo conto che i Romani avevano un'alta concezione di sè, loro erano i dominatori del mondo, e i maschi erano i più grandi guerrieri della terra, si diceva che in battaglia un legionario romano valesse per 10 combattenti barbari.
Insomma il romano era e doveva essere sempre vincente, e un vincente doveva sempre dominare la situazione, mai essere dominato... o penetrato.

Sembra però che la pratica sessuale preferita nella pederastia fosse il sesso intercrurale.

Per preservare la sua dignità e soprattutto l'onore, l'eromenos pertanto limitava all'uomo che lo desiderava la concessione della penetrazione tra le cosce chiuse da dietro.
La penetrazione anale veniva vista dai romani come disonorevole o almeno vergognosa, ma solo per il partner che sceglie di assumere il ruolo di penetrato.

Il romano poteva penetrare ma mai essere penetrato, per cui la penetrazione anale o orale sembra fosse riservata per le prostitute o gli schiavi.

Si riteneva disonorevole dedicarsi al sesso orale, ma non solo rispetto ai maschi, ma pure rispetto alle donne. Si diceva di colui che praticava il cunilinguo avesse l'alito puzzolente. Anche tra le donne però era disdicevole per le matrone praticare il sesso orale, per cui in genere si astenevano per avere il rispetto dei mariti, che poi magari andavano a farselo fare dalle meretrici. Le romane più sveglie però se ne infischiavano, parliamo dell'epoca imperiale dove le donne potevano anche divorziare, e praticavano con gli uomini ciò che più gli piaceva.
Ma per la pederastia c'era un altro intoppo, il ragazzo non doveva innamorarsi perdutamente dell'erastes, perchè divenuto adulto doveva andare con le donne, sposarsi e fare figli. Se si innamorava di un uomo invece era kinaidos cioè gay, e i gay a Roma andavano bene come prostituti, cioè da schiavi, ma non come cittadini romani.
Dunque l'eromenos non era tenuto a provare un forte desiderio così "poco virile" nei confronti dell'erastes, ma doveva essere più che altro una forma di omaggio e riconoscenza verso il suo mecenate e mentore.
L'erastes, dal suo canto, non doveva dar prova di si tanto poco autocontrollo da innamorarsi tanto da essere geloso o soffrire visibilmente. Tanta debolezza, se era perdonabile in un giovinetto, sarebbe stata molto disdicevole per l'onore di un adulto.

Di ciò non tiene conto Tibullo, che si scaglia contro il suo amante efebo e contro chi glielo ha rubato coi regali, maledicendo mezzo mondo, con poco selfcontrol anche se con grande poesia:


IL TRADIMENTO DI MARATO

 Se volevi tradire il mio amore infelice, 
 perché mai invocando gli dei giuravi, 
 per poi ingannarli di nascosto? Infame! 
anche se sul momento si può celare lo spergiuro, 
alla fine il castigo arriva con passo felpato. 
Fategli grazia, celesti: per una volta è giusto 
che impunemente alla beltà sia lecito 
offendere il vostro volere. 
Per lucro il contadino aggioga i buoi 
a un agevole aratro e affretta 
il lavoro opprimente della terra; 
per lucro attraverso le onde navi malsicure 
in balia dei venti da stelle fisse si fanno guidare; 
e sedotto dai doni è il mio ragazzo. 
Ma un dio quei doni li converta in cenere e in acqua che scorre. 
Tra breve me ne pagherà la pena: 
la polvere gli toglierà bellezza, 
al vento si scompiglierà la chioma, 
al sole si bruceranno faccia e capelli, 
un viaggio interminabile gli logorerà i piedi troppo teneri. 
Quante volte io l'ho ammonito:
'Non contaminare con l'oro la bellezza: 
nell'oro si celano spesso molti mali. 
Con chi, preso dalle ricchezze, 
ha tradito l'amore Venere diventa ispida e ostile. 
Marchiami prima col fuoco la fronte, 
feriscimi di spada, solcami la schiena a colpi di frusta; 
se ti accingi a peccare, non illuderti di rimanere nascosto: 
v'è un dio che impedisce agli inganni di restare celati. 
Un dio che permette allo schiavo, per legge tenuto al silenzio, 
di parlare liberamente nell'ebbrezza del vino; 
un dio che fa parlare chi è in preda al sonno 
e suo malgrado gli fa dire fatti che avrebbe voluto celare'. 
Questo gli dicevo: ora mi vergogno di aver parlato fra le lacrime, 
mi vergogno d'essergli caduto ai giovani piedi. 
Allora mi giuravi che mai, mai avresti venduto la tua fedeltà 
per gemme o somme ingenti di denaro, 
nemmeno se in compenso t'avessero offerto 
le terre di Campania o l'agro Falerno, prediletto da Bacco. 
Con quelle parole m'avresti strappato di mente 
che in cielo splendono le stelle, 
che vivide sono le vie del fulmine. 
Anzi piangevi; ed io, incapace d'inganni, 
nella mia credulità, di continuo 
ti tergevo le guance umide di pianto. 
Che mai farei, se anche tu non ti fossi 
innamorato di una fanciulla? 
Mi auguro che, sul tuo esempio, sia frivola anche lei. 
Quante volte, perché nessuno conoscesse i vostri segreti, 
portandoti il lume, nel buio della notte 
ti sono stato io stesso compagno! 
Grazie a me, quando piú non lo speravi, 
quante volte è venuta lei da te, 
nascondendosi, col capo velato, 
dietro i battenti della porta! 
Allora, sventurato, mi sono perduto, 
 fidando ciecamente d'essere riamato: 
davanti ai tuoi lacci, potevo almeno usare cautela maggiore. 
Invece, con la mente ottenebrata, cantavo le sue lodi, 
e per me, per le Pièridi ora provo vergogna. 
Come vorrei che Vulcano bruciasse nell'impeto della fiamma 
quei canti e la corrente di un fiume li cancellasse. 
Tu, che pensi di vendere la tua bellezza 
e di ricavarne a piene mani un gran prezzo, sta' lontano di qui. 
E di te invece, che con doni hai osato corrompere il ragazzo, 
rida senza rischi tua moglie tradendoti continuamente, 
e dopo aver sfiancato un giovane in amplessi furtivi, 
giaccia spossata con te, ponendo tra voi la veste. 
Sempre ci siano nel tuo letto impronte di persone estranee 
e resti sempre la tua casa spalancata alle voglie altrui; 
né si possa mai stabilire se tua sorella in un delirio di lussuria 
beva piú coppe o sfinisca piú maschi. 
Si sa come spesso fra i brindisi prolunghi i suoi banchetti 
finché il cocchio di Lucifero levandosi non riconduce il giorno. 
Nessun'altra meglio di lei saprebbe trascorrere le sue notti 
o variare in mille modi gli amplessi. 
L'ha imparato tua moglie, e tu, balordo come pochi, 
neppure te ne accorgi, quando con arte inconsueta eccita il tuo corpo. 
Credi forse che per te si acconci la chioma, 
che per te con pettine fitto ravvii i suoi capelli sottili? 
Forse è il tuo volto che la induce a cingere d'oro le braccia, 
a uscire avvolta in abiti di Tiro? 
Non è certo per te, ma per un giovane che vuole apparire graziosa, 
un giovane per il quale manderebbe all'inferno il patrimonio e la tua casa. 
E non lo fa per vizio: è il tuo corpo sformato dalla gotta, 
è l'amplesso di un vecchio che quella giovane raffinata rifugge. 
Eppure è con lui che il mio ragazzo s'è steso: 
di congiungersi con belve feroci, di questo posso crederlo capace. 
A un altro hai osato vendere carezze, ch'erano mie, 
ad altri offrire, insensato, i baci ch'erano miei. 
E allora piangerai, quando un altro giovinetto 
mi terrà avvinto e regnerà superbo su un regno ch'era tuo un tempo. 
Gioia saranno allora per me le tue pene, 
e appesa in onore dei meriti di Venere 
una palma d'oro rammenterà la mia ventura: '
Questa palma Tibullo, liberato da un amore bugiardo, 
 ti dedica, pregandoti, o dea, di gradirla'. 

(Tibullo)


Il cursum honorum sessuale

I romani davano grande valore alla continenza "continentia", tutto poteva essere praticato ed esperito ma senza esagerazione. L'esaltazione, l'esasperazione, l'infatuazione e tutto ciò che poteva alterare l'obiettivo discriminare della mente, cioè la razionalità era guardato piuttosto male.

Pertanto la mania di avere molte donne o molti efebi, come lo star troppo a pregare gli Dei, o mangiare smodatamente, o seguire troppo la moda nelle vesti rendendole troppo preziose, come il supplicar troppo ai piedi di una donna, o dimenticare i propri doveri per lei, era un comportamento indegno di un vero romano. 

Pertanto un romano poteva avere un'amante o più amanti ma senza far soffrire la moglie cercando se possibile di tenerla all'oscuro, poteva pertanto avere l'efebo del cuore ma doveva trattare con generosità e rispetto la sua sposa. Un evidente esempio di ciò fu l'imperatore Adriano che viaggiò sempre coi suoi amanti, in particolare Antinoo, ponendo però ufficialmente in evidenza sua moglie Vibia l'imperatrice. Lei era sempre al suo fianco e veniva immortalata insieme a lui si che il popolo la adorava.

Dunque tra i romani, al contrario dei Greci, non era d'obbligo avere l'amate maschio adolescente. Si poteva averlo o meno, l'importante era però dimostrare di fare sesso con qualcuno e sempre in modo attivo. Che avesse rapporti con efebi o con donne, il romano doveva essere colui che penetrava e che mai era penetrato.



CESARE

Pertanto avere partner coetanei era assolutamente riprovevole, perchè significava poter essere anche penetrati. Per un romano era uno scandalo. Restò memorabile per questo Giulio Cesare che era decisamente bisessuale ma che non gradiva gli efebi, bensì preferiva amoreggiare coi suoi generali. Nelle sue avventure sessuali non si escludono neppure i soldati, visto che Cesare stesso dichiara che questi si profumavano ma che nonostante ciò combattessero bene. I soldati profumati fanno pensare che nell'accampamento ci fossero parecchi amori omosessuali che Cesare non riprovava usandone sovente egli stesso.

Ciononostante Cesare amava molto le donne, anzi era un libertino, e aveva pure l'amante fissa, la famosa Servilia cui regalava gioielli da capogiro. La cosa curiosa è che il comportamento di Cesare er giudicato molto sconveniente, mentre sarebbe stato ineccepibile se avesse rivolto le sue attenzioni sessuali ai ragazzini. Ci si passava sopra perchè era un grande generale e conquistatore, ma i senatori torcevano il naso a guardarlo, accusandolo di essere "una donna". 

Cesare aveva una grande intelligenza e autostima per cui non se la prese mai per certe accuse, consentendo perfino ai suoi soldati di irriderlo benevolmente per questa sua debolezza, d'altronde sapeva benissimo del grande attaccamento che avevano per lui le sue truppe. Non si offese mai per certe accuse, che lo facevano ridere perchè ci riconosceva la debolezza e la presunzione maschilista dei suoi detrattori.

Cesare infatti rispettava le donne, non ripudiò la prima moglie anche a costo della vita per questo rispetto, non portò in tribunale la moglie fedifraga limitandosi a ripudiarla, e non abbandonò mai Capurnia che pure non gli aveva dato figli neppure per i begli occhi di Cleopatra. Cesare che era bisessuale, fu un uomo estremamente virile.

Non la pensò così il giovine Catullo, il grande innamorato di Lesbia, ma pure innamorato di qualche giovinetto:


Carmen IIL
Se i tuoi occhi di miele, Giovenzio,
mi fosse lecito baciare,
migliaia di volte io li bacerei
e non potrei esserne mai sazio,
anche se più fitta di spighe mature
fosse la messe dei miei baci.


Però ha parole di fuoco per Cesare;


Carmen LVII
Una bella coppia di canaglie fottute
quel finocchio di Mamurra e tu, Cesare.
Non è strano: macchiati delle stesse infamie,
a Formia o qui a Roma, se le portano
impresse e niente potrá cancellarle:
due gemelli infarciti di letteratura
sui vizi comuni allo stesso letto,
l'uno più avido dell'altro nel corrompere,
rivali e soci delle ragazzine.
Una bella coppia di canaglie fottute.



Carmen LXXXXIII
Non me ne importa niente di piacerti, Cesare,
nè di sapere se sei bianco o nero.

Cesare però, che era uomo di carattere e di spirito, una volta acquisito il potere, non solo non si vendicò su Catullo che lo aveva chiamato "invertito" ma lo accolse nella reggia, conscio del valore del poeta.

Dunque Cesare, che non si faceva i ragazzini era un invertito perchè andava con uomini adulti, chi invece si faceva i giovinetti era pulito, perchè conservava la sua figura mascolina, Per i romani e non solo, essere virili significava ficcarlo e non farselo ficcare, Ancora oggi la nostra società, almeno quella italiana, disdegna spesso i gay perchè se lo fanno anche ficcare e pertanto svalutano la classe dei maschi. Non capiscono che la virilità non è un fatto fisico ma è coraggio. 
Ma poichè di coraggio difettano si sono inventati una superiorità maschile in base a un pezzetto di carne... PATETICO...



LE LEGGI SABINE

Ma c'è un particolare cui pochi hanno dato risalto, i romani erano pederasti ma non pedofili, ma solo per merito delle sabine. Per capire ciò occorre risalire alla fusione del popolo romano con quello sabino ai tempi del famoso ratto.

Plutarco narra che le nella guerra che ne conseguì al rapimento, le donne accorsero si con i figli per separare i contendenti, ma fecero i versi della guerra minacciando sia mariti che padri, mentre altre cercarono di rabbonire i padri mostrando i pargoli. Le donne facevano i versi della guerra perchè erano anche guerriere, ovvero lo erano state.
Il popolo dei sabini rispettava le sue donne che erano molto fiere e indipendenti, tanto è vero che per accettare i romani posero delle condizioni.

I Romani dovettero infatti stabilire per contratto il trattamento delle donne: non dovranno mai lavorare per i loro mariti, salvo filare la lana; per la strada gli uomini dovranno cedere loro il passo; nulla di sconveniente sarà detto a loro o in loro presenza; nessun uomo potrà mostrarsi nudo davanti a loro; i loro figli avranno una veste speciale (praetexta) e un ciondolo d'oro (bulla aurea).

Le sabine chiesero pertanto la veste senatoriale, quella bianca con le bande rosse, la veste dell'inviolabilità per i bambini e pure la bulla che consacrava il bambino e la lunula che consacrava la bambina. I due cosiddetti amuleti consacrati nel tempio comprovavano agli adulti che i bambini erano stati consacrati ed erano quindi intoccabili, tanto che i romani fecero portare la bulla fino ai 16 anni ai maschi e la lunula fino al matrimonio alle femmine.

La veste praetexta, nonchè la bulla e la lunula erano baluardi di protezione insormontabili, per cui chiunque li violasse, o facendo loro del male, ma soprattutto facendoli oggetto di stupro, veniva condannato a morte.

Pertanto, anche se i romani praticarono la pederastia, furono l'unico popolo antico che non solo vietò la pedofilia, ma ne emanò le leggi che punivano il pedofilo con la morte. I romani consideravano lo stupro su un "ingenuus" come uno tra i peggiori crimini che potevano essere commessi, assieme col parricidio, la violenza su una ragazza ritenuta vergine e il furto all'interno di un tempio romano.



L'ABUSO DI POTERE

Gli storici romani narrano di ufficiali che abusavano del loro potere per costringere i propri sottoposti a compiere atti sessuali.

Agli ufficiali più giovani si consigliava pertanto di rinforzare le proprie qualità maschili e non usare profumi, né tagliarsi i peli alle narici e non radersi le ascelle, al contrario di Cesare che si profumava e si depilava interamente anche in guerra.

Narra Plutarco nella biografia di Gaio Mario, di un giovane soldato di nome Trebonio che aveva subito molestie sessuali per un certo periodo di tempo dal suo ufficiale superiore, tal Gaio Luscius. nipote di Gaio Mario.

Una notte Trebonio venne convocato di nuovo alla tenda di Luscius. non poteva esimersi pur sapendo che avrebbe dovuto difendersi dalle insistenze dell'altro.

Ma poichè stavolta le insistenze stavano trasformandosi in violenza sessuale, Trebonius, sfoderata la spada uccide Luscius.

Portato a processo, il ragazzo, che rischiava la condanna a morte per questo gravissimo reato, riuscì però a produrre testimoni per dimostrare che aveva ripetutamente dovuto respingere Luscius, e che "non aveva mai prostituito il suo corpo a nessuno, nonostante le profferte di regali costosi".

E' evidente che i legionari poterono testimoniare liberamente perchè conoscevano il senso di profonda giustizia del generale Gaio Mario. Questi infatti, non solo non punì Trebonio che gli aveva ucciso il nipote e ne aveva infangato la memoria, non solo liberò Trebonio dall'accusa di aver assassinato un suo parente, ma lo adornò di una corona sul campo, per il grande coraggio dimostrato.

Il che dimostra che Gaio Mario non si approfittava dei sottoposti, che era una persona giusta perchè emetteva sentenze indipendentemente dai suoi affetti o interessi familiari, e che trovava giusto uccidere chi tentava di usare violenza sessuale a qualcun'altro perchè ave un animo sano e leale.
Degno zio di degno nipote: Giulio Cesare.



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