Vieni, Madre, vieni!
Perché terrore è il Tuo nome,
La morte è nel Tuo respiro,
E la vibrazione di ogni Tuo passo
Distrugge un mondo per sempre.
Vieni, Madre, vieni!
La Madre appare
A chi ha il coraggio d'amare il dolore
E abbracciare la forma della morte,
Danzando nella danza della Distruzione.
(Vivekananada)
Come mai in India la Dea Kalì è tanto spaventosa e tanto venerata? Neanche gli indiani lo sanno più, ma senza Kalì non si schioda, si rimane prigionieri della nostra mente limitata e condizionata. Lei è la liberatrice, perchè lei è la Morte e la Rinascita.
Cos'è che ci fa morire? La morte, ovvero la consapevolezza della morte, cosa che la stragrande maggioranza della popolazione umana non ha, soprattutto gli uomini (non la morte, la consapevolezza).
Noi crediamo di sapere che moriremo, in realtà rimandiamo sempre il problema, e quindi la consapevolezza. Cosa c'è di più importante della morte?
Non ci credete? Pensateci, se "sapessimo" di doverla incontrare ne parleremmo sempre, ci faremmo insegnamenti, tavole rotonde, dibattiti di ampio respiro, circoli di dibattito ed internet ne sarebbe piena, invece non ne parla nessuno.
Si tace della morte nelle scuole, nelle università, sui libri, ed è pure maleducazione parlarne. La Dea è nascita e morte degli esseri, la porta è diversa ma la Dea è la stessa:
« Si tratta di capire che la costruzione e la distruzione hanno la stessa anima… »
(Emanuele Severino, La follia dell'angelo)
Insomma la morte fa una paura cane però noi mettiamo la testa sotto la sabbia e facciamo finta di non vedere. In effetti non vediamo, ma non è che non vediamo la morte, non vediamo nulla, siamo ciechi.
Le religioni sulla morte ci hanno messo un bel tappo: comportati bene e continuerai a vivere, morirà il tuo corpo ma tu come aerea nuvoletta continuerai ad esistere. magari poi ti reincarni, oppure riprendi il tuo attuale corpo in eterno.
Fattostà che si parla di tutto fuorchè della morte, armati di corna e bicorna, amuleti e infarcimenti religiosi.
Ma perchè non si parla della morte sia pure col dopo-morte, magari cristiano? Di quanto sarà bello girovagare nel paradiso, no mi sa che non si girovaga, tutti intenti a godere della visione divina... che visione, Dio ha un corpo?
No è pura luce, allora tutti con gli occhiali da sole, ma noi ci esponiamo al sole per la tintarella, mica per fissare il sole che ci farebbe pure male.
Si dice bello come il sole, e il sole è bello, ma dopo un po' che lo guardi, mal d'occhi a parte, è una sfera di fuoco, sempre quella, sempre quella, sempre quella.... Non è nemmeno la Venere di Milo...
Suvvia l'idea della contemplazione eterna di Dio ci appare come una condanna, ma non osiamo neppure pensarlo, ovvero il pensiero si presenta e noi lo cacciamo via.
Sappiamo di avere un Dio vanesio e permaloso e se non cadiamo estasiati davanti a lui si offende, si offende solo per un po', perchè poi si arrabbia e ci punisce.
Ma allora la Dea Kalì è la morte? In un certo senso, cioè è la terza persona della santissima trinità indù, almeno quella più antica, perchè poi è diventata maschile e di femminile ha conservato solo le mogli. Già, la ss. Trinità non è stata inventata dal cattolicesimo, c'era in tutti i miti più antichi.
La Grande Dea ha tre volti, uno di madre che crea, uno di nutrice che alleva e uno distruttivo che uccide, ovvero ci lascia morire. Il fatto che la Dea fosse triplice semplificava molto le cose, perchè si sapeva che era sempre la stessa Dea, la quale funzionava così. Insomma lei è la Divina Natura; ci dà la vita, il nutrimento e la morte.
Ma affrontare la morte non è per tutti, perchè la maggioranza si mette una benda sugli occhi e va avanti, senza sapere e senza capire.
Ignorare la morte comporta un mare di ignoranza, ignoriamo noi stessi e gli altri, ci crediamo al centro del mondo, non comprendiamo le altre razze, non comprendiamo gli altri animali che sentiamo disanimati, quando in realtà siamo noi ad esserlo, e non comprendiamo che pure le piante sono senzienti, perchè abbiamo coperto la nostra sensibilità.
Ma perchè la Dea Kalì la fanno tanto brutta? Il diavolo non è brutto come lo si dipinge ma la Dea Kalì si. le cose sono due: o lei è proprio brutta o non lo è e siamo noi a vederla così. Optiamo per la seconda.
La Dea è rappresentata in vari modi, spesso con la lingua di fuori, lunga quanto quella di un animale selvaggio, come potrebbe essere di un lupo. Può avere la pelle azzurra o blu, come Shiva ad esempio, il che rivela la sua natura lunare pertanto notturna. Infatti l'immagine sopra ha un quarto di luna sulla fronte.
Spesso è corredata di zanne come un cinghiale ed è ornata da collane di teschi o di teste mozze. Il suo viso è terrifico, talvolta spaventato e macchiato di lunghe strie di sangue. Ella è Bhairavi, la Spaventosa, la Terribile, la Violenta, il Femminino distruttivo che però dona l'illuminazione.
Al contrario del femminile cattolico ella ha una prorompente sessualità, che si dice proiettata verso l’ascesa di Kundalini. Freud direbbe che possiede la libido, chi più della Natura può possedere una libido sfrenata?
E' anche detta la Nera, con la pelle e i capelli neri, i suoi sacerdoti sono vestiti di nero, talvolta viene raffigurata insieme a gatti neri e viene adorata particolarmente durante le notti di luna nera.
Ella stringe tra le mani vari: il pugnale magico (che recide il cordone ombelicale o filo della vita), lo scettro (simbolo di potere e comando) e la coppa, (la capacità del principio femminile di accogliere in sè ogni verità).
Ella stringe tra le mani vari: il pugnale magico (che recide il cordone ombelicale o filo della vita), lo scettro (simbolo di potere e comando) e la coppa, (la capacità del principio femminile di accogliere in sè ogni verità).
- Il pugnale libera dai legami,
- lo scettro dà il potere dell'indipendenza,
- la coppa permette di accogliere ogni verità, ovvero la realtà senza veli.
In più protende la mano con la palma aperta con cui ferma i demoni, si tratta del famoso "GESTO DEL CORAGGIO" della Dea.
Con questo gesto lei ferma i demoni
Associata a Shakti e Durga, entrambe controparti di Śiva, anche se a lui precedenti, ella contiene entrambe, evocando bhaya (paura) e vibhitsa (repulsione), portandoci in contatto con gli aspetti oscuri di noi stessi.
Associata a Shakti e Durga, entrambe controparti di Śiva, anche se a lui precedenti, ella contiene entrambe, evocando bhaya (paura) e vibhitsa (repulsione), portandoci in contatto con gli aspetti oscuri di noi stessi.
Ebbene si, non sono gli aspetti oscuri del cosmo che la Dea ci consente di scoprire, ma i nostri. Il cosmo non è oscuro, è intellegibile a chi lo sa vedere. Ella insegna a Dhiva a vincere le forze dell'ignoranza, quindi delle tenebre, perchè il male nasce dall'ignoranza, ma le tenebre sono solo umane.
La terribile Kali, quando appare nella sua in forma irata, Ugra, non guarda nessuno e non entra in relazione con nessuno. Ella non ha la possibilità di vedere l’individuo, è energia pura, almeno fino a che non arriva al suo punto di rottura, finché non entra nella forma ‘pacificata’. cioè nella consapevolezza. Traduzione: siamo mine vaganti finchè non acquistiamo consapevolezza.
Ed ecco una prova evidente dell'ignoranza umana:
Come al solito nella new age si finisce per prendere un culto ed “occidentalizzarlo” secondo i nostri gusti e coloro i quali finiscono nella rete di sedicenti “guru”, pensano di essere speciali perché praticano un culto esotico e affascinante.
In realtà non fanno altro che illudere se stessi, spalancare la porta a vessazioni di demoni non meglio precisati ed arricchire le tasche del guru di turno.
Il culto della dea Kali ha una palese matrice luciferina, non a caso i satanisti ne incoraggiano il culto, associando la figura di questa presunta dea alla figura del demone Lilith.
Il fatto è propagandato anche attraverso i siti ufficiali dei satanisti, pertanto non si può negare l’evidenza di tale nostra asserzione.
Come sempre suggeriamo estrema attenzione, nella new age si tende a semplificare e sintetizzare gli argomenti, per cui non di rado accade di assistere alla nascita di pseudo culti che espongono i loro partecipanti a disturbi spirituali di vario tipo, nonchè all’allontanamento da Gesù e dai Santissimi Sacramenti, che rappresentano per noi cristiani sempre un sicuro rifugio.
Kali, come la miriade di divinità induiste spacciate per Dio non sono altro che demoni ai quali vengono chiesti anche favori materiali attraverso riti speciali fatti di adorazione e sangue.
Gesù ci ha ammonito: chi non è con Lui è contro di Lui.
Se vi trovate a passare per un centro yoga e vi capita di incrociare con lo sguardo il solito quadretto con l’immagine di Shiva (considerato il re dello yoga) o della sua consorte Kali, ricordatevi di questo articolo."
Ce ne ricorderemo si, come ennesima riprova della grettezza e presunzione ecclesiastica che giudica ciò che non ha capito, non ha studiato e nemmeno avvicinato.
Questa è la ristrettezza della mente maschile sganciata dalla sensibilità del femminile. E' donna e per lo più selvaggia, può apparire amabile alla misogina chiesa cattolica?
Teste che spesso sono anche i suoi orecchini, sostituite a volte da cadaveri di neonati, una ghirlanda di teschi la sua collana e un gonnellino di braccia umane che costituiscono pure il suo unico vestito. Strano che non abbiano accusato gli indù di sacrificare neonati.
La lingua estroflessa, gli occhi rossi, il viso e i seni coperti di sangue e la posa nella quale calpesta Shiva, la rendono particolarmente temibile e diabolica.
I preti dunque si sono spaventati, ma non è così perchè la Chiesa disse che Lucifero era il diavolo, e in realtà Lux Fero era il nome della bellissima Venere, tanto è vero che il suo pianeta portava questo nome, e cosa c'era di diabolico nella bella Dea? Parecchio, perchè osava fare sesso, quando una donna avrebbe dovuto essere santa, e preferibilmente vergine e martire.
Dunque affrontare la realtà, o la Natra, o Kalì è la stessa cosa. Tutte e tre hanno il volto della morte, per questo fa paura. ma la morte non è brutta di per sè, è brutta per la mente perchè sa di essere destinata alla morte, non sa che si trasformerà, ma non lo sa nemmeno il bruco quando sta per trasformarsi in farfalla.
Attenzione, la morte non può essere sfidata, può essere solo affrontata. Chi sfida la morte non sta su un piano reale perchè si sente immortale. Chi sta nella realtà può accettare l'invito ad incontrare la morte, ma pochi accettano l'invito e pochissimi giungono in fondo.
Affrontare la morte è da esaltati o da eroi.
Da esaltati se si sta nella mente, da eroi se si sta nell'anima.
Come si fa ad affrontare la morte? Basta lasciar cadere la mente che non ci consente la riflessione.
Lei, la mente, ci dice che è inutile che ci pensiamo ora, siamo giovani e poi vedremo,
Dunque occorre cercare, cercare e poi cercare. "Lege, lege et relege", dicevano gli alchimisti, ma lo dicevano quelli fasulli, perchè leggere può far venire la smania di caire, ma non la possibilità di capire, perchè la ricerca non va fatta all'esterno bensì all'interno di se stessi.
Insomma, per dirla con Heidegger:
"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca".
Ma non è vero, noi possiamo morire oggi stesso, anche se siamo giovani. Il pensiero è insopportabile e lo allontaniamo, ed è un bene perchè non reggeremmo.
Trovarsi di fonte alla morte è come morire, ma anche se ci troviamo realmente davanti alla morte la eludiamo. La mente ci chiude a tutto e rifiuta l'idea.
Chi ci riesce è come se affrontasse un mondo sconosciuto, anzi come se vi fosse un armageddon e si fosse sopravvissuti. da lì occorre ricostruire la vita.
Anche nei tarocchi esiste la morte e la rinascita, ed è proprio questo. Kalì è la Dea che ci fa affrontare la morte, perchè lei diventa morte prima e rinascita dopo. Assassina crudele prima e madre amorosa dopo.
Dunque per evolversi occorre affrontare la Luna Nera, cioè la Madre Oscura, la Morte. I tibetani facevano riti interminabili per giungere a quel punto, giravano la ruota del darma per giungere dinanzi alla Oscura Signora e pure i Sacri Misteri la prevedevano. Tanto è vero che si diceva che chi aveva compiuto i Misteri non temeva più la morte.
E solo chi l'aveva affrontata e oltrepassata poteva non averne più paura. Per tutti gli altri è ancora la Terrifica.
I preti dunque si sono spaventati, ma non è così perchè la Chiesa disse che Lucifero era il diavolo, e in realtà Lux Fero era il nome della bellissima Venere, tanto è vero che il suo pianeta portava questo nome, e cosa c'era di diabolico nella bella Dea? Parecchio, perchè osava fare sesso, quando una donna avrebbe dovuto essere santa, e preferibilmente vergine e martire.
Dunque affrontare la realtà, o la Natra, o Kalì è la stessa cosa. Tutte e tre hanno il volto della morte, per questo fa paura. ma la morte non è brutta di per sè, è brutta per la mente perchè sa di essere destinata alla morte, non sa che si trasformerà, ma non lo sa nemmeno il bruco quando sta per trasformarsi in farfalla.
Attenzione, la morte non può essere sfidata, può essere solo affrontata. Chi sfida la morte non sta su un piano reale perchè si sente immortale. Chi sta nella realtà può accettare l'invito ad incontrare la morte, ma pochi accettano l'invito e pochissimi giungono in fondo.
Affrontare la morte è da esaltati o da eroi.
Da esaltati se si sta nella mente, da eroi se si sta nell'anima.
Come si fa ad affrontare la morte? Basta lasciar cadere la mente che non ci consente la riflessione.
Lei, la mente, ci dice che è inutile che ci pensiamo ora, siamo giovani e poi vedremo,
Dunque occorre cercare, cercare e poi cercare. "Lege, lege et relege", dicevano gli alchimisti, ma lo dicevano quelli fasulli, perchè leggere può far venire la smania di caire, ma non la possibilità di capire, perchè la ricerca non va fatta all'esterno bensì all'interno di se stessi.
Insomma, per dirla con Heidegger:
"La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca".
Ma non è vero, noi possiamo morire oggi stesso, anche se siamo giovani. Il pensiero è insopportabile e lo allontaniamo, ed è un bene perchè non reggeremmo.
Trovarsi di fonte alla morte è come morire, ma anche se ci troviamo realmente davanti alla morte la eludiamo. La mente ci chiude a tutto e rifiuta l'idea.
Chi ci riesce è come se affrontasse un mondo sconosciuto, anzi come se vi fosse un armageddon e si fosse sopravvissuti. da lì occorre ricostruire la vita.
Anche nei tarocchi esiste la morte e la rinascita, ed è proprio questo. Kalì è la Dea che ci fa affrontare la morte, perchè lei diventa morte prima e rinascita dopo. Assassina crudele prima e madre amorosa dopo.
Dunque per evolversi occorre affrontare la Luna Nera, cioè la Madre Oscura, la Morte. I tibetani facevano riti interminabili per giungere a quel punto, giravano la ruota del darma per giungere dinanzi alla Oscura Signora e pure i Sacri Misteri la prevedevano. Tanto è vero che si diceva che chi aveva compiuto i Misteri non temeva più la morte.
E solo chi l'aveva affrontata e oltrepassata poteva non averne più paura. Per tutti gli altri è ancora la Terrifica.
2 commenti:
Sarà che sono maschio, sarà che ho ricevuto un'educazione cattolica, sarà che - come disse la mia psicanalista - ho introiettato un' atmosfera di violenza, che ho personifucato in una "figura femminile persecutoria" , e che mi avrebbe fatto rifettare/rifiutare la materialità del mio corpo.
Comunque sia, ho sempre avuto una paura estrema della MIA morte, addirittura che mi alzo di soprassalto dalla sedia perché improvvisamente mi "ricordo" che dovrò morire.
Cobsigli?
La druga è una tartara superiore ma è un valar da lei discende verticale il cosmo del vada , morte è rinascita .
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