lunedì 31 marzo 2014

TOMBA TRACE DI SVESTARI



La Tomba trace di Sveštari (in bulgaro: Sveštarka grobnica) è un sepolcro monumentale di epoca trace che si trova nei pressi del villaggio di Sveštari, (a circa 250 miglia a nord-est di Sofia), nella regione di Razgrad, nel nordest della Bulgaria, in una zona archeologica ricca di testimonianze una tomba tracia del terzo sec. a.c...

Esso fu scoperto nel 1982, un edificio che rispecchia l’architettura dei Traci, una vasta popolazione che secondo Erodoto, per diffusione territoriale – dai Balcani alla Turchia – poteva essere un grande impero se solo non fosse stato molto frammentato. I Traci vissero in quella che è ora la Bulgaria e parte delle moderne Grecia, Romania, Macedonia e Turchia dal 4000 a.c. all´VIII sec. d.c., quando furono assimilati dagli invasori Slavi.

La tomba, del III secolo a.c., venne scoperta nel 1982, ed è un classico degli edifici di culto traci. Essa stupisce per la ricchezza degli ornamenti scultorei e per i suoi colori vivaci. La sua decorazione architettonica è tuttavia considerata unica, con cariatidi policrome per metà umane e per metà vegetali, oltre ai murali variamente dipinti.

La tomba venuta alla luce vicino al villaggio di Sveshtari è una delle scoperte archeologiche più sensazionali nel corso degli ultimi trenta anni in Bulgaria. Nel 1985 la tomba tracia di Sveštari è stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.



LE CARIATIDI

La cariatide, o canefora (portatrice di canestro) è una scultura utilizzata ad uso di colonna che rappresenta una figura femminile. Le figure maschili equivalenti si chiamano di telamone o atlante.

Secondo l'architetto Vitruvio, il nome (karyàtis) significherebbe "donna di Karya": le donne di quella città del Peloponneso sarebbero infatti state rese schiave, pur mantenendo le loro vesti e attributi matronali, dopo la sconfitta e la distruzione della loro patria, come punizione per l'appoggio fornito ai Persiani.

In seguito gli architetti greci le avrebbero raffigurate come sorreggenti il peso dell'edificio, per tramandare il ricordo dell'evento.

I Greci combatterono i Persiani nel V sec. a.c.., ma le cariatidi esistevano già dal secolo precedente, vedi il tesoro dei Sifni nel santuario di Apollo a Delfi. 

Di questo santuario e del suo dono profetico parla la Pitia nelle Eumenidi di Eschilo:

« Innanzi a tutto con questa preghiera fra tutti gli dèi la prima profetessa, Terra, io venero. 

E dopo di lei Themis, che con la madre, per seconda - a quanto si dice - sedeva sul trono della profezia; e poi toccò per terza a un'altra Titanide - erano d'accordo, e non ci fu violenza - e la figlia della Terra sedette sul trono: Febe. 

Fu lei a concedere a Febo il potere profetico, come dono natale. Da Febe, Febo prese il nome. »
Da qui possiamo capire che l'antico dono della profezia delle sacerdotesse di Tellus, Temi e Febe, venne sottratto da Apollo. E se è vero che Atlante sorreggeva il mondo le Cariatidi sorreggevano la Terra.

Ma le bellissime cariatidi dell'Eretteo, sull'Acropoli di Atene, a cui probabilmente Vitruvio si riferiva, non sembrano tradire la fatica del reggere un peso ma sembrano piuttosto rappresentare delle imperturbabili korai, delle divine fanciulle. 

Il loro nome deriva invece dalle antiche sacerdotesse di Karya, adoratrici di Dana Karia e dell'albero di noce.

Un tempio a Diana Caria esisteva in quel di Benevento, da cui la tradizione delle streghe e della danza intorno al noce, danza che effettivamente le sacerdotesse eseguivano attorno al noce.

Nella tomba trace dieci figure femminili sono scolpite in altorilievo sui muri della camera centrale, mentre le decorazioni delle lunette della volta sono l'unico esempio di questo tipo trovato finora nel territorio abitato un tempo dai Traci.

Si pensa che ciò sia il frutto della cultura dei Geti (o Daci), una popolazione molto antica e un po' misteriosa. Questo popolo infatti anticamente adorava Semele, la Dea Luna, poi declassata a donna ed amata da Giove, che partorì un Dio: Dioniso, che però negli attributi sembra spesso una femmina, cioè somiglia a Semele.

GIOIELLI DI UNA TOMBA TRACE
Queste cariatidi dunque sono metà donne e metà vegetali, come fossero incroci tra la donna e la vegetazione terrestre. Che significa? Significa che la Grande Madre, la Dea arcaica che fu adorata in ogni parte del mondo aveva come figlia la vegetazione.

Tutte le Grandi Madri all'inizio avevano figlie (vedi Demetra e Core) che poi si trasformarono in figli maschi, che in genere crescevano morivano e venivano assunti in cielo come la loro madre per congiungersi ad essa in qualità di mariti.

Pertanto negli antichi miti la vegetazione fu la Figlia della Dea, con sembianze in parte terrestri e in parte vegetali, ed esse sorreggono il mondo, cioè tutte le creature viventi che si nutrono grazie alla vegetazione o per mezzo di animali erbivori.

Lo stesso simbolismo è esposto nella cariatide canefora, cioè col canestro pieno di frutti, simbolismo che usarono varie Dee immagini della natura, come Opi ad esempio, oppure in seguito usarono il corno della capra Amaltea, eternamente rigurgitante vegetazione che nutre le creature terrestri.

All'inizio del I millennio a.c. si svilupparono nel nord della Tracia i più grandi centri culturali religiosi ed economici. 

Qui abitavano le tribù dei Geti di cui gli autori si affrettarono a raccontare sciocche e infami abitudini, cosa che accade in genere quando si deve dissacrare qualcosa che non vuole essere divulgato. 

Era infatti l'inizio dell'età del ferro sui Balcani, un momento di sconvolgimento economico e culturale, ma pur sempre operato dalle tribù matriarcali che scoprirono l'agricoltura.

BANCHETTO FUNEBRE


DESCRIZIONE

La tomba, appartenente al popolo Geti, probabilmente è appartenuta a un re o una persona di ceto molto elevato, come rivela la costruzione e decorazione della tomba. Questa è formata da un ingresso con due colonne che sorreggono un architrave decorato a rilievo da teste di bucrani, rosette e ghirlande. Prosegue poi in un corridoio (o dromos), un'anticamera e due camere rettangolari.

La tomba è composta da un vestibolo scoperto di m 2,60 X m 1,80, costruito da pietre irregolari, da un dromos di m 1,96 X m 1,12, con falsa volta alta m 2,25, e di una cupola (thòlos) a forma di alveare, del diametro di m 2,65 X m 3,25 di altezza. Dròmos e thòlos sono edificati in mattoni rivestiti esternamente con pietrame. L'accesso alla thòlos era chiuso da un cancello metallico, di cui restano visibili tracce. I colori predominanti delle pitture parietali sono il giallo, l'azzurro, il rosso, il lilla e il marrone scuro.

Le pareti del vestibolo sono coperte di stucco bianco a imitazione dell'incrostazione marmorea, il dròmos e la thòlos hanno le pareti coperte in basso con lastre di pietra, nere nel dromos e bianche nella tholos, più in alto invece le pareti invece sono colorate in rosso pompeiano, fino all'altezza dei doppî fregi, che nel dròmos corrono in alto, poco sopra all'imposta della volta a sezione irregolare. 
Il fregio inferiore del corridoio che conduce alla porta d'accesso della tholos, è ornato da racemi con pampini, disposti a volute, simmetricamente. Una modanatura doppia, cava e convessa, ed una fila di perle dividono questo fregio dal piano rosso della parete; un ornamento a dentelli tra le due cornici forma la base dei fregi superiori, che corrono in corrispondenza dei muri lunghi, dove sono rappresentate figure di armati a cavallo e fanti convergenti verso un gruppo centrale di due guerrieri appiedati posto uno davanti all'altro come in duello.


A est due guerrieri indossano lo scudo e lunghe lame ricurve, le classiche daciche; a ovest uno dei due poggia il ginocchio sinistro a terra. Accanto a vesti ed armi di tipo convenzionale (chitone corto e clamide, scudo di forma allungata, elmi di tipo attico e tracio), vi sono elmi a fondo piatto e risega nella parte centrale, elmi a corno e spade lunghe e curve, tipiche per l'inventario delle sepolture tracie di epoca ellenistica. Più che di un combattimento sembra trattarsi di ludi funebri.
La cupola della tholos, a forma di campana fortemente rastremata, è chiusa esternamente da un grande macigno quadrangolare grezzo all'esterno e lavorato al disotto in modo da inserirsi parzialmente a perfetta chiusura nel collo cilindrico della cupola

Internamente invece la cupola è decorata da due fregi. Questi mostrano, in quello più basso, un banchetto sepolcrale; in quello superiore una corsa di tre bighe al galoppo. Il fregio inferiore è delimitato in basso da una cornice e da un architrave tripartito con bucranî alternati a rosette, e in alto da una serie di ovoli, alla quale seguono dentelli, una cordicella e una finta gronda a testa di leone, tutto eseguito in pittura a chiaroscuro. Le tre bighe del fregio superiore sono collocate tra colonne, sempre pitturate, che fingono di sostenere la pietra di chiusura.

LA DEA

Dentro la camera centrale, dietro una porta decorata giacciono in posizione allineata il letto funerario del re o signore ed il letto dedicato alla regina o signora; sopra questi vi è un dipinto nel quale una Dea offre una corona al sovrano seduto su un cavallo e ai lati i servi che portano i loro doni allo stesso; sempre nella stanza centrale sono presenti scolpite in rilievo nella parete, dieci figure femminili danzanti e alte 1,20 m.

La coppia dei defunti nel fregio inferiore sta nella parete di fondo, seduta intorno a una tavola quadrata con tre piedi; la circondano servitori in fila. A sinistra, presso la figura maschile seduta, una donna velata offre un vassoio di frutta; segue un uomo che offre un calice di vino, due suonatrici di esili trombe e due cavalli accompagnati da un paggio e da un guerriero con elmo frigio; a destra due donne con doni per la donna seduta e dietro una quadriga con il cocchiere.



http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2012/08/tomba-reale-scoperta-in-bulgaria.html

Sensazionale scoperta archeologica in Bulgaria.

Il sito è stato riportato alla luce durante gli scavi nella riserva storico-archeologica "Sboryanovo", situata tra i villaggi Malak, Porovetz e Sveshtari, del comune Isperih, in Krapinetz River Canyon e nelle colline intorno.
 
La tomba è costituita da un passaggio (dromos) e tre camere quadrate: anticamera, camera laterale e camera sepolcrale principale, coperte da una volta semicilindrica.

La pianta dell'edificio offre un nuovo esempio interessante di edificio della Tracia. La decorazione della tomba è eseguita nello spirito dell'architettura contemporanea ellenistica. Il suo ingresso è fiancheggiato da due colonne rettangolari (antae). Sopra di loro c'è una piastra architrave con un fregio a rilievo, composto da stilizzate teste di bovini (bucrani), rosette e ghirlande. 

Dieci belle figure femminili con le mani alzate come cariatidi sono magnifiche. Misurano circa 1,20 m di altezza ciascuna e si presentano frontalmente. Indossano lunghi abiti senza maniche (chtons) legati con un nastro sottile sotto il seno.

Due letti funebri, ossa umane e le offerte sono state scoperte nella camera centrale. Con i dettagli in pietra sparsi è stato possibile ricostruire la facciata della tomba a edicola - naiskos, costituita da pilastri, cornicioni e un frontone, e chiusa con tre porte di pietra. Il letto funebre è maestoso e rappresenta un simbolo del confine tra la vita e la morte. 

DIADEMA O CORONA

L'edicola isola la tomba del sovrano divinizzato - la parte più sacra della tomba - dal resto del luogo. Al centro della composizione la Dea sta offrendo un anello d'oro al sovrano, rappresentato come un cavaliere di fronte a lei. Su entrambi i lati ci sono processioni di servi e portatori con armatura che trasportano diversi doni in mano.

La tomba è stata costruita a Sveshtari intorno a 2300 anni fa, un’epoca che coincide con una grande ondata politica, economica e culturale della tribù trace dei Geti. La decorazione architettonica della tomba è ricca e perfetta, e testimonia il potere politico del sovrano.

"La tomba più ricca mai scoperta in terra di Tracia. La ricchezza al suo interno è incommensurabile: una corona di foglie d' oro, un grosso anello, splendidi rhyton (bicchieri a forma di corno) d' argento, coppe in oro, argento e bronzo, e decorazioni in oro e argento di un' armatura e di finimenti per cavalli. 
E il defunto è stato sepolto assieme ai suoi cavalli e al suo cane. Secondo gli archeologi era sicuramente un re, forse proprio quel Seute I sotto la cui guida il regno tracico raggiunse il suo massimo splendore. 

Ma per ora è solo un' ipotesi. Mentre è quasi certo che la maschera d' oro scoperta nell' agosto dell' anno scorso vicino alla città di Kazanlak, un centinaio di chilometri più a ovest, copriva il volto di Seute III, il re tracio che seppe ribellarsi a Filippo di Macedonia. E farsi seppellire con molto più sfarzo: la sua maschera è d' oro massiccio e pesa ben 690 grammi (la famosissima maschera di Agamennone è di foglia d' oro e pesa solo 60 grammi), e intorno a sé aveva altri 73 oggetti di cui addirittura 20 d' oro. "La più grande tomba tracia mai scoperta", aveva detto allora l' archeologo Georgi Kitov."

"La Bulgaria sembra davvero essere un paradiso archeologico al momento, dopo aver trovato la più antica città preistorica europea, gli archeologi hanno inciampato su un altro grande tesoro, in una zona diversa. 

I reperti sono stati datati alla fine del IV e l'inizio del III secolo a.c., e sono stati trovati in circa 150 antiche tombe. 

Il tesoro comprendeva un anello d'oro, 44 rappresentazioni figura femminile e 100 bottoni dorati."



Yahoo! News

NUOVO TESORO D´ORO IN BULGARIA


- Gli archeologi hanno dissotterrato un tesoro d´oro di 2, 400 anni in un´antica tomba della Tracia nell´est della Bulgaria.

Il seppellimento ricco d´oro è stato scoperto da un gruppo di archeologi, che lavorano agli scavi presso il villaggio di Zlatinitsa, a circa 290 km ad est della capitale Sofia.

Tra le scoperte più importanti, si possono citare un anello d´oro, un boccale a forma di corno, e molti pezzi d´oro e d´argento di armature e finimenti per cavalli, ha dichiarato il prof. Bozhidar Dimitrov.

"Si deve essere trattato di un funerale estremamente ricco, a suggerire che l´uomo seppellito potrebbe essere stato un re della Tracia" ha dichiarato Dimitrov. "Nonostante non sia stato seppellito secondo le tradizioni della Tracia, tutti gli oggetti recano elementi dell´immaginario artistico della Tracia"

Il corpo del re giaceva in un´ampia fossa rivestita di legno massiccio, insieme con due cavalli ed un cane, mentre i re della Tracia erano solitamente seppelliti in ampie tombe di pietra sotto enormi tumuli di terra.

"Ceramiche greche trovate nella tomba ci hanno aiutato a datare sicuramente l´intero seppellimento al 360-370 a.c." ha dichiarato Dimitrov.

Secondo un´ipotesi, la tomba scoperta di recente potrebbe essere stata più antica di quella del governatore della Tracia Seutus, che si dichiarò re e usò i mercenari greci per opprimere le tribù locali della Tracia. Il suo governo è stato descritto dall´antico cronista greco Senofonte, ha spiegato Dimitrov.
"Gli scavi continuano, e nuove scoperte emergono ogni 10 minuti" ha aggiunto.

Migliaia di tumuli traci sono diffusi per tutta la Bulgaria, e le scoperte archeologiche suggeriscono che i Traci stabilirono un regno potente nel V secolo a.c. Una delle loro capitali sembra essere stata l´antica città di Seutopolis, le rovine della quale si trovano attualmente sotto il lago artificiale presso la città di Kazanlak, 200 km ad est di Sofia.

A dispetto delle numerose scoperte archeologiche, poco è dato sapere dei numerosi re Traci, perché non sono mai state trovate iscrizioni in lingua tracia e nessun alfabeto; e sembra che l´antico popolo rifiutasse di usare le lettere greche. -



COSA MANCA IN QUESTE RELAZIONI?

Si parla di tomba regale ma solo del re, quasi mai della regina, le tombe sono allineate insieme e lo scheletro della regina è conservato molto meglio di quello del re, eppure quasi nessuno ne parla. 

Nel dipinto dei due coniugi che operano il banchetto funebre si nota che la donna poggia la mano volta in basso sopra la mano volta il alto del marito o comunque dell'officiante maschio, come fosse lei a inviare le energie del rito. 

Chiunque sia pratico di riti magici nelle varie parti del mondo sa che questo gesto è universale. 

L'officiante sta:
- con le mani alzate o a coppa per ricevere l'energia divina 
- o con le palme in avanti di fronte agli officiati che devono tenere le loro abbassate e con le palme volte verso l'alto
- o con la mano sopra la mano dell'officiato ma con la palma in basso mentre l'officito tiene la sua con la palma in basso.

Questo perchè l'officiante è colui che dà mentre l'officiato, il fedele, il seguace insomma, è la parte passiva che riceve le energie.

Qui l'uomo è attivo nell'amministrazione del rito ma è passivo nel ricevere le energie dalla donna.

Nessun cenno poi si fa sul fatto che i monili, ritrovati in tombe coeve e dello stesso sito, riportano immagini di divinità femminili e non una maschile. Non ci vuole molto a capire che si tratta di una civiltà che conserva ancora un certo matriarcato, tanto che la regina, o la consorte occupa pari posto accanto all'uomo, sia nel sedersi che nella tomba.

Le immagini della Dea sono onnipresenti, come piastre d'oro per adornare la veste da cerimonia e come ciondolo o pendaglio. Rispetto alla veste è più facile presupporre che l'immagine divina femminile sia ripetuta sulla sacerdotessa regina che sulla veste del re.

I rilievi in pietra nella tomba a teste di bucranio rimandano ad un antico uso matriarcale, anche se successivamente esso fu adottato dai greci e pure dai romani. Il simbolo della Dea Luna Piena e della Dea Luna Nera fu una caratteristica del matriarcato. La Dea veniva raffigurata con la cornucopia, cioè il corno della vacca (o della capra in Grecia, o del bisonte in Francia ecc.) che dà frutti, cioè è colma o è vuota, cioè non contiene vita.

Il simbolo della Dea era triplice e duplice, triplice come colei che dà la vita, che la accresce cioè che nutre e che dà la morte e questa era la Trinità divina. Poi c'era la duplice Dea semplificata in colei che presiede alle nascite e alla morte, la prima simboleggiata colla testa di bue e la seconda col cranio di bue.

Ovviamente nel sepolcro la Dea compare con i simboli dei bucrani e dei serti che li uniscono, un eterno giro della stessa Dea che è vita e morte.

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