IL SEMIDESERTO DI WADI |
La Giordania è famosa per i suoi antichi siti, soprattutto per quello di Petra, considerato uno delle "Nuove 7 meraviglie del mondo". Ma c'è un turismo archeologico che non prende il via, come fosse un turismo inferiore: cosa ci sarebbe mai da scoprire nei popoli primitivi, quando per un milione di anni gli umani avrebbero solo scheggiato pietre come dei ritardati senza concludere altro? Forse dipende dal fatto che tutta la nostra preistoria è artatamente misconosciuta, per tema che offuschi quella storia gloriosa e guerriera dominata dal maschio.
Più di 25 anni di ricerca nel Wadi Faynan , un paesaggio spettacolare nel sud della Giordania, tra le montagne di Edom e il confine israeliano, ha scoperto alcune delle più significative dell'archeologia del Medio Oriente, ma che attualmente giace inutilizzata.
Questi primi insediamenti neolitici risalgono a ben 12.000 anni fa, quando gli uomini, grazie alle donne, iniziarono a scoprire l'agricoltura.
Le tribù nomadi spostandosi si fondevano o scindevano venendo a contatto con usi e culture diverse, il che ampliò la loro civiltà diffondendo sempre di più la nuova risorsa dell'agricoltura.
Strutture come la torre di Gerico in Cisgiordania e Göbekli Tepe nella Turchia meridionale fanno capire che diverse genti si unirono intorno ad attività e rituali comuni.
Il Neolitico è stato uno dei cambiamenti più importanti nella storia umana, quando le innovazioni di insediamenti stabili , agricoltura, addomesticamento e la religione comunale reciprocamente informati a vicenda. Il sito di ' Wadi Faynan 16' è costituito da un gigantesco anfiteatro, antesignano dell'agorà greco o del foro romano, l'edificio anzi la serie di edifici che servivano per le riunioni conviviali e decisionali che costituirono la base sociale delle prime comunità di tutto il mondo.
L'abbondanza di siti neolitici nella zona significa che i visitatori possono seguire la crescente complessità di queste comunità, tracciando come i loro esperimenti sociali ci ha dato le basi per la vita che conosciamo oggi.
A questo probabilmente servì la torre di Babele che raccoglieva attorno a sè gente con linguaggi diversi.
La favola biblica secondo cui gli uomini parlassero una unica lingua suddivisa poi da Dio perchè gli uomini volevano innalzarsi fino a lui è simile a quella dei Titani che volevano scalare l'Olimpo.
Mentre il matriarcato unisce ed evolve in sintonia con la Madre Natura, il patriarcato ha un Dio Padre Padrone molto geloso della sua supremazia che vuole obbedienza fino alla prostrazione e non ama che l'uomo sia troppo indipendente o che si evolva troppo.
Il Dio israelita si arrabbia perchè gli uomini mangiano la mela, frutto dell'albero della Conoscenza, e Giove si arrabbia perchè Prometeo regala il fuoco agli uomini.
Nel matriarcato La Dea aiuta gli uomini a scoprire l'agricoltura, a forgiare i vasi per cuocere e per mantenere il cibo, a costruire le case, a fabbricare le navi. a costruire l'erpice, la costruzione delle armi invece è patriarcale.
Nel matriarcato mancava dunque quello spirito di conquista e supremazia che fu caratteristico delle civiltà mascoline e maschiliste, al contrario di esse le civiltà matriarcali si riconoscevano nell'uguaglianza delle genti in quanto tutti figli della stessa Dea.
Mentre il Dio Padre assunse nomi diversi che spesso non si riconobbero tra loro, nelle società matriarcali il nome della Dea contava poco, perchè Lei era la natura e la Terra che ospitava e nutriva le creature.
RESTI DELL'AMFITEATRO DI WADI FAYNAN |
LO 075
C'è una struttura di 4.500 mq posta in Giordania a sud del fiume Giordano, importante per l'epoca antichissima ma pure per il particolare momento che segnò il passaggio tra la civiltà dei cacciatori-raccoglitori, nomadi o itineranti, e le società sedentarie che riuscirono a procacciarsi il cibo attraverso la semina e la cultura delle piante commestibili.
Giungiamo così all'edificio di forma ovale di Wadi Faynan, conosciuto semplicemente come O75, che risale nientemeno che a 11700 anni fa e che, secondo Bill Finlayson, direttore del Council for British Research nel Levante, che ha condotto gli scavi: "Sembra essere stato costruito scavando una buca e poi il rivestimento delle pareti con una consistente miscela di fango".
Un piano infatti è stato costruito con intonaco di fango e circondato da due file di panche, profonde tre piedi e alte uno e mezzo, praticamente dei sedili che ricordano un anfiteatro. Alcuni fori indicano che un tetto copriva una parte della struttura.
La O75 è la più grande delle tre, misura m 22 x 19 ed è fatta di mattoni di fango. C’è una zona centrale circondata da vari livelli circolari tipo anfiteatro. La sua funzione, secondo i ricercatori, era legata alla trasformazione degli alimenti e a rituali collegati al cibo. Una struttura simile era stata scoperta anche a Jerf el Ahma, un sito in Siria di 11.500 anni fa, ma questo in Giordania è tre volte più grande.
Al Wadi Faynan 16, tra gli 11.600 e i 10.200 anni fa, si coltivavano piante selvatiche come orzo, pistacchi e fichi, e si allevavano o cacciavano capre, bovini e gazzelle.
Alcuni reperti, tra cui mortai per macinare trovati in piattaforme rialzate al centro della struttura , suggeriscono che la gente dell'epoca potrebbero aver utilizzato l'edificio come sede per coltivare collettivamente delle piante, come l'orzo e il pistacchio. Lo O75 poteva inoltre fornire uno spazio per le riunioni comuni, per conservare il cibo, come rifornimento comunitario per varie genti e per la gestione della comunità o per riunioni di tipo cultuale-religioso.
Ora è evidente che solo una comunità matriarcale potesse accogliere genti diverse senza fare guerre e senza supremazia. E solo nel matriarcato ci si preoccupava soprattutto del benessere comune scambiandosi le conoscenze e il cibo.
L'edificio O45 misurava m 5,5 x 4,5 era di forma ellittica, fatto con terra battuta, e diviso in più compartimenti, forse utilizzato per la conservazione del cibo.
La struttura O12 era la più piccola: misurava m 5 x 3, anch’essa di forma ellittica, si trovava circa 2 m sottoterra ed era divisa in due stanze, anche questa doveva servire come magazzino.
Le tre strutture si trovano all’interno di un gruppo di altri edifici sparsi per un ettaro. Nessuno di questi sembra però essere una casa. Si propende perciò per edifici comunitari, per una società che metteva tutto in comune: i semi, le derrate, gli strumenti per lavorare e coltivare. Una società simile doveva essere molto coesa e con poche distanze sociali, insomma quella che oggi si direbbe una "comune", dove tutto è di tutti.
Il WF16 è un sito di Wadi Faynan nel sud della Giordania del Periodo Preceramico Neolitico A (PPNA), e le date rilevate al radiocarbonio indicano un'occupazione tra il 11.600 e 10.200 a.c. Esso è considerato la prima manifestazione di una economia agricola del mondo, con villaggi occupati da gruppi sedentari che praticano la coltivazione. Il PPNA uscì da oltre due milioni di anni di caccia e raccolta e pose le basi delle prime civiltà. Tuttavia, nonostante più di 50 anni di ricerca, la nostra comprensione della società PPNA resta limitata. Come mai?
Il sito ha una notevole profondità di stratigrafia contenente strutture ben conservate e realizzate con varie tecniche di costruzione, con strutture semisotterranee, resti organici ben conservati, sepolture umane e diversi manufatti tra cui strumenti in pietra scheggiata, utensili di pietra per la terra, oggetti artistici e perline.
Molti dei reperti più a nord erano stati troncati dallo scavo di un grande letamaio a pozzo di 20 m di diametro, una raccolta di escrementi, rifiuti e residui di piante che serviva a tenere pulita la zona ma pure a concimare la terra. Ciò indica un importante investimento di tempo e di energia, nonchè una comunità capace di organizzarsi per un lavoro comune di pubblica utilità.
L'area ha ospitato anche un'altra rivoluzione nella società umana: Wadi Faynan è il paesaggio meglio conservato dell'antica mineraria e metallurgia nel mondo. La metallurgia è iniziata in questa regione con il rame, tolto dalla terra qui già nel V ° millennio a.c. e il paesaggio è disseminato di centinaia di miniere di questa e di epoche successive.
GOBEKLI TEPE |
Khirbet Faynan
Il grande tumulo macerie di Khirbat Faynan è il sito di insediamento principale della regione. Khirbet Faynan (in arabo " le rovine di Faynan ") è il nome di un insieme di rovine nel Wadi Faynan, un deserto nella Riserva Nazionale di Dana del sud della Giordania, con una delle più antiche e più lunga sostenute miniere di rame del mondo, comprendenti cunicoli, frammenti di parete, siti di fusione, depositi di scorie e grandi strutture. Depositi di crisocolla e di altri minerali di rame si trovano in strati spessi pochi metri in depositi pianeggianti di arenaria, dolomie e scisti.
Khirbet Faynan è stata generalmente identificata con Punon o Phaino (greco), una delle 40 stazioni del Vecchio Testamento nella storia degli Israeliti erranti nel deserto.
Wadi Faynan conteneva i più grandi depositi di rame in Medio Oriente. Vi furono estratti anche altri minerali come piombo, argento, oro e manganese, ma soprattutto il rame. Questi depositi sono stati ampiamente estratti dal Calcolitico finché non furono esauriti durante il periodo romano.
Indagini sulla metallurgia del rame a Wadi Faynan 16 (Mithen et al, 2011) hanno identificato una struttura rituale comune che i ricercatori confrontano col centro di culto anatolico di Göbekli Tepe.
Con l'Età del Ferro (1200 - 500 a.c.) l'estrazione e la fusione del rame avevano raggiunto quantità industriali e centinaia di forni avrebbero illuminato l'antico cielo notturno. Ne restano miniere profonde, montagne giganti di materiali lavorati e fortezze costruite per proteggere il bene prezioso. Con l'età del Ferro però in varie parti del mondo sorse il patriarcato, iniziarono le conquiste e le guerre. Il ruolo della donna passò in secondo piano e iniziarono i tentativi maschili e individuali di supremazia sugli altri. Ebbe luogo così l'infelicità sulla terra.
IL CIMITERO
Il grande tumulo macerie di Khirbat Faynan è il sito di insediamento principale della regione. Khirbet Faynan (in arabo " le rovine di Faynan ") è il nome di un insieme di rovine nel Wadi Faynan, un deserto nella Riserva Nazionale di Dana del sud della Giordania, con una delle più antiche e più lunga sostenute miniere di rame del mondo, comprendenti cunicoli, frammenti di parete, siti di fusione, depositi di scorie e grandi strutture. Depositi di crisocolla e di altri minerali di rame si trovano in strati spessi pochi metri in depositi pianeggianti di arenaria, dolomie e scisti.
Khirbet Faynan è stata generalmente identificata con Punon o Phaino (greco), una delle 40 stazioni del Vecchio Testamento nella storia degli Israeliti erranti nel deserto.
Wadi Faynan conteneva i più grandi depositi di rame in Medio Oriente. Vi furono estratti anche altri minerali come piombo, argento, oro e manganese, ma soprattutto il rame. Questi depositi sono stati ampiamente estratti dal Calcolitico finché non furono esauriti durante il periodo romano.
Indagini sulla metallurgia del rame a Wadi Faynan 16 (Mithen et al, 2011) hanno identificato una struttura rituale comune che i ricercatori confrontano col centro di culto anatolico di Göbekli Tepe.
Con l'Età del Ferro (1200 - 500 a.c.) l'estrazione e la fusione del rame avevano raggiunto quantità industriali e centinaia di forni avrebbero illuminato l'antico cielo notturno. Ne restano miniere profonde, montagne giganti di materiali lavorati e fortezze costruite per proteggere il bene prezioso. Con l'età del Ferro però in varie parti del mondo sorse il patriarcato, iniziarono le conquiste e le guerre. Il ruolo della donna passò in secondo piano e iniziarono i tentativi maschili e individuali di supremazia sugli altri. Ebbe luogo così l'infelicità sulla terra.
IL CIMITERO
Sono stati trovati ventisette sepolture. Quasi tutte contenevano inumazioni singole, ma due erano multiple. Le sepolture erano tagliate nelle pareti o sotto i pavimenti. La Sepoltura B32 è stato il primo scavo e conteneva il maggior numero di individui, con un deposito di dieci grandi frammenti cranici accuratamente accatastati.
Quasi tutti i manufatti sembrano essere PPNA. Più di cento perle e ciondoli sono stati recuperati tra cui pezzi realizzati in pietra verde (malachite) e la conchiglia. Le biglie comprendono piccoli distanziatori insieme con perline più grandi con forme forate sia singole e doppie.
Oggetti decorati recuperati comprendono varie pietre incise, piastre decorate e oggetti più ambigui. Particolare il domino e una piccola targa in pietra verde con un motivo interessante ricordano fortemente di un manufatto simile che si trova a PPNA Netiv Hagdud.
SF238 è una piccola scultura di pietra calcarea raffigurante un volto umano. Sul retro un altro volto umano, questa volta in una posizione capovolta.
A nostra conoscenza questo è l'unico elemento ancora scoperto nel PPNA, anche se piccole sculture in pietra raffiguranti volti umani singoli sono stati trovati in diversi siti di grandi dimensioni PPNA come Mureybet , Gerico e Jerf al Ahmar.
A che servivano questi oggetti non è chiaro, o almeno non lo è finchè non cerchiamo di entrare nella mentalità primitiva. All'epoca era importante segnare il tempo e quelle specie di tavolette a domino servivano a segnare le lune dell'anno per avere l'idea di quando seminare.
La semina dovette essere una fissa per i primi agricoltori e per capire quando eseguirla avevano come strumento solstizi ed equinozi, ma per sapere quando potessero grosso modo accadere avevano il mestruo delle donne, che si verificavano ogni 28 giorni, per questo gli antichi calendari erano tutti lunari, e alcuni, come quello ebraico, lo sono tutt'oggi e contano 13 mesi anzichè 12.
Infilando piccole liane nei fori si capiva quante lune erano passate dal solstizio o dall'equinozio. I primi calendari, indispensabili per l'agricoltura, furono matriarcali e in diverse parti del mondo si servirono di queste pietre o ossa bucherellate, o di fili di lana attaccati agli alberi, e pure di chiodi di rame infissi nei templi.
In quanto alle placche col motivo dei serpenti sopra e sotto, trattavasi dell'antichissimo simbolo della Grande Madre, colei che dà vita e morte, simbolo che si ripete nel ciondolo del volto che nel suo retro riporta la stessa faccia rovesciata.
Tutte le antiche civiltà furono del resto matriarcali, ma il matriarcato è stato negato e i suoi siti misconosciuti.
Quasi tutti i manufatti sembrano essere PPNA. Più di cento perle e ciondoli sono stati recuperati tra cui pezzi realizzati in pietra verde (malachite) e la conchiglia. Le biglie comprendono piccoli distanziatori insieme con perline più grandi con forme forate sia singole e doppie.
Oggetti decorati recuperati comprendono varie pietre incise, piastre decorate e oggetti più ambigui. Particolare il domino e una piccola targa in pietra verde con un motivo interessante ricordano fortemente di un manufatto simile che si trova a PPNA Netiv Hagdud.
SF238 è una piccola scultura di pietra calcarea raffigurante un volto umano. Sul retro un altro volto umano, questa volta in una posizione capovolta.
A nostra conoscenza questo è l'unico elemento ancora scoperto nel PPNA, anche se piccole sculture in pietra raffiguranti volti umani singoli sono stati trovati in diversi siti di grandi dimensioni PPNA come Mureybet , Gerico e Jerf al Ahmar.
A che servivano questi oggetti non è chiaro, o almeno non lo è finchè non cerchiamo di entrare nella mentalità primitiva. All'epoca era importante segnare il tempo e quelle specie di tavolette a domino servivano a segnare le lune dell'anno per avere l'idea di quando seminare.
La semina dovette essere una fissa per i primi agricoltori e per capire quando eseguirla avevano come strumento solstizi ed equinozi, ma per sapere quando potessero grosso modo accadere avevano il mestruo delle donne, che si verificavano ogni 28 giorni, per questo gli antichi calendari erano tutti lunari, e alcuni, come quello ebraico, lo sono tutt'oggi e contano 13 mesi anzichè 12.
Infilando piccole liane nei fori si capiva quante lune erano passate dal solstizio o dall'equinozio. I primi calendari, indispensabili per l'agricoltura, furono matriarcali e in diverse parti del mondo si servirono di queste pietre o ossa bucherellate, o di fili di lana attaccati agli alberi, e pure di chiodi di rame infissi nei templi.
In quanto alle placche col motivo dei serpenti sopra e sotto, trattavasi dell'antichissimo simbolo della Grande Madre, colei che dà vita e morte, simbolo che si ripete nel ciondolo del volto che nel suo retro riporta la stessa faccia rovesciata.
Tutte le antiche civiltà furono del resto matriarcali, ma il matriarcato è stato negato e i suoi siti misconosciuti.
Nessun commento:
Posta un commento