mercoledì 30 gennaio 2019

I VASI FUNERARI DI CANOSA - I

FIG.1

"Uno degli acquerelli di Prosper Biardot dedicati alla sua collezione di vasi funerari di Canosa, 1872. Fu in particolare questo askos ad attrarre l’attenzione dello storico delle religioni Johann J. Bachofen, che in esso vide una summa della dottrina orfico-pitagorica sull’immortalità dell’anima".

di Redazione FdS

"La pubblicazione di Biardot risale al 1872, ossia a circa trent’anni dopo la scoperta (1845) del complesso dell’ipogeo Lagrasta I scavato nella calcarenite a Canosa (è il più grande di un totale di tre e caratterizzato da un ampio corridoio di accesso in discesa da cui si ripartono nove camere sepolcrali di una tomba aristocratica del IV sec. a.c. appartenuta ai cosiddetti Principi della Daunia. In fondo al corridoio si apre la stanza principale, riservata al capofamiglia, con vasto vestibolo. Presenta inoltre dei graffiti, le firme degli artigiani che lavorarono l’ipogeo)."

Effettivamente il vaso comporta unicorni, pegasi alati e una Dea regina con tanto di ali.

NIKE

LA DEA CON LE ALI

La Dea con le ali riguarda qualcosa? Ma si, non ci si può sbagliare, si tratta della Nike, quella che i romani chiamavano Victoria, Vittoria, ma vittoria su chi?

Per i romani che stavano sempre in guerra era contro i nemici ma in origine Nike era greca, e antecedente al pantheon greco governato da Zeus.

Perchè Nike era una Titanessa, cioè appartenente al mondo antichissimo precedente quello di Zeus, di Saturno e pure di Urano. Era il mondo dei Titani e delle Titanesse.

"Stige, figlia di Oceano, generò, unita a Pallante,
Rivalità e Vittoria dalle belle caviglie,
dentro il palazzo di lui, e Potere e Forza generò,
illustri suoi figli, lontano dai quali
di Zeus non c’è casa né sede,
né c’è via per cui ad essi il Dio non comandi,
ma sempre presso Zeus che tuona profondo
hanno la loro dimora.

La Teogonia narra che Stige rispose per prima alla chiamata di Zeus per lottare contro i Titani; per questo Rivalità, Vittoria, Potere e Forza risiedevano sempre presso Zeus. Secondo l’inno omerico ad Ares, invece, Ares era “padre di Nike gloriosa”.

LA GORGONE
Nike era però nelle mani di Athena, anzi nella sua mano, come dire che se non sei Atena, cioè una combattente, non ottieni la Nike, cioè la Vittoria. Tutto qui? Tutto questo popò di statua per un significato così banale?

Bisogna vedere, perchè forse la vittoria a cui allude Athena non è una vittoria su una battaglia o su un evento, forse allude a una vittoria dell'anima.

Per gli orfici, Nike era “dal dolce suono”, un epiteto che in Esiodo era stato riservato alle Muse, e le dedicarono un inno.

Nike è la vittoria e il trionfo, ma non li procura, bensì li sancisce, ponendo la corona d'alloro sulla testa del vincitore, chiunque egli sia.

Ma Nike non è l'unica ad avere le ali, per esempio le ha pure la greca Gorgone o Medusa che dir si voglia, che altri non era se non una delle Gorgoni. Questa Gorgone però sembra avere quattro ali, e corre, corre veloce, ma dove corre?

DEA KALI'
La Gorgone è tremendamente brutta, è un mostro con le zanne e la lingua di fuori, ricorda qualcuno, chi? Ma si è lei, la Dea Kalì, anch'essa orrido mostro.

Kali è la morte che tocca a tutti ma che nessuno osa affrontare, rifugiandosi nelle varie religioni che promettono vita eterna senza trasformazione, magari perdendo il corpo ma con la solita mente elucubrante. Kalì e la Gorgone sono la stessa cosa, sono la verità che fa tanto paura agli uomini.

Chi invece osa affrontare la morte in vita scopre un mondo chiuso agli altri, ma non la morte reale bensì il concetto della morte.

Qualcuno la chiama la "Piccola morte", gli esoteristi la chiamavano "La morte iniziatica", gli alchimisti la chiamavano "L'opera al nero" o il "Caput mortuum", ma non si tratta di affrontare prove pericolose per la propria vita come tanti fantasiosi hanno scritto, anzi non si tratta nemmeno di prove, è un percorso di consapevolezza e basta.

La Gorgone è in corsa, perchè la mente corre, perchè la vita corre, ti volti e sei grande, ti volti e sei vecchio. Che differenza c'è tra la Gorgone e la Kalì? Nessuna.

Che differenza c'è tra la Kalì e la Gorgone e la serena Nike?
Una grande differenza, le due prime Dee sono sottoposte alla necessità, Nike invece ha vinto, s'è liberata.



GLI UNICORNI

E gli unicorni? L'unicorno è un cavallo bianco dotato di poteri magici, con un unico lungo corno avvolto a spirale sulla fronte. In alcune descrizioni hanno anche una coda da leone e zoccoli bipartiti.

L'unicorno sarebbe un simbolo di saggezza, che nell'immaginario cristiano poteva essere ammansito solo da una vergine. 
Nella tradizione medievale, il corno a spirale è detto alicorno, e gli veniva attribuita la capacità di neutralizzare i veleni. 

Questa virtù venne desunta dai resoconti dello storico greco Ctesia di Cnido (V sec. a.c.) sull'unicorno in India, usato dai governanti del luogo per fabbricare coppe in grado di rendere innocui i veleni.  Questo essere mitologico era molto diffuso nelle raffigurazioni della civiltà della valle dell'Indo, così come lo era per i Sumeri dell'Antico Egitto.

Mentre negli animali usuali le corna sono a coppia (nel rinoceronte il corno non è di corno ma di peli), nell'unicorno il corno è unico. 

"Quando di due farete uno", predica il Cristo nel Vangelo di S. Tommaso, "potrete dire alle montagne di gettarsi in mare e quelle lo faranno". 

Naturalmente non allude al corno ma all'unificazione del soggetto non più diviso nella mente e nell'anima. Noi siamo sempre divisi in due, con una parte che va in una direzione e un'altra che va da un'altra parte. L'unicorno è il simbolo della riunificazione, quindi della Vittoria.

PEGASO

IL PEGASO

Pegaso, il cavallo alato, nacque dal terreno insanguinato quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Il re di Serifo inviò Perseo a uccidere Medusa, per poterne sposare la madre, Danae, che evidentemente i suoi anni se li portava ancora bene, visto che aveva un figlio adulto.

Perseo rintracciò le Graie, togliendo loro l'unico dente e l'unico occhio finché esse non gli indicarono la dimora delle ninfe dello Stige che senza farsi pregare dettero all'eroe dei sandali alati, una sacca e l'elmo dell'invisibilità di Ade; da Ermes ricevette inoltre un falcetto adamantino.

O lui era tanto simpatico o Medusa era tanto antipatica, perchè l'aiutarono tutti, ma non finisce qui! Secondo alcuni venne inoltre condotto da Atena a Samo, per mostrargli tre simulacri delle Gorgoni onde riconoscere Medusa. 

Raggiunte le Gorgoni, le trovò che dormivano: con la mano guidata da Atena e guardandone il riflesso nello scudo per evitare di restare pietrificato, Perseo decapitò Medusa, e dalla ferita uscì subito il cavallo alato Pegaso.

Svegliatesi, le sorelle di Medusa tentarono di inseguire Perseo ma questi, invisibile, fuggì in groppa a Pegaso, portando con sé la testa della Gorgone nella sacca. Insomma di per sè lui non aveva fatto niente, però passò per un grande eroe.

Pegaso è un'altra immagine dell'anima vittoriosa, nata però da una Dea Serpigna (La Grande Madre nell'aspetto mortifero), dallo specchio che aiuta a vedere se stessi e dal falcetto d'argento che stacca l'anima dal corpo. Insomma Perseo ha vinto la morte, o, per dirla più realisticamente ha vinto la paura della morte.



E IL DELFINO?

Sacro a Venere per la sua capacità di stare fuori nell'acqua come nelle profondità. Così l'anima dell'uomo può immergersi nell'inconscio e riemergere nella realtà diurna.

Bachofen aveva ragione, ovvero aveva in  parte ragione, perchè per avere la sua immortalità l'anima deve vincere le sue battaglie. Deve diventare alata, cioè partecipare dell'invisibile mondo, dopo aver attraversato le paludi della morte.

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