I KURGANS
Pubblicato da Grazia Terenzi
"Grande sensazione destò, tra il 1992 e il 1995, al proposito, la scoperta dei kurgans, tumuli sepolcrali di genti nomadi, al confine tra la Russia e il Kazakhstan. Al loro interno gli archeologi recuperarono resti umani sia maschili che femminili, ma furono particolarmente incuriositi da alcuni scheletri femminili.
Si trattava di scheletri di donne molto alte rispetto alla media dell'epoca (VI-IV sec. a.c.), seppellite con pugnali e spade e un corredo degno di un guerriero. Al fianco di una delle giovani vi era anche una faretra con 40 frecce dal puntale in bronzo e un'altra freccia, piegata, riposta accanto al costato della defunta, a significare una morte violenta in battaglia.
Si trattava di scheletri di donne molto alte rispetto alla media dell'epoca (VI-IV sec. a.c.), seppellite con pugnali e spade e un corredo degno di un guerriero. Al fianco di una delle giovani vi era anche una faretra con 40 frecce dal puntale in bronzo e un'altra freccia, piegata, riposta accanto al costato della defunta, a significare una morte violenta in battaglia.
Nel 1993 fu, poi, ritrovata la mummia della cosiddetta "Principessa degli Altai", estremamente ben conservata nei ghiacci siberiani. Si trattava di una donna con il corpo completamente coperto di tatuaggi, armi e monili.
Sulle braccia vi erano i tatuaggi di un cervo e di un muflone; sul ventre il disegno di un giaguaro. La donna aveva tratti europei ed occhi chiari, fu deposta, alla sua morte, in un tronco di larice e con lei furono sepolti sei cavalli con selle e finimenti preziosi. Era, inoltre, avvolta in una camicia di seta, indossava una gonna di lana e calze di feltro."
LE AMAZZONI AMERICANE
Francisco Orellana, (Trujillo, 1511 – Rio delle Amazzoni, 1546) esploratore e conquistatore del nuovo mondo, separato dal grosso della spedizione, proseguì in un avventuroso viaggio lungo il Napo, il Marañón e il Rio Negro raggiungendo infine la foce del Rio delle Amazzoni (1540-41), che da lui fu così chiamato, perché qui avvenne l'incontro con donne guerriere.
VENERE COMBATTENTE |
«Molto alte e chiare; hanno chiome molto lunghe e arruffate. Sono molto robuste e girano nude senza vergognarsi con arco e frecce tra le mani, combattendo come dieci indios».
"raggiungendo infine la foce del Rio delle Amazzoni (1540-41), che da lui fu così chiamato, perché "ritenne" di aver incontrato donne guerriere".
Ritenne? Orellana aveva episodi deliranti? Aveva scritto cose che facevano di lui un grande bugiardo o un grande visionario? Assolutamente no, ma le donne guerriere non sono ammissibili, come non lo sono le Amazzoni. Per cui di Orellana non c'è da fidarsi.
Purtroppo per loro le guerriere non riuscirono a respingere Orellana e tutto ciò che venne al suo seguito, ma in parte l’esploratore rese loro giustizia lasciandone un ricordo indelebile, e cioè intestando alle fiere donne guerriere uno dei corsi d’acqua più grandi e famosi del mondo: il Rio delle Amazzoni.
LE DONNE CELTICHE
Da Diodoro Siculo sappiamo che le donne celtiche erano coraggiose e altezzose come gli uomini, e Ammiano Marcellino dichiara che intere schiere di guerrieri non avrebbero potuto tener testa ad un solo gallo che avesse chiamato in suo aiuto la moglie!
La donna celta aveva proprietà e domini, che manteneva anche in caso di divorzio, perchè ebbene si, 2500 anni fa la donna celta poteva divorziare. Inoltre alla donna celta non si chiedeva di essere vergine o casta.
La posizione della donna celta, che a tutti gli effetti era uguale a quella degli uomini, la poneva però anche nell'obbligo di servire come guerriero, ed a quanto riferitoci dagli autori latini e greci che ne parlarono, queste temibilissime guerriere continuarono per lungo tempo a combattere anche dopo la conquista romana e a dispetto del cristianesimo.
In Irlanda per esempio le donne proprietarie di beni fondiari erano obbligate per legge al servizio di leva e tale costume resistette fino alla sua abolizione con l'editto di Tara nel VII secolo.
LE DONNE VICHINGHE
I ricercatori della University della Western Australia hanno deciso di rivedere gli studi sui resti vichinghi. In precedenza, i ricercatori avevano identificato erroneamente alcuni scheletri come maschili semplicemente perché sepolti con spade e scudi, mentre erano resti femminili quelli che avevano spille ovali, e non molto altro. Studiando i segni osteologici di genere all’interno delle ossa stesse, i ricercatori hanno scoperto che una certa quantità di resti apparteneva a donne, a cui era stata data degna sepoltura con le armi.
Shane McLeod del Centre for Medieval and Early Modern Studies presso University of Western Australia nel suo “Early Medieval Europe” riferisce:
“Vari tipi di prove sono state utilizzate nella ricerca sugli immigrati scandinavi nell’Inghilterra orientale alla fine del IX secolo. La maggior parte dei dati dà l’impressione che le donne norrene siano state di gran lunga superate numericamente dagli individui maschi. Ma determinando il sesso tramite analisi osteologiche su sepolture che sono certamente vichinghe si ottengono risultati molto diversi sul rapporto tra maschi e femmine. Anzi, i risultati suggeriscono che la migrazione femminile potrebbe essere stata tanto significativa quanto quella maschile, e che le donne erano in Inghilterra fin dalle prime fasi della migrazione, anche durante il periodo di campagna a partire dall’865.”
Di certo un’analisi osteologica è più determinante sull’identificazione del sesso che il semplice rinvenimento di una lancia o di uno scudo.
Proprio a Repton è stata scavata una vasta area con circa 250 sepolture del periodo. Tra queste, tre sepolture con spada, originariamente attribuite a guerrieri, sono risultate femminili dopo analisi osteologica. Una di queste presentava anche uno scudo. Un altro gruppo di 14 sepolture analizzato con lo stesso metodo ha rivelato che sette erano maschili, sei femminili e una non identificabile.
Lo studio di McLeod riporta:
“Questi risultati, sei immigrati scandinavi femmine e sette maschi, dovrebbero mettere in guardia contro la supposizione che la grande maggioranza degli immigrati erano maschi, nonostante le altre prove che suggeriscono il contrario.
Le donne possono aver accompagnato i maschi in quelle prime fasi di invasione dell’Inghilterra, in molto maggior numero di quanto gli studiosi abbiano in precedenza supposto. Anche se i risultati qui presentati non possono essere utilizzati per determinare il numero di coloni femminili, essi suggeriscono che il rapporto tra femmine e maschi può essere stato tra un terzo a quasi la metà”
Le donne possono aver accompagnato i maschi in quelle prime fasi di invasione dell’Inghilterra, in molto maggior numero di quanto gli studiosi abbiano in precedenza supposto. Anche se i risultati qui presentati non possono essere utilizzati per determinare il numero di coloni femminili, essi suggeriscono che il rapporto tra femmine e maschi può essere stato tra un terzo a quasi la metà”
OSSERVAZIONI
McLeod sostiene che vi furono donne migrate dalla Scandinavia in Inghilterra con l’esercito di invasione nel IX secolo, il che è provato dall’indagine osteologica sui radioisotopi in grado di indicare il luogo di nascita del defunto. Molte di queste donne sono state sepolte con le armi, ma sono ancora di gran lunga superate in numero dagli uomini armati.
La maggior parte dei coloni donne menzionate nello studio sono state sepolte con tradizionali abiti femminili come si deduce dalle spille che tenevano i loro grembiuli. La notizia, però è che se le donne sepolte con le armi sono ancora rare, però sono state trovate, e questo è in gran parte grazie ad una maggiore disponibilità a fidarsi degli specialisti in osteologia.
Questo non è del tutto irragionevole, perché le ossa sono spesso così mal ridotte che è impossibile definire con certezza il sesso della persona. Ma allorquando la lettura è possibile e il sesso accertato, rifiutare l’evidenza è chiaro sessismo moderno e cattiva archeologia.
Per fortuna, gli archeologi, almeno quelli non italiani, negli ultimi decenni sono diventati consapevoli di questo problema, e, di conseguenza, si individuano sempre più donne armate. Ad oggi le donne sepolte con armi sono ancora una minoranza, a volte non ci sono affatto donne con armi in un intero cimitero. Così possiamo dire che esiste questa tipologia, ma l’evidenza allo stato attuale degli studi suggerisce che le armi sono ancora più comunemente associate agli uomini.
Innanzitutto, stiamo parlando solo di tombe, tutto ciò su cui un archeologo può lavorare. Solo perché una donna è sepolta con il tradizionale grembiule, non significa che lei non fosse un guerriero prima di morire.
WALCHIRIE |
Ci potrebbero essere molte donne guerriere non identificate come tali perché sepolte in abiti “tradizionali” femminili. Sarebbe come tentare di capire la professione di un nostro coevo dall’abito indossato al suo funerale: nessuno di noi si fa attualmente seppellire con abiti da lavoro o da sera, ma piuttosto con abiti ritenuti tradizionalmente consoni all’ultimo viaggio.
Viceversa non possiamo essere sicuri che tutti coloro sepolti con un’arma fossero guerrieri. Troviamo neonati sepolti con le armi a volte; chiaramente non erano combattenti, anche se forse lo sarebbero stati se fossero cresciuti.
Le armi erano potenti oggetti rituali associati con magia e potere sociale, e una donna avrebbe potuto essere sepolta con un simile oggetto per un motivo diverso dal combattimento, come ad esempio la connessione alla famiglia regnante, la proprietà della terra o il ruolo di sacerdotessa o guaritore magico.
Infine non dobbiamo mappare le nostre idee moderne di genere sul passato.
Dobbiamo studiare il passato per quello che è, nel bene e nel male. Soprattutto non dobbiamo appiattire il passato. Qualunque fosse la struttura sociale degli insediamenti vichinghi nella terra d’origine, appare evidente che la circostanza dell’invasione o migrazione verso le coste inglesi costituiva un’eccezione.
Gli invasori o colonizzatori della nuova regione erano certamente esposti al continuo rischio di scontro con le popolazioni locali. Se anche l’intento fosse stato quello di colonizzare immediatamente il territorio costituendo villaggi con gruppi familiari è piuttosto evidente che le donne scelte per la campagna di colonizzazione erano preferibilmente quelle in grado di difendersi e di combattere affianco ai loro uomini.
Il campione di popolazione studiato nei siti in questione è relativo al periodo migratorio, non è quindi rappresentativo di tutta la popolazione vichinga, ma costituisce una selezione di individui ritenuti in grado di affrontare il viaggio per mare e il conflitto armato nelle terre raggiunte. Secondo questi logici argomenti saranno stati selezionati sia i maschi che le femmine del gruppo.
Non dovrebbe stupire affatto che ci fossero donne combattenti, molto più utili all’efficacia dell’operazione di donne non combattenti. Il che ci dice, comunque, che le donne combattenti tra i vichinghi esistevano. Riferimenti storici e mitologici. Ci sono infatti poche attestazioni storiche che in età vichinga le donne abbiano preso parte alla guerra, ma lo storico bizantino Giovanni Scilitze registra che le donne erano presenti in battaglia quando Sviatoslav I di Kiev attaccò i Bizantini in Bulgaria nel 971.
Dopo che i Variaghi (nome attributo da greci e slavi ai vichinghi spintisi a oriente) subirono una sconfitta devastante, i vincitori rimasero stupefatti nello scoprire donne armate tra i guerrieri caduti.
Nel folklore e nella mitologia scandinava esiste la figura della shieldmaiden, tradotto in italiano con “ragazza scudo” ovvero una donna che aveva scelto di combattere come un guerriero. Queste sono spesso citate nelle saghe, come la Saga di Hervar ed Heidrek e in Gesta Danorum.
Nella saga Grœnlendinga si narra che la sorellastra incinta di Leif Ericson, Freydis Eiríksdóttir, giunta nel Vinland (nome vichingo del Nord America) prese una spada, e, a seno nudo, mise in fuga in nativi americani che la minacciavano.
Nel folklore e nella mitologia scandinava esiste la figura della shieldmaiden, tradotto in italiano con “ragazza scudo” ovvero una donna che aveva scelto di combattere come un guerriero. Queste sono spesso citate nelle saghe, come la Saga di Hervar ed Heidrek e in Gesta Danorum.
Nella saga Grœnlendinga si narra che la sorellastra incinta di Leif Ericson, Freydis Eiríksdóttir, giunta nel Vinland (nome vichingo del Nord America) prese una spada, e, a seno nudo, mise in fuga in nativi americani che la minacciavano.
Secondo lo storico danese Saxo Grammaticus, ragazze - scudo hanno combattuto sul lato danese nella battaglia di Bråvalla del 750.
“Ora, fuori della città di Sle, sotto i capitani Hetha e Wisna, con Hakon Guancia-tagliata venne Tummi il Sailmaker. Su questi capitani, che avevano i corpi da donne, la natura conferì le anime degli uomini. Webiorg è stato anche ispirato con lo stesso spirito, e vi hanno partecipato Bo (Bui) Bramason e Brat la Iuta, assetata di guerra …”
ALESSANDRO IL GRANDE
Alessandro Magno, uno tra gli uomini più potenti, temuti e rispettati di tutta la storia, avrebbe pareggiato una battaglia particolare, quella con l’Amazzone Talestri che lo avrebbe incontrato con il solo scopo di giacere con lui. Il Grande Alessandro non si tirò indietro, e per tredici giorni si chiusero in una tenda dell’accampamento. Come finì non è dato sapere, ma sembra certo che lei andò via con le sue gambe, mentre i più fidati consiglieri di Alessandro erano intenti a rifornire di zabaione l’intrepido comandante. Questo stando almeno allo storico romano Curzio Rufo.
“Ora, fuori della città di Sle, sotto i capitani Hetha e Wisna, con Hakon Guancia-tagliata venne Tummi il Sailmaker. Su questi capitani, che avevano i corpi da donne, la natura conferì le anime degli uomini. Webiorg è stato anche ispirato con lo stesso spirito, e vi hanno partecipato Bo (Bui) Bramason e Brat la Iuta, assetata di guerra …”
ALESSANDRO IL GRANDE
Alessandro Magno, uno tra gli uomini più potenti, temuti e rispettati di tutta la storia, avrebbe pareggiato una battaglia particolare, quella con l’Amazzone Talestri che lo avrebbe incontrato con il solo scopo di giacere con lui. Il Grande Alessandro non si tirò indietro, e per tredici giorni si chiusero in una tenda dell’accampamento. Come finì non è dato sapere, ma sembra certo che lei andò via con le sue gambe, mentre i più fidati consiglieri di Alessandro erano intenti a rifornire di zabaione l’intrepido comandante. Questo stando almeno allo storico romano Curzio Rufo.
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