mercoledì 16 settembre 2015

STORIE DI DEI PADRI E DEE MADRI



Gli antichi templi del matriarcato erano un bosco sacro, un recinto di pietre su una collina o in cima a un monte, quelli che in seguito furono chiamati “i circoli delle fate”. Se ne sono trovati ovunque, nella Creta del sud, o a ovest nella Granbretagna, in Russia, nell'Europa orientale e in Francia. Oppure era un menhir o una pietra forata.

Sulla collina sacra di Rambynas in Lituania dal XIV al XX secolo le coppie di sposi vi si recavano per la fecondità, e nel Galles i preti distrussero le pietre forate che le donne traversavano come rito di fertilità. Dissero che erano pietre diaboliche forate dai demoni, per avere figli le donne dovevano pregare e prosternarsi al Dio Padre e basta.

In Scandinavia c'era un culto analogo, le spose sedevano su pietre inclinate e levigate per ottenere figli, e in Germania si strofinava l'ombelico o ci si strusciava sulla pietra. Anche qui grande scandalo dei preti, Chi lo faceva aveva commercio col diavolo, ma pure chi coglieva le erbe per curarsi faceva commercio col diavolo, e si vedevano diavoli ovunque che puzzavano di zolfo e fuggivano al comparire dei preti.

Nel British Museum c'è gran numero di statuette dell'India preistorica (e non): Dee della fertilità, nude e in terracotta, 2500-2000 a.c. Le trovarono prima gli scienziati, l'avessero trovate i preti l'avrebbero distrutte o sfigurate, o avrebbero ad esempio tagliato loro i seni per farle sembrare maschi, come fecero per le guerriere della Lunigiana, in Italia.

Successivamente i ritrovamenti si moltiplicano, dal bronzo ittita delle Dee con bambino in piedi sul leone, alle Dee siriane nude dello stesso periodo, 1500 a.c. Sono Dee del sesso e della fertilità, fertili come la Terra, cosa che fa impazzire i preti che le donne le vogliono caste, se poi sono vergini e martiri meglio ancora.

Capirai, una Dea nuda colpisce, i cattolici alla Madonna hanno coperto pure la testa…  perché non conoscevano il burca altrimenti...



INNO A ISHTAR (1600 a.c.)

Riverite la dea, la più somma delle dee
Che ognuno onori la signora dei popoli, 

la più grande degli Igigi [Dei]
Riverite Ishtar, la più somma delle dee
Riverite la regina delle donne, la più grande degli Igigi

Lei è vestita di piacere e amore
Lei è piena d’ardore, incantamento e voluttà
Ishtar è vestita di piacere e amore
Lei è piena d’ardore, incantamento e voluttà

Le sue labbra sono dolci, vita è nella sua bocca
Al suo apparire l’esultanza diventa totale
Lei è gloriosa; veli sono posati sul suo capo
La sua figura è splendida; i suoi occhi sono brillanti

La dea, con lei c’è accordo
Il fato di ogni cosa lei tiene nella sua mano
Alle sue occhiate si crea la gioia,
potere, magnificenza, divinità protettrice e spirito guardiano

Lei dimora all’interno, attenta alla pietà e all’amicizia
Inoltre, piacevolezza in verità lei possiete
Che sia schiava, ragazza senza legami, o madre, lei preserva
Colei che la chiama, colei fra le donne che fa il suo nome

Chi, chi alla sua grandezza può essere pari?
Forti, elevati, splendidi sono i suoi decreti
Ishtar, chi alla sua grandezza può essere pari?
Forti, elevati, splendidi sono i suoi decreti

Lei è cercata fra gli dei, straordinaria è la sua posizione
Rispettata è la sua parola, è suprema sopra di loro
Ishtar fra gli dei, straordinaria è la sua posizione
Rispettata è la sua parola, è suprema sopra di loro

Lei è la loro regina, loro continuamente 
chiedono i suoi ordini da eseguire
Tutti loro si piegano davanti a lei
Loro ricevono la sua luce davanti a lei
Donne e uomini infatti la onorano

Nelle loro assemblee la sua parola è potente, è dominante
Davanti ad Anum, il loro re, lei pienamente li sostiene
Riposa nell’intelligenza, nell’arguzia e nella saggezza
Decidono insieme il verdetto, lei e il suo signore

Infatti occupano la sala del trono insieme
Nella camera divina, dimora di gioia,
Prima degli altri dei prendono i loro posti
Alle loro espressioni è rivolta l’attenzione

Il re loro favorito, amato dal loro cuore
Meravigliosamente offre il suo puro sacrificio
Ammiditana, come offerta pura delle sue mani,
porta davanti a loro grassi buoi e gazzelle

Per Anum, il suo consorte, è stata lieta di chiedere per lui
La resistenza, una lunga vita
Alcuni anni di vita, per Ammiditana
Lei ha garantito, Ishtar ha deciso di dare

Coi suoi ordini lei ha assoggettato lui
Le quattro regioni del mondo ai suoi piedi
E tutte le genti

Ha deciso di attaccare al suo giogo.

La Dea Astarte siriana in lamina d’oro risale al 1300 a.c., in India una moltitudine di Dee Madri attorno al 1000 a.c.

Infatti non si può dire di un Dio maschio che dia la vita, che dia il nutrimento e che dia la morte. Semmai dà solo la morte. E' vero che il Dio maschio crea, ma è come una favoletta, crea con una bacchetta magica. invece la Dea partorisce, lei si che è madre, vuoi mettere?

In quanto al nutrimento la Madre Natura fa crescere animali e piante, di cui l'uomo si nutre, il Dio maschio ha creato una volta e poi non più. Anzi per lui la creazione creata è una cosa inferiore, ben staccata da lui. Che schifo la materia! Che schifo il corpo! Che schifo il sesso! Lui è scisso da tutto ciò... e noi con lui.

Ci hanno raccontato che il corpo fa schifo perchè invecchia ed è transitorio, l'anima invece è gagliarda perchè immortale. Te la voglio vedere l'anima di uno psicotico come è combinata.

Un tempo c'era la Madre, ora non più. Il femminile si è allontanato, come la Shekinah degli Ebrei, anche lei cercata e non più trovata. “Come mai sei salita tutta sui tetti?” si chiede nel tradizionale libro ebraico dello Zohar.

ATENA DI ARLES - PRASSITELE
Le invasioni dei cosiddetti Iperborei, gente del nord (?) adoratrice del maschio apollineo, avvengono in Grecia tra la fine del XII sec. e l'inizio dell'XI a.c.. ed è un disastro.

L'antica Dea  è un animale, è la Signora delle belve, o la madre del cereale, selvaggia come la natura e provvida per i mortali, è la regina del mare, o la luna con le sue fasi, sempre trina. La Santissima Trinità era di sole donne.
INSOMMA: LA DEA MADRE E' LA NATURA, della Terra e del cosmo.

IO SONO COLEI CHE E',
CHE E' SEMPRE STATA
E SEMPRE SARA'
E NESSUN UOMO HA MAI ALZATO IL MIO VELO

asseriva l'antica Dea Mesopotamica e mediterranea. Javè si fregò il detto togliendoci l'ultima riga, altrimenti poteva scapparci un risolino.

La Grecia micenea entra quindi nell' "Evo oscuro", cade la creatività, cessa la decorazione a papiro e a polipo, simboli del femminile chiaro e oscuro. Il patriarcato ha vinto e il femminile si riaffaccia molto più tardi tramite Atena e Afrodite, nel V sec. a.c., forse per l'instaurarsi del culto dionisiaco, infatti compare l'Atena Nike (la Nike era del resto titanessa, quindi più matriarcale), il recinto di Artemide Brauronia, e la stupenda Atena di Prassitele, distrutta chissà perchè e tramandata solo per riproduzioni.

L'Atena del Partenone, colossale opera di Fidia, indossa l'elmo con sfinge e due grifoni, ha una Medusa in avorio sul petto, e tiene in mano la Nike mentre s'appoggia a uno scudo con una lancia sul braccio.

Alla base della lancia l'inseparabile serpente tellurico e sul piedistallo è scolpita la nascita di Pandora, tutti gli elementi per identificarla come Grande Madre, portatrice di creazione e distruzione, nonchè mistero del cosmo, la sfinge. La statua, alta ben 12 metri, era rivestita d'avorio e d'oro, ma è andato distrutto, (sarà un caso?) e si ricorda attraverso gli storici e le riproduzioni.

Sui propilei del Partenone c'era l'Atena Promachos, colei che combatte in prima fila, molto diversa dalle Dee in preghiera asservite al Dio maschio. Alta sette metri e mezzo, con lancia e scudo imbracciati e l'elmo corinzio con coda di cavallo, è una Dea maestosa e combattiva; più pacifica l'Atena di Lemno, meditativa e severa, ma carica di energia interiore. Poco rimane della statuaria femminile greca, almeno di quella più aggressiva, che certamente dispiacque al maschile malato di protagonismo.

L'egualitarismo uomo-donna crolla miseramente in Europa con le incursioni dei popoli protoindoeuropei fra il 4300 e il 2800 a.c. come nota l'archeologa Marja Gimbutas:

Le regioni dell’Egeo e del Mediterraneo e l’Europa occidentale si sottrassero più a lungo al processo; in isole come Thera, Creta, Malta e Sardegna, l’antica cultura europea fiorì dando luogo a una civiltà creativa e invidiabilmente pacifica fino al 1500 a.c “

E nel suolo italico?

Nel nord le statue stele della Lunigiana son tutte femminili, al sud, tra i Sanniti, regna una divinità femminile legata all'acqua e alle sorgenti solfuree.

E' la Mefite, "colei che sta in mezzo", adorata in tutto il Sannio con santuari presso Frosinone e in Irpina, come il santuario nella valle dell'Ansanto (Avellino) o di Macchia Porcara presso Casalbore (Benevento).

Sempre nel sud dal 4000 a.c. i contadini Siculi, adoratori di Adrar, la Dea Montagna. costruirono tholos, mura ciclopiche e dolmen. Infatti il culto dei morti con sepoltura di uomo e cane, tra le popolazioni Sicule del Piceno, proviene dal culto di Adrar, i cui templi erano custoditi da cani.

In un vaso piceno a testa di cane, c'è “il cane guida e la sorgente di vita”con Ecate in trono. Del resto anche Diana aveva il cane cirneco come animale sacro. Al centro la Dea dominò tutta la dorsale Appenninica dall’Emilia sin oltre Pescara, con culti magici e religiosi, coi simboli della Terra e dell’Acqua, collegati a riti di purificazione, guarigione e divinazione. Si suppone che Adria e il mare adriatico derivino dal nome della Dea.
                                                                                                                                                                                
Nel neolitico regnò il culto della Dea Cupra, che si estese nei territori tra Cupramarittima, Ancona, Cupramontana, Gualdo Tadino, Fossato di Vico e Norcia. A Parabita, in provincia di Lecce, si rinvennero Veneri di 20.000 anni fa, la prima manifestazione dell'arte in questa regione.

Come dice Orazio:
"Di messi e greggi fertile la terra
serti di spiche a Cerere offerisca"

o Tibullo nel I Libro:
- O bionda Cerere, ti sia consacrata una corona di spighe dalla nostra
campagna, che penda davanti alle porte di un tempio,
e nei frutteti sia posto un Priapo, rosso custode,
perché spaventi gli uccelli con la sua crudele falce. –

E anche sua figlia scende negli inferi, come il figlio che muore. Scende e risorge. Perchè è la figlia e non il figlio? Perchè è un mito più antico, tutto matriarcale. Anche la Chiesa istituirà un Dio figlio che muore, ma muore tutto l'anno e si rallegra solo un giorno a Pasqua, perchè è una religione triste e oppressiva.

Emergono dal buio dei millenni le antiche Dee, opulente e senza volto, eterne e imperscrutabili, la Dea domina la Terra e l'odierna speranza dell’uomo di poterla manipolare è illusione, non sa che fa parte di essa, che non è lui l'agente, ma la Natura crea tramite lui, così come fa partorire la donna.

Dentro e fuori è lei che domina e il maschio s'è illuso di possederla. Lui, piccolissimo essere tra miliardi dell’universo, è in preda all’esaltazione penica, del pene, diversa dall’esaltazione panica, di Pan che aveva l’euforia per la natura.

Ovunque appare il potere rigenerante della madre: come ape, vacca, farfalla, asina, zig-zag, cono, ruscello e fiume, occhi, capra, roccia reticolata, albero, giunco, papiro, cinghiale, seni, falco, vulva, pietra forata, palo, albero, cerva, lupa, orsa, serpente, tumulo imbiancato, civetta, cornacchia, aquila, cane, specchio, uovo, grotta, triangolo, elefante, zampe d’uccello, barca, rana, porcospino, bisonte, pesce, delfino, polipo, spirale, conchiglia, luna, uncino, ascia, vortice, pettine, spazzola, scrofa, gatta, sfinge, arpia, sirena, leonessa, ippopotamo, coccodrillo, scorpione, colomba, lepre, cuculo, svastica, quaglia, grifone, mani e piedi della Dea, menhir, cerchi... e il segno M, simbolo dell'antico serpente, che ancora sovrasta le chiese intitolate alla Madonna. (ma 'sta chiesa ha fatto tutto un copiaticcio?)

La presenza femminile invade i reperti di vita civile: vasi e vasetti, specchi, pettini, gioielli e centinaia di sigilli.



FINE DEL MATRIARCATO

I Purana, il mito religioso dell'Induismo, ha la Trinità divina Brahama, Vishnu e Shiva con rispettive mogli, diretta emanazione dell'Uno, il Divino dalle molte forme, con accanto una miriade di divinità d'origine dravidica, in realtà Dee primeve passate poi in secondo piano.

La base dei Purana però è il ritorno della Dea Madre, Maha Devi, dalle mille forme e mille nomi, di cui resta lo Shaktismo o adorazione della Shakti, l’energia femminile creatrice dell'Universo. Infatti la trinità induista è patriarcato, prima c'era quella femminile, come ovunque. Il ritorno alla Madre è il segreto dell'universo.... e della realizzazione personale.

L'egualitarismo uomo-donna crolla miseramente in tutta Europa con le incursioni dei popoli protoindoeuropei fra il 4300 e il 2800 a.c. come nota l'archeologa Marja Gimbutas: (20)
Le regioni dell’Egeo e del Mediterraneo e l’Europa occidentale si sottrassero più a lungo al processo; in isole come Thera, Creta, Malta e Sardegna, l’antica cultura europea fiorì dando luogo a una civiltà creativa e invidiabilmente pacifica fino al 1500 a.c

Nei libri e riviste di archeologia le statue maschili sono divinità, ma su quelle femminili, fateci caso, spesso non ci si pronuncia. Come si può pensare che in epoca arcaica si facessero statue cioè ritratti alle persone, a meno che fossero monarchi mitici e divinizzati? Del resto la ritrattistica nel mediterraneo inizia timidamente nel tardo etrusco e successivamente su vasta scala a Roma e in Grecia. Prima non se la sognavano.

Da una rivista di archeologia: - Figurina in terracotta che riproduce schematicamente un personaggio femminile che tiene in braccio un bambino protetto da una specie di ombrellino, da una tomba infantile di Micene. XV sec, a.c. Atene, Museo nazionale. -

La statuina è bianca decorata in rosso, a forma di anfora con collo e testa che svasano in alto mentre in basso restringe e svasa in un piedistallo circolare. Al posto dei piedi ha un basamento come una Madre Terra, colei che trae energie dal suolo. Ha lunghi occhi con ciglia pronunciate e lungo naso da occhi a mento con segni rossi ai lati, insomma un becco coi forellini per respirare, in testa ha un copricapo a pizza coperto da una rete. 
L'ombrellino citato sta sulla spalla, un'altra pizza traversata dalla stessa rete. Sotto emerge un triangolo, come il capo d'un uccello con becco. E’ una Dea uccello con figlio uccello, naturalmente stilizzati, ambedue con disco lunare sulla testa. La retinatura è il classico simbolo della creazione, come quello dell'omphalos, del serpente e di molte figure arcaiche. 

E' una Dea uccello tipo Arpia, che all'epoca non era malefica, però non viene vista come Dea, come dire che se fra mille anni scoprissero le immagini della Madonna col Bambino in braccio direbbero che è una qualsiasi madre seduta che allatta un bambino o si trastulla con una coroncina di grani.

Nel Museo Provinciale di Capua c'è una scultura in tufo, una donna seduta su un trono, non è uno sgabello o una seggiola, è un trono, con infante tra le braccia, VI sec. a.c.... la dicitura è "madre con figlioletto". -

Nel Museo Campano ci sono le Grandi Madri rinvenute in un tempio nel 1873, statue di tufo con donna seduta con uno o più pargoletti tra le braccia. Dissero trattarsi della "Mater Matuta", (sec. V-IV a.c.), antica divinità italica ma tutte le altre furono dichiarate donne madri, ex voto per grazia ricevuta, cioè per aver messo alla luce un bimbo. La scultura più curiosa è una sfinge accovacciata con ali piegate e cinque coppie di mammelle, anche questa antica immagine della Grande Madre. Anche la sfinge era un ex voto? Aveva partorito un mostro? Sono tutte Grandi Madri dislocate in tempi diversi nel tempio, non exvoto.

D - PERCHE' LE DEE PRIMEVE ERANO DONNE?
R - PERCHE' ERANO MADRI.
D - CHE DIFFERENZA C'E' TRA I PADRI E LE MADRI?

Lo vediamo subito.

PIEVE DI CORSIGNANO PIENZA

STORIE DI PADRI

I storia

- Erodoto - storie - libro III

- Dopo aver espugnato le mura di Menfi, Cambise fece sedere con altri Egiziani in un sobborgo, per dileggio, il re Psammenito, sovrano dell'Egitto per soli sei mesi; voleva metterne alla prova la forza d'animo, così mandò in vesti da schiava la figlia di Psammenito a prendere acqua con una brocca e altre ragazze conciate come la figlia del re.
Quando le ragazze gridando e piangendo passarono accanto ai padri, tutti risposero con grida e pianti a vedere così ridotte le figlie; invece Psammenito abbassò a terra lo sguardo.

Come seconda prova Cambise gli mandò il figlio con duemila Egiziani coetanei, legati con una fune intorno al collo e la bocca serrata intorno a un morso; Psammenito riconobbe suo figlio condotto a morte, e mentre gli altri Egiziani piangevano e si disperavano, si comportò come già di fronte alla figlia.

Per caso passò davanti a Psammenito uno dei suoi abituali compagni di bevute, ridotto a chiedere l'elemosina ai soldati. Come lo vide, Psammenito, scoppiando a piangere forte e chiamandolo per nome, si batté il capo.

Cambise, stupito del suo comportamento, gli mandò un messo per interrogarlo: "Psammenito, il tuo padrone Cambise ti chiede per quale motivo vedendo tua figlia in grandi ambasce e tuo figlio andare verso la morte tu non hai lanciato un solo grido, mentre hai riservato tale onore per un mendicante che non è neppure un tuo parente".
Psammenito così rispose: "Figlio di Ciro, le sciagure della mia famiglia erano superiori a qualsiasi pianto, ma il dolore del mio amico meritava le lacrime: lui un tempo era ricco e felice, e oggi è piombato nella miseria alle soglie della vecchiaia". –

Il suo comportamento fu giudicato molto saggio da Cambise e da tutti, e li commosse pure. La realtà? Al re Psammenito dei suoi figli non importava un fico, e tanto meno fregava dei figli a Cambise. In più: neanche a Erodoto fregava un fico dei figli altrimenti si sarebbe scandalizzato di questa storia che giudicava invece edificante.


II storia

- Intervista a Ghandi di Oriana Fallaci -

Fu chiesto dalla giornalista al Mahatma Ghandi, il premier dell'India padre della nonviolenza, come si sarebbe comportato se avesse avuto in mano una pistola carica ed avesse visto un bruto inseguire sua figlia per stuprarla.

La risposta di Gandhi lasciò perplessa l'intervistatrice: disse che avrebbe svuotato il caricatore addosso alla figlia per poi esporsi inerme all’ira dello stupratore. Dalla massa fu apprezzato perchè avrebbe ucciso la figlia per evitare il peccato dello stupratore, poi si sarebbe offerto come vittima. La realtà?

Ammazzare una figlia non è peccato, tanto è una donna, invece l'uomo va salvato dal peccato, perchè è maschio. Insomma: a Ghandi della figlia non gliene importava un tubo.


III storia

Sodoma e Gomorra

Il Dio ebraico manda due angeli a Sodoma per avvertire Lot di fuggire poiché distruggerà la città. Mentre gli ospiti vengono rifocillati dei cittadini tentano di entrare a casa di Lot per abusarne. Il giusto e pio Lot, poiché l'ospite è sacro, promette alla folla di consegnare le figlie vergini per abusarle al posto degli stranieri, ma la folla non sente ragioni, le figlie non gli piacciono, preferiscono i maschi. A questo punto un miracolo viene a fermare il massacro. Che significa?

L'"onore" delle donne era uno degli elementi su cui si giudicava quello del capofamiglia e quindi il suo valore come essere umano. Eppure Lot è disposto a sacrificare tale onore pur di non sacrificare un onore ancora più importante, quello che gli deriva dall'obbligo di ospitalità.

Certo bisogna capirlo, è in gioco il suo onore! Che la figlia venga stuprata non conta, e viene alle labbra una domanda: perchè non ha offerto le sue terga per sollazzare i concittadini? Se è vero che volevano un maschio...

La realtà: delle figlie a quel padre (e non solo) non gliene fregava assolutamente niente!


IV Storia

Nella religione cristiana, così come è scritto nei Vangeli, sua madre, la Madonna, assiste, insieme alle pie donne, all'agonia del figlio che muore sulla croce. Che cosa terribile, che scena straziante per una madre, qualcosa che  strappa il cuore brano a brano. La pietà e il dolore invadono l'anima di questa Madre Divina, a cui il Michelangelo dedicò un mirabile gruppo scultoreo, del figlio morto tra le braccia della madre straziata.... ma il padre?... Dove stava?

I Vangeli non ne parlano, è strano perchè questa madre c'è sempre ma il padre mai. Sarà morto? Può darsi, ma allora come mai non è scritto da nessuna parte? Della morte della Madonna si sa, ma di San Giuseppe nulla, il buio più completo. Padre putativo o meno è sempre importante, invece non una parola. Che i discepoli non ritenessero Giuseppe un buon padre per cui era meglio non parlarne, oppure trovavano normale che il padre si defilasse totalmente dal figlio: - Per carità il figlio in croce mi farebbe impressione... -
Se era morto si poteva dire: alla morte di Gesù c'era solo Maria colle pie donne perchè il padre era morto. Così non lasciavano dubbi... Invece un silenzio imbarazzato e imbarazzante... Oppure a Giuseppe del figlio non fregava granchè... almeno questo viene da pensare... 



IN SINTESI:

L'amore per i figli travalica tempi e costumi, se non li supera vuol dire che l'amore non c'è. Genitori tradizionalisti alla scoperta del figlio gay hanno abbandonato i pregiudizi per scoprire questo nuovo aspetto di lui, finendo non solo per accettarlo ma per fare amicizia con quel mondo che si è rivelato ricco e interessante. Altri invece li bandiscono come se quel particolare li avesse improvvisamente mutati in mostri orrendi che divorano i bambini.
"Mamma guardami," gridò un ragazzo alla madre che lo rifiutava alla sconcertante dichiarazione "Sono sempre io, tuo figlio!"
e il quel grido ci sono 5000 anni di patriarcato, cioè di tanti schemi e poco amore
Quando un gay domanda se può rischiare di dirlo in famiglia, deve chiedersi se la sua famiglia lo ama, perchè se non accetta vuol dire che non lo ama e che non lo ha mai amato.

Alla mente maschilista dei figli non frega un tubo, senza anima non si è genitori perché il mondo comincia e finisce col mentalista, non va aldifuori di lui, gli altri contano tanto quanto gli servono. L’amore genitoriale viene dall’anima e di sicuro sta più nelle donne. Ti credo che si sono inventati la Madonna, da chi vanno a piangere altrimenti?

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