Le acque sono state da sempre considerate la linfa divina della Dea Terra, pertanto divine anch'esse e
indispensabili in egual modo alla terra e agli esseri viventi.
Nel 197 Tertulliano, da poco convertito proclama: ”Uno onori Dio, un altro Giove; uno tenda le mani supplici verso il cielo, altri verso l’ara della Fede; uno, se crede, conti, pregando, le nuvole, un altro le travi del soffitto; uno al proprio Dio voti l’anima propria, altri quella di un caprone. Badate, infatti, che non concorra anche questo al delitto di irreligiosità: togliere la libertà di religione e interdire la libertà di scelta della divinità, così che non mi sia permesso onorare chi voglio, ma sia costretto a onorare chi non voglio. Nessuno vorrà essere onorato da chi non vuole farlo, nemmeno un uomo."
Agli albori il cristianesimo fu così, poi divenne potere e schiacciò quanto più potè le religioni pagane, e con esse i luoghi di culto, compresi i numerosi santuari delle acque dedicate alle Dee della salute e della guarigione.
indispensabili in egual modo alla terra e agli esseri viventi.
Nel 197 Tertulliano, da poco convertito proclama: ”Uno onori Dio, un altro Giove; uno tenda le mani supplici verso il cielo, altri verso l’ara della Fede; uno, se crede, conti, pregando, le nuvole, un altro le travi del soffitto; uno al proprio Dio voti l’anima propria, altri quella di un caprone. Badate, infatti, che non concorra anche questo al delitto di irreligiosità: togliere la libertà di religione e interdire la libertà di scelta della divinità, così che non mi sia permesso onorare chi voglio, ma sia costretto a onorare chi non voglio. Nessuno vorrà essere onorato da chi non vuole farlo, nemmeno un uomo."
Agli albori il cristianesimo fu così, poi divenne potere e schiacciò quanto più potè le religioni pagane, e con esse i luoghi di culto, compresi i numerosi santuari delle acque dedicate alle Dee della salute e della guarigione.
- Narra il mito induista che dopo che il re Bhagiratha ebbe a lungo meditato sulla cima del monte Himalaya, a Gangotri, il Gange gli apparve nella forma luminosa di Dea. Gange espresse il desiderio di portare la vita a valle, e ottenne l’aiuto di Shiva che accettò di utilizzare i propri capelli per frenare la caduta del fiume, che altrimenti avrebbe distrutto l’intera umanità. Essendo scesa dal cielo, Gange è il ponte sacro che connette l'uomo agli Dei; per questa ragione, ogni dodici anni milioni di credenti celebrano la festa del mela, riversandosi nella città santa per bagnarsi e purificarsi nel fiume sacro.
- Per il filosofo greco Talete, (VII-VI sec. a.c.) l’acqua era il principio primordiale (archè) di tutte le cose.
- Scaturisce nella frazione di S.Damiano, attigua all'aeroporto militare vicino a Piacenza, nel monastero della Madonna delle rose.
- I Cenotes sono un gigantesco sistema di laghi, caverne e canali sotterranei di acqua dolce, che attraversano tutta la penisola dello Yucatan. Scendere in immersione in un cenote,
dei Maya è abbastanza impegnativo, in quanto richiede una certa preparazione e una buona dose di sangue freddo, ma è soprattutto un'esperienza particolare. Questi bacini erano sacri ai Maya, che usavano le acque per irrigare i campi e dissetare le città, ma anche per fare sacrifici umani alle loro divinità, al fine di ripristinare quell'ordine cosmico turbato dalla siccità o dalle inondazioni. - Nella tradizione celtica la Dea Coventina era lo spirito tutelare e personificazione di sorgenti, come a Carrawburgh nel Nord dell’Inghilterra.
- In Francia, un antico tempio dedicato alla Dea Sequana si erge alla sorgente della Senna e qui accorrevano i pellegrini, si bagnavano nelle acque, poi pregavano la Dea per la guarigione e lasciavano le immagini ex voto: lamine di bronzo, tavole di terracotta o di legno con rappresentazioni di arti e di altre parti del corpo guarit o dea guarire.
- La ninfa Egeria, abitante presso una fonte vicino al bosco di Nemi, era venerata nel Lazio cme Dea delle nascite e con la sua saggezza aveva ispirato giuste leggi e giusti riti al re Numa Pompilio, suo amante.
- Il fiume Marna prende il nome da “Matrona”, la Grande Madre che aveva acque miracolose.
- Il nome antico del Tamigi inglese è “Tamesa” o “Tamesis”, che indica una divintà femminile fluviale.
- Come testimonia Lucio Anneo Seneca nelle Epistuale morales ad Lucilium, prima della venuta di Cristo la divinazione dei corsi d’acqua era una pratica diffusa e comune in gran parte dell’Impero Romano: “Noi veneriamo le sorgenti dei grandi fiumi; dove dal nulla sgorgano improvvisi immensi corsi d’acqua, là sorgono altari; adoriamo le fonti termali e consacriamo certi stagni”
- Anche in un santuario famosissimo, il santuario di Delfi, dedicato nei primordi a Gea e poi ad Apollo, divinità maschile, conserva alle spalle del tempio la fonte Castalda, che rappresenta forse il momento più antico della sacralità o dell’avvenuta sacralizzazione del luogo.
Nel cristianesimo il culto delle fonti fu perseguitato per secoli come superstizione pagana fin dal II concilio di Arles nel V secolo, ma poichè era radicatissimo nel popolo finì col prevalere sul concilio, e venne riconosciuto al concilio di Treviri nel 1227. Così le sorgenti sacre furono cristianizzate e associate in genere alla Madonna.
LA DEA DELLE ACQUE SORGIVE
Ancora oggi, secondo le tradizioni contadine, l’acqua delle sorgenti o quella raccolta in piccole pozze carsiche ha notevoli poteri curativi il cui ricordo rimane ben saldo nelle culture contadine successive ove alla sacra “coppella” è sostituito il pozzo, simbolo religioso ma anche materiale dato che l’acqua in esso accumulata può garantire la sopravvivenza di una famiglia o del raccolto. Il culto del pozzo come luogo sacro è già testimoniato da ritrovamenti di ceramiche votive dell’Eneolitico e proseguirà successivamente,, infatti sarà da questi atavici ricordi che nasce nel Medioevo la valenza magica di questi luoghi tramandata ancora oggi nelle leggende popolari che narrano di “pozzi dei desideri” ove basterebbe lanciare una moneta per realizzare quello a cui si aspira fortemente.
Successivamente con l’avvento della religione cristiana questi antichi luoghi di culto vengono demonizzati, e quindi il pozzo diventa la via per accedere agli inferi o spesso legati a santi, alla Vergine,a Santa Verena o a Santa Brigida.
Un interessante esempio potrebbe essere la il St. Brigid’s Well a Liscannor, la leggenda narra che la Santa giunse in questo luogo e raccogliendo a se tutti i pagani li battezzò con l’acqua della fonte ivi presente e ancora oggi il 1 Febbraio, data non casuale ma coincidente proprio con l’antica festa del fuoco di Imbolc.
Si narra che l’acqua del pozzo abbia notevoli poteri taumaturgici e così si usa bagnare un pezzo di stoffa nella fonte e passarlo poi sul volto per guarire malattie agli occhi e successivamente appeso su di un albero, rituale che ricorda i culti arborei da sempre legati alla Dea.
I POZZI E LE SORGENTI SACRE IN SARDEGNA
I pozzi sacri, chiamati anche templi a pozzo, e le fonti sacre, sono delle costruzioni megalitiche di età nuragica realizzate per il culto delle acque. Il pozzo sacro è l'edificio di culto per eccellenza della civiltà nuragica. Se ne conoscono una quarantina in tutta la Sardegna e sono presenti a nord come al centro e a sud dell'isola, senza particolari differenze costruttive.
Tratto da http://www.neroargento.com/page_main/pozzi.htm
POZZO SACRO DI CHERGHIZZU - SILANI
Comune di Silano, provincia di Nuoro (Sardegna); da notare la scala sommersa, da cui si evince che vi si entrava per immergervisi come in un santuario, evidentemente un'antica Lourdes con acque miracolose e curative.
POZZO SACRO DI CONI - NURAGUS
Il pozzo sacro di Coni si trova in territorio di Nuragus, in provincia di Cagliari.
Il pozzo sacro di Funtana Coberta si trova in territorio di Ballao, in provincia di Cagliari.
Il tempio a pozzo di Irru si trova in territorio di Nulvi in provincia di Sassari. Dal paese percorrere la statale 127 in direzione Martis-Tempio, oltrepassato l'abitato dopo circa tre chilometri si trova il cartello sulla destra che introduce in una strada di penetrazione agraria asfaltata. Da qui proseguire fino a trovare l'area archelogica ben segnalata e dotata di ampio parcheggio.
Il pozzo sacro Is Pirois si trova in territorio di Villaputzu, nella provincia di Cagliari.
Area archologica del monte Cuccurdoni Mannu a 730 metri di altezza, dove si parcheggia l’auto in un grande spiazzo. Due templi a pozzo si trovano sulla destra oltre una recinzione. Il primo appena varcato il cancelletto, il secondo a 70 metri in direzione nord-nord ovest. Per raggiungere il terzo invece dal parcheggio si imbocca un sentiero parallelo alla recinzione e all’albereto, in direzione est-sud est per circa 300 metri. Il tempio punico si trova a nord-ovest rispetto al parcheggio, proseguendo la strada che si inerpica per 150 metri.
Il pozzo sacro Milis, si trova a Golfo Aranci in provincia di Olbia-Tempio
Il pozzo sacro di Predio Canopoli si trova all'interno del paese di Perfugas, nella provincia di Sassari. E' in calcare bianco, con area vestibolare e sedili, notare i conci bugnati come a Irru di Nulvi.
POZZO SACRO SA LINNARTA - OROSEI
Il pozzo sacro di Sa Linnarta o Osana si trova in territorio di Orosei in provincia di Nuoro. E' un tempio a pozzo dentro a un recinto, con atrio e scala.
Il pozzo sacro di Sa Testa si trova a Olbia, nella nuova provincia di Olbia-Tempio. Si noti il recinto rotondo inscritto in un recinto più grande e quadrato.
Il pozzo di Santa Cristina si trova a Paulilatino, in provincia di Oristano. Notare il doppio recinto, la forma triangolare che richiama i genitali feminili, e la cupola a secco.
Il pozzo sacro di Santa Vittoria si trova in territorio di Serri, nella giara omonima in provincia di Cagliari
Il villaggio nuragico Sa Sedda 'e Sos Carros si trova in territorio di Oliena, in provincia di Nuoro.
FONTE SACRA DI SOS NURATTOLOS - ALA' DEI SARDI
La fonte sacra di Su Tempiesu si trova in territorio di Orune in provincia di Nuoro.
E’ l’unica testimonianza originale delle strutture in elevato e delle coperture di pozzi e fonti sacre dell’età nuragica.
Risalente ai secoli XII-X a.c., è costruito con blocchi di trachite e di basalto perfettamente squadrati, messi in opera senza malta, che furono trasportati qui da lontano attraverso la vallata dell’Isalle, dato che la trachite non è presente in questo territorio.
La struttura è addossata alla roccia e presenta la planimetria tipica dei pozzi sacri: vestibolo, scala e la camera che raccoglieva l’acqua della vena sorgiva, considerata sacra dalle popolazioni nuragiche.
La facciata, in origine alta sino a 7 metri, ha una singolare copertura a doppia falda che termina con un timpano a triangolo acuto, decorato originariamente con venti spade votive in bronzo.
Due archetti monolitici sono inseriti nelle strutture murarie superiori.
Dal vestibolo rettangolare, una scala di quattro gradini introduce al minuscolo vano che raccoglie l’acqua, con copertura a tholos.
Sul pavimento lastricato una piccola fossa raccoglie le impurità, in modo che l’acqua del pozzo si conservi sempre limpida.
All’interno di questo ambiente sono stati ritrovati numerosi oggetti votivi: stiletti, anelli, bracciali, spilloni, elementi di una collana in ambra e, di particolare pregio, bronzetti raffiguranti offerenti, guerrieri e personaggi con mantello e bastone di comando.
All’esterno del pozzo si sviluppa un muro in trachite, irregolarmente curvilineo, in cui sono presenti due piccole nicchie per la deposizione delle offerte.
Nelle vicinanze della fonte sacra è dislocato il nuraghe S.Lulla, al quale il luogo sacro è strettamente collegato.
Ancora oggi, secondo le tradizioni contadine, l’acqua delle sorgenti o quella raccolta in piccole pozze carsiche ha notevoli poteri curativi il cui ricordo rimane ben saldo nelle culture contadine successive ove alla sacra “coppella” è sostituito il pozzo, simbolo religioso ma anche materiale dato che l’acqua in esso accumulata può garantire la sopravvivenza di una famiglia o del raccolto. Il culto del pozzo come luogo sacro è già testimoniato da ritrovamenti di ceramiche votive dell’Eneolitico e proseguirà successivamente,, infatti sarà da questi atavici ricordi che nasce nel Medioevo la valenza magica di questi luoghi tramandata ancora oggi nelle leggende popolari che narrano di “pozzi dei desideri” ove basterebbe lanciare una moneta per realizzare quello a cui si aspira fortemente.
Successivamente con l’avvento della religione cristiana questi antichi luoghi di culto vengono demonizzati, e quindi il pozzo diventa la via per accedere agli inferi o spesso legati a santi, alla Vergine,a Santa Verena o a Santa Brigida.
Un interessante esempio potrebbe essere la il St. Brigid’s Well a Liscannor, la leggenda narra che la Santa giunse in questo luogo e raccogliendo a se tutti i pagani li battezzò con l’acqua della fonte ivi presente e ancora oggi il 1 Febbraio, data non casuale ma coincidente proprio con l’antica festa del fuoco di Imbolc.
Si narra che l’acqua del pozzo abbia notevoli poteri taumaturgici e così si usa bagnare un pezzo di stoffa nella fonte e passarlo poi sul volto per guarire malattie agli occhi e successivamente appeso su di un albero, rituale che ricorda i culti arborei da sempre legati alla Dea.
I POZZI E LE SORGENTI SACRE IN SARDEGNA
I pozzi sacri, chiamati anche templi a pozzo, e le fonti sacre, sono delle costruzioni megalitiche di età nuragica realizzate per il culto delle acque. Il pozzo sacro è l'edificio di culto per eccellenza della civiltà nuragica. Se ne conoscono una quarantina in tutta la Sardegna e sono presenti a nord come al centro e a sud dell'isola, senza particolari differenze costruttive.
Tratto da http://www.neroargento.com/page_main/pozzi.htm
POZZO SACRO DI CHERGHIZZU - SILANI
Comune di Silano, provincia di Nuoro (Sardegna); da notare la scala sommersa, da cui si evince che vi si entrava per immergervisi come in un santuario, evidentemente un'antica Lourdes con acque miracolose e curative.
POZZO SACRO DI CONI - NURAGUS
Il pozzo sacro di Coni si trova in territorio di Nuragus, in provincia di Cagliari.
Qui il pozzo è perfettamente circolare, con i conci in opera isodoma e con una scaletta in pietra per l'immersione.
Il nome fa pensare ad una fontana coperta, evidentemente riparata con una qualche tettoia, d'altronde il sito appare vasto e articolato, con atrio e corridoi.
TEMPIO E POZZO SACRO DI IRRU - NULVI
Qui c'è o si è conservato anche il tempio che ospitava il pozzo sacro, il che fa pensare che anche gli altri pozzi ne fossero provvisti, magari fatti non in pietra ma in legno, per cui oggi inesistenti.
IL POZZO SACRO DI IS PIROIS - VILLAPUTZU
POZZO SACRO MILLIS - GOLFO ARANCI
POZZO SACRO PREDIO CANOPOLI - PERFUGAS
POZZO SACRO DI ROMANZESU - BITTI
Trattasi stavolta di un villaggio, il villaggio Romanzesu, che si trova in territorio di Bitti, in provincia di Nuoro, e che è fornito di un pozzo sacro. Negli ampi spalti dovevano trovar posto quasi tutti se non tutti gli abitanti del villaggio.
POZZO SACRO SA LINNARTA - OROSEI
POZZO SACRO DI SA TESTA - OLBIA
POZZO SACRO DI SANTA CRISTINA - PAULILATINO
POZZO SACRO DI SANTA VITTORIA - SERRI
FONTE SACRA DI SOS NURATTOLOS - ALA' DEI SARDI
Il complesso nuragico di Sos Nurattolos si trova in territorio di Alà dei Sardi, nella nuova provincia di Olbia-Tempio.
Notare l'atrio dell'area sacra, poi il vestibolo coi sedili ai lati
FONTE SACRA DI SU LUMARZU - BORNOVA
La fonte sacra di Su Lumarzu si trova in territorio di Bonorva presso la frazione di Rebeccu, in provincia di Sassari
FONTE SACRA DI SU TEMPIESU - ORUNE
Notare l'atrio dell'area sacra, poi il vestibolo coi sedili ai lati
FONTE SACRA DI SU LUMARZU - BORNOVA
La fonte sacra di Su Lumarzu si trova in territorio di Bonorva presso la frazione di Rebeccu, in provincia di Sassari
FONTE SACRA DI SU TEMPIESU - ORUNE
E’ l’unica testimonianza originale delle strutture in elevato e delle coperture di pozzi e fonti sacre dell’età nuragica.
Risalente ai secoli XII-X a.c., è costruito con blocchi di trachite e di basalto perfettamente squadrati, messi in opera senza malta, che furono trasportati qui da lontano attraverso la vallata dell’Isalle, dato che la trachite non è presente in questo territorio.
La struttura è addossata alla roccia e presenta la planimetria tipica dei pozzi sacri: vestibolo, scala e la camera che raccoglieva l’acqua della vena sorgiva, considerata sacra dalle popolazioni nuragiche.
La facciata, in origine alta sino a 7 metri, ha una singolare copertura a doppia falda che termina con un timpano a triangolo acuto, decorato originariamente con venti spade votive in bronzo.
Due archetti monolitici sono inseriti nelle strutture murarie superiori.
Dal vestibolo rettangolare, una scala di quattro gradini introduce al minuscolo vano che raccoglie l’acqua, con copertura a tholos.
Sul pavimento lastricato una piccola fossa raccoglie le impurità, in modo che l’acqua del pozzo si conservi sempre limpida.
All’interno di questo ambiente sono stati ritrovati numerosi oggetti votivi: stiletti, anelli, bracciali, spilloni, elementi di una collana in ambra e, di particolare pregio, bronzetti raffiguranti offerenti, guerrieri e personaggi con mantello e bastone di comando.
All’esterno del pozzo si sviluppa un muro in trachite, irregolarmente curvilineo, in cui sono presenti due piccole nicchie per la deposizione delle offerte.
Nelle vicinanze della fonte sacra è dislocato il nuraghe S.Lulla, al quale il luogo sacro è strettamente collegato.
Nei pressi di Macchia Rossano di Vaglio, scavi archeologici hanno portato alla luce templi costituiti da grossi massi sui quali erano intagliati dei canali che portavano in loco l’acqua delle sacre fonti presenti nella zona.
Anche in questo caso le numerose iscrizioni ritrovate hanno permesso di attribuire il luogo al culto della Dea Mefite, e successivamente a quello di Venere e della ninfa Oina, il cui ricordo ancora oggi si cela tra i ricordi di una festa patronale dedicata alla Madonna e ad una sorgente che si trova nelle vicinanze.
Sicuramente questo luogo era dedito, oltre che al culto acquatico, alla pratica della prostituzione sacra tipica dei rituali della dea come testimoniato da alcune dediche a Venus Ercynia il cui rituale era legato alle sacre meretrici.
Dagli studiosi D. ADAMESTEANU e LEJEUNE , "Il santuario di Macchia di Rossano di Vaglio" in <<Mem. Lincei>> S. VII, XVI, Fasc. 2: MCMLXXVIII, si legge:
Anche in questo caso le numerose iscrizioni ritrovate hanno permesso di attribuire il luogo al culto della Dea Mefite, e successivamente a quello di Venere e della ninfa Oina, il cui ricordo ancora oggi si cela tra i ricordi di una festa patronale dedicata alla Madonna e ad una sorgente che si trova nelle vicinanze.
"Il santuario sannitico di Rufrae non mostra soluzione di continuità tranne per il periodo corrispondente alla guerra annibalica.
Sorte simile sembra aver avuto, in territorio il santuario della dea Mefitis di Rossano del Vaglio, sorto nel IV sec. a.c. e frequentato fino al I sec d.c." anche perché appunto presenta una continuità d'uso quasi ininterrotta fino al I sec d.c. con la conseguente e interessantissima stratificazione di interventi come quello greco caratterizzato dalla monumentalizzazione dell'accesso all'area sacra e dalla distinzione delle diverse funzioni d'uso dei vari ambienti che lo caratterizzano."
Sorte simile sembra aver avuto, in territorio il santuario della dea Mefitis di Rossano del Vaglio, sorto nel IV sec. a.c. e frequentato fino al I sec d.c." anche perché appunto presenta una continuità d'uso quasi ininterrotta fino al I sec d.c. con la conseguente e interessantissima stratificazione di interventi come quello greco caratterizzato dalla monumentalizzazione dell'accesso all'area sacra e dalla distinzione delle diverse funzioni d'uso dei vari ambienti che lo caratterizzano."
Il sito è del tipo "témenos" ossia un recinto sacro: in posizione centrale, all'interno dell'area sacra, delle sostruzioni di una grande ara probabilmente ad alzato ligneo (quindi oggi perduto) che occupa buona parte del recinto.
Questo, probabilmente anch'esso ligneo, era circondato da dei canali aperti che canalizzavano l'acqua della sorgente, che sgorgava appunto direttamente nell'area sacra, con un andamento simmetrico a cono rispetto all'asse longitudinale dell'altare.
Qui avvenivano le abluzioni sacre e le cerimonie che dovevano portare giarigioni e magari miracoli, un po' come avviene oggi a Lourdes, dove procedevano gli infermi accuditi da familiari e medici, mentre i sani si rivolgevano alle sacre prostitute o ierodule, in un mondo in cui il sesso non era peccato.
Oggi le acque sacre non hanno sacerdotesse, non hanno Dee e soprattutto non hanno mistero.
Questo, probabilmente anch'esso ligneo, era circondato da dei canali aperti che canalizzavano l'acqua della sorgente, che sgorgava appunto direttamente nell'area sacra, con un andamento simmetrico a cono rispetto all'asse longitudinale dell'altare.
Qui avvenivano le abluzioni sacre e le cerimonie che dovevano portare giarigioni e magari miracoli, un po' come avviene oggi a Lourdes, dove procedevano gli infermi accuditi da familiari e medici, mentre i sani si rivolgevano alle sacre prostitute o ierodule, in un mondo in cui il sesso non era peccato.
Oggi le acque sacre non hanno sacerdotesse, non hanno Dee e soprattutto non hanno mistero.
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