giovedì 16 aprile 2020

CHRISTINE DE PIZAN

CHRISTINE DE PIZAN
Christine de Pizan, o anche Christine de Pisan (Venezia, 1365 – Monastero di Poissy, 1430 circa), è stata una scrittrice e poetessa francese di origini italiane. Poetessa, filosofa, autrice, ce n'è abbastanza, ma è nota soprattutto per il suo libretto intitolato "La Città delle Dame", scritto in pochi mesi tra il 1404 e il 1405, siamo in epoca umanistica e la scoperta delle magnifiche arti degli antichi romani risveglia il gusto e le coscienze.

Così Cristina viene riconosciuta come la prima scrittrice europea di professione, cosa molto particolare, in quanto trae spunto dalla propria esperienza di vita e non dalla tradizione religiosa o mitologica. Insomma qualcuno, anzi qualcuna, che ha il coraggio di avere un suo gusto e delle sue idee, in un mondo cattolico e beghino dove le donne sono l'"instrumentum diaboli", e gli uomini santi si riuniscono in convegno per stabilire se esse possiedono un'anima.

Per la vita descritta e i temi trattati nelle sue opere, in cui combatte strenuamente l'imperante misoginia, Cristina è spesso stata considerata un'antesignana del femminismo; nella Città delle Dame per esempio, la protagonista esclama ad un certo punto con voluta ironia:
«Ahimè, mio Dio, perché non mi hai fatto nascere maschio? Tutte le mie capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere».



 LA SUA VITA  

Nacque a Venezia nel 1365 da Tommaso da Pizzano; laureato in medicina all'Università di Bologna dove aveva anche insegnato astrologia, e che poi aveva vissuto a Venezia finché nel 1369, invitato come astrologo alla corte del re di Francia Carlo V, si trasferì a Parigi con la moglie e i figli Cristina, Paolo e Aghinolfo. Di certo un mondo di più larghe vedute.

RITRATTO DI CHRISTINE
De Pizan crebbe in un ambiente di corte stimolante e intellettualmente vivace: lo stesso Carlo V, sensibile alle tematiche intellettuali, aveva fondato la Biblioteca Reale del Louvre, a cui Christine aveva libero accesso e che descriverà anni più tardi come «la belle assemblée des notables livres» («la bella collezione di libri importanti»), una biblioteca senza pari in Europa per la quantità e la qualità dei preziosi libri splendidamente miniati.

Stranamente venne incoraggiata dal padre ma osteggiata dalla madre, meno intelligente e quindi più tradizionalista, ma poichè comandavano gli uomini Cristina ebbe, malgrado la gretta madre, un'educazione letteraria approfondita, assai rara per una donna dell'epoca, e, cosa che in Italia difficilmente le sarebbe stata perdonata, compose poesie viceversa molto apprezzate a corte.

All'epoca il matrimonio era una pedofilia legalizzata, per cui sposò a soli 15 anni, nel 1379, Étienne de Castel, notaio e segretario del re, quindi molto più grande di lei, e con cui ebbe tre figli, una femmina e due maschi, di cui uno morì in giovane età.

Ma fu invece fortunata perchè suo marito l'amava e la rispettava, fu così un matrimonio sereno e felice, ma poichè la felicità non è di questo mondo suo marito, in ottemperanza al detto per cui "sono sempre i migliori che se ne vanno, morì per una epidemia nel 1390. Christine lo piangerà e rimpiangerà spesso nei suoi scritti, ed espresse il suo dolore in molte poesie, la cui più famosa è probabilmente "Seulete sui".

« Sono sola, e sola voglio rimanere.
Sono sola, mi ha lasciata il mio dolce amico;
sono sola, senza compagno né maestro, sono sola, dolente e triste,
sono sola, a languire sofferente,
sono sola, smarrita come nessuna,
sono sola, rimasta senz’amico.
Sono sola, alla porta o alla finestra,
sono sola, nascosta in un angolo,
sono sola, mi nutro di lacrime,
sono sola, dolente o quieta,
sono sola, non c’è nulla di più triste,
sono sola, chiusa nella mia stanza,
sono sola, rimasta senz’amico
Sono sola, dovunque e ovunque io sia;
sono sola, che io vada o che rimanga,
sono sola, più d'ogni altra creatura della terra
sono sola, abbandonata da tutti,
sono sola, duramente umiliata,
sono sola, sovente tutta in lacrime,
sono sola, senza più amico.
Principi, iniziata è ora la mia pena:
sono sola, minacciata dal dolore,
sono sola, più nera del nero,
sono sola, senza più amico, abbandonata. »

Sola, senza nemmeno la protezione del padre (morto nel 1385) e del re Carlo V (morto a sua volta nel 1380), con tre figli e un'anziana madre da accudire, la famiglia caduta in disgrazia presso il nuovo sovrano Carlo VI, a 25 anni Christine, già madre e già vedova, dovette compiere una metamorfosi, abbandonò ogni appoggio e ogni debolezza e prese nelle sue mani la sua vita.

CHRISTINE SCRIVE
Scrisse di sè «diventai un vero uomo», divenne infatti autonoma e responsabilizzata, cosa che a quei tempi era prerogativa esclusiva del maschio. Ella vi riuscì pienamente e asserì: « Allora diventai un vero uomo, non è una favola, capace di condurre le navi »

Così poi Christine de Pizan si impegna in un assiduo lavoro con cause legali e un'apprezzata attività di calligrafa, mette una bottega di scrittura, con maestri calligrafi, rilegatori e miniatori specializzati in riproduzioni di libri di lusso, e si mantiene con un discreto lusso.

Per giunta compose in soli due anni "Le Livre des cent ballades", consigli ad un cavaliere per amare lealmente la sua donna, libro che ebbe un grande successo e grazie al quale ottenne protezione e committenze da illustri personaggi, quali i duchi Filippo II di Borgogna e Giovanni di Valois, fratelli del compianto Carlo V, e la regina consorte Isabella di Baviera.

Queste protezioni le permisero di dedicarsi esclusivamente alla scrittura e all'attività di poetessa e intellettuale, che ebbe molti riconoscimenti. Scrisse moltissimo, aiutata da una grande facilità di scrittura e da una grande dote di immaginazione.

Ebbero molto successo, tra gli altri, "Le Livre de Corps de Police", in cui incoraggia i principi ad aiutare le vedove con evidente riferimento alle sue vicende personali, l'autobiografico "L'Avision-Christine" e "L'Epistre au Dieu d'Amours", in cui  condanna fortemente chi, usando l'amore, inganna e diffama le donne.

Le "Livre de Trois Vertus", è un'ideale continuazione della "La Città delle Dame", nel quale incoraggia le donne a essere forti e a uscire dagli stereotipi sessuali emancipandosi economicamente e intellettualmente. Christine de Pizan offre poi una copia dei suoi lavori alla regina Isabella di Baviera, moglie del re Carlo VI, che mostra di gradirla molto.

Dopo il suo ultimo lavoro sulla sua contemporanea Giovanna D'Arco del 1429, il primo entusiastico poema su Giovanna D'Arco e l'unico a essere composto mentre era ancora viva, all'età di 65 anni, Christine de Pizan si ritirò in un convento. La data della morte è sconosciuta, ma dovrebbe aggirarsi intorno al 1430.

GLI UOMINI INTERDETTI DALLE SUE CAPACITA'

LA CITTA' DELLE DAME

La Città delle Dame Scritto nei mesi invernali tra il 1404 e il 1405, ovvero il "Livre de la Cité des Dames" è s3enz'altro l'opera più famosa di Christine de Pizan che la scisse in risposta ai libri di: Giovanni Boccaccio (De mulieribus claris, Sulle donne famose), di Jean de Meung (autore del Roman de la Rose, testo del XIII secolo che dipingeva le donne solo come seduttrici), e del filosofo Mateolo, nonché di altri testi avversi alla condizione femminile, intrisa secondo loro solo di dubbio, malinconia e intemperanza.

Cristina ne rimase sgradevolmente colpita e ne portò la questione a corte per frne oggetto di discussione: « Sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d'accordo nella medesima conclusione, che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo di vizio ».

Ella nel suo lavoro presenta invece una società utopica e allegorica in cui la parola dama indica una donna non di sangue nobile, ma di spirito nobile. Nella città fortificata e costruita secondo le indicazioni di Ragione, Rettitudine e Giustizia, Cristina racchiude un elevato numero di sante, eroine, poetesse, scienziate, regine e così via, che offrono un esempio dell'enorme, creativo e indispensabile potenziale che le donne possono offrire alla società.

Presenta ad esempio Semiramide e Didone, fondatrici di Babilonia e Cartagine, l'eroina Griselda, Lucrezia che si suicidò dopo lo stupro e che offre lo spunto per emettere una legge giusta e santa che condanna a morte gli stupratori, Pentesilea che si oppone alla barbarie. Soprattutto scrive sul tema entrale nella Città delle Dame è poi il tema dell'educazione femminile, che Christine de Pizan avvertiva come fondamentale.

Si toglieva alle donne la possibilità di studiare e imparare, le si chiudeva tra le mura domestiche, e si tacciavano di inferiorità  e di poca sensibilità. Ma questa inferiorità era di tipo culturale e non naturale, come Cristina desume da vari esempi, vedi Saffo, Proba, Novella, Ortensia e altre, visto che « una donna intelligente riesce a far di tutto e anzi gli uomini ne sarebbero molto irritati se una donna ne sapesse più di loro »

Ispirato chiaramente a "La città di Dio" del misogino Sant'Agostino e di agevole lettura nonostante l'alto livello nozionistico e culturale della scrittrice, il libro ebbe grande successo. Al che l'autrice commentò: « Sono certa che quest'opera farà chiacchierare a lungo i maldicenti »

"C'è ancora chi pensa che gli uomini siano più intelligenti delle donne.
In genere lo pensano gli uomini.
Il che dimostra che gli uomini non sono più intelligenti delle donne."

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