domenica 15 marzo 2020

CHI HA PAURA DELLA MORTE CATTIVA?


La morte non è così brutta come la si dipinge, ovvero come la dipinge la mente, perchè l'anima la morte non la conosce, per lei non esiste. Ovvero per l'anima la morte è un passaggio, ed ogni passaggio è una morte. Partire è un po' morire, dice un proverbio, perchè partire è un cambiamento, ergo cambiare è come morire, e morire è come cambiare. Ma in meglio o in peggio?

Ora la chiesa dice che la morte è un passaggio per una vita eterna, eternamente bella o eternamente incubo. Perchè o andiamo a beatificarci con l'immagine di quel gran fico di Dio (dev'essere un gran fico altrimenti che gusto c'è a vederlo? A proposito e i maschi e le lesbiche chi guardano?) o verremo torturati "ab aeternum" in mezzo alle fiamme, o per un periodo indecifrato.

La Chiesa ha obbligato all'epoca i suoi frati a prendere coscienza della morte, facendogli accudire una montagna di ex frati trapassati sotto forma di scheletri o di crani o di tibie sparse. Però è un costume che riguarda solo i frati, i preti ne sono immuni.

Così i buoni frati staccarono ancora di più la loro anima dalla loro mente e si dettero ad ammonticchiare e ad addobbare scheletri su scheletri come fosse mettere a posto i libri in una biblioteca. Perchè, attenzione, non crederete mica che bazzicando i morti si comprenda che si debba morire!


Perchè vedere la morte, o i morti, non apre assolutamente la mente, altrimenti i frati avrebbero gettato tutti i loro sai alle ortiche per andare a copulare, a mangiare, a bere (soprattutto a bere per dimenticare), visto che scoprire la mente con l'anima fa precipitare qualsiasi religione dal suo Olimpo prefabbricato.

I frati dicevo, erano così staccati che addirittura pulivano, lucidavano e addobbavano i crani come fossero dolci donzelle, e più che mai non ci capirono un cazzo. Li ornarono con veli, damaschi, coroncine, strass, perline, fiori, perle e perline. Hum, non ce la raccontano giusta. Così da che mondo è mondo si ornarono solo le statue delle divinità. Che era accaduto?

Proprio così, a forza di lustrare scheletri i buoni frati si erano creati nuove divinità, ovvero avevano riportato il culto dei morti all'origine, perchè mentre nella chiesa cattolica i morti sono poveracci cui bisogna dire messe e preghiere per tentare di migliorargli la loro squallida vita, nel mondo pagano erano i morti ad aiutare i vivi per cui i congiunti o meglio ancora i discendenti li blandivano e coccolavano per ottenere benefici proprio da loro.

Nel mondo romano e italico, ma anche in tutte le religioni della terra, i morti cercavano di proteggere i vivi, sempre che questi si fossero comportati bene con loro. Insomma questi morti diventavano delle semidivinità, non è un caso che a Roma ci si raccomandasse agli Dei Mani.

GUSTO DELL'ORRIDO
Ed è tanto vero che le chiese delle anime del purgatorio divennero le chiese delle anime sante, in grado di fare miracoli. Le chiese "d’e cape e morte o d’e capuzzelle" vennero caratterizzate da statue, bassorilievi o teschi che decoravano le loro facciate e gli interni del santuario.

C'era l'idea che attraverso le ossa soggette al culto, le anime potessero tornare tra i vivi e compiere azioni di grazie e giustizia. Nell’ottocento si riteneva che veri e propri miracoli fossero concessi in cambio della cura dei crani “adottati”, detti in modo vezzeggiativo pezzentelle o capuzzelle. I crani dei bambini erano poi i più richiesti, ma siccome erano in numero inferiore e di difficile reperimento, ci si poteva addirittura iscrivere in una lista di attesa per “l’adozione”.

Nel Cimitero delle Fontanelle nel Rione Sanità, un tempo cave di tufo utilizzate durante la pestilenza come cimitero, vennero accumulate nei secoli migliaia di teschi. Ce n'era per tutti, e infatti molte di queste "capoccette" sono state adottate, attribuendogli spesso anche dei nomi, per riconoscerli e renderli familiari.

A cura del devoto, il teschio poteva essere posto in una teca marmorea o, per i meno abbienti, una scatola di latta. A questi teschi, ovvero alle anime di questi teschi, si domandava di tutto, anche di vincere al lotto.

I teschi si ponevano su fazzoletti ricamati, su piatti di metallo ornato, dentro teche di legno, e venivano lucidati, puliti e gli si offriva fiori, lumini, rosari, collanine e corone, adagiandoli poi su morbidi cuscini di velluto o di seta.


A questo punto l’anima doveva apparire in sogno chiedendo il “refrisco”, la liberazione dalle fiamme del purgatorio, che si otteneva con preghiere e cure e iniziava a raccontare al devoto la sua storia personale. Il refrisco doveva essere però un lontano ricordo del "refrigerium", un banchetto che i primi cristiani offrivano ai morti sulle loro tombe, un'usanza molto toccante di comunione col morto che la chiesa proibì temendo che i vivi si divertissero troppo.

Se il morto non veniva in sogno ma la capuzzella sudava, era comunque un buon segno della sua disponibilità (del resto la cava era piuttosto umida).  Allora l’animella iniziava a far parte della famiglia, gli venivano accese candele in casa, veniva lodata, pregata e ringraziata in parecchie circostanze, insomma non era più sola.

Ma se non c'erano segni di benevolenza significava che l’anima aveva i cavoli suoi e non se la sentiva di aiutare alcun vivo, oppure non esaudiva le richieste del devoto perchè non ne aveva voglia, allora la capuzzella veniva destituita e sostituita con una più benevola.

Dal 1969 il culto delle ossa è stato vietato dal cardinale di Napoli Corrado Ursi, che ha bollato questa pratica come pagana e superstiziosa, per quell'antico principio cristiano che dove c'è entusiasmo e calore ci deve essere la proibizione, perchè tutto deve essere spento e grigio. 

Eppure nel 1980, in seguito al terremoto irpino che costrinse alla chiusura della Chiesa del Purgatorio ad Arco, molti fedeli riferirono di essere stati svegliati nel cuore della notte dalle anime purganti che desideravano ricevere cure.

SE NON MI IMMERGO NON MUOIO
MA NEMMENO VIVO

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