venerdì 16 dicembre 2016

TELESILLA


RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI ZEUS AD OLIMPIA

Le invasioni dei Dori provenienti dai Balcani e quella dei popoli del mare  condussero alla distruzione la civiltà micenea, una società con notevoli retaggi matriarcali, precipitando così in un periodo di decadenza, conosciuto come "submiceneo", o "medioevo ellenico" che andò dal 1150 a.c. fino all l'850 a.c. circa.

La popolazione dorica era piuttosto maschilista, introdusse i suoi Dei e ne spodestò dei preesistenti, senza però cancellarli del tutto, infatti declassò le Grandi madri e semplici Dee, ma diverse divinità restarono nei templi. L'invasore dorico si stanziò principalmente nel Peloponneso e a Creta. Per intenderci fu quel popolo che edificò quegli enormi templi di straordinarie dimensioni che sembravano toccare il cielo, di fronte a cui ci si sente formiche.

Quando le costruzioni sono megalitiche le cose sono due: o si è in preda a un invasamento divino (tipo l'entusiasmo per l'energia proliferatrice della Terra, o si si è in preda ad un invasamento del proprio ego, insomma ci si sente esseri superiori e l'esaltazione è su noi stessi e sugli Dei maschi. Infatti il capo degli Dei spodestò la Dea Madre e gli uomini per la prima volta comandarono sulle donne.

La Grecia si spopolò abbandonando le antiche città, si ebbe una diminuzione degli scambi commerciali, un ritorno alla pastorizia e la scomparsa della scrittura, dell'architettura e dell'economia di palazzo micenea. Le uniche attività rinacquero a livello locale. Insomma la gente di prima schifata abbandonò i vincitori esaltati, e l'arte e la cultura decaddero. La tranquilla e democratica società di prima scomparve e i maschi dettarono le loro leggi.

La società venne governata dai signori della guerra che ricompensavano i collaboratori con concessioni territoriali creando una classe sociale di nuovi proprietari terrieri . Poi i secoli oscuri terminarono, un po' come il nostro medioevo, e ritornò la vita e l'arte, un po' come il nostro rinascimento.



Argivi e megaresi contro corinzi

Come riporta Pausania, gli Argivi, dopo aver vinto i Corinti che assediavano l'alleata città di Megara, si trovò a perdere le battaglie negli scontri con i potenti guerrieri spartani durante il regno del loro re Cleomene I.

TELESILLA
Questi, della gloriosa dinastia degli Agiadi, fu re di Sparta dal 521 al 488 a.c.. Grazie alla forza del suo esercito e della lega Peloponnesiaca, Sparta fu sotto il suo regno la più grande potenza del mondo greco dell'epoca.

Infatti, come riferisce Plutarco, che riporta la storia da Socrate di Argo, uno storico pressocchè contemporaneo,quando, nel 510 a.c., gli spartani, comandati dai re Cleomene I e Demarato, stavano per impadronirsi di Argo dopo averne già sopraffatto l'esercito, e non c'era scampo perchè oltre ad essere stati sconfitti, gli argivi erano quasi tutti morti, una strage.

Sparta era governata da una diarchia, cioè da due re: uno era Cleomene I di cui abbiamo già detto, l'altro era Demarato, re di Sparta della casa reale degli Euripontidi, dinastia di re che regnò sulla città di Sparta assieme agli Agiadi,. dal 515 al 491 a.c.

« Demarato parlò così [a Serse]: "Prima di tutto, non accadrà mai che [gli Spartani] accettino le tue proposte di schiavitù. In secondo luogo, si opporranno a te in battaglia, anche se tutti gli altri Greci si dovessero schierare dalla tua parte. Quanto al numero, non chiedere mai quanti sono: anche se sono mille, pronti a combattere, o anche meno di mille, questi qui ti daranno comunque battaglia." »

Invece accadde una cosa straordinaria: una certa Telesilla che, come Saffo, dirigeva una scuola di poesia, chiamò tutte le donne della città, le invitò ad armarsi e le guidò alla difesa della città. Telesilla era una poetessa di Argo, vissuta nella prima metà del V secolo a.c.

MA DI FRONTE AL POTERE E ALL'EROISMO E ALL'ADDESTRAMENTO DEGLI SPARTANI COSA POTEVANO DELLE FANCIULLE INERMI, CHE SI FECERO AIUTARE (secondo qualcuno) ANCHE DA VECCHI E RAGAZZETTI?

Ve lo spiegheremo, ma andiamo per gradi.

PROVE DELL'ESISTENZA DI TELESILLA

- Insieme a Saffo, Mirtide, Prassilla, Corinna, Erinna, Mero, Anite e Nosside, è citata nell’epigramma di Antipatro di Tessalonica  che fornisce l’elenco di nove poetesse liriche, le più brave della Grecia.

- Antipatro da Tessalonica la cita nella sua Antologia Palatina:
"L’Elicona nutrì con inni queste donne dalla parola divina (l’Elicona) 
e la Pieria picco macedone: Prassilla, Mero, bocca di Anite, Omero donna, 
Saffo ornamento delle donne di Lesbo dalle belle chiome, Erinna, 
Telesilla celeberrima e te, Corinna, che hai cantato lo scudo bellicoso di Atena, 
Nosside dalla voce femminile e Mirtide dal dolce canto, tutte laboriose di paginette perenni.
Il grande Urano nove Muse, nove esse generò Gea per i mortali imperitura gioia."

ATHENA GRECA
- La Suda, lessico bizantino del X sec., alla voce “Telesilla“, sinteticamente riferisce della stele citata da Pausania, del gesto eroico alla guida delle donne, e di un oracolo ricordato anche da Erodoto, riferibile a quell’episodio.

- La notizia di un Inno sulle Nozze di Zeus ed Era, che si ricava da uno Scolio (raccolta) alle Siracusane di Teocrito in cui:

al v. 64 delle Siracusane (“Tutto sanno le donne: anche come ha fatto Zeus a sposare Era”), nel margine destro del papiro che lo tramanda si trova l’annotazione:

Sola fra loro ammira la vecchia che dice …” e nel margine sinistro del verso 60 la scritta, poi cancellata,

la poetessa Telesilla”, da cui è derivata la congettura di un carme su Zeus ed Era composto da Telesilla.

Alcune fonti alludono ad alcune affermazioni fatte da Telesilla in alcuni carmi, dei quali tuttavia non sappiamo nient’altro:

- Pausania (II,28)
Sulla cima del monte c’è un tempio di Artemide Corifea, del quale anche Telesilla ha fatto menzione in un carme.

- Della poesia bellico-esortativa di Telesilla, a cui alludono le fonti, non è rimasto pressoché nulla.
Le fonti (soprattutto antichi studiosi di metrica), legano al suo nome un verso molto breve chiamato telesilleo, perchè usato quasi esclusivamente da Telesilla nei suoi Inni agli dei. Di questi ultimi rimangono esclusivamente:
1. i primi due versi dell’inno in cui Telesilla si proponeva di narrare il mito di Artemide che sfugge Alfeo (citati da Efestione, XI,2 )
"Artemide, o fanciulle,
fuggendo Alfeo…"

- Pausania (II, 35):
"Ci sono tre santuari di Apollo e tre statue: uno non ha denominazione, il secondo lo chiamano Piteo e il terzo Orio. Hanno appreso l’appellativo Piteo dagli Argivi; infatti ad essi per primi fra i Greci Telesilla dice che giunse alla regione Piteo, che era figlio di Apollo".

- Pseudo-Apollodoro (III,46 segg), autore della Biblioteca: un antico testo che contiene un’ampia raccolta di miti greci, attribuita inizialmente erroneamente ad Apollodoro. Attualmente il suo autore è convenzionalmente indicato con il nome di Pseudo-Apollodoro. La composizione dell’opera si situa tra il I e il II sec..
"Dei maschi (cioé dei figli di Niobe) fu salvato Anfione, delle femmine la più vecchia, Cloride, che aveva sposato Neleo. Secondo Telesilla furono salvati Amicla e Melibea, mentre fu colpito con una freccia da essi anche Anfione."

- Ateneo, Esichio e Polluce (lessicografi), citano alcuni appellativi usati da Telesilla nei suoi versi

- Menziona Telesilla anche lo scolio a Omero, Odissea (13,289) e Fozio fa il suo nome nel catalogo dei poeti di cui si servì anche Stobeo.

ATHENA PARTENONICA

PROVE DELL'EROICA BATTAGLIA COMBATTUTA DA TELESILLA

- Pausania, (110 - 180 d.c.), pubblicò nel II sec.d.c., un’opera intitolata Periegesi della Grecia.

Nel II libro, al  mentre descrive una stele con rilievo posta di fronte alla statua della Dea Afrodite, nel santuario omonimo situato al di là del teatro di Argo, Pausania afferma che vi era raffigurata la poetessa Telesilla, con l’elmo in mano e i suoi famosi volumi gettati alla rinfusa ai suoi piedi.

Ricorda inoltre l’episodio che la vide trionfatrice contro le truppe spartane che avevano sconfitto gli Argivi, avendo lei guidato, dopo averli armati, donne, fanciulli e vecchi contro il nemico.

- Plutarco, nell’operetta intitolata De mulierum virtutibus (Sulle virtù delle donne), contenuta nella raccolta dei Moralia, riferisce di Telesilla lo stesso episodio eroico raccontato da Pausania, inserendolo tra le nobili gesta compiute pubblicamente dalle donne argive.

Di lei dice inoltre che era di nobile famiglia e malaticcia e che, per ottenere la guarigione, si era rivolta agli dei, i quali le diedero il responso di servire le Muse.

Per avere obbedito agli Dei, Telesilla guarì e divenne poetessa ammirata da tutti.

DIANA GRECA
- Polieno, negli Strategemata , del 162 d.c., raccolse varie astuzie di guerra, come in una specie di manuale tattico che volle dedicare agli imperatori Lucio Vero e M. Aurelio.
Si tratta di una raccolta di curiosità militari, tra le quali viene anche conservato il ricordo dell’episodio che vide Telesilla protagonista..

Egli aggiunge alle note delle altre fonti la notizia che allo stratagemma delle donne argive guidate da Telesilla, gli argivi rendevano onore anche nel suo tempo, col far vestire, al novilunio del mese Ermeo, le donne con chitoni e clamidi maschili, gli uomini con pepli femminili

- Massimo di Tiro, retore, conferenziere viaggiante, filosofo, dell’età di Commodo (II sec. d.c.), autore di 41 Dialexeis (Dissertazioni), menziona Telesilla come autrice di poesie belliche che avevano esortato gli Argivi al valore militare, come prima di lei avevano fatto Tirteo con gli Spartani e Alceo con gli abitanti di Lesbo:

"I versi di Tirteo svegliarono gli Spartani, i canti di Telesilla gli Argivi, la poesia di Alceo gli abitanti di Lesbo"

- Pausania riferisce di aver visto una statua in ricordo di questo episodio di eroismo femminile nel tempio di Afrodite ad Argo.

La statua avrebbe raffigurato Telesilla che, gettati i suoi libri, si accingeva a calzare l'elmo.

Caspita, se dopo sei secoli Telesilla è ancora ricordata deve essere stata un'eroina straordinaria, tenendo conto poi che più si va avanti col tempo più le donne subirono una "damnatio memoria".

Perfino le loro opere letterarie vennero bruciate dalla Chiesa cattolica, la poetessa romana Sulpicia ad esempio venne risparmiata perchè creduta un nome fittizio di Tibullo, visto che stava tra le opere letterarie di quest'ultimo. altrimenti sarebbe andata distrutta come tante altre, comprese quelle greche.

- Si conoscono due ritratti di Telesilla ricordati dalle fonti, la cui ricostruzione è però impossibile. Uno era a rilievo davanti alla statua di culto nel tempio di Afrodite ad Argo, (Paus., ii, 20, 8); l'altro una scultura di Nikeratos eseguita a Pergamo nella II metà del III sec. a.c. (Tatian., Ad Graecos, p. 34, 13).

Anche qui, ritratti e sculture tramandate nei secoli fanno capire la sua grande importanza, ecco come riferisce di lei Pausania:

BELLONA DEA ROMANA DELLA GUERRA
"Per il resto, Telesilla godeva tra le donne di buona fama, ed era ancora più stimata per la sua arte poetica. Dopochè ai cittadini di Argo era giunta la notizia che vi era stata una sconfitta terribile contro Cleomene, figlio di Anassanandride, e, caduti taluni, da un lato, in questa battaglia, mentre dall'altro, giacchè furono annientati quanti altri fuggirono nel boschetto di Argo, 

Cleomene condusse gli Spartani (direttamente) contro la città, sprovvista di uomini. Telesilla, dunque, fece salire sulle mura della città (stessa) da una parte i servi, dall'altra tutti coloro che, a causa d'un'età eccessivamente giovane o avanzata, erano incapaci di imbracciare le armi, ed ella medesima, raccolte che ebbe le armi che erano rimaste nei templi e nelle abitazioni, armò le donne nel fiore dell'età, ed, armatasi a propria volta, le schierò là dove sapeva stavano giungendo i nemici.
Come gli Spartani giungevano vicino, le donne non erano spaventate dall'urlo di guerra  e sostenendo l'assalto combattevano coraggiosamente, allora gli Spartani, pensando che se avessero vinto le donne sia il successo sarebbe stato malvisto sia se avessero avuto la peggio la sconfitta sarebbe avvenuta con vergogna, si ritirarono davanti alle donne."

ALLORA LE COSE SONO DUE: O PAUSANIA ERA RINCRETINITO, O AVEVA BUONE RAGIONI PER RACCONTARLA A MODO SUO. PROPENDIAMO PER LA SECONDA, IN FONDO ERA UN MASCHIO!

Ma davvero ci vogliono dare ad intendere che gli Spartani, quelli per intenderci delle termopili, quelli del film "Trecento", rischiavano di farsi battere da un manipolo di donne che avevano maneggiato solo pignatte e magari con 4 vecchi rimbambiti e 4 ragazzini imberbi, e magari qualche servo?

MINERVA
I famosi 300 spartani, quando gli si fece incontro un manipolo di uomini con i forconi pronti a battersi per loro, li rimandarono a casa, perchè sapevano che non solo sarebbero morti (del resto loro stessi erano pronti a morire), ma sarebbero morti inutilmente, perchè non sarebbero riusciti a colpire un solo nemico.

Dei romani si diceva che uno di essi valeva per dieci barbari, eppure i barbari sapevano combattere.

I romani, sull'estesissimo limes africano lasciarono solo due legioni, due perchè stavano in posti lontani tra loro, altrimenti ne sarebbe bastata una. 

Ma gli africani combattevano tra tribù, non erano digiuni nè di armi nè di battaglie, eppure contro i romani non potevano nulla.

E gli spartani invece, che facevano schiavi a bizzeffe, con i famosi  perieci e iloti che comandavano con la frusta, che ogni tanto ammazzavano un po' di schiavi tante volte dimenticassero chi erano i padroni, e che avevano schiavi nella percentuale di uno di un guerriero a cento schiavi, potevano rinunciare alla conquista di una città difesa da donne altrimenti li avrebbero ritenuti brutali? 

Ma gli Spartani erano brutali e tutti lo sapevano ed essi stessi volevano che si sapesse!

O peggio: si ritirarono davanti a delle casalinghe per paura di venire sconfitti dalle donne? E come facevano a combattere le casalinghe? Alla lontana, ma molto alla lontana, è come se una donna volesse prendere a pugni un pugile e questi avesse paura di perdere!

MA PENSATE CHE SIAMO RIMBAMBITI?

DEA DURGA
Di certo gli Spartani non temevano nessuno. Ricordiamo cosa rispose a Serse, il re dei Persiani, il re spartano Demerato:

 "Prima di tutto, non accadrà mai che [gli Spartani] accettino le tue proposte di schiavitù. In secondo luogo, si opporranno a te in battaglia, anche se tutti gli altri Greci si dovessero schierare dalla tua parte. Quanto al numero, non chiedere mai quanti sono: anche se sono mille, pronti a combattere, o anche meno di mille, questi qui ti daranno comunque battaglia." »

E questi tipini avrebbero avuto paura di combattere delle donne? Ma dai, non è credibile! I fatti sono andati per certo in altro modo, Sicuramente gli Spartani combatterono con le donne megaresi e vennero sconfitti, per questo se ne andarono.

Ora è da capire come mai delle donne potessero vincere degli incalliti guerrieri.


La risposta è semplice: 

QUELLE DONNE ERANO INCALLITE GUERRIERE!

Ce lo hanno tenuto nascosto, ma anticamente le donne combattevano.

Non ci credete? Basta guardare le antiche statue, se le donne non avessero combattuto delle Dee guerriere avrebbero fatto ridere i polli. 

Invece non solo combattevano ma erano brave quanto gli uomini e talvolta anche di più.

DEA CELTICA
Cicerone (106 - 43 a.c.), coetaneo di Cesare, scrive che le donne degli Illiri ai suoi tempi combattevano insieme agli uomini ed erano brave e coraggiose quanto i maschi. 

Infatti Cesare dovette combatterle, ma non furono le uniche donne guerriere, solo che lo omise perchè ai romani la faccenda non sarebbe piaciuta.

La propaganda sociale non ammetteva che le donne romane sapessero che in altri stati era loro concesso perfino di combattere, perchè avrebbero potuto svegliarsi un po'.

E' difficile comandare alle donne quando sono andate a combattere, lo sanno bene gli ebrei di Israele che sottomettevano totalmente le donne fin quando non sono stati costretti, per non soccombere all'accerchiamento arabo, a chiamarle alla guerra. 

Da allora le donne israelite hanno ottenuto tutti i diritti come gli uomini. Sono diventate del tutto occidentali, imparando pure a certi aspetti un po' osè, nel vestirsi e nel comportamento. Cose inimmaginabili fino ad allora.

Però era un'eccezione ammetterlo, perchè di solito veniva taciuto, come si fa del resto anche oggi sulla bravura delle donne. 

Le Amazzoni sono scappate dall'invasione dei Dori proprio perchè volevano sottometterle, e non impararono a combattere in terra straniera perchè non avrebbero sopravvissuto un giorno, come non sopravviveremmo noi un giorno in un paese straniero abitato da animali feroci o pericolosi.

Nella foresta non sopravviveremmo un giorno perchè non sappiamo combattere, senza parlare di eventuali attacchi umani. 

Dunque è evidente che le Amazzoni sapessero già combattere, e furono proprio le guerriere a snobbare i maschi dorici. 

Oggi negli USA le calciatrici sono riuscite ad avere finalmente lo stesso stipendio dei calciatori, pur essendo, ormai in USA viene riconosciuto, più brave dei colleghi maschi. 

MADONNA PIAGNONA
Ma gli americani non sono misogini come noi, ovvero lo sono ma molto meno di noi mediterranei.

Oggi la Madonna, squallido e pallido simulacro di una Grande Madre, sta con le mani giunte ed ha una faccia da bambina buona e obbediente.

Oppure, che è peggio, sta a mani giunte in atto di preghiera e guarda verso l'alto con occhi languidi, cioè verso Dio di cui per sua stessa affermazione, lei è L'Umile Ancella.

A lei si rivolge il popolo perchè fermi la punizione del Signore, che è un collerico padre iroso vendicativo, affinchè la pianti di sterminare i suoi figli, i figli della Madonna, che per disgrazia sono pure i figli di Dio.

Lei fa quel che può, ma può poco, perchè il mondo è una sequela di disgrazie, in parte naturali, in parte dovute.

E la poveretta se la passa pure male, perchè talvolta piange addirittura, e sono gli uomini a farla piangere, gli uomini nel senso di umani.

E se le va bene piange lacrime come una bambina, o come una donna non cresciuta, perchè non sono due lacrime e via, sono fiumi di lacrime che sgorgano dalle sue statue per mesi interi.

Se le va peggio invece delle lacrime, particolare piuttosto frossiè e splat, piange lacrime, anche quelle a fiumi. altrimenti i fedeli neppure ci farebbero caso, presi come sono dai fatti loro, piange lacrime di sangue, e pure queste durano mesi. 

Non sono poche le Madonne che piangono sangue, viene da pensare a quanti poveri animaletti abbiano scannato perchè non si tratta di due lacrime, è vero un mattatoio....

MADONNA SANGUINIFERA
Anche qui però l'idea è copiata, il Dio Apollo pianse sangue più volte quando prevedeva delle sconfitte romane.
Di buono aveva che piangeva perchè si sentiva compartecipe delle disgrazie romane, così il popolo andava dai sacerdoti e faceva sgozzare un po' di animali per placarlo, così i sacerdoti avevano carne fresca, visto che in genere se la pappavano loro.

La Madonna invece piange perchè siamo stati cattivi e Dio ci punirà. E lei che ci sta a fare?

Ma non dovremmo essere noi a piangere che abbiamo un mare di guai? Lei non si ammala, non deve pensare alla famiglia, non deve preoccuparsi per il lavoro, nè di essere licenziata, nè di pagare l'affitto e le bollette.

Lei di chi si lamenta, di Dio che è insensibile e prepotente?... Ah già,  lei non può divorziare.

Di Gesù Cristo non ne parliamo, quello il Padre amorosissimo l'ha mandato sulla terra per morire ammazzato crocefisso, sai cosa può fare per noi minuscoli e infinitesimali mortali? 

Meglio lasciarlo perdere poveraccio, che non ha potuto salvare nemmeno se stesso.

MA PERCHE', NONOSTANTE TUTTE LE DEE PIU' ANTICHE SIANO STATE GUERRIERE, NON SI DICE CHE UN TEMPO LO FURONO ANCHE LE DONNE?

DEA KALI'
Perchè le donne devono dormire, devono credere che l'uomo le ha sempre salvaguardate e protette fin dalle caverne, perchè loro non erano in grado di difendersi e se ne stavano rannicchiate coi piccoli al buio e a morire di asfissia.

Hanno rinunciato a farle combattere altrimenti non sarebbero più state sottomesse, invece devono pensare che sono più fragili di un uomo, meno intelligenti di un uomo, meno razionali di un uomo, e quindi devono sottostare per essere protette.

SE INVECE SI DICE CHE SAPEVANO COMBATTERE SI RIVOLUZIONA TUTTO, ALLORA NON STA SCRITTO CHE LA DONNA NON POSSA FARE CIO' CHE FA UN UOMO, E MAGARI PURE MEGLIO!

Così i libri di storia li fanno gli uomini e ci scrivono un mare di menzogne che ci fanno studiare a scuola. Le donne, se addestrate come gli uomini sono brave come loro e anche di più. PECCATO CHE NON SI SVEGLIANO....

2 commenti:

  1. Questo scritto è un capolavoro non indifferente e degno di nota! Grazie per averlo condiviso.

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  2. Ottimo lavoro nella ricerca delle fonti. Condivido anche la tesi finale anche se per restituire alle donne dell'antichità il loro status di guerriere non basta l'entusiasmo ma necessitiamo di ricerche di livello accademico. Grazie per il tuo lavoro

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