LA PORTA DI PIAZZA EMANUELE II
In Piazza Vittorio Emanuele II, a Roma, esiste una porta molto particolare, sorvegliata da due misteriose figure e contornata da strane scritte in latino: è nota come la “PORTA MAGICA”.
La sua posizione originaria era a circa 50 m. verso l'incrocio di via Carlo Alberto con via di San Vito, lungo un muro perimetrale che fronteggiava la Strada Felice, con villa Palombara situata tra le antiche Strada Felice e Strada Gregoriana (attuale via Merulana).
La Strada Felice era un rettilineo fatto costruire da papa Sisto V nel 1588, partiva da Trinità dei Monti passava per Santa Maria Maggiore e proseguiva fino a piazza Santa Croce in Gerusalemme.
Nel 1873 la Porta Magica fu smontata e ricostruita nel 1888 all'interno dei giardini di piazza Vittorio, su un vecchio muro perimetrale della chiesa di Sant'Eusebio, e accanto furono aggiunte due statue del dio Bes, (Nel mondo romano si ritrovano sue immagini collegate al culto di Iside) che si trovavano in origine nei giardini del Palazzo del Quirinale.
"Poco distante di là, nella villa Palombara fu trovata una Statua ornata di grottesche che fu quasi intieramente distrutta dai cavatori. Nella stessa Villa l'anno 1781 fu trovato il celebre Discobolo Vaticano copia di uno di bronzo di Mirone".
LA PORTA ERMETICA
La PORTA ERMETICA O MAGICA è dunque addossata ad un muro dei giardini di Vittorio Emanuele II, facente parte di una fontana monumentale della Roma antica, detta dei TROFEI DI MARIO. Si compone di un frontone sorretto da un architrave e due stipiti, alla cui base è posto un gradino, il tutto in pietra marmorea. C’è da precisare che la parola “Vetriolo” (Vitriolum), posto sulla base dei manufatto, ha una particolare rilevanza nel simbolismo alchemico: è un acrostico, le cui lettere vanno a formare la seguente frase:
Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occuitum Lapidem, Unicam Medicinam
(“Visita l'interno della terra, rettificando troverai una pietra nascosta, unica medicina”). Il “discepolo dell’arte”, per portare a termine la Grande Opera, dovrà adoperarsi con saggezza e pazienza per raggiungere la conoscenza necessaria ad arrivare al “vetriolo”.
Le incisioni sul portale di travertino furono volute dal marchese Massimiliano di Palombara, padrone della villa e del portale, a favore di tutti quelli che, con cuore puro e nobili scopi volessero compiere la Grande Opera, un segreto custodito da secoli dai Maestri d’Alchimia e d’Ermetismo.
La Porta Alchemica è l'unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara, una ricca villa sorta a sua volta sui resti di un antico monumento romano.
Sull'arco della porta perduta sul lato opposto vi era un'iscrizione che permette di datarla al 1680; inoltre vi erano altre quattro iscrizioni perdute sui muri della palazzina all'interno della villa.
Il marchese romano pare venne a conoscenza di questi segreti per la sua amicizia con Francesco Giuseppe Borri, un alchimista che si dice fosse riuscito a scoprire la Pietra Filosofale, proprio nei laboratori sotterranei del Palombara.
FRANCESCO GIUSEPPE BORRI
Nato il 4 maggio 1627 a Milano, Borri frequentò il seminario dei Gesuiti di Roma, da cui fu espulso per troppa “vivacità” (aveva capeggiato una rivolta di studenti).
Continuò gli studi di medicina e chimica per conto proprio e cinque anni dopo, abbandonata la mondanità e le frivolezze carnali, iniziò lo studio della teologia e dell’ermetismo.
Pubblicò ad Amsterdam nel 1664 il suo primo testo alchemico: Specimina Quinque Chymiae Hyppocraticae.
I suoi interessi gli valsero, nel 1661, la condanna del tribunale dell’inquisizione, sempre ameni questi prelati, che lo costrinse a fuggire all’estero. Medico brillante viaggiò e fuggì tra le varie corti d'Europa, operando strabilianti guarigioni.
Nel 1665 Borri conobbe, tornato a Roma, Cristina di Svezia, accolto nel suo salotto di Palazzo Riaro alla Lungara (Palazzo Corsini). Qui la sovrana si era fatta allestire alcuni laboratori per dedicarsi all’Arte Alchemica.
Qui Borri conobbe Athanasius Kircher ed il poeta ermetico Francesco Maria Santinelli, ai quali diede prova della sua abilità di Alchimista. A Roma risiedeva anche il marchese di Palombara, nella residenza del quale Borri si recò un giorno, seguito da alcune guardie dell’inquisizione.
Il marchese, che era appassionato anch’egli di alchimia, chiese al “mago” di compiere una trasmutazione, che riuscì realmente con l’utilizzo dell’erba detta “moli”, un’erba conosciuta fin dall’antichità, se è vero che ne troviamo traccia anche nell’”Odissea” di Omero, che cresceva abbondante nel giardino della villa del marchese.
Nel 1670 morì il re Federico III, suo protettore, per cui venne recluso nelle carceri del famigerato sant'Uffizio con l'accusa di eresia et venificium, e costretto ad abiurare in pubblico nel 1672.
Nel 1678 gli fu concessa la semilibertà sotto raccomandazione dell'ambasciatore di Francia, che aveva guarito miracolosamente, e finalmente potè esercitare la sua professione medica.
Venne accolto nelle corti patrizie romane, ufficialmente come alchimista sotto il falso nome di Giustiniano Bono. Nel 1680 forse aiutò il marchese Palombara ad edificare la famosa Porta Alchemica sul colle Esquilino.
Morì il 20 agosto 1695 per febbri malariche in Castel Sant'Angelo.
Borri aveva donato al suo adepto una serie di documenti che contenevano (leggibili solo dai “puri di cuore e da coloro i quali avevano nobiltà di scopi”) i segreti della Grande Opera e alcuni rituali segreti.
Nel 1680, il marchese fece apporre alcune iscrizioni alchemiche contenute nelle pagine donategli da Borri nel suo laboratorio, ed in seguito anche sulla porta di Piazza Vittorio Emanuele.
LA LEGGENDA
Secondo la leggenda, fornita nel 1802 dall'erudito Francesco Girolamo Cancellieri, un tal pellegrino fu ospitato nella villa per una notte. Il "pellegrino", ovvero l'alchimista Francesco Giuseppe Borri, in quella notte nei giardini della villa cercò e trovò una misteriosa erba capace di produrre l'oro. Infatti il mattino dopo fu visto scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro alcune pagliuzze d'oro frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale.
Il marchese fece incidere, sulle cinque porte di villa Palombara, il contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno li decifrasse, oppure per generoso lascito ai ricercatori alchemici.
Secondo alcuni studiosi la carta potrebbe riferirsi, per concordanze storiche e geografiche e per il passaggio tra le mani di alcuni appartenenti al circolo alchemico di villa Palombara, al misterioso manoscritto Voynich, della collezione di testi alchemici di re Rodolfo II di Boemia, donati da Cristina di Svezia, l'intelligentissima e rivoluzionaria regina al suo libraio Isaac Vossius, per finire nelle mani dell'erudito Athanasius Kircher, uno degli insegnanti del Borri nella scuola gesuitica, a sua volta accanito alchimista.
Ma il manoscritto Voynich sembra una truffa colossale ottenuta scopiazzando figure solo vagamente alchemiche a piante inventate con un linguaggio inventato.
LA PIETRA FILOSOFALE
La pietra filosofale avrebbe tre proprietà straordinarie:
Poiché si pensava che gli elementi dell'universo fossero formati della stessa sostanza primigenia, identica in tutti ma in proporzioni diverse, si supponeva che tali proporzioni potessero essere variate da un agente catalizzatore (la pietra filosofale) capace di riportarli alla loro materia prima. La maggiore o minore presenza di quel composto originario era ciò che determinava appunto le loro mutazioni.
Per ottenere la pietra filosofale si doveva adoperare un forno speciale denominato athanor. Questo forno per alcuni era tondo come una testa umana (il che farebbe pensare a un'operazione psichica), per alcuni era di coccio, per altri di vetro (a seconda che vi si potesse guardare o meno dentro (il che fa pensare a una qualità introspettiva), nel coccio si sarebbero uditi rumori mentre nel vetro si sarebbero visti colori, e di nuovo fa pensare all'osservazione o meno delle proprie emozioni.
Il marchese romano pare venne a conoscenza di questi segreti per la sua amicizia con Francesco Giuseppe Borri, un alchimista che si dice fosse riuscito a scoprire la Pietra Filosofale, proprio nei laboratori sotterranei del Palombara.
FRANCESCO GIUSEPPE BORRI
Nato il 4 maggio 1627 a Milano, Borri frequentò il seminario dei Gesuiti di Roma, da cui fu espulso per troppa “vivacità” (aveva capeggiato una rivolta di studenti).
Continuò gli studi di medicina e chimica per conto proprio e cinque anni dopo, abbandonata la mondanità e le frivolezze carnali, iniziò lo studio della teologia e dell’ermetismo.
VITRIOL |
I suoi interessi gli valsero, nel 1661, la condanna del tribunale dell’inquisizione, sempre ameni questi prelati, che lo costrinse a fuggire all’estero. Medico brillante viaggiò e fuggì tra le varie corti d'Europa, operando strabilianti guarigioni.
Nel 1665 Borri conobbe, tornato a Roma, Cristina di Svezia, accolto nel suo salotto di Palazzo Riaro alla Lungara (Palazzo Corsini). Qui la sovrana si era fatta allestire alcuni laboratori per dedicarsi all’Arte Alchemica.
Qui Borri conobbe Athanasius Kircher ed il poeta ermetico Francesco Maria Santinelli, ai quali diede prova della sua abilità di Alchimista. A Roma risiedeva anche il marchese di Palombara, nella residenza del quale Borri si recò un giorno, seguito da alcune guardie dell’inquisizione.
ATANOR |
Nel 1678 gli fu concessa la semilibertà sotto raccomandazione dell'ambasciatore di Francia, che aveva guarito miracolosamente, e finalmente potè esercitare la sua professione medica.
Venne accolto nelle corti patrizie romane, ufficialmente come alchimista sotto il falso nome di Giustiniano Bono. Nel 1680 forse aiutò il marchese Palombara ad edificare la famosa Porta Alchemica sul colle Esquilino.
Borri aveva donato al suo adepto una serie di documenti che contenevano (leggibili solo dai “puri di cuore e da coloro i quali avevano nobiltà di scopi”) i segreti della Grande Opera e alcuni rituali segreti.
Nel 1680, il marchese fece apporre alcune iscrizioni alchemiche contenute nelle pagine donategli da Borri nel suo laboratorio, ed in seguito anche sulla porta di Piazza Vittorio Emanuele.
LA LEGGENDA
Secondo la leggenda, fornita nel 1802 dall'erudito Francesco Girolamo Cancellieri, un tal pellegrino fu ospitato nella villa per una notte. Il "pellegrino", ovvero l'alchimista Francesco Giuseppe Borri, in quella notte nei giardini della villa cercò e trovò una misteriosa erba capace di produrre l'oro. Infatti il mattino dopo fu visto scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro alcune pagliuzze d'oro frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale.
Il marchese fece incidere, sulle cinque porte di villa Palombara, il contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno li decifrasse, oppure per generoso lascito ai ricercatori alchemici.
Ma il manoscritto Voynich sembra una truffa colossale ottenuta scopiazzando figure solo vagamente alchemiche a piante inventate con un linguaggio inventato.
LA PIETRA FILOSOFALE |
LA PIETRA FILOSOFALE
La pietra filosofale avrebbe tre proprietà straordinarie:
- fornire un elisir di lunga vita cioè l'immortalità essendo la panacea universale per qualsiasi malattia;
- fornire la conoscenza del passato e del futuro, del bene e del male;
- la capacità di trasmutare in oro i metalli vili.
Poiché si pensava che gli elementi dell'universo fossero formati della stessa sostanza primigenia, identica in tutti ma in proporzioni diverse, si supponeva che tali proporzioni potessero essere variate da un agente catalizzatore (la pietra filosofale) capace di riportarli alla loro materia prima. La maggiore o minore presenza di quel composto originario era ciò che determinava appunto le loro mutazioni.
Per ottenere la pietra filosofale si doveva adoperare un forno speciale denominato athanor. Questo forno per alcuni era tondo come una testa umana (il che farebbe pensare a un'operazione psichica), per alcuni era di coccio, per altri di vetro (a seconda che vi si potesse guardare o meno dentro (il che fa pensare a una qualità introspettiva), nel coccio si sarebbero uditi rumori mentre nel vetro si sarebbero visti colori, e di nuovo fa pensare all'osservazione o meno delle proprie emozioni.
FRANCESCO GIROLAMO CANCELLIERI
Francesco Girolamo Cancellieri (Roma, 10 ottobre 1751 – Roma, 29 dicembre 1826) storico, bibliotecario, bibliografo, autore di numerose opere di storia, archeologia, liturgia e agiografia, alcune delle quali sono ancora inedite.
Giovanissimo, nel 1768, fu iscritto all'Accademia dell'Arcadia e cominciò a comporre versi che gli diedero fama. Alla morte del padre fu costretto ad abbandonare gli studi e a cercare una sistemazione economica in vari luoghi.
Tornato a Roma nel 1775 Francesco trovò finalmente una sistemazione come bibliotecario del cardinale Leonardo Antonelli avendo a disposizione, per i suoi studi eruditi, una ricca biblioteca.
Innamorato di Roma ne studiò la storia, i costumi, i monumenti, la liturgia cattolica, la topografia sacra, ecc. scrivendo una quantità notevole di saggi e volumi.
Le incisioni della porta sono molto importanti per quella che è la tradizione alchemica. E’ stata individuata una sorta di complementarietà con quelle che sono presenti nel laboratorio del marchese, quasi come se volesse “spaccare in due” il segreto della Grande Opera.
Sulla porta notiamo un riferimento al “Passaggio” dello stadio Alchemico che va dalla Nigredo, o Opera al Nero, all’Albedo, ovvero sia Opera al bianco, per poi trovare compimento nell'opera al Rosso, la Rubedo.
Si fa anche riferimento a Giasone, che nella Teogonia di Esiodo, partì con una spedizione formata dai maggiori campioni dell’Ellade, gli “Argonauti”, dal nome della loro nave “Argo”, alla volta della Colchide per conquistare il “Vello l'Oro” (tra questi Ercole, Teseo, Giasone, Medea ed i Dioscuri).
Secondo alcuni alchimisti “Argonauta” si può accostare al francese antico “argot”, da cui “artot”, cioè Arte Gotica, stile dei Templari e ripreso dai “Maestri Muratori”.
Ma per altri l’Argot è la “lingua degli uccelli”, linguaggio conosciuto solamente dagli Alchimisti, che, come afferma la tradizione, viene anche compreso dagli animali.
Ma ambedue queste interpretazioni sembrano deliranti.
Le immagini riprodotte potrebbero essere il punto di partenza per giungere alla “Occultuam Lapidem”, quella “Pietra Nascosta” di cui parlavano gli Antichi Maestri d’Ermetismo, cioè la Pietra Filosofale, tramite la quale è possibile trasmutare il piombo in oro.
Ma per porle in opera occorre interpretarle, e per interpretarle occorre capirle.
LE INCISIONI
Il frontone è formato da un doppio cerchio, interno al quale si trova inciso:
TRIA SUNT MIRABILIA
DEUS ET HOMO
MATER ET VIRGO
TRINUS ET UNUS
Il che sta a significare: “Tre sono le meraviglie: Dio e Uomo, Madre e Vergine, Trino ed Uno”.
Interno al doppio cerchio si può osservare una specie di “stella di Davide”, la quale però, da un punto di vista Alchemico, rappresenta l'unione degli elementi “Fuoco”, (il triangolo con il vertice in alto), ed “Acqua” (il triangolo con vertice in basso).
Quest'unione di figure geometriche è a sua volta sormontata dal simbolo della terra (un cerchio sormontato da una croce latina), dove all'interno del cerchio è possibile leggere:
CENTRUM IN TRIGONO CENTRI Cioè: “Il centro (sta) nel trigono del centro”.
Ancora, all’interno di questo cerchio raffigurante l’emblema della terra è visibile il simbolo del sole (un cerchio semplice con un punto al centro), il che raffigura anche la simbologia dell’Oro Alchemico. Al centro dell’architrave, invece, si può leggere in lingua ebraica (l’alfabeto Caldeo- Semitico si legge da destra a sinistra):
RUACH ELOHIM che tradotto significa: “Lo Spirito femminile di Dio”.
Sulla soglia:
EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
È opera occulta dei veri saggi aprire la terra affinché germogli la salvezza per il popolo.
Delimitata dalla simbologia alchemica degli “Spiriti Planetari” di Saturno (rappresentazione del piombo) e di Giove (stagno), rispettivamente posti a sinistra e a destra dell’architrave, si trova scritto su due righe:
HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS NON GUSTASSET JASON
“Il drago custodisce l’ingresso dell’orto magico delle Esperidi e, senza Ercole, Giasone non avrebbe gustato le delizie della Colchide”.
Sullo stipite di sinistra, al di sotto dei simbolo di Saturno è scritto:
QUOD IN TUA DOMO
NIGRI CORVI
PARTURIENT
ALBAS
COLUMBAS
TUNC VOCABERIS
SAPIENS
“Quando nella tua casa i neri corvi partoriranno bianche colombe sarai chiamato sapiente”.
Sempre sullo stipite di sinistra, sotto il simbolo di Marte (ferro) troviamo:
QUI SCIT
COMBURERE AQUA
ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
COELUM
ET DE COELO TERRAM
PRETIOSAM
“Chi sa bruciare con l'acqua e lavare con il fuoco fa cielo della terra e del cielo terra preziosa”.
Ancora più in basso, è possibile decifrare la seguente iscrizione posta al di sotto del simbolo di Mercurio:
AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA
“Quando l'azoto ed il fuoco imbiancano Latona, Diana viene senza veste”.
Nello stipite di destra, in relazione al segno di Giove abbiamo invece:
DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ROBIS PROSUNT
“Il diametro della sfera, il Thau del cerchio, la croce del globo non sono di vantaggio ai ciechi”.
E continuando, sotto il simbolo di Venere abbiamo:
SI FECERIS VOLARE
TERRAM SUPER
CAPUT TUUM
EIUS PENNIS
AQUAS TORRENTUM
CONVERTES IN PETRAM
“Se farai volare la terra sopra il tuo capo, con le sue penne, convertirai le acque dei torrenti in pietra”.
Giunti a questo punto, sempre nello stipite di destra, al di sotto dell'iscrizione dei glifo di Venere, troviamo l'immagine capovolta dei Mercurio (o Antimonio), con scritto:
FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO
“Nostro figlio morto vive; il re, dal fuoco ritorna e gode di occulta unione”.
Sul gradino abbiamo il simbolo alchemico del “Vetriolo”:
EST OPUS OCCULTUM VERI
SOPHI APERIRE TERRAM
UT GERMINET
SALUTEM PRO POPULO
“E’opera occulta del vero saggio aprire la terra affinché generi salvezza per il popolo”.
I simboli alchemici lungo gli stipiti della porta seguono la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Manca il simbolo dell'oro che è il fine ultimo della trasmutazione e che è legato al Sole. I pianeti sono dunque sette, perchè anticamente anche i due "luminari" il sole e la luna, erano denominati pianeti.
Giovanissimo, nel 1768, fu iscritto all'Accademia dell'Arcadia e cominciò a comporre versi che gli diedero fama. Alla morte del padre fu costretto ad abbandonare gli studi e a cercare una sistemazione economica in vari luoghi.
L'OPERA ALCHEMICA |
Innamorato di Roma ne studiò la storia, i costumi, i monumenti, la liturgia cattolica, la topografia sacra, ecc. scrivendo una quantità notevole di saggi e volumi.
Le incisioni della porta sono molto importanti per quella che è la tradizione alchemica. E’ stata individuata una sorta di complementarietà con quelle che sono presenti nel laboratorio del marchese, quasi come se volesse “spaccare in due” il segreto della Grande Opera.
Sulla porta notiamo un riferimento al “Passaggio” dello stadio Alchemico che va dalla Nigredo, o Opera al Nero, all’Albedo, ovvero sia Opera al bianco, per poi trovare compimento nell'opera al Rosso, la Rubedo.
Si fa anche riferimento a Giasone, che nella Teogonia di Esiodo, partì con una spedizione formata dai maggiori campioni dell’Ellade, gli “Argonauti”, dal nome della loro nave “Argo”, alla volta della Colchide per conquistare il “Vello l'Oro” (tra questi Ercole, Teseo, Giasone, Medea ed i Dioscuri).
Secondo alcuni alchimisti “Argonauta” si può accostare al francese antico “argot”, da cui “artot”, cioè Arte Gotica, stile dei Templari e ripreso dai “Maestri Muratori”.
Ma per altri l’Argot è la “lingua degli uccelli”, linguaggio conosciuto solamente dagli Alchimisti, che, come afferma la tradizione, viene anche compreso dagli animali.
Le immagini riprodotte potrebbero essere il punto di partenza per giungere alla “Occultuam Lapidem”, quella “Pietra Nascosta” di cui parlavano gli Antichi Maestri d’Ermetismo, cioè la Pietra Filosofale, tramite la quale è possibile trasmutare il piombo in oro.
Ma per porle in opera occorre interpretarle, e per interpretarle occorre capirle.
LA STELLA DI SALOMONE |
LE INCISIONI
Il frontone è formato da un doppio cerchio, interno al quale si trova inciso:
TRIA SUNT MIRABILIA
DEUS ET HOMO
MATER ET VIRGO
TRINUS ET UNUS
Il che sta a significare: “Tre sono le meraviglie: Dio e Uomo, Madre e Vergine, Trino ed Uno”.
Interno al doppio cerchio si può osservare una specie di “stella di Davide”, la quale però, da un punto di vista Alchemico, rappresenta l'unione degli elementi “Fuoco”, (il triangolo con il vertice in alto), ed “Acqua” (il triangolo con vertice in basso).
Quest'unione di figure geometriche è a sua volta sormontata dal simbolo della terra (un cerchio sormontato da una croce latina), dove all'interno del cerchio è possibile leggere:
CENTRUM IN TRIGONO CENTRI Cioè: “Il centro (sta) nel trigono del centro”.
Ancora, all’interno di questo cerchio raffigurante l’emblema della terra è visibile il simbolo del sole (un cerchio semplice con un punto al centro), il che raffigura anche la simbologia dell’Oro Alchemico. Al centro dell’architrave, invece, si può leggere in lingua ebraica (l’alfabeto Caldeo- Semitico si legge da destra a sinistra):
RUACH ELOHIM che tradotto significa: “Lo Spirito femminile di Dio”.
Sulla soglia:
EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
È opera occulta dei veri saggi aprire la terra affinché germogli la salvezza per il popolo.
Delimitata dalla simbologia alchemica degli “Spiriti Planetari” di Saturno (rappresentazione del piombo) e di Giove (stagno), rispettivamente posti a sinistra e a destra dell’architrave, si trova scritto su due righe:
HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS NON GUSTASSET JASON
“Il drago custodisce l’ingresso dell’orto magico delle Esperidi e, senza Ercole, Giasone non avrebbe gustato le delizie della Colchide”.
Sullo stipite di sinistra, al di sotto dei simbolo di Saturno è scritto:
QUOD IN TUA DOMO
NIGRI CORVI
PARTURIENT
ALBAS
COLUMBAS
TUNC VOCABERIS
SAPIENS
“Quando nella tua casa i neri corvi partoriranno bianche colombe sarai chiamato sapiente”.
Sempre sullo stipite di sinistra, sotto il simbolo di Marte (ferro) troviamo:
QUI SCIT
COMBURERE AQUA
ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
COELUM
ET DE COELO TERRAM
PRETIOSAM
“Chi sa bruciare con l'acqua e lavare con il fuoco fa cielo della terra e del cielo terra preziosa”.
Ancora più in basso, è possibile decifrare la seguente iscrizione posta al di sotto del simbolo di Mercurio:
AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA
“Quando l'azoto ed il fuoco imbiancano Latona, Diana viene senza veste”.
Nello stipite di destra, in relazione al segno di Giove abbiamo invece:
DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ROBIS PROSUNT
FRONTESPIZIO EUREUM SECULUM REDIVIVUM |
E continuando, sotto il simbolo di Venere abbiamo:
TERRAM SUPER
CAPUT TUUM
EIUS PENNIS
AQUAS TORRENTUM
CONVERTES IN PETRAM
“Se farai volare la terra sopra il tuo capo, con le sue penne, convertirai le acque dei torrenti in pietra”.
Giunti a questo punto, sempre nello stipite di destra, al di sotto dell'iscrizione dei glifo di Venere, troviamo l'immagine capovolta dei Mercurio (o Antimonio), con scritto:
FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO
“Nostro figlio morto vive; il re, dal fuoco ritorna e gode di occulta unione”.
Sul gradino abbiamo il simbolo alchemico del “Vetriolo”:
EST OPUS OCCULTUM VERI
SOPHI APERIRE TERRAM
UT GERMINET
SALUTEM PRO POPULO
“E’opera occulta del vero saggio aprire la terra affinché generi salvezza per il popolo”.
Ad ogni pianeta viene associato un motto ermetico, seguendo il percorso dal basso in alto a destra, per scendere dall'alto in basso a sinistra, secondo la direzione indicata dal motto in ebraico Ruach Elohim.
Infine sulla soglia è possibile leggere: SI SEDES NON IS “Se siedi non vai”. Questa frase può anche essere letta al contrario, cioè da destra verso sinistra: “Se non siedi, vai”.
EPIGRAFI SCOMPARSE DALLA VILLA
VILLAE IANUAM TRANANDO RECLUDENS IÀSON OBTINET LOCUPLES VELLUS MEDEAE. 1680
Oltrepassando la porta di questa villa, lo scopritore Giasone ottiene vello di Medea in gran copia. 1680.
AQUA A QUA HORTI IRRIGANTUR NON EST AQUA A QUA HORTI ALUNTUR
L'acqua con la quale i giardini sono annaffiati non è acqua dalla quale sono alimentati.
CUM SOLO SOPHORUM LAPIS NON SALE ET DATUR SOLE SILE LUPIS
Infine sulla soglia è possibile leggere: SI SEDES NON IS “Se siedi non vai”. Questa frase può anche essere letta al contrario, cioè da destra verso sinistra: “Se non siedi, vai”.
EPIGRAFI SCOMPARSE DALLA VILLA
VILLAE IANUAM TRANANDO RECLUDENS IÀSON OBTINET LOCUPLES VELLUS MEDEAE. 1680
Oltrepassando la porta di questa villa, lo scopritore Giasone ottiene vello di Medea in gran copia. 1680.
AQUA A QUA HORTI IRRIGANTUR NON EST AQUA A QUA HORTI ALUNTUR
L'acqua con la quale i giardini sono annaffiati non è acqua dalla quale sono alimentati.
CUM SOLO SOPHORUM LAPIS NON SALE ET DATUR SOLE SILE LUPIS
Con la sola pietra dei filosofi non si dà nè il sale nè il sole senza lupi.
QUI POTENTI HODIE PECUNIA NATURAE ARCANA EMITUR SPURIA REVELAT NOBILITAS SED MORTEM NON LEGITIMA QUAERIT SAPIENTIA
3 versioni:
- Chi compra oggi i potenti arcani della natura col denaro rivela la nobiltà ai bastardi ma la sapienza non legittima chiede la morte.
- Colui che svela oggi gli arcani della natura al potente cerca da se stesso la morte.
- I potenti che oggi comprano col denaro gli arcani della natura rivelano la nobiltà ai bastardi ma la sapienza non legittima chiede la morte.
HOC IN RUBE, CAELI RORE, FUSIS AEQUIS, PHYSIS AQUIS,
SOLUM FRACTUM, REDDIT FRUCTUM, DUM CUM SALE NITRI,
AC SOLE, SURGUNT FUMI SPARSI FIMI. ISTUD NEMUS, PARVUS
NUMUS, TENET FORMA SEMPER FIRMA, DUM SUNT ORTAE SINE
ARTE VITES, PYRA, ET POMA PURA. HABENS LACUM, PROPE,
LUCUM, UBI LUPUS NON, SED LUPUS SEPE LUDIT; DUM NON
LAEDIT MITES OVES, ATQUE AVES; CANIS CUSTOS INTER
CASTOS AGNOS FERAS MITTIT FORAS, ET EST AEGRI HUJUS
AGRI AER SOLUS VERA li SALUS, REPLENS HERBIS VIAS URBIS.
SULCI SATI DANT PRO SITI SCYPHOS VINI. [2] INTROVENI,
VIR NON VANUS. EXTRA VENUS. VOBIS, FURES, CLANDO FORES.
LABE LOTUS, BIBAS LAETUS MERI MARE, BACCHI MORE. INTER
UVAS, Sl VIS, OVAS, ET QUOD CUPIS, GRATIS CAPIS. TIBI PARO,
CORDE PURO, QUICQUID PUTAS, A ME PETAS. DANT HIC APES
CLARAS OPES DULCIS MELLIS, SEMPER MOLLIS. HIC IN SILVAE
UMBRA SALVE TU, QUI LUGES, NUNC SI LEGES NOTAS ISTAS,
STANS HIC AESTAS, VERA MISTA; FRONTE MOESTA NUNQUAM
FLERES, INTER FLORES SI MANERES, NEC MANARES INTER FLETUS,
DUM HIC FLATUS AURAE SPIRANT, UNDE SPERANT MESTAE
MENTES INTER MONTES, INTER COLLES, INTER GALLES, ET IN
VALLE HUJUS VILLAE, UBI VALLUS CLAUDIT VELLUS. [3] BONUM
OMEN, SEMPER AMEN ETIAM PETRAE DUM A PUTRE SURGUNT
PATRE, ITA NOTAS, HIC VIX NATUS, IN HAC PORTA, LUTO
PARTA, TEMPUS RIDET, BREVI RODET.
In questa villa dalla rugiada celeste,
dai piani arati e dalle acque correnti,
il suolo dissodato dà frutto;
mentre che, nel salnitro e pel sole,
dallo sparso letame s'alza fumo.
QUI POTENTI HODIE PECUNIA NATURAE ARCANA EMITUR SPURIA REVELAT NOBILITAS SED MORTEM NON LEGITIMA QUAERIT SAPIENTIA
3 versioni:
- Chi compra oggi i potenti arcani della natura col denaro rivela la nobiltà ai bastardi ma la sapienza non legittima chiede la morte.
- Colui che svela oggi gli arcani della natura al potente cerca da se stesso la morte.
- I potenti che oggi comprano col denaro gli arcani della natura rivelano la nobiltà ai bastardi ma la sapienza non legittima chiede la morte.
HOC IN RUBE, CAELI RORE, FUSIS AEQUIS, PHYSIS AQUIS,
SOLUM FRACTUM, REDDIT FRUCTUM, DUM CUM SALE NITRI,
AC SOLE, SURGUNT FUMI SPARSI FIMI. ISTUD NEMUS, PARVUS
NUMUS, TENET FORMA SEMPER FIRMA, DUM SUNT ORTAE SINE
ARTE VITES, PYRA, ET POMA PURA. HABENS LACUM, PROPE,
LUCUM, UBI LUPUS NON, SED LUPUS SEPE LUDIT; DUM NON
LAEDIT MITES OVES, ATQUE AVES; CANIS CUSTOS INTER
CASTOS AGNOS FERAS MITTIT FORAS, ET EST AEGRI HUJUS
AGRI AER SOLUS VERA li SALUS, REPLENS HERBIS VIAS URBIS.
SULCI SATI DANT PRO SITI SCYPHOS VINI. [2] INTROVENI,
VIR NON VANUS. EXTRA VENUS. VOBIS, FURES, CLANDO FORES.
LABE LOTUS, BIBAS LAETUS MERI MARE, BACCHI MORE. INTER
UVAS, Sl VIS, OVAS, ET QUOD CUPIS, GRATIS CAPIS. TIBI PARO,
CORDE PURO, QUICQUID PUTAS, A ME PETAS. DANT HIC APES
CLARAS OPES DULCIS MELLIS, SEMPER MOLLIS. HIC IN SILVAE
UMBRA SALVE TU, QUI LUGES, NUNC SI LEGES NOTAS ISTAS,
STANS HIC AESTAS, VERA MISTA; FRONTE MOESTA NUNQUAM
FLERES, INTER FLORES SI MANERES, NEC MANARES INTER FLETUS,
DUM HIC FLATUS AURAE SPIRANT, UNDE SPERANT MESTAE
MENTES INTER MONTES, INTER COLLES, INTER GALLES, ET IN
VALLE HUJUS VILLAE, UBI VALLUS CLAUDIT VELLUS. [3] BONUM
OMEN, SEMPER AMEN ETIAM PETRAE DUM A PUTRE SURGUNT
PATRE, ITA NOTAS, HIC VIX NATUS, IN HAC PORTA, LUTO
PARTA, TEMPUS RIDET, BREVI RODET.
OPERA COMPIUTA |
il suolo dissodato dà frutto;
mentre che, nel salnitro e pel sole,
dallo sparso letame s'alza fumo.
Questo bosco, di poca entità,
conserva sempre identico il suo aspetto;
mentre sono nati spontaneamente i tralci delle viti,
i peri e i meli sinceri.
Vicino al lago v'è un boschetto,
dove spesso scherza non già il lupo, ma la lepre;
scherza senza offendere le miti pecorelle e gli uccelletti.
Il cane custode de' casti agnelli, mette in fuga le fiere;
e la sola aria di questa campagna ridà la salute all'infermo.
Questa tenuta riempie d'erbaggi le vie della città.
I solchi coltivati danno, per la sete, coppe di vino.
Entra, uomo modesto! Che Venere stia lontana!
A voi, ladri, chiudo le porte.
Bevi allegramente, a profusione, vino puro, a mo' di Bacco.
Gioisci tra i vigneti e prendi liberamente ciò che più ti aggrada.
A te preparo schiettamente quanto mi chiedi.
Qui le api producono a dovizia dolce miele, sempre tenero.
Salute a te, che piangi all'ombra della selva!
Ora, se tu comprendessi questo,
che qui l'estate è mista alla primavera,
non piangeresti mestamente.
Se tu restassi qui, in mezzo ai fiori, non staresti a piangere,
perché qui spira l'effluvio dell'aria.
Perciò le anime melanconiche sperano tra i monti, tra i colli,
tra i sentieri e nella valle di questa villa,
dove l'ovile recinge le pecore.
Ti faccio buon augurio: che sia sempre così!
Ma tu, appena ti sarai levato, segna qui, su questa soglia,
che il fango ha generata, -
perché le pietre nascono dalla putrefazione,
- che il tempo scherza noncurantemente,
ma che in brev'ora tutto distrugge.
LE DUE VIE ALCHEMICHE
Questa la porta e queste le iscrizioni su cui si sono arrovellati migliaia e migliaia di studiosi, molti pretendendo di aver scoperto il segreto che in realtà non hanno neppure sfiorato, ma ne hanno scritto per convincere gli altri che loro lo tenessero in pugno, magari solo per godere di quella fama.
Qualcuno ne ha compreso qualcosa ma non lo ha portato fino in fondo, per cui ha lasciato solo alcuni messaggi che almeno in parte corrispondono. Tra questi qualcuno ha parlato dei cosiddetti "soffiatori" cioè coloro che avevano scambiato il processo per un procedimento chimico vero, per cui si erano davvero messi ai fornelli soffiando sull'atanor, il forno alchemico. Da qui il nome di soffiatori.
Questa porta è decisamente alchemica e sull'alchimia sono state distinte due vie: una maschile e una femminile.
La VIA MASCHILE, cioè quella che devono seguire gli uomini sarebbe quella diretta, che secca o brucia tutto e va diritta al traguardo, è inoltre una via attiva, perchè i maschi sono attivi. Fulcanelli nelle "Dimore Filosofali" informa che qui l'atanor è di coccio (per cui non si vede nulla dentro) e si odono rumori e fragori. Non ha bisogno di scendere in miniera perchè mira diritta al sole. E' una via solare, secca e veloce, ed è chiamata LA VIA REGALE e pure LA VIA DELLA MANO DESTRA. (vedi il gruppo di UR con Evola Abraxa ecc.)
La VIA FEMMINILE cioè quella che devono seguire le donne, sarebbe la via indiretta, è una via umida, lunare, l'atanor è di vetro e dentro vi si vedono molti colori, è più lenta anzi molto più lenta della via maschile, e ha bisogno di scendere in miniera. E' una via passiva, detta pure la VIA DELLA MANO SINISTRA. (Vedi l'antico Tantra)
COSA C'E' DI VERO
Molto poco. Non esiste una via maschile e una femminile, queste sono invenzioni mascoline. Siccome in genere i maschi hanno una gran paura di guardarsi dentro, si sono inventati una via che non passa per l'anima ma solo per la volontà, cioè la mente.
Bruciare tutto significa bruciare i sentimenti e l'istinto, il che è la via Regia alla rimozione, alla nevrosi e pure alla schizofrenia. Tutta l'alchimia mascolina ha molto di mentale, infatti gli antichi avvertivano che la strada era molto rischiosa, potendo portare all'infarto o alla follia. Un'eventualità che può accadere quando si usa solo la mente o solo l'anima. Del resto l'anima per conto suo o la mente per conto suo fanno un mare di danni.
Per una sana via alchemica occorrono tanto il SOLVE quanto il COAGULA. Scrivevano degli alchimisti che con i solve e coagula si poteva compiere tutta l'opera. E' vero ma non è affatto facile.
Oggi i moderni psicoterapeuti dovrebbero essere maestri di alchimia, in quanto capaci di separare la mente dall'anima per poi riunificarli nel Monstrum perfetto.
Potrebbero ma non avviene quasi mai, perchè i terapeuti quasi mai hanno fatto la strada fino in fondo e tendono a inserire i pazienti nel mondo odierno, cioè società e lavoro. Del resto se ne fregano, perchè non ci sono arrivati nemmeno loro.
Un maestro alchemico dovrebbe aver già conosciuto la strada fino in fondo, cioè doverebbe aver conosciuto la "morte" e la "resurrezione" in pratica dovrebbe essere un Iniziato ai SACRI MISTERI.
L'Alchimia infatti fu una riedizione degli antichi Sacri Misteri, che funzionarono fintanto che furono guidati e insegnati da donne. Gli uomini sono bravi nel mondo del "fare" ma nel mondo occulto le maestre sono le donne.
Pertanto la via alchemica, o iniziatica che è la stessa cosa, Secca, o Solare, o Maschile, è una bufala inventata dai maschi. Non c'è esperienza senza consapevolezza e non c'è consapevolezza se non si uniscono le emozioni con una mente che le osserva e le comprende.
In quanto al SOLVE e COAGULA, si tratta di lasciarsi andare e di sentire sentimenti e pulsioni istintuali con il solve, invece di guardarle e capirle con il coagula.
Siccome non si riesce mai a fare le due cose contemporaneamente, altrimenti saremmo degli iniziati, si comincia col guardare sentimenti e istinti dopo che ci hanno travolti.
Cominciamo cioè ad osservare se stessi. Pertanto per lungo tempo il maschile osserva il femminile, cioè la mente osserva l'anima, ovvero la parte pensante osserva la parte senziente, o sensibile.
Pertanto il femminile è il Solve e il maschile è il Coagula, come dire che il femminile è mobile acqueo e come l'acqua si agita e si dilata, mentre il maschile è fisso come il sole, ovvero come il fuoco, e in effetti focalizza, individua e riconosce.
Pertanto il mondo dei sentimenti è Acqua e il mondo della mente é Fuoco. Trattasi però, specificano gli alchimisti, di "un fuoco che non brucia" e di un'acqua che non bagna le mani". Altresì è detto di un "fuoco che gela" e di un'"acqua che brucia".
Dunque la Via Alchemica è in realtà una via femminile, che può essere percorsa da tutti coloro che lo vogliono, maschi e femmine, ma la via è uguale per tutti ed è una Via estremamente umida, ma guardata dal fuoco della ragione.
Pertanto:
Femminile = acqua, solve, anima, sentimenti.
Maschile = fuoco, coagula, mente, pensiero.
Ma torneremo ancora sull'argomento.
conserva sempre identico il suo aspetto;
mentre sono nati spontaneamente i tralci delle viti,
i peri e i meli sinceri.
Vicino al lago v'è un boschetto,
dove spesso scherza non già il lupo, ma la lepre;
scherza senza offendere le miti pecorelle e gli uccelletti.
Il cane custode de' casti agnelli, mette in fuga le fiere;
e la sola aria di questa campagna ridà la salute all'infermo.
Questa tenuta riempie d'erbaggi le vie della città.
I solchi coltivati danno, per la sete, coppe di vino.
Entra, uomo modesto! Che Venere stia lontana!
A voi, ladri, chiudo le porte.
Bevi allegramente, a profusione, vino puro, a mo' di Bacco.
Gioisci tra i vigneti e prendi liberamente ciò che più ti aggrada.
A te preparo schiettamente quanto mi chiedi.
Qui le api producono a dovizia dolce miele, sempre tenero.
Salute a te, che piangi all'ombra della selva!
Ora, se tu comprendessi questo,
che qui l'estate è mista alla primavera,
non piangeresti mestamente.
Se tu restassi qui, in mezzo ai fiori, non staresti a piangere,
perché qui spira l'effluvio dell'aria.
Perciò le anime melanconiche sperano tra i monti, tra i colli,
tra i sentieri e nella valle di questa villa,
dove l'ovile recinge le pecore.
Ti faccio buon augurio: che sia sempre così!
Ma tu, appena ti sarai levato, segna qui, su questa soglia,
che il fango ha generata, -
perché le pietre nascono dalla putrefazione,
- che il tempo scherza noncurantemente,
ma che in brev'ora tutto distrugge.
LE DUE VIE ALCHEMICHE
Questa la porta e queste le iscrizioni su cui si sono arrovellati migliaia e migliaia di studiosi, molti pretendendo di aver scoperto il segreto che in realtà non hanno neppure sfiorato, ma ne hanno scritto per convincere gli altri che loro lo tenessero in pugno, magari solo per godere di quella fama.
CONOSCI TE STESSO |
Questa porta è decisamente alchemica e sull'alchimia sono state distinte due vie: una maschile e una femminile.
La VIA MASCHILE, cioè quella che devono seguire gli uomini sarebbe quella diretta, che secca o brucia tutto e va diritta al traguardo, è inoltre una via attiva, perchè i maschi sono attivi. Fulcanelli nelle "Dimore Filosofali" informa che qui l'atanor è di coccio (per cui non si vede nulla dentro) e si odono rumori e fragori. Non ha bisogno di scendere in miniera perchè mira diritta al sole. E' una via solare, secca e veloce, ed è chiamata LA VIA REGALE e pure LA VIA DELLA MANO DESTRA. (vedi il gruppo di UR con Evola Abraxa ecc.)
La VIA FEMMINILE cioè quella che devono seguire le donne, sarebbe la via indiretta, è una via umida, lunare, l'atanor è di vetro e dentro vi si vedono molti colori, è più lenta anzi molto più lenta della via maschile, e ha bisogno di scendere in miniera. E' una via passiva, detta pure la VIA DELLA MANO SINISTRA. (Vedi l'antico Tantra)
COSA C'E' DI VERO
Molto poco. Non esiste una via maschile e una femminile, queste sono invenzioni mascoline. Siccome in genere i maschi hanno una gran paura di guardarsi dentro, si sono inventati una via che non passa per l'anima ma solo per la volontà, cioè la mente.
SOLVE ET COAGULA |
Oggi i moderni psicoterapeuti dovrebbero essere maestri di alchimia, in quanto capaci di separare la mente dall'anima per poi riunificarli nel Monstrum perfetto.
Potrebbero ma non avviene quasi mai, perchè i terapeuti quasi mai hanno fatto la strada fino in fondo e tendono a inserire i pazienti nel mondo odierno, cioè società e lavoro. Del resto se ne fregano, perchè non ci sono arrivati nemmeno loro.
Un maestro alchemico dovrebbe aver già conosciuto la strada fino in fondo, cioè doverebbe aver conosciuto la "morte" e la "resurrezione" in pratica dovrebbe essere un Iniziato ai SACRI MISTERI.
L'Alchimia infatti fu una riedizione degli antichi Sacri Misteri, che funzionarono fintanto che furono guidati e insegnati da donne. Gli uomini sono bravi nel mondo del "fare" ma nel mondo occulto le maestre sono le donne.
Pertanto la via alchemica, o iniziatica che è la stessa cosa, Secca, o Solare, o Maschile, è una bufala inventata dai maschi. Non c'è esperienza senza consapevolezza e non c'è consapevolezza se non si uniscono le emozioni con una mente che le osserva e le comprende.
In quanto al SOLVE e COAGULA, si tratta di lasciarsi andare e di sentire sentimenti e pulsioni istintuali con il solve, invece di guardarle e capirle con il coagula.
UNO IL TUTTO |
Cominciamo cioè ad osservare se stessi. Pertanto per lungo tempo il maschile osserva il femminile, cioè la mente osserva l'anima, ovvero la parte pensante osserva la parte senziente, o sensibile.
Pertanto il mondo dei sentimenti è Acqua e il mondo della mente é Fuoco. Trattasi però, specificano gli alchimisti, di "un fuoco che non brucia" e di un'acqua che non bagna le mani". Altresì è detto di un "fuoco che gela" e di un'"acqua che brucia".
Dunque la Via Alchemica è in realtà una via femminile, che può essere percorsa da tutti coloro che lo vogliono, maschi e femmine, ma la via è uguale per tutti ed è una Via estremamente umida, ma guardata dal fuoco della ragione.
Pertanto:
Femminile = acqua, solve, anima, sentimenti.
Maschile = fuoco, coagula, mente, pensiero.
Ma torneremo ancora sull'argomento.
Vorrei poter approfondire il concetto di Solve et Coagula, visto al femminile..mi interessa molto. Elena
RispondiEliminaSalve, vi è modo di contattarvi privatamente? grazie per la vostra attenzione.
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